Archive for the ‘Mala Educazione’ category

Stoccafisso made in Italy

15 Maggio 2015

Può un leone trasformarsi in uno stoccafisso? Può. Si è visto alla chiusura del comizio elettorale della coalizione-detta-di-centrosinistra. Dopo la melina dei vari segretari e presidenti di partito la palla del discorso è passata ad Augusto Rollandin che l’ha padroneggiata come un fuoriclasse. Destreggiata con facilità ha segnato il goal e portato a casa gli applausi. Leone in casa, senza dubbio. Ma fuori? Le partite fuori casa sono più difficili. Non c’è il calore della tifoseria. Bisogna essere pronti al contropiede. La domanda sul perché la Valle d’Aosta non voglia accogliere gli immigrati, ha colto alla sprovvista l’Imperatore. Non si aspettava la presenza in campo del giornalista di Piazza Pulita: la chiusura di un comizio per lui facile facile si è così trasformata in un fuorigioco che lo ha mediaticamente sconfitto. Trovato impreparato, Rollandin ha incassato il goal della figuraccia. Non può, infatti, un Presidente di Giunta rispondere come se fosse un ometto qualsiasi. Non può rivolgersi al giornalista, neppure tanto cattivo, ribaltando la questione con l’orrenda frase: “Li prenda a casa sua! Li ha presi?“, come se il problema dovessero risolverlo i semplici cittadini: ma che li paghiamo a fare i politici! (altro…)

Un tipo così

4 Maggio 2015

E poi c’è un tale che si firma Ultron 2, vi ho risparmiato i suoi commenti perché denunciano solo l’anima e il cervello di un poveraccio e non era il caso renderli pubblici. Ma il poveraccio imperversa ed è da troppo tempo che mi sciorina la sua miseria intellettuale. Ultron in realtà si chiama Andrea Jaccond, credo sia un tipo sposato e che abbia un regolare lavoro in quel di Chatillon, uno che all’apparenza si direbbe normale… e, pur non conoscendomi, ce l’ha con me. E’ un tipo compulsivo, scrive i suoi commenti due, tre, quattro per volta con intervalli di qualche minuto. Anche a notte fonda. Frasi brevi. Mi chiama “Er Monnezza”, dice che sono suonata e che di politica non capisco un cazzo, che sono rollandiniana, ecc ecc… mi invita a darmi alla cartomanzia perché possiedo le phisyque du role, considera il blog un blob di insulso materiale di scarto, ma lo legge ogni giorno. Insomma si tratta di un tipo che sa motivare con raziocinio le sue ragioni. Ecco, mi sembra giusto dirvi che esistono tipi così… apparentemente normali.

Gli Inconsapevoli!

1 aprile 2015

Provate in buona fede a sbagliare la dichiarazione dei redditi e ditemi se lo Stato sarebbe così comprensivo. Ecco perché questa assoluzione sta sullo stomaco. Non tutti dovevano essere assolti: qualcuno sì, qualcun altro no. Il fatto non sussiste. Il fatto non costituisce reato. I politici, secondo il Giudice, hanno speso soldi pubblici nella consapevolezza che fosse legittimo farlo, che fosse nello spirito della legge. I politici festeggiano l’assoluzione. Non si rendono conto. Inconsapevoli della rabbia e della figuraccia che sommano ad altre figuracce. Lasciamo perdere l’etica che è un argomento che, nonostante sia stato più volte esaminato, non capirebbero: non sanno proprio cos’è; concentriamoci sulla motivazione che li ha assolti: non erano consapevoli di usare soldi pubblici. Dunque, hanno mangiato ostriche con i soldi nostri convinti che fosse lecito. Organizzato feste calabresi per creare consenso certi di essere nel giusto. Comprato regali vari perché così prevedeva la legge. Acquistato biglietti aerei per i propri congiunti perché era normale farlo… . Dunque si sentono vittime di un’indagine infamante. Ascesi al cielo degli innocenti perché incapaci di intendere e volere. Perché a leggerla, la legge, è chiara. Esplicita. Categorica. Non capirla significa non saper leggere o non capire cosa si legge. Che ce ne facciamo di una classe dirigente analfabeta?

(altro…)

Niveaux differents!

