Dopo il voto… una indescrivibile leggerezza dell’essere.
E’ la prima volta che annullo la scheda votando me stessa. Temevo sensi di colpa. Invece no! Al contrario mi sono sentita vaporosa, sollevata, impalpabile come l’aria. Piacevolmente distaccata. C’è altro nella vita, mi sono detta. C’è la bellezza! L’arte e l’avventura sia fisica sia intellettuale. E checché ne dica Renzi la politica non è una cosa bella. Potrebbe esserlo. Certo che potrebbe esserlo, ma con regole precise e rispettate come lo erano nelle guerre del settecento. Un nuovo e più evoluto tipo di guerra senza morti. Fatta di abilità, di intelligenza, anche di spregiudicatezza, ma svolta all’interno dell’arena della legalità e del rispetto reciproco.
Qui abbiamo a che fare con gli interessi di alcune famiglie massoniche, con la ‘ndrangheta… che condizionano la nostra vita e ci appioppano le loro scelte, le loro visioni, le loro soluzioni amministrative… che sporco gioco è? L’opposizione esiste, ma è incapace di sostenere e cambiare questa situazione. Ingenua? Superficiale? Infantile? In parte corrotta? Se non negli affari, almeno nei rapporti che prediligono il familismo, le amicizie consolidate, i rapporti sicuri e prevedibili. Insomma, non c’è aria nuova in giro. Così è e così sarà.
Con la scusa dei niveaux differents ognuno fa il cazzo che vuole. In un paese c’è un’alleanza nel paese vicino ce n’è un’altra del tutto contraddittoria con la prima. Che a monte dovrebbe esserci un programma, delle idee, anche solo dei suggerimenti comuni, non frega a nessuno. E’ sempre stato così… e nello svacco totale in cui versa la politica, soprattutto in casa nostra dove dopo due mesi ancora non abbiamo un presidente del Consiglio, subentra una forma di trasparenza: lo schifo si vede di più! La demagogia è stata detersa con il Vetril dell’arroganza che ha eliminato l’opacità e rivelato la brillantezza degli interessi ad personam. Se questi fanno felici i protagonisti ecco che i programmi elettorali coincidono. In linea di principio dovrebbe essere il contrario. (altro…)
Dal giornalista Roberto Mancini.
Mi viene in mente una battuta intelligente attribuita a Josip Vissarionovic Stalin: “ Il maggior rischio che corriamo è quello di credere alla nostra propaganda. Quella deve ingannare gli altri . Ma noi, no”.
Ecco la tragedia valdostana: una nomenklatura da condominio che si crede veramente classe dirigente di uno Stato ( “le pays d’état !”), perde il ben dell’intelletto e la misura dei problemi, si ubriaca della propria cinquantennale propaganda con cui ha ingannato l’Italietta e sbraca rovinosamente. Come si dice in Lombardia, dei Ganassa.
Prendete la magniloquenza trombonica delle parole adottate dalla politica valdostana negli ultimi mesi. Un esempio? Costituente valdostana. Uno si attende tuoni e fulmini, ipotesi di secessione (perchè darsi una Costituzione, sennò?), complessi studi di diritto costituzionale, astuti percorsi per giungere all’indipendenza, appassionate discussioni di araldica per dotarsi di un vessillo degno di noi, un drapeau, una speranza. Mucca azzurra in campo giallo?
Accattone con picozza e vista del Bianco sullo sfondo?
Niente di tutto questo. E’ solo un paravento per mascherare un accordo tribale di tipo afghano con cui due clan , quello di Viérin e quello di Rollandin, siglano un armistizio per spartirsi la pizza del Comune di Aosta e ridare biada da distribuire al giovane Viérin, che la rivoluzione la vuole fare in Suv, con tutti i confort della maggioranza…
Come? Coinvolgendo come al solito il partito nazionale al potere in questo momento, ossia il PD. (altro…)
Il discorso tenuto dal presidente del Consiglio, Marco Viérin, durante la conferenza stampa di fine anno ruota intorno al concetto di fratellanza. Confronto politico. Fare rete. Fini comuni. Clima di collaborazione. Produrre spazio e fiducia. Reciproco rispetto. Leale collaborazione. Principio di intesa. Ritrovato dialogo. Sono i buoni propositi espressi dal parroco di montagna rinviato a giudizio per peculato e finanziamento illecito ai partiti. E non sgancia un euro della sua indennità!
