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Sangue e poltrone

23 gennaio 2013

Parto da Josep Ramoneda, valente studioso catalano: “ il nazionalismo  non è che una finzione per mantenere al governo quelli di casa, quelli di sempre”. Nel sistema micro-nazionalista valdostano, una tinozza asfittica che spaccia per federalismo il localismo più becero, funziona così? Spesso le cariche elettive sono quasi dinastiche, si tramandano di padre in figlio, oppure all’interno nello stesso clan.
I Bondaz sono stati presidenti della giunta in epoche diverse, ma lo stesso è successo ai Caveri. I Lanièce sono un’istituzione clanica peggio dei Mc Gregors, tre legislature in Regione per papà Angelo, segretario regionale Dc, tre per il figlio Andrea, assessorato tecnico per il cugino Albert, ora candidato al laticlavio per la Balena Rossonera. Emilio Rini, consigliere  regionale Dc, si convertì all’Union dopo tre legislature. La figlia Emily, dopo una diversione in Fédération come responsabile dei “foyers” (che non si sa che siano…), ha ereditato il seggio dinastico trasmigrando verso le sicure acque unioniste, ed ora presiede il Consiglio regionale. Succede nella carica al defunto presidente Alberto Cerise, la cui moglie Dinella fu consigliere comunale ad Aosta e il cui fratello Italo, già sindaco di Brissogne, ora presiede il parco del Gran Paradiso.
Il clan Viérin ha espresso un presidente della Giunta (Dino), lungamente segretario – ombra (contemporaneamente! Un capolavoro!) sia del PCI-PDS-DS sia della CGIL e del Savt, ed un consigliere ed assessore (Laurent) ora in procinto di reclamare con modestia un seggio a Montecitorio. Il clan Monami ha espresso un consigliere regionale (Luigi), un assessore regionale (Pierre Ferrarìs), formalmente segretario della Gauche valdotaine ma in realtà ascaro dino-viérinista e un consigliere comunale (Giuliana Ferrero). Quanto al clan Milanesio, in esso non valgono legami di sangue, come nei casi precedenti: in ogni caso sono suoi “figli” in senso più che fisico-biologico sia Bruno Giordano sia Leonardo La Torre, entrambi sindaci di Aosta, entrambi socialisti, entrambi fondatori di Forza Italia in Vda, entrambi approdati o approdanti al sicuro porto della Balena Rossonera. Provo simpatia per il presidente Rollandin di cui, essendo un vero autocrate, finora non si conoscono eredi politici certi. Urge collegio elettorale di 4 milioni di persone, per far circolare sangue e poltrone. (roberto mancini)