10 marzo 2015

Due stili diversi, eppure dovremmo appartenere alla stessa cultura francofona. Invece, anche in questo caso, l’ispirazione originaria appartiene piuttosto all’omertà calabra che alla liberté francese. A Lavau, nella regione di Champagne è stata rinvenuta la tomba di un principe celtico. La notizia è divulgata sui media senza paura. Addirittura viene annunciata via Twitter dal primo ministro francese, Manuel Valls, che pubblicizza la straordinarietà dell’evento. Ad Aosta un’altra scoperta eccezionale subisce un opposto tipo di trattamento: i giornalisti non sono invitati alla visita dello scavo. Il Sovrintendente, Roberto Domaine, dice che gli scavi sono di compentenza della Coup srl, la partecipata voluta per seguire i lavori dell’ospedale nuovo (ma quale ampliamento!). Cos’è una partecipata se non un braccio (particolarmente agile) del corpaccione regionale che comprende più arti compresi quelli che riguardano i Beni culturali? Forse intendeva dire che la responsabilità della sicurezza è della società, fosse anche così che significa che i politici possono accedervi e i giornalisti no? Che dei primi non frega niente a nessuno? Vabbé pure i giornalisti non sono tanto amati. A parte le battutine, possibile che noi siamo capaci di complicare anche le cose più semplici? Possibile che il Presidente della Regione, Augusto Rollandin e l’Assessore all’Istruzione e Cultura Emily Rini “per permettere un’opportuna informazione e nell’ottica della massima trasparenza sugli scavi archeologici“, abbiano dovuto chiedere al geometra Paolo Giunti, amministratore della Società nominato dallo stesso Rollandin (ma che razza di giri si fanno questi qui!), la disponibilità per organizzare una visita apposita per i giornalisti? In che Paese siamo? Libia? Nord Corea? Cina?…Califfato?

Il senso dell’ospitalità

11 gennaio 2015

Copio e incollo dal profilo fb di Loris Biazzetti, giusto per informare sullo stato dell’accoglienza ad Aosta.

Centro di Aosta, qualche mattina fa. Mio fratello Roberto e sua moglie Vilma entrano con la loro piccola ed educatissima cagnolina Mina nella graziosa caffetteria “Croix de Ville” di recente apertura. Si siedono ad un tavolo ordinando due caffè allo svogliato gestore che solo al momento di servirli si accorge con sdegnato disappunto della presenza dell’animale: “L’avessi visto prima non vi avrei fatti entrare”, sbotta stizzito, indicando ai due esterrefatti malcapitati l’apposito avviso – talmente diafano e trasparente da risultare pressoché invisibile – che sulla porta d’ingresso diffida i proprietari di cani dal mettere piede nel locale. Bevuti di malavoglia i caffè e pagato il conto in fretta e furia, Roby, Vilma e la loro amica pelosa guadagnano l’uscita del bar ben decisi a non tornarvi mai più. Inutile aggiungere che, da oggi, la “Caffetteria Croix de Ville” occupa un posto d’onore anche nella mia personale lista nera – nonché, spero, in quelle di tanti amici che mi leggono – dei locali aostani da cui stare rigorosamente alla larga…”.

Pane e satira

10 gennaio 2015
La satira lo fa ingrassare!

A qualcuno si allungava il naso a qualcun altro…

In un suo recente scritto, Luciano Caveri, ribadisce “il ruolo e la nobiltà della Satira politica, che pure può spingersi anche molto in là, ma è il prezzo della Libertà, che non esiste dove albergano logiche totalitarie di vario genere”. Per sua fortuna è cresciuto scoprendo cosa fosse la satira, prima sfogliando la raccolta dell’Asino poi Linus. La sua formazione politica si è costruita anche attraverso scrittori al curaro come Stefano Benni e Michele Serra, passando da Wolinski, Altan, Vauro. Per non parlare de Il Male, di cui ricorda le gesta clamorose e clamorose vignette. E come potrebbe mai dimenticare Giorgio Forattini, suo appuntamento immancabile. La sua testolina si formò anche con la satira politica televisiva di cui fecero spese personaggi come Dario Fo. E poi ancora Grillo e Begnini, insomma Caveri è cresciuto a pane e satira. Secondo lui “la satira politica è e resta una ginnastica mentale, che può dare fastidio, ma di cui in democrazia non si può fare a meno.” Una ginnastica che però Caveri non fa. Ricordo una querela che fece a me e al direttore del Travail per una vignetta satirica su di lui, querela archiviata con delle motivazione che avrebbero dovuto farlo arrossire. Invece il nostro bellimbusto (si fa per dire) non solo non arrossisce, ma si fa ritrarre con la scritta “Je suis Charlie” durante la Costituente valdostana. Una bestemmia che, se non fosse per la sua ridicola statura politica, farebbe rivoltare lo stomaco di tutti i vignettisti da lui citati.

L’Augusto Salvino

4 dicembre 2014

Riprendo l’argomento: Rollandin, perché la parola razzista secondo alcuni illustri scriventi facebookiani è fuori luogo. La frase detta al Congresso unionista dal nostro Presidente della Giunta non è per loro tacciabile di razzismo. Dunque vedo di analizzarla insieme a voi. “Oggi è difficile fare norme e offrire garanzie orientate specificamente ai valdostani. Sfortunatamente le regole europee su temi come la casa o il lavoro mettono sullo stesso piano chi viene da fuori. Bisogna impedire che ci gestisca chi non è valdostano“.

