Virus


Il giornalista della Stampa, Enrico Martinet, trova inadeguato il Consiglio regionale, perché il confronto al suo interno è stato trasferito su internet. La stessa sorte ha contagiato i partiti. Sono d’accordo sulla inadeguatezza diffusa, ma escludo la responsabilità del web: è il Consiglio regionale e così i partiti che lo rappresentano, a essere inadeguati. (I politici usano il web a titolo autoreferenziale, come strumento di marketing, infatti molti di loro abbandonano internet subito dopo le elezioni per poi riutilizzarlo nella successiva campagna elettorale). Il muro di incomunicabilità fra la politica e il cittadino non aumenta a causa di una realtà filtrata dalla tecnologia, come sostiene Martinet, piuttosto i luoghi della politica sono resi inutili a causa del pessimo uso della politica che si è fatto finora. Un esempio: la nuova commissione antimafia. A chi importa? Non al cittadino che non crede a una virgola delle buone intenzioni di un presidente beccato a dare suggerimenti di voto, importa ai consiglieri tutti quanti, perché tale commissione inutile fa parte del teatrino che giustifica il loro ruolo e il loro stipendio. Il linguaggio del Web è un idioma che i politici non capiscono né sanno usare altro che nickname! mentre è usatissimo fra i giovani che dentro a quel codice ci sono nati e cresciuti. Gli indignati spagnoli e greci e italiani e inglesi e francesi, i rivoluzionari del Cairo e di Tripoli e di Damasco, pur nella loro specificità, parlano una lingua comune. I social network si sono rivelati una potente arma di opinione e di aggregazione popolare. Mentre gli inadeguati politici, ancora arroccati ai loro grandi privilegi di casta, ai loro ruoli rinsecchiti e ormai patetici, non hanno capito che c’è in atto una rivoluzione culturale ampia e pacifica che vola sulle ali del web: un brodo di coltura batterico che coltiva i germi di una nuova pandemia, la voglia di riprendersi la democrazia confiscata dalle élite della globalizzazione.

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4 commenti su “Virus”

  1. Giada Says:

    Credo che qualcuno dovrebbe controllare coloro che per fini politici si insinuano nei network chiedendo contatti… Occasionalmente ho ricevuto (e sentito che non ero la sola) adirittura telefonate di perfetti (a me) sconosciuti che chiedevano voti. Ma ci saranno organi preposti a vigilare su tali comportamenti… che dite?

  2. Alberto Says:

    Quello che vuole comunicare la nostra patuasia in questo lunghissimo post ricco di qualunquismo è, riassunto per i non esperti di dialetto patuasiano, che i politici non devono parlare su internet ma devono lasciare spazio ai frustrati esclusi dalla vita pubblica con blog ricchi di critiche ed insulti.
    Il problema della comunicazione è ben altra cosa.

    P.S. ogni riferimento a fatti, persone, luoghi o blog è puramente casuale 🙂

  3. patuasia Says:

    Signor Alberto, il mio post era troppo difficile per la sua elementare comprensione.

  4. a Says:

    Quando ho letto l’articolo su La Stampa, non ho potuto evitare di pensare che l’ottimo Martinet, di cui spesso apprezzo gli interventi, stesse per una volta facendo una battaglia di retroguardia a difesa del giornalismo.

    I politici oggi non parlano nelle sedi opportune ma utilizzano il web, anche per dibattere tra loro? Ebbene fino a ieri, inteso come era pre-web2.0, i politici facevano esattamente lo stesso….con i giornali.
    Nel giro di pocchissimi anni la comunicazione è cambiata, e pure il giornalismo. Prima con l’informazione online dei grandi player dell’editoria, poi con i blog dal basso e oggi con strumenti ancora più immediati quali Facebook e Twitter. Alcuni giornalisti stanno provando a cavalcare l’onda, o perlomeno non ad affondare. Lo stesso dicasi per alcuni politici.

    In conclusione, credo si possa condividere che il cittadino abbia solo da guadagnarci, con buona pace di chi teme il cambiamento.


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