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13 luglio 2013
Riceviamo dal signor Geronimo e volentieri pubblichiamo.
Dice il sindaco calabrese: “il 98% dei miei concittadini non ha nulla a che fare con la ‘ndrangheta”. C’è una inchiesta su collusione sugli appalti per il parcheggio delll’Ospedale cittadino (il vecchio e mai finito invece di pensare al nuovo ed efficiente) che vede coinvolti il neo Presidente (si può dire neo in questo caso? A norma giudiziaria, direi di si) e tal Tropiano, della festa dei calabresi (l’unica manifestazione rimasta dopo la morte del festival dell’Unità e anche di quella dell’Union Valdotaine, solo contrastata con qualche successo dalla capra cotta di Fontana) solido e introdotto imprenditore edile (si può dire edile senza compromettersi con l’antica carica dell’impero romano? Ma anche questo ci sta con l’imperatore Augusto) in odore di ‘ndrangheta (sarà il 2% che manca al già citato sindaco). E’ un busillis da sciogliere, non senza difficoltà. Ci aiuterebbe venire a sapere che il neo Presidente del Consiglio regionale Rini, tra i primi impegni della nuova (nuova?) legislatura partecipa all’assemblea degli eletti delle Province e Regioni autonome a Reggio Calabria? (che ci azzecca direbbe il povero Tonino). Ma è illazione gratuita, siamo d’estate e tutti andiamo al mare, non si vorrà mica fare una riunione delle Regioni e Provincie autonome che so a Trento o Bolzano, o peggio, ad Aosta. Sono autonome sì, ma non hanno il mare. E il mare d’estate è un’altra cosa. Certo a pensare male ci si potrebbe azzeccare, anche perchè non è un buon modo di promuovere le vacanze in montagna. Se l’euro deputato Caveri avesse avuto l’idea di pretendere, in nome dell’autonomia e dello Statuto speciale, di far arrivare il mare almeno fino a Pont Saint Martin ci saremmo evitati questa trasferta.
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6 giugno 2013
Perfettamente d’accordo con Libera! «Chiediamo che la sede legale del comitato organizzatore dei festeggiamenti di San Giorgio e Giacomo, al cui vertice c’è Giuseppe Tropiano, condannato in primo grado per favoreggiamento alla ‘ndrangheta, venga tolta dalla parrocchia di St-Martin». Aggiungo: mai più soldi pubblici per l’organizzazione di eventi come questi, soprattutto se favoriscono incontri e scambi con la ‘ndrangheta e scambi di voti e favori con i politici locali. Stoppiamo tutto ciò che può incoraggiare i comportamenti inclini alla criminalità e alla corruzione.
Categorie: 'ndrangheta, Affari, Appello, Buon senso, Buone idee, Corruzione, Criminalità, Favori, Invito, Proposte
Tags: 'drangheta, Associazione Libera, Festa di san Giorgio e Giacomo, Parrocchia di Sant Martin, Valle d'Aosta
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23 aprile 2013
Salta fuori l’Operazione Lenzuolo del 1999.
Dalla lettura delle motivazioni della sentenza Tempus venit, emerge una notizia clamorosa: già tre pentiti di ndrangheta , alla fine degli anni 90, avevano rivelato la presenza di un’organizzazione ndranghetista in Vda. Si tratta di Francesco Fonti, Salvatore Caruso e Annunziato Raso. Ecco le loro dichiarazioni.
Francesco Fonti: “sono arrivato a Torino nell’anno 1971 e da subito, ho saputo che in Valle d’Aosta vi era un Locale
attivo. ( Il “Locale” è la struttura di base della ‘ndrangheta che sorge in un determinato paese, allorché si supera il numero minimo di 49 affiliati a qualunque “copiata” a cui appartengono (per copiata si intende il nome di uno dei responsabili del Locale a cui i picciotti fanno riferimento. Tale nominativo viene comunicato all’affiliato dopo la cerimonia di affiliazione detto battesimo). Allorquando si forma un Locale si deve dare notizia alla “mamma” di San Luca, da dove viene inviato un rappresentante il quale organizza la riunione del Locale alla presenza di tutti gli affiliati di quel paese. Nel corso della riunione viene nominato il Capo Bastone, il Contabile ed il Crimine ndr).
