Archive for the ‘Riflessione’ category

La sottile linea rossa

28 gennaio 2015

Oggi è il Giorno della Memoria. Mi va di fare questa considerazione dopo aver visto il film The look of Silence di Oppenheimer. Nel film il silenzio è delle vittime ed è vissuto come un incubo, mentre i carnefici esaltano le loro gesta crudeli convinti di essere degli eroi e lo sono. Lo sono per la società che li accoglie in Parlamento e nei luoghi di potere. Non temono di venire smascherati nei loro atti, anzi li divulgano con dovizia di particolari e provano orgoglio. Perché? Perché hanno vinto. Il regime di terrore che ha ucciso quasi un milione di persone innocenti accusate di comunismo, ha vinto e gli assassini sono dalla parte della ragione. Se avessero vinto i tedeschi e il Terzo Reich fosse ancora al potere, non ci sarebbe Giorno della Memoria. Anzi con molta probabilità ci sarebbe la celebrazione del genocidio e noi lo festeggeremo ricordando non i carnefici, ma gli eroi.

Tolleranza? Meglio la laicità!

12 ottobre 2014

Secondo me la diversità non è una minaccia, ma una risorsa: tutti partecipano alla vita che non può che essere multiforme, nessuno sta nel centro del mondo, ma gira insieme agli altri. Per questo trovo aberrante il concetto di tolleranza perché conserva quello del suo contrario. Tollerare significa astenersi dall’aggressività nei confronti dell’altro che comunque pensa e vive nel modo sbagliato. Al di fuori del proprio pensiero, del proprio modo di vivere, c’è l’errore che, al massimo dello sforzo si può, appunto, tollerare. Al di fuori del proprio Dio, per tirare in mezzo anche la religione da cui il concetto di tolleranza nasce, non c’è verità alcuna. Bella presunzione, tipica del monoteismo. Noi che abitiamo nella Piccola Roma (ma anche il resto dell’Italia, ex Impero romano), dovremmo prendere lezione dai nostri antenati, molto più romani che celti o salassi. L’incontro degli dei romani con quelli di altri paesi faceva nascere nuove divinità, la loro non era dunque una religione immobile, ma si prestava al movimento, all’arricchimento, alla modifica continui esattamente come si comporta una lingua viva che è curiosa, attenta alla realtà, ai suoi cambiamenti e alle sue relative necessità. Le lingue morte invece sono bloccate, la novità è negata. Per molti l’appartenenza a un partito, a un’idea, è come una religione dove il  dio e la verità si identificano, mentre ogni altra verità è vissuta come falsa, perciò da combattere ed eliminare. Al massimo tollerare. La laicità ingloba in sé la pluralità delle opinioni, il confronto aperto, l’assorbimento delle verità che sono sempre più d’una. Qualsiasi tipo di religione compresa quella che prende la forma di partito, invece è assoluta e custodisce un’unica verità che non può, tolti i fragili paletti della tolleranza, che farsi aggressiva.

Paghi uno e prendi due

2 luglio 2014

La lettera di ringraziamento, scritta da uno della 3bite, è sintomatica non solo per gli strafalcioni, ma per i suoi contenuti che fanno il paio con la volgare deformazione della lingua italiana. Uno che si esprime così, e immaginiamo che i suoi soci non siano migliori, gestisce e ha gestito un sacco di soldi in nome della cultura. Paradossale vero? Eppure è la norma. Le centinaia di milioni di lire prima e di euro dopo spese durante gli anni delle vacche grasse non hanno creato una comunità dalla forte identità culturale. (Non intendo un’identità etnica sia chiaro, ma culturale che ha ben altro respiro.). Perché? La risposta è semplice. Perché gli investimenti non sono stati fatti per creare cultura/emancipazione/creatività/autonomia e relativa qualità della vita che non può prescindere dalla qualità del pensiero, ma per creare e rafforzare il consenso. Un consenso che si è assodato non sulla base dei buoni risultati ottenuti per il buon vivere di tutti, ma sull’elargizione di favori personali. (altro…)

A che pro?