Non ricordo altro esempio di avvertimento mafioso nei confronti di un partito politico. Si tratta di Alpe, l’unico partito che si è opposto in Comune alla nuova destinazione d’uso dell’ex caserma della Guardia di Finanza quella progettata da Serafino Pallu e poi crollata. Da uso pubblico a uso privato. Cioè si è data la possibilità all’acquirente di costruire appartamenti. Un gran bell’affare! E’ stato pagato un rudere con vincolo a utilizzo pubblico, quindi una miseria, per poi trovare la piacevole “sorpresa” di poter costruire un condominio nel bel mezzo della città! Tutti favorevoli tranne Alpe che si è visto recapitare un biglietto intimidatorio di stampo mafioso con su scritto: “Ex Caserma, LA FAM. E’ COSA NOSTRA”. Non voglio correre troppo, ma credo che la faccenda puzzi e molto. Che si tratti ancora una volta di favorire qualcuno con metodi non proprio trasparenti. Il Comune ancora una volta non brilla nell’esercizio delle sue funzioni; vi ricordo che la scorsa consiliatura si è chiusa con un Consiglio del tutto arbitrario convocato con urgenza per poter firmare l’accordo di programma che ha dato il via all’acquisto dei parcheggi dell’ex residence Mont Blanc. Il resto è cronaca.
Prima si è pensato, a torto secondo me, a far saltare le province, ora si pensa, a ragione secondo me, a ridurre il numero delle regioni. Senza dubbio il sistema va ripensato. Necessita di una riorganizzazione regionale, soprattutto dopo l’esperimento fallito del federalismo che ha coinvolto i consigli regionali in numerose inchieste giudiziarie. Bisogna accorpare e quindi ridurre il numero delle Regioni, limitando lo spreco di denaro pubblico che è stato possibile grazie a formule create ad hoc per non essere controllabile dallo Stato. Valle d’Aosta, Piemonte e Liguria, secondo la proposta del parlamentare democratico, Roberto Morassut, diventerebbero la Regione alpina. Per la difesa dell’autonomia, checché ne dica la nostra classe dirigente cocainomane e puttaniera, non disponiamo di argomenti validi da usare. Cosa abbiamo? Una forte identità da tutelare? NO! Una lingua che ci rende minoranza? NO! Un’amministrazione eccellente da presentarsi come modello virtuoso? NO! Un territorio gestito con capacità e lungimiranza? NO! Un’economia autonoma dalla politica? NO! Un benessere basato sullo sviluppo e sull’impresa? NO! Una burocrazia snella? NO! Un sistema scolastico di qualità? NO! Dei Beni culturali valorizzati al meglio? NO! Una cultura vivace e aperta? NO! Un’ospitalità esemplare? NO! Un ambiente naturale intatto? NO! Potrei continuare, ma credo che il ritratto dei nostri limiti, senza entrare nel merito della morale e dell’etica sia sufficiente. La nostra autonomia ha prodotto una casta di corrotti sostenuta da corrotti. E basta. Ha succhiato il sangue allo Stato, visto costantemente come un nemico perché giustificava e giustifica il muro che ci separa dal resto del mondo. Pompata a dismisura la nostra presunta diversità, per poter gestire in tutta tranquillità gli affaracci nostri. Affari che hanno prevalso su tutto. Sull’identità, sul patrimonio culturale, sulla lingua, sullo sviluppo e sull’autonomia. Corruzione e clientele. Sperperi e voti di scambio. Omertà assoluta. Paura di esprimersi. Bel risultato vero? Non so se con la macroregione le cose potrebbero andare meglio vista la natura degli italiani che noi valdostani ricalchiamo così bene, ma almeno le facce di merda non le incontrerei così facilmente al bar. E potrei digerire finalmente il mio cappuccino!
NB: Milanesio, si batte per l’Autonomia e sogna una rivoluzione popolare in sua difesa… avete presente chi è Milanesio?
