Ieri come oggi
Questa dichiarazione la fece l’allora procuratore Vaudano, la pubblico perché alla luce dei nuovi fatti di cronaca denuncia una sorprendente attualità. “Nel corso di intercettazioni telefoniche per bracconaggio, abbiamo scoperto che i bracconieri valdostani non solo si rifornivano in Svizzera di armi ad alta precisione che rivendevano sul mercato della mala, ma si rivolgevano a esponenti della ‘ ndrangheta installati qua per “dare una lezione” alle guardie forestali. E quelli eseguivano, facevano trovare teste di camoscio mozzate davanti alle caserme, uccidevano i cani, minacciavano. E un legame strutturale, culturale, che dura da almeno vent’ anni”. Sta dicendo che questa e’ una regione a cultura mafiosa? “Proprio cosi’ . La mentalita’ e’ quella, anche se qui ci sono stati meno morti, meno attentati. La presenza di fatti di corruzione e di distribuzione di denaro cosi’ estesi ha aumentato la somiglianza. Non essendoci una fonte produttiva, ma una mera distribuzione di denaro, l’ accordo per la spartizione di soldi e di posti e’ diventato la regola.”
http://archiviostorico.corriere.it/1994/marzo/07/Aosta_mafia_montagna__co_0_94030710715.shtml
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15 febbraio 2013 a 08:23
Questa parte d’Italia è un porcaio e lo è proprio perchè lo Stato non ci mette il becco, salvo garantire trasferimenti di denaro superiori alla sommatoria di ogni tassa qui prodotta (fatto che si tende a far scordare, come possibile considerando la capacità di approfondimento delle tematiche da parte del pueblo in Valle alloggiante),
Non ci mette colpevolmente il becco per un malinteso senso di particolarismo locale, malinteso perchè basato sulla superficialità e sulla disinformazione.
I malati che in Valle danno i numeri su inesistenti caratteristiche e falsissime uniformità di sentire hanno fatto passare a Roma un’immagine inesatta di questa regione che ha contribuito a tenere lo Stato lontano e i conseguenti effetti sono rinvenibili anche nell’attualissima dichiarazione di Mario Vaudano.
Villaggio tribale, scrive giustamente Patuasia tra le etichette.
E tre candidati alle politiche su cinque tifano per il villaggio tribale, mentre gli altri due sono lì uno per servilismo e l’altro in un team costruito con la stessa logica che porterebbe a condire l’insalata con la benzina.
Quanto evidenziato in questa diiscussione è il lurido l’effetto a valle di una Valle alla deriva proprio perchè non c’è il controllo e la mano salvifica dello Stato, sostituito dalle menate di una manica di tribalisti che ottengono un fittizio consenso utilizzando ad hoc i privilegi finanziari concessi da Roma, cioè facendoli piovere sul pueblo più acritico e stordito d’Italia: comico se non fosse nel contempo tragico.
15 febbraio 2013 a 11:29
per me, che sono valdostano doc, una tristezza e un’amarezza immensa, incommensurabile, la voglia di andarmene altrove!
15 febbraio 2013 a 11:48
Dear Bruno, you must fight in the part of Italy where you live!