Secondo il Furbacchione che sa benissimo di avere la maggioranza dei valdostani dalla sua parte, l’Europa e lo Stato sanciscono regole che sfortunatamente mettono sullo stesso piano chi viene da fuori con i valdostani. Che tipo di regole sono definite dall’Europa e dallo Stato e per chi? Non certo per gli immigrati clandestini verso i quali è ancora in vigore una legge che li considera illegali e dunque, in quanto tali, non possono certamente entrare nelle graduatorie per una casa popolare o per avere un lavoro che non sia in nero. Chi vi può accedere deve essere residente (se non ricordo male l’Europa ci ha tirato per le orecchie perché in Valle d’Aosta la residenza veniva elargita dopo otto anni di permanenza contro i cinque richiesti). Dunque, qualsiasi persona in regola con la normativa statale ed europea e anche regionale può per diritto entrare nelle graduatorie con le pari opportunità di chi in quel luogo vi è nato. Perché ogni cittadino è uguale di fronte alla legge, lo sancisce la Costituzione italiana che è valida anche per i valdostani. Secondo il giornalista, Stefano Sergi, il razzismo è “altra cosa” e si esplicita se si usano le parole negro o terùn: “ho solo detto che non vedo razzismo in quelle parole, visto il mestiere che faccio sarei stato ben contento di far due pagine su frasi come “fuori i negri e i terùn, ma non mi pare le abbia pronunciate...” (da facebook). (altro…)

Silenzio in sala

2 dicembre 2014

La frase detta dal presidente della Giunta, Augusto Rollandin, al Congresso del suo partito: l’Union valdotaine, dovrebbe lasciare basiti tutti quanti, almeno coloro che credono nei valori della democrazia. Uno fra i quali afferma che il cittadino ha uguali doveri e diritti di fronte alla legge. Principo cardine della nostra Costituzione. Ma cosa ha detto l’Augusto? Per colpa dell’Europa e dello Stato i valdostani non possono essere serviti per primi in quanto tali. Che purtroppo le graduatorie devono tenere conto anche dei diritti acquisiti degli “stranieri”. Concetto razzista che non ha sollevato nessuna riprovazione da parte delle forze politiche. Degli intellettuali. Delle associazioni. Che significa questo silenzio?

 

Un cervello piccolo piccolo

1 dicembre 2014

Soffriamo della sindrome del nano: amiamo tutto ciò che è gigantesco. L’aeroporto sportivo non andava bene ne progettiamo uno commerciale (con l’esito che sappiamo). L’ospedale non è abbastanza grande lo vogliamo raddoppiare. L’università che attualmente ospita poco più di un migliaio di iscritti la vogliamo per un indotto che è dieci volte superiore. Le funivie devono diventare sempre più grandi, sempre più internazionali… il traino economico dell’intera regione rimane quello dell’edilizia, alla faccia del turismo sostenibile e culturale che dovrebbe sostituirlo. Dietro l’angolo si intravvedono sbancamenti, parcheggi, sconvolgimento della vivibilità e del paesaggio. Il modello dello sviluppo economico è quello che ristagna dagli anni sessanta. In cinquant’anni non si è affacciata nessun’altra prospettiva. In compenso non valorizziamo le cose grandi che abbiamo. Volete vedere che il cromlech verrà sepolto nelle cantine del nuovo ospedale? Che delle miniere di Cogne non se ne farà nulla? Che le stele rimarranno inumate nel loro sargofago immenso e costoso per altri lunghi anni? Abbiamo manie di grandezza, ma il cervello è piccolo piccolo… infatti consideriamo la cultura come un semplice coadiuvante dello sci.

Senza vergogna!

24 novembre 2014

Una classe politica senza vergogna. Non un politico che abbia chiesto scusa per le spese allegre del suo gruppo. Non c’è imbarazzo perché gli eletti sono convinti della loro innocenza. E, se si considerano innocenti, vuol dire che per loro le spese per i pranzi, per i regali, per il partito… erano legittime. Ma erano legittime? Per la legge lo dirà il giudice, per l’etica che dovrebbe accompagnare chi rappresenta la collettività, sarà la stessa ad esprimersi. Io faccio parte di questa comunità e il mio giudizio lo conoscete: i soldi pubblici vanno spesi per l’interesse di tutti. Non mi pare che così sia stato.  Al contrario mi sembra che i contributi dati ai gruppi abbiano favorito sia gli interessi personali che di partito. Una gestione che prova la superficialità della classe dirigente, frutto dell’arroganza di chi è convinto di essere al di sopra di tutto. Un bel bagno di umiltà sarebbe salutare.