Leonardo La Torre, il consigliere birichino che ha tenuto in scacco il Consiglio per qualche mese, dice che bisogna costruire una “Federazione degli autonomisti” per difenderci dagli attacchi romani. Non dice cosa dobbiamo fare per difenderci dai suoi attacchi ben più pericolosi. (In caso di elezioni anticipate, per favore facciamolo fuori, grazie.). Fa il simpatico il Camaleonardo, invita a una lettura ottimistica del bilancio che dispone per gli investimenti di un centinaio di milioni di euro. Una miseria. Ovvio che la colpa sia di Roma e delle sue richeste coercitive. Nessuna responsabilità verso la classe dirigente che ha dissipato in progetti inutili, in contributi che non hanno dato frutti succosi per l’economia ma solo per i politici, ingenti quantità di denaro provenienti, ma guarda, proprio da Roma. Secondo Camaleonardo occorre reagire. Come? Ma con la solita demagogica difesa dell’autonomia. E sarebbe la soluzione giusta se si trattasse di un’emancipazione reale, svincolata dai sussidi statali, ma anche dalla politica locale, per orientarsi verso uno sviluppo economico capace di reggersi sulle proprie gambe. Sarebbe carino sapere che cosa intendono tutti i nostri politici per autonomia. Da quello che hanno combinato in quarant’anni si direbbe: farsi i cazzi loro!
Al Congresso dell’Union il presidente Ennio Pastoret ha messo sul piatto l’indipendentismo. Cosa voglia dire in concreto nessuno lo sa. Indipendenti da chi? Da chi ci ha mantenuto fino a ieri? E che ci mantiene ancor oggi? Indipendenti per consegnarci totalmente nelle mani di questi incapaci? Di chi non ha saputo amministrare per il bene collettivo le tonnellate di soldi che Roma ladrona ci ha riversato in quasi quarant’anni? Indipendenti noi che non abbiamo saputo produrre esempi di eccellenza adeguati ai nostri copiosi mezzi economici? Noi che siamo rimasti degli accattoni e dei parassiti? Posso capire la Catalogna fiera della sua storia e prospera nell’economia, ma noi? Noi preferiamo rivestire il nostro passato con vestiti dozzinali di basso costo, fieri di esibire rituali finti quanto vuoti, perché noi non siamo, non dico un popolo, ma neppure una collettività con una identità chiara e spendibile. Noi siamo quattro gatti e per giunta stupidi. E inutili, in quanto non abbiamo imparato ad amare ciò che possediamo. Abbiamo prodotto bruttezza e sprecato risorse. Guardatevi intorno e ditemi cosa è bello. Neppure più il centro storico emana un briciolo di fascino. Disordinato, sporco, puzzolente. (Di notte forse, quando il cielo diventa di un blu oltremare intenso e la piazza Chanoux nel buio si trasforma in un quadro metafisico di De Chirico. E la puzza di olio di palma fritto si stempera nell’aria). Noi abbiamo imparato a chiedere i contributi. A fare la coda il martedì dagli assessori. Siamo diventati bravi questuanti qui e a Roma. Di altro non abbiamo imparato niente. Abbiamo gestito l’autonomia come un feudo mafioso che ha arricchito una casta di politici e affini e accontentato il popolino con i buoni benzina e lo Charaban, ma c’era Roma che sborsava: oggi come ce la paghiamo l’indipendenza? Con la creatività imprenditoriale che da sempre ci caratterizza?
Attività di macellazione clandestina, uccisione e maltrattamento di animali: questi i reati scoperti a Nus, il 10 novembre scorso, dal Corpo forestale della Valle d’Aosta e dai veterinari dell’Azienda USL regionale, a seguito di indagini condotte nell’ambito di specifici controlli finalizzati alla repressione di illeciti in materia di produzioni agroalimentari, Polizia Veterinaria e maltrattamento di animali.
All’interno di un’azienda zootecnica in comune di Nus veniva eseguita un’attività di macellazione clandestina senza alcun rispetto delle norme poste a tutela del benessere animale, in totale assenza dei requisiti minimi igienico-sanitari previsti dalla legge e in mancanza delle necessarie autorizzazioni.
Gli esemplari macellati rinvenuti sono stati posti sotto sequestro e i presunti responsabili degli illeciti sono stati denunciati alla Procura della Repubblica di Aosta.
Sempre a proposito su chi ha gestito male i nostri soldi: gli amministratori locali o Roma? Grazie al M5s per questo servizio che difficilmente sarebbe apparso sul Tg3.
Firma anche tu la petizione per ribadire il proprio disgusto verso questa scelta scellerata e per ripristinare la Piazza della Porta Pretoria com'era prima!
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