Tinca tinca tinca…
E si viene a sapere (La Stampa) che la carpa non era una carpa, ma una tinca! Allora perché nel menù c’era scritto “tartare di carpa marinata al profumo di arancia…”? Piccola disattenzione, ma se a me piacesse la carpa e non la tinca che servizio avrei avuto? Cretinate! Il pesce, al momento il solo a essere incriminato, proviene da un grossista di alimenti di Bolzano, ma potrebbe addirittura arrivare dalla Cina. Buffo che un marchio che dovrebbe promuovere la qualità dei prodotti della nostra Verde Valle, accetti nel disciplinare cibi che con la tradizione culinaria nostrana non hanno molto da spartire. E… come la mettiamo con il tanto pubblicizzato progetto dei prodotti a km zero? Qui di km, nella migliore delle ipotesi, sono centinaia. Si tratta, anche in questo tristo caso, dell’ennesima contraddizione? Ma come si può costruire un’immagine della Valle d’Aosta e la conseguente offerta turistica, se le contraddizioni smentiscono di volta in volta i progetti virtuosi? Saveurs du Val d’Aosta è un marchio che non significa niente, questa vicenda lo ha provato e non solo per i risvolti sanitari; probabilmente è un’altra occasione di spreco che si traduce però in danno per l’intera ristorazione valdostana. Se fossi un ristoratore rimanderei il logo al mittente: non è una garanzia né di salute né di tradizione.
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25 agosto 2010 a 12:35
“carpe tincam” diceva il poeta latino … o qualcosa del genere.
25 agosto 2010 a 12:50
Saveurs du Val d’Aoste é una grandissima barzeletta perché la maggior parte della materia prima dei prodotti cosidetti “tipici” viene importata da altre regioni italiane, dall’Argentina e dalla pericolosa Cina dove non vi sono controlli e se ci sono sono estremamente blandi! Invece di supercontrollare i piccoli produttori valdostani sempre piu’ penalizzati da un’esagerata burocrazia e da severe normative non sarebbe meglio porre un po’ piu’ di attenzionùe su’quello che arriva da fuori ? Per esempio la carne della motzetta dovrebbe provenire da bestiame autoctono cosi come il lardo, lo jambon? perchè in molti ristoranti si sa fontal invece di Fontina per la tanto rinnomata polenta concia? Si chiudono troppi occhi ma questo non ha portato a nulla e se il turismo vive una profonda crisi un po’ ce lo siamo cercati!
25 agosto 2010 a 15:51
All’italiana o alla valdostana, come preferite, gli unici responsabili, alla fine della storia, saranno i parassiti presenti nel pesce non meglio identificato.
Per loro una condanna esemplare: l’ergastolo nelle reali budella di un Assessore regionale.
25 agosto 2010 a 18:20
Nelle reali budella di Marguerettaz?! Allora si deve chiedere subito l’intervento dell’Ente Nazionale Protezione Animali!!!
26 agosto 2010 a 07:27
PRAZIQUANTEL è il rimedio, ci dissero ieri al TG3, dove osarono perfino dire che il ristorante è a Challand Saint Anselme. Il Praziquantel è il principio attivo presente nei più comuni vermifughi per gatti. ma allora i nostri eroi ci hanno i vermi??
26 agosto 2010 a 12:53
dalla Stampa :”Il pesce non arrivava dalla Cina, ma dal Lazio. Dal Lazio a un grossista di alimentari di un’altra regione fino ad approdare al grossista di Bolzano che lo ha venduto al ristoratore valdostano.” Pesce frescoooo!!!
27 agosto 2010 a 14:02
L’intera faccenda è vergognosa… ancora di più per il fatto che sono uno dei partecipanti e sto attendendo l’esito degli esami, ma porc!
27 agosto 2010 a 14:14
Auguri di pronta guarigione al signor Senpai: mai fidarsi!