Archive for the ‘Vergogna’ category

Leghisti razzisti!

27 aprile 2015

La Lega nord dice che non è razzista. Chi afferma il contrario viene apostrofato di buonismo. Vediamo chi ha ragione.

La campagna elettorale della Lega che vede Nicoletta Spelgatti candidata sindaco, ha come frase di battaglia la seguente: “Prima gli aostani”. Prima di chi? Secondo i seguaci di Salvini i cittadini che hanno la residenza e pagano le tasse si dividono in una ulteriore graduatoria: chi è nato qui da generazioni e chi no. Primi e secondi. La differenza dunque si basa esclusivamente sulla base etnica e non è forse sulla presunta superiorità di una presunta razza che si fonda il razzismo? In questo caso i diritti basilari come la casa, non sono di tutti gli esseri umani che contribuiscono allo sviluppo di una comunità, ma appartengono in primis a chi detiene determinate caratteristiche. A chi c’era già da prima. La Valle d’Aosta è stata redarguita dall’Europa per non essere così accogliente come dice di essere, ma ai leghisti ancora non basta. Fanno finta di non sapere. Per avere un minimo di aiuto sociale, secondo loro, occorrerebbe essere residenti per otto anni (legge che era in vigore ed è stata cambiata proprio perché fuori dalle direttive europee), prima i doveri e poi i diritti. Per la Lega gli esseri umani, se non appartengono al territorio da generazioni, non hanno diritti, solo doveri e poi ancora se ne parla. Difficile non vedere l’impronta del razzismo in questa affermazione. Un razzismo ancora più bieco in quanto strumentale alla vittoria elettorale. Ancora più disgustoso in quanto dirotta la fragilità verso altra fragilità per favorire politici che fragili non sono. (altro…)

Ma chi è questo schifo?

12 aprile 2015
A Napoli la faccia di Salvini è stampata sulla carta igienica! Grande intuito i napoletani!

A Napoli la faccia di Salvini è stampata sulla carta igienica! Grande intuito i napoletani!

L’iniziativa è di permettere a tutti i cittadini di chiedere allo Stato Italiano l’asilo politico e lo status di rifugiato. Quanto sopra perchè in Italia esiste il paradosso per cui hanno più diritti, agevolazioni e sovvenzioni gli stranieri piuttosto che gli italiani.” La Lega, anche in Valle d’Aosta, cavalca l’onda lunga di Salvini e procaccia voti chiedendo all’intestino degli italiani di esprimersi al voto. E cosa può produrre l’intestino se non merda? Infatti merda è la raccolta di firme promossa dalla Lega per combattere quello che ritiene essere un privilegio per gli stranieri. Il diritto d’asilo è antichissimo e protegge le persone perseguitate nel loro paese, un diritto a cui tutti gli Stati civili si attengono. La Convenzione di Ginevra del 1951 e il Protocollo del 1967 sono alla base del diritto internazionale del rifugiato. Ritenere che gli italiani stiano peggio di chi rischia la morte o la persecuzione è una menzogna degna del peggior politico che l’Italia abbia visto negli ultimi anni: Matteo Salvini. Una menzogna che ha l’unico scopo di raccattare il consenso delle persone più deboli.  (altro…)

Niveaux differents!

10 marzo 2015

Due stili diversi, eppure dovremmo appartenere alla stessa cultura francofona. Invece, anche in questo caso, l’ispirazione originaria appartiene piuttosto all’omertà calabra che alla liberté francese. A Lavau, nella regione di Champagne è stata rinvenuta la tomba di un principe celtico. La notizia è divulgata sui media senza paura. Addirittura viene annunciata via Twitter dal primo ministro francese, Manuel Valls, che pubblicizza la straordinarietà dell’evento. Ad Aosta un’altra scoperta eccezionale subisce un opposto tipo di trattamento: i giornalisti non sono invitati alla visita dello scavo. Il Sovrintendente, Roberto Domaine, dice che gli scavi sono di compentenza della Coup srl, la partecipata voluta per seguire i lavori dell’ospedale nuovo (ma quale ampliamento!). Cos’è una partecipata se non un braccio (particolarmente agile) del corpaccione regionale che comprende più arti compresi quelli che riguardano i Beni culturali? Forse intendeva dire che la responsabilità della sicurezza è della società, fosse anche così che significa che i politici possono accedervi e i giornalisti no? Che dei primi non frega niente a nessuno? Vabbé pure i giornalisti non sono tanto amati. A parte le battutine, possibile che noi siamo capaci di complicare anche le cose più semplici? Possibile che il Presidente della Regione, Augusto Rollandin e l’Assessore all’Istruzione e Cultura Emily Rini “per permettere un’opportuna informazione e nell’ottica della massima trasparenza sugli scavi archeologici“, abbiano dovuto chiedere al geometra Paolo Giunti, amministratore della Società nominato dallo stesso Rollandin (ma che razza di giri si fanno questi qui!), la disponibilità per organizzare una visita apposita per i giornalisti? In che Paese siamo? Libia? Nord Corea? Cina?…Califfato?