29 aprile 2014

Sarà la primavera che non decolla a togliermi la voglia di scrivere? O sarà la delusione? E’ da numerosi anni che la parola cambiamento circola nei campi di gioco della politica, mi è venuta a noia. Mai visto un goal nella porta avversaria e oggi che la partita sembra propendere per il… cambiamento, non ci credo più. No! Non si cambia. Gli attaccanti sono sempre quelli. Un conformismo che va oltre alle persone fisiche, è sistemico. Include i metodi e le strategie. Include i comportamenti. Io vedo una divisa sola. Che energia si può ricavare da un quadretto simile? Non c’è un obiettivo davvero stimolante e quindi non c’è una sfida che possa raggiungerlo. La voglia di partecipare scompare. A che pro? Su Rollandin sono stati sommati tutti gli errori e tutte le responsabilità della crisi valdostana, ho sempre detto che questa visione era ed è miope, al servizio della rinascita di altri ugualmente responsabili, ma politicamente rifatti. Il problema è molto più serio. Molto più grave. E’ un problema culturale. Il sistema-Rollandin andava bene a tutti e tutti lo hanno adottato come proprio: chi più chi meno. Andava bene fino a quando abbiamo avuto i soldi e continua a marciare seppur rallentato dalla riduzione dei contributi statali. Un sistema economico-culturale primitivo radicato negli anni e nelle appartenenze ai clan. (Persino gli ultimi arrivati: i grillo-talpa, sono diventati da subito una famiglia iperprotettiva). Perfettamente funzionante anche quando Rollandin in Giunta non c’era. Una degenerazione culturale come è avvenuta in campo nazionale con il berlusconismo. Qui, visto che siamo speciali, l’abbiamo anche in versione territoriale. Non sarà sufficiente il cambio di Giunta, per intravvedere l’alba. Ci credete voi che sarà il merito a subentrare alla raccomandazione? L’Esprit libre a diffondersi e non un nuovo asservimento ai nuovi/vecchi padroni di casa? Io sono un esprit libre eppure, se la Renaissance potesse menarmi, lo farebbe. Non può farlo e adotta la riserva, anch’essa antica, di non considerarmi. Ogni giorno quasi mille persone leggono il blog, i politici per primi, ma questi fanno finta di niente. Non rispondono alle domande e alle sollecitazioni. All’oggi Alpe, invitata più volte, non ha preso le distanze dal discorso di Farcoz. Allora? Capite bene che la voglia di credere in qualcosa di veramente diverso e buono mi diventi davvero difficile.

Meglio le larghe intese

4 aprile 2014

Tutti hanno sempre voluto e vogliono fare il bene dei valdostani. Ma in questo momento cosa è meglio fare per il presunto benessere della nostra comunità? La maggioranza è sfiduciata e la minoranza non ha i numeri per andare a prendere il suo posto. Se mai ce la facesse, grazie allo Scilipoti de nos-atre, il risultato non sarebbe diverso. Cambierebbe solo il campo. Di trasfughi ce ne vorrebbero almeno quattro, meglio cinque, per dare una qualche migliore possibilità di governare. Ci sono? Ci saranno? Non credo. Allora? Qualcuno invoca le elezioni subito, ed è colui che ha la sicurezza di portare a casa la riconferma, ma gli altri? Quanti sono quelli che a casa ci resterebbero? Troppi. E poi con questa legge elettorale non si riproporrebbe la stessa situazione? E il vuoto di potere che si verrebbe a creare darebbe una mano ai valdostani in difficoltà? No. Chi in questo momento si dimostra il più responsabile è paradossalmente Augusto Rollandin. La vita amministrativa va avanti. (E meno male.). Laurent Viérin lo accusa invece di irresponsabilità, ma non propone una sfiducia costruttiva, una Giunta alternativa a questa. Non può, non ne ha i numeri. La tattica usata è stata quella del “prima si fa la crisi e poi si procede con le consultazioni”, ma non si gioca sulla pelle dei cittadini! Una crisi si apre se si hanno delle prospettive concrete davanti. Le consultazioni si fanno quando si ha un progetto e i numeri per portarlo avanti, non si sperimenta a casaccio. Io credo che per il bene dei valdostani, a cui tutti i politici tengono tantissimo, o, data la situazione, il meno peggio, sia mettere in piedi un governo di larghe intese transitorio che riformi la legge elettorale, tenga sott’occhio l’articolo V e sappia rispondere alle urgenti domande della società e poi  che si vada a elezioni. Non sarà così breve, ma eviterebbe lo stallo politico con tutte le sue conseguenze. I grillini e l’UVP all’opposizione. Sia Alpe che il PD avrebbero tutto da guadagnare, potrebbero condizionare positivamente il nuovo governo con le loro proposte che, data l’importanza del loro ruolo di equilibrio, avrebbero buone chance con la benedizione dei valdostani. Acquisterebbero quella visibilità che l’UVP dei Viérin ha loro tolto, insomma darebbero un senso costruttivo a questa crisi. Rollandin non sarebbe più un uomo solo al comando perché sarebbe costretto ad ascoltarli. Certo l’elettorato dovrebbe essere così maturo da capire che l’alternativa è solo il buio. O luce per uno solo: Viérin. Io se fossi in Floris e in Centoz affronterei la sfida.