Continua Fonti: “Responsabile del Locale di Aosta era tale Pansera Santo (deceduto ad Aosta il 2 Aprile 2003 per cause naturali, ndr), proprietario di un autolavaggio in Aosta e da noi ‘ndranghetisti veniva identificato come “Compare Santo»; dal Locale di Aosta dipendeva a sua volta il sottolocale di Ivrea. Questo sottolocale era gestito dalla famiglia Forgione; Fonti riferiva inoltre: “…l’attività principale del locale di Aosta erano le estorsioni a imprenditori e la droga”.
Salvatore Caruso: “ per che ne so io, già dall’88 di sicuro, perché ero in carcere in Valle d’Aosta e già lì mi avevano detto che attivavano, perché c’erano degli ‘ndranghetisti calabresi a Brissogne e hanno detto che attivavano lì ad Aosta”.
Il termine “attivare” significa operare, essere operativi.
Annunziato Raso: “non so se effettivamente in Valle d’Aosta sia attivo un Locale della ‘ndrangheta, ma comunque essendoci in Valle una forte comunità calabrese, è sicuramente probabile che esistano delle persone referenti della ‘ndrangheta per la Calabria. Infatti è sicuramente improbabile che qualsiasi comunità calabrese, intesa come criminale, tronchi i collegamenti con la terra d’origine. Infatti tanto più sono ampie le conoscenze e le amicizie, per qualunque Capo, tanto più ampio è il suo potere”.
Per queste ragioni a partire dal mese di novembre 1999 il Nucleo Investigativo del Reparto Operativo dei CC della Valle d’Aosta eseguiva indagini per verificare l’esistenza di un “Locale” della ‘ndrangheta operante in Valle d’Aosta. I rapporti degli inquirenti avevano consentito di ipotizzare con una certa sicurezza che la famiglia della ‘ndrangheta egemone in Valle d’Aosta era quella dei Facchineri, che contava sulla presenza di “parenti e sicuri fiancheggiatori residenti in Valle d’Aosta da molti anni e quindi ben inseriti nella comunità valdostana”. Al termine dell’inchiesta giudiziaria, denominata “Lenzuolo”, venivano deferite 16 persone perché ritenute responsabili di aver creato in Valle d’Aosta un’associazione per delinquere di stampo mafioso con le caratteristiche gerarchiche tipiche dell’organizzazione criminale calabrese. L’indagine veniva svolta dal pm Francesco Mollace, della DDA di Reggio Calabria. La competenza della procura calabrese derivava dalla convinzione che la struttura criminale, per le sue caratteristiche di “Locale di servizio” fosse una promanazione delle cosche operanti in Calabria. Il G.I.P di Reggio Calabria tuttavia si dichiarava non competente, trasferendo il procedimento Penale alla Procura della Repubblica di Torino , presso la DDA (Direzione Distrettuale Antimafia).
Il GIP del Tribunale di Torino disponeva però l’archiviazione dell’indagine, non ritenendo provato il reato-fine dell’associazione.
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15 febbraio 2013
Questa dichiarazione la fece l’allora procuratore Vaudano, la pubblico perché alla luce dei nuovi fatti di cronaca denuncia una sorprendente attualità. “Nel corso di intercettazioni telefoniche per bracconaggio, abbiamo scoperto che i bracconieri valdostani non solo si rifornivano in Svizzera di armi ad alta precisione che rivendevano sul mercato della mala, ma si rivolgevano a esponenti della ‘ ndrangheta installati qua per “dare una lezione” alle guardie forestali. E quelli eseguivano, facevano trovare teste di camoscio mozzate davanti alle caserme, uccidevano i cani, minacciavano. E un legame strutturale, culturale, che dura da almeno vent’ anni”. Sta dicendo che questa e’ una regione a cultura mafiosa? “Proprio cosi’ . La mentalita’ e’ quella, anche se qui ci sono stati meno morti, meno attentati. La presenza di fatti di corruzione e di distribuzione di denaro cosi’ estesi ha aumentato la somiglianza. Non essendoci una fonte produttiva, ma una mera distribuzione di denaro, l’ accordo per la spartizione di soldi e di posti e’ diventato la regola.”
http://archiviostorico.corriere.it/1994/marzo/07/Aosta_mafia_montagna__co_0_94030710715.shtml
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9 novembre 2012
Non è solo lo storico dell’Union. Non è solo il direttore del Peuple. Non è solo l’unico giornalista che vi scrive sopra è anche un esperto in trattamento dei rifiuti! Sto parlando di Joseph Rivolin! Ecco perché quelli dell’astensione non sono credibili, perché a fronte di numerosi scienziati, medici, fisici, chimici… di fama che danno il loro contributo in fatto di conoscenza sugli effetti nocivi che produrrebbe il pirogassificatore, loro per difenderlo presentano Sudano, Casali, Bennani, Navarra, Cester, Lavoyer, Perron… e adesso pure Rivolin! Basterebbe questo per votare SI. La prima cosa che salta agli occhi è che il direttore del Peuple in questo editoriale usa l’italiano, lingua che non trova mai spazio sulle pagine della Pravda locale. Che significa? Che Rivolin sa che per farsi capire non ci sono storia, tradizione, identità francofone che tengano. La seconda è la divisione netta che fa delle due soluzioni in gara: modello di sviluppo l’uno e di sottosviluppo l’altro. La Giunta e il Consiglio, con il loro bagaglio di politici unionisti e parassiti ,fa parte del primo, i cittadini di Valle virtuosa in quell’altro. Gli scenari che descrive nel caso vincesse il SI sono affascinanti come la sceneggiatura di un film di fantascienza: “disseminazione sul territorio di puzzolenti discariche dalle emissioni incontrollate di gas che inquineranno aria, suolo e acqua“, clonate da quella che abbiamo e che hanno messo in piedi loro. la Valle sepolta sotto tonnellate di carcasse animali (l’immagine di questa ipotetica fine piace molto ai responsabili…), ma la vera chicca e che risulta anche una novità è che la soluzione proposta da Valle virtuosa piace alla Camorra! E qui non ci siamo proprio… sappiamo tutti che la Valle d’Aosta preferisce la ‘ndrangheta!
Categorie: 'ndrangheta, Battaglia, Cultura morta, Degrado morale, Delirio, Folclore valdostano, Referendum, Uomini politici
Tags: 'drangheta, Joseph Rivolin, Le Peuple valdotain, Referendum pirogassificatore, Valle d'Aosta
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2 febbraio 2012
Dal Comunicato stampa di Alpe: ” «La vicenda dell’ex Residence Mont Blanc è emblematica», dichiara Albert Chatrian. «L’Amministrazione ha sottoscritto un contratto milionario con una società di cui è socio maggioritario e amministratore unico l’imprenditore Tropiano, con una procedura che non ha nessuna delle caratteristiche fissate dal Codice dei contratti pubblici (Dlgs 163/2006), il quale stabilisce che l’affidamento e l’esecuzione di opere e lavori pubblici, servizi e forniture, oltre a garantire la qualità delle prestazioni e svolgersi nel rispetto dei principi di economicità e correttezza, deve anche rispettare i principi di libera concorrenza, non discriminazione, trasparenza, nonché quello di pubblicità. La trattativa, invece, si è svolta in forma riservata e con modalità a dir poco opache. Non c’è stata nessuna pubblicità né alcun tentativo di cercare soluzioni alternative da mettere in concorrenza con quanto proposto dalla società Saint-Bernard. La nostra preoccupazione è alta.” Di fronte a questa preoccupazione il Presidente Rollandin tranquillizza: tutto è a norma di legge. E’ tipico dei Presidenti tranquillizzare, secondo lo stesso solo qualche mese fa non c’era nessun pericolo di infiltrazione mafiosa in Valle. E secondo quell’Altro l’Italia non attraversava nessuna crisi! E intanto la cifra corrisposta dal pubblico senza gara d’appalto sale a un milione di euro!