L’identità di essere una merda!

30 gennaio 2015
Qui si tenevano i concerti della veuillà, c'erano i banchetti e le scale addossate alle mura... questo luogo era il cuore delle Fiera!

Qui si tenevano i concerti della veillà, c’erano i banchetti e le scale addossate alle mura… questo luogo era il cuore delle Fiera!

Questo era il cuore della Fiera di sant’Orso. Un cuore che pulsava vivo tra le pietre, oggi è una vuota arteria. Bell’intervento vero? E poi mi vengono a parlare di identità, della sua salvaguardia. Quella piazzetta era nostra, era la nostra vita, la nostra città! Svuotata dagli affari, dai favori… che non hanno colorazioni, ma un’unica tinta: quella della merda! Grazie Laurent Viérin per la Restitution, grazie Roberto Domaine, la puzza ci mancava!

Senza vergogna 2

24 novembre 2014

E c’è un politico, tal Francesco Salzone, che non ha il minimo senso del pudore. Dopo aver patteggiato e rimborsato la Regione di 95.000 euro presi indebitamente, continua a postare sue foto del suo soggiorno a Malindi dove tiene casa. Che lo facesse, per carità, ma il buon gusto di non segnalarlo sulla pubblica piazza! Perché FB non è un luogo privato e lo sappiamo.

VdA: irraggiungibile per natura

13 novembre 2014

I due messaggi di errore dal sito del turismo della Regione Valle d’Aosta lovevda.it

 

Da qualche giorno è online il nuovo sito del turismo lovevda.it. La nostra porta d’accesso al turismo nazionale ed internazionale: forse il modo più semplice per “arrivare” in Valle d’Aosta, viste le già note difficoltà nel raggiungerla con i mezzi pubblici.

La vera novità è che con l’ultimo aggiornamento siamo difficilmente raggiungibili anche da Internet! Andiamo con ordine. Se cerchiamo un termine (“Aosta”) sul motore di ricerca interno al nuovo sito succedono due cose: se siamo nella home il risultato è che la “pagina web non è disponibile”. Se la ricerca avviene da una pagina interna al sito il risultato è “Nessun risultato per Aosta“. E questo vale anche per altre parole chiave.

Ma mettiamoci nei panni di un turista che vuole avere delle informazioni su una struttura ricettiva presente sul nostro territorio. Digitando il nome dell’albergo/rifugio in cui desidera soggiornare su Google spesso il primo risultato è quello inserito sul sito del turismo lovevda.it. Cliccando sul risultato si viene indirizzati quindi su una pagina… bianca! La spiegazione è molto semplice: lavorando male si tende a dimenticare anche l’ABC del webmarketing e cioè che quando si realizza una nuova versione di un sito è fondamentale, pena la perdita del traffico e del posizionamento sul motore di ricerca, applicare un re-indirizzamento delle vecchie pagine verso quelle nuove.

Insomma, arriviamo presto alla conclusione che siamo irraggiungibili non solo fisicamente, ma anche virtualmente. Irraggiungibili per natura.

 

Servizio? Ferroviario?

4 ottobre 2014

Riporto da facebook una parte dell’articolo sulla faccenda della ferrovia Aosta – Torino, firmato Ing. Matteo Jarre.

Nel 2010 l’amministrazione e la programmazione di tutti i servizi ferroviari passa dal controllo statale a quello regionale. Per le regioni a Statuto Speciale (tra cui la Valle d’Aosta) è necessario però un provvedimento ad hoc. Il decreto 194/2010 viene quindi approvato e subordina il passaggio di mano nell’amministrazione della ferrovia “alla definizione di almeno tre Accordi di Programma, con i quali devono essere definite: (1) le risorse[…] necessarie per la gestione del servizio; (2) gli interventi da attivare, incluso il rinnovo del parco rotabile; (3) gli interventi infrastrutturali necessari per riqualificare la rete ferroviaria.” (fonte: http://www.regione.vda.it). Dallo stesso sito veniamo a sapere che la Regione ha elaborato “una propria proposta per il primo degli accordi di programma, ma ad oggi essi sono ancora in fase di negoziazione”.

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La grande bruttezza!