La Valle ne ha due palle!

4 aprile 2014
DUE PALLE!

DUE PALLE!

Solo una questione di firma

29 marzo 2014

La Giunta di Governo valdostana capitola sempre sulla faccenda Casinò. Oggi la minoranza vuole la testa dei dirigenti perché incapaci di gestire un’azienda che da tempo è solo un debito per la comunità. Ha perfettamente ragione. Assumiamo il più grande, capace, meraviglioso, specializzato manager del mondo per salvarla, sapete che farà per prima cosa? Taglierà il personale! Già, proprio così, licenzierà l’enorme esubero. La politica ha creato il problema, la politica non vuole risolverlo e sapete perché? Perché i numeri sono tanti, appetibili voti per tutti. L’economia non c’entra. Se mai avesse avuto un ruolo, la politica sarebbe stata ai margini e non avrebbe sfruttato l’azienda in termini prettamente clientelari. Un contenitore di assunzioni senza fine per saziare l’insaziabile fame di consenso. Paradossalmente oggi è chi vuole cambiare le cose a difendere questi lavoratori e per lo stesso motivo: sono voti! Quindi intoccabili. Ma una politica che si fa condizionare da una lobby e quindi non libera di esercitare il suo ruolo non è buona politica. Alla pari del manager incapace va licenziata. Ecco perché non credo in questa minoranza guidata dall’UVP e dal clan dei Viérin, perché ripropone le stesse logiche clientelari finalizzate alla conquista del potere. Perché nella retorica da oratorio che stuzzica i sentimentalismi più stucchevoli, non dice che per mantenere la lobby del Casinò sarà costretta a tagliare sui servizi destinati ad altre fasce di lavoratori. Fino a quando lo Stato ci copriva d’oro potevamo permetterci di mantenere il baraccone, oggi non più. Non ci sarà nessun manager che risolverà la questione senza tagli, ma questo non si dice. Non fa fine e impegna troppo. L’UVP preme per andare a elezioni anticipate perché sa che porterà a casa il ricco bottino del Casinò. Allora ditemi cosa c’è di diverso in questo modo di agire se non la firma? Come si esercita il tanto sbandierato cambiamento? Forse siamo condannati a causa dei pochi numeri, dei privilegi che ci hanno ovattato il cervello, dell’illusione di un benessere eterno. Quattro stupidi gatti imbottiti di soldi, incapaci di trovare soluzioni che non siano contributi, perché protetti da un diritto storico ormai obsoleto sempre più pallido. E la crisi non ci sta aprendo gli occhi.

Digressione 47

18 febbraio 2014

Su fb quelli di sinistra mi hanno scritto di tutto: da quando spero in Renzi ho tradito la causa e sono diventata una fan del “clone di Berlusconi”. Se a loro questo dà sicurezza che lo credano pure, a me piace ragionare non fare il tifo. Innazitutto perché Renzi? Perché è l’uomo che ha saputo creare il maggior consenso intorno a sé. Non c’è riuscito Civati e neppure Cuperlo, ci è riuscito lui. All’interno del PD la maggioranza è con lui, la minoranza deve adeguarsi senza mettersi il bavaglio è ovvio, ma le scelte sono sulle spalle degli altri. (Spero che Civati non faccia il solito giochino che porta al massacro e cioè non decida di inventarsi un nuovo gruppo). La critica maggiore che circola sui social è che Renzi non è stato eletto dal popolo. Nessun Primo Ministro è mai stato eletto dal popolo, ma nominato dal Presidente della Repubblica. Certo c’è stata una manovra di Palazzo e non è la prima, Renzi arriva dopo Letta che arriva dopo Monti. Monti non lo sopportava più nessuno e Letta era mal visto da tutti e allora? Per me ben venga Renzi, anche se avrei preferito un iter più normale, ma questi tempi sono normali? Non lo sono. Andare a elezioni con la vecchia legge elettorale non porterebbe a nulla, anzi sarebbe una riproposizione del quadro attuale con ottime possibilità che quello di Berlusconi diventi il primo partito. E poi i tempi sarebbero eterni e faticosi, ve la immaginate una campagna elettorale? E noi abbiamo un assoluto e urgente bisogno di riforme! Senza di esse la nostra economia non può crescere e non può essere competitiva con tutte le conseguenze del caso. Cambio della guardia dunque e via subito alle riforme! Spero che Renzi corra veloce più di tutti i suoi avversari interni ed esterni. Finora di fatti concreti se ne sono visti troppo pochi, per Renzi non sarà facile e anche per questo provo simpatia per lui. Lui non è l’uomo solo al comando, le scelte non potranno essere fatte senza l’ausilio del Parlamento, lui è l’uomo contro tutti. Contro i burocrati del suo partito, contro l’ala radicale del suo partito, contro Berlusconi e Grillo, contro un’Europa molto scettica e in attesa. Matteo Renzi deve dimostrare di essere capace di riformare e in fretta questo Paese e recuperare credibilità in Europa. Se metterà a segno qualche eclatante riforma, come io auspico, allora potrà recuperare la fiducia dei cittadini che mal hanno digerito la sua ascesa. E con quel consenso governare quattro anni e forse più. Non abbiamo altra scelta che lui, per questo dobbiamo far quadrato intorno alla sua figura e al PD, perché l’alternativa sono due antieuropei convinti come Berlusconi e Grillo. Al momento io non ne vedo altre.