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Tags: 'drangheta, Albert Chatrian, Augusto Rollandin, Ex residence Mont-Blanc, Festa dei calabresi, Giuseppe Tropiano, Valle d'Aosta
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9 gennaio 2012
Il termine intimidazione ha fatto capolino nella nostra Regione poco tempo fa con la vicenda dei due importanti imprenditori calabresi presi di mira da alcuni esponenti della ‘ndrangheta. Eppure il termine dovrebbe essere ben conosciuto in Valle a prescindere dalle implicazioni calabre. Quando un politico unionista, in occasione della raccolta firma per il referendum sul pirogassificatore, grida agli astanti di non firmare cosa fa? Intimidisce. Quando altri politici, sempre unionisti, passeggiano fuori dai seggi per controllare l’elettorato cosa fanno? Intimidiscono. Le telefonate isteriche in campagna elettorale e i numerosi sms che ricordano quel piacere dato e quel favore chiesto cosa sono, se non delle vere e proprie intimidazioni? Quando solo alcuni blogs vengono oscurati di cosa si tratta? Il controllo oppressivo sulle teste di tutti che cosa significa? Ci sono delle differenze è vero: nel primo caso l’intimidazione di tipo tradizionale, fa ancora uso della scrittura, forse perché considerata meno rintracciabile; nel secondo si affida alla comodità della tecnologia. Alle pallottole dei calabresi si contrappone il posto con data di scadenza degli unionisti. Il metodo di fondo è lo stesso, cambiano i particolari che si fanno più “civili”, ma la parola: intimidazione ha lo stesso sapore acido.
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22 dicembre 2011
Ma le auto non bruciavano per autocombustione? Partiamo da lontano, da quelle dichiarazioni ufficiali che ci rassicuravano circa l’inesistenza in Valle d’Aosta di infiltrazioni mafiose: da noi nessun pericolo. Eppure, diverso tempo fa Mario Vaudano, Procuratore di Aosta dal 1989 al 1994, aveva fatto notare che l’autista dell’allora imprenditore Follioley, molto legato al Presidente della Giunta, Augusto Rollandin (entrambi accusati di turbativa d’asta per l’appalto di bonifica della discarica di Quart), era un esponente della famiglia Nirta. I fratelli e nipoti Nirta sono quelli condannati per traffico internazionale di droga, tre dei quattro sono residenti ad Aosta e Quart. Dopo l’operazione Minotauro, Rollandin ammette che bisogna apprestare massima attenzione al fenomeno mafioso: “allentare le maglie del controllo non farebbe che favorire l’attivita’ di queste organizzazioni criminali”. Un piccolo passo avanti, una prudente ammissione che il fenomeno tocca anche noi. Il tenente colonnello, Guido Di Vita, comandante del Gruppo carabinieri di Aosta, dichiara dalle pagine della Stampa che il successo dell’operazione denominata “Tempus venit” è anche frutto dell'”eccellente archivio storico sulle attività con la ‘drangheta in Valle d’Aosta”. Dunque c’è un archivio storico… . Ci sono contraddizioni che non aiutano a capire, ma è evidente che siamo stati a lungo tenuti all’oscuro. La frase di una delle quattro lettere che Tropiano, l’imprenditore preso di mira dalla ‘ndrangheta, aveva ricevute e tenute per sé è quantomeno inquietante: “Voi vi fate i vostri guadagni con le vostre amicizie politiche locali e anche noi ci guadagniamo qualche cosina”. Tutta la storia che riguarda l’appalto per la costruzione dei parcheggi per l’ospedale non è chiara, i costi lievitati e fuori mercato lasciano spazio a sospetti di favoreggiamento e la ‘ndrangheta doc, probabilmente non c’entra: il vertice che congegna gli affari qui è altro. Ma vuole c’entrare. Vuole una parte dell’appetitosa torta e minaccia in stile tradizionale. A questo punto il sommerso (una parte risibile) che sembrava non esistere esce allo scoperto. Perché? Perché gli affari de nos-atre possano proseguire nella normalità di sempre. Anzi, dilavati dai sospetti. Benedetti nella legalità costruita con lucida astuzia. In fondo si tratta di una banalissima questione di rivalità fra cosche. E ognuna per difendere i propri interessi usa i mezzi che ha: chi sofisticati, chi primitivi.
Categorie: 'ndrangheta, Affari, Criminalità, Degrado morale, Folclore valdostano, Mafia di montagna, Uomini politici
Tags: 'drangheta, Aosta, Augusto Rollandin, Ex Residense Mont Blanc, Giuseppe Follioley, Giuseppe Tropiano, Mario Vaudano
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