24 settembre 2014
Qui una volta c'erano degli orti e gli abitanti facevano a gara a chi aveva l'insalatina più bella.

Qui una volta c’erano degli orti e gli abitanti facevano a gara a chi aveva l’insalatina più bella.

C’era una volta un quartiere, esempio di urbanizzazione sociale. C’erano le case e gli orti e i negozi. La scuola e la chiesa. Stava lontano dalla città per meglio controllare gli operai e la loro rabbia. Stava anche lontano dalla fabbrica, ma c’erano le biciclette e tutti avevano una bicicletta. Un paese ordinato. Un modello di architettura popolare che aiutava chi lo viveva a sentirsi parte di una comunità. Il quartiere aveva un’identità chiara e definita. Diviso per gerarchie sociali, rappresentava la fabbrica. Oggi rappresenta solo il degrado di una società priva di una qualsiasi identificazione. Gli orti sono stati sostituiti dai parcheggi, i tigli abbattuti. San Giuseppe, patrono dei lavoratori, sepolto e abbandonato. La società cambia, ma sta agli uomini controllarne il cambiamento, fornire un indirizzo, una direzione del vivere. Nessun modello ha sostituito quello precedente. Se nell’urbanizzazione dei primi del ‘900 c’era un progetto attento alle necessità degli abitanti: gli orti per permettere agli operai ex contadini una valvola di sfogo, oggi si è soltanto cercato di risolvere il problema abitativo senza pensare alle conseguenze che determinate scelte potessero avere sulla vita dei condomini. Il risultato è questa desolazione. L’assenza di una condivisione comunitaria di un territorio.

Se 55 alberi vi sembran pochi!

2 settembre 2014

Riprendo una parte dell’articolo apparso sulla Stampa il 5 giugno scorso a firma del giornalista Alessandro Mano che illustra quali e quanti alberi verranno abbattuti ad Aosta. Follien dice che se crolla una pianta la responsabilità è penale e su questo non si scherza, allora tagliamoli tutti così stanno tranquilli no? Aggiunge che al posto di un albero ne verranno piantati due, ma non specifica dove. Per avere un albero grande come quello appena abbattuto ci vogliono decenni, lui, a quel punto, non avrà più alcun grattacapo. Che senso di responsabilità vero? La sicurezza di cui parla sembrerebbe più rivolta verso se stesso!

Dalla Stampa : “Nelle prossime settimane saranno abbattuti alcuni cedri negli spazi della scuola del quartiere Dora, in quella dell’Arco d’Augusto e nell’area verde di via Vuillerminaz, al quartiere Cogne. Ai giardini pubblici di viale Conseil des Commis saranno tagliati due abeti rossi, due cedri e due ippocastani. Al cimitero e nel Parco della Rimembranza saranno abbattuti sei cedri della California e due tigli. Saranno otto i tigli a essere tagliati anche in via Giorgio Elter, oltre a un olmo negli spazi della bocciofila del Ccs Cogne. Quattro grossi platani saranno abbattuti tra corso Saint-Martine-de-Corléans e l’area del piazzale Chiarle, di fronte alla caserma Cesare Battisti. In via Jean-François Chamonin saranno tagliati due cedri, tre pioppi saranno abbattuti nel cortile della scuola Emile Lexert al quartiere Cogne. Sei tigli saranno tagliati in corso XXVI febbraio, due olmi nell’area Becco di corso Saint-Martin-de-Corléans, un noce nel cortile dell’asilo di via Vittorio Avondo e un pioppo in quello della scuola Saint-Roch.“.

Il luogo del delitto

30 agosto 2014

Perché nasconderlo se è ammalato?

Questa è bella davvero. E per certi aspetti inquietante. Dunque, stamane mi reco ai giardini per scattare qualche nuova immagine all’albero appena abbattuto per volontà dell’amministrazione comunale. Intorno il nastro bianco e rosso, ma nessun cartello di divieto di ingresso che indichi il cantiere. Entro, mi presento come giornalista con la volontà di prendere qualche foto. Gli operai mi intimano di andarmene: il luogo è rischioso, ma loro non indossano caschi o altri strumenti necessari alla loro sicurezza. Dopo pochi secondi un 0maccione grande e grosso, anche lui sprovvisto di casco che si qualifica come responsabile del cantiere, mi ringhia contro che devo andarmene, mi mette addirittura le mani addosso, spingendomi verso l’esterno e  facendomi vacillare. Chiama la polizia. Va bene, chiami pure, io sto sto solo facendo il mio dovere di informazione verso i cittadini a cui viene tolto senza spiegazione un albero centenario e presumibilmente sano. (altro…)