Proposte per un’alternativa

21 gennaio 2014

Riceviamo dal signor Nino Borruto e volentieri pubblichiamo.

A fronte delle prime indiscrezioni che trapelano relativamente alla chiusura dell’inchiesta sul finanziamento ai gruppi consiliari della Valle d’Aosta, portata a termine dalla sezione di Polizia Giudiziaria della G.d.F. e di cui la D.ssa Mineccia, capo della Procura di Aosta, sta per trarne le conclusioni con il probabile invio delle relative informazioni di garanzia che dimostrerebbero come i nostri rappresentanti non siano affatto diversi dai loro colleghi del resto d’Italia, mi preme fare alcune considerazioni. E’ evidente come i consiglieri, che avevano accesso a quei fondi, usassero quei soldi come fossero proprietà privata e non mezzi per agevolare l’azione politica. Nonostante non si possano equiparare i comportamenti e fare di tutta l’erba un fascio, nessuno dei gruppi che ha presentato le pezze giustificative delle spese sostenute, ha minimamente capito lo spirito di quei finanziamenti. E, un esempio su tutti, il fatto che qualche consigliere avesse addirittura una tessera bancomat relativa al conto corrente dove questi soldi venivano depositati, esprime al meglio la filosofia con la quale venivano concepiti. Mi sembra chiaro che noi cittadini non si debba più subire le malversazioni di questa gente, ma reagire e ribellarci allo spreco inutile e spesso dannoso, delle risorse economiche disponibili, per far sì che queste vengano usate, soprattutto in periodi di crisi come l’attuale, esclusivamente nel nostro interesse, recuperandone, oltre il senso pratico, anche quelli morale ed estetico. E’ evidente che i partiti attualmente esistenti non sono riformabili dall’interno, essendo controllati dai ras delle tessere, da gruppi di potere inamovibili, che si passano lo scettro di padre in figlio (piuttosto che in genero od in nipote).

Le alternative che abbiamo per mettere fine a questa politica sono due: la prima è l’appoggio al M5S, che molti non digeriscono per motivi che spesso condivido, quali l’assoluta sottomissione alle scelte della rete o la rigidità di alcune regole imposte agli eletti, che spesso addirittura impediscono l’espletamento del mandato, così come previsto dalla legge. Anche se bisognerebbe mutuare dal movimento la gran parte degli obiettivi del loro programma, che ne fanno la vera forza, quali, per esempio, la rinuncia ai soldi di cui sopra o il dimezzamento dei compensi agli eletti, l’anima ecologista in materia energetica, la gestione dell’informazione, la responsabilità diretta in caso di spreco delle risorse pubbliche eccetera. La seconda è la formazione di una lista civica, ideologicamente omogenea, composta da gente che ha voglia d’impegnarsi, in prima persona e disinteressatamente, per promuovere la rinascita morale oltre che economica di Aosta in primis e della Valle tutta. Non mancano certo le persone capaci di portare avanti questa iniziativa, anche tra quelle già presenti in Comune ed in Regione. Noi cittadini contribuenti non aspettiamo altro che si facciano avanti con una seria proposta di vero cambiamento.

A cena con il nemico

3 gennaio 2014

Per il mio compleanno mi sono concessa una serata con persone insolite e, anche solo per questo, interessanti. Sono curiosa e se la politica ha finito con l’annoiarmi a morte le persone conservano ancora margini di curiosità. Piuttosto ridotti, ma ancora galleggiano sulla pozza di primordiale umanità. Ecco perché ho accettato con piacere l’invito a cena di Nicoletta Spelgatti. Il ristorante “La Gabella” di Laurent Viérin è stato la ciliegina sulla torta. Laurent si è comportato da inaspettato, perfetto padrone di casa. Ristoratore sorridente e cordiale quanto è politico scontroso e antipatico. Ma veniamo alla serata trascorsa con i nemici. Con i rozzi leghisti. Mi sono divertita un sacco a guerreggiare in uno scontