Gli alberi centenari sono un vero monumento della natura, vanno pertanto curati e non abbattuti! Cosa dovremmo fare dei politici incapaci? Abbatterli? Politicamente si può. Tra meno di un anno ci sono le elezioni comunali, ci vogliamo sbarazzare di questa marmaglia ammalata?
Archivio per settembre 2014
C’era una volta il buon senso
29 settembre 2014La grande bruttezza 8
28 settembre 2014Con gli orti la gente scendeva da casa e comunicava. Ora non lo fa più, certo la televisione ha dato il suo contributo all’isolamento, ma io sono certa che se gli orti fossero rimasti a testimoniare un passato di buona urbanizzazione, conservando la loro utilità di collante sociale, oggi gli abitanti sarebbero ancora lì, a piantare insalata e fagiolini… e le tensioni sarebbero meno forti.
La grande bruttezza 7
28 settembre 2014L’assessore Follien è particolamente attento alla salute dei suoi concittadini: taglia gli alberi perché teme che questi possano cadere sulla testa di qualcuno. Grande sensibilità. Però non abbassa mai la testa e non vede che i pericoli più presenti non stanno fra le chione, ma fra i sassi. La pavimentazione del quartiere Cogne è a onde. Spesso le mattonelle escono dal loro alveo e creano simpatici scalini non sempre visibili, cadere è un attimo. Rompersi un piede un attimo dopo. Chiedo a Follien: quante denunce registra il Comune per cadute di questo tipo? E quante altre per rami che cadono sulla testa? Sono certa che le prime sono assai più numerose, quindi il buon senso gli consiglierebbe di investire i soldi là dove avvengono più danni.
La grande bruttezza 6
27 settembre 2014La grande bruttezza 5
27 settembre 2014Lungo questa via c’era una bella fila di tigli da ambo i lati, la strada era più bella e l’ombra aiutava a sopportare la calura estiva. Oggi gli alberi sono stati abbattuti, guardate che desolazione è rimasta. Fortuna che nell’altro lato i tigli sono stati sostituiti.
La grande bruttezza 4
26 settembre 2014
I tigli rimasti sono potati con brutalità. Una metodologia che facilita le malattie e l’insorgere di funghi, meglio così… poi hanno la scusa per abbatterli. Al Comune gli alberi ci stanno sui coglioni.
Nel Quartiere Cogne i tigli avevano un ruolo molto importante: davano ombra e ossigeno e rendevano belle le strade. Poi ci fu il restauro degli immobili e degli spazi e molti di essi furono tagliati per dare luogo ai parcheggi che non danno ombra, non danno ossigeno e non rendono belle le strade. Sui tigli i bambini si facevano le capanne, tra le auto in sosta oggi i ragazzi si fumano le canne. I tempi cambiano, ma perché in peggio?
La grande bruttezza 3
25 settembre 2014La grande bruttezza 2
25 settembre 2014Il Quartiere Cogne è di proprietà del Comune di Aosta, voluto così da un’amministrazione ignorante e incapace di vedere il futuro. Oggi avrebbe potuto essere un esempio di urbanizzazione storica da inserire nei dépliants turistici. Un quartiere residenziale con gli orti quanti ne sono rimasti? Pochi. Dunque, sarebbe stato il fiore all’occhiello di un passato industriale. Un passato estremamente importante per la storia di Aosta. Cosa è rimasto? Questa desolazione.
La grande bruttezza!
24 settembre 2014C’era una volta un quartiere, esempio di urbanizzazione sociale. C’erano le case e gli orti e i negozi. La scuola e la chiesa. Stava lontano dalla città per meglio controllare gli operai e la loro rabbia. Stava anche lontano dalla fabbrica, ma c’erano le biciclette e tutti avevano una bicicletta. Un paese ordinato. Un modello di architettura popolare che aiutava chi lo viveva a sentirsi parte di una comunità. Il quartiere aveva un’identità chiara e definita. Diviso per gerarchie sociali, rappresentava la fabbrica. Oggi rappresenta solo il degrado di una società priva di una qualsiasi identificazione. Gli orti sono stati sostituiti dai parcheggi, i tigli abbattuti. San Giuseppe, patrono dei lavoratori, sepolto e abbandonato. La società cambia, ma sta agli uomini controllarne il cambiamento, fornire un indirizzo, una direzione del vivere. Nessun modello ha sostituito quello precedente. Se nell’urbanizzazione dei primi del ‘900 c’era un progetto attento alle necessità degli abitanti: gli orti per permettere agli operai ex contadini una valvola di sfogo, oggi si è soltanto cercato di risolvere il problema abitativo senza pensare alle conseguenze che determinate scelte potessero avere sulla vita dei condomini. Il risultato è questa desolazione. L’assenza di una condivisione comunitaria di un territorio.
Do you remember?
22 settembre 2014
Matrimonio di Michela Furfaro e Vincenzo Tramonti, figlio di Agostino uno degli organizzatori della Festa di San Giorgio e Giacomo. (da: La Vallée notizie 01/11/2007)
Giusto per non dimenticare e soprattutto per ricordare a quei valdostani ingenui (ce ne sono?) che si fanno prendere per gli zebedei con la storia della piccola patria francofona, dell’etnia da difendere e balle simili, che l’Union Valdotaine è il partito che è grazie all’apporto dei calabresi, ai favori loro concessi in cambio di “solidarietà” elettorale. Che se la lingua di Molière in Valle si è rinsecchita fino a morire (nonostante i costosi e inutili viaggi nei paesi francofoni dei nostri politici), tanto che è impossibile definirci una minoranza linguistica, è perché ai cugini francesi l’Union ha preferito la parentela calabra. Qui l’assessore alle Finanze, Aurelio Marguerettaz, molto amico dell’imprenditore Tropiano (l’ideatore della festa dei due santi, Giorgio e Giacomo), insieme al presidente del Consiglio regionale Ego Perron. Perché pubblicare questa foto? Il messaggio parrebbe questo: l’Union valdotaine è dalla parte dei calabresi, quelli di San Giorgio Morgeto, il clan più numeroso. San Giorgio Morgeto è gemellato con Aosta, tutti sanno che in Calabria si parla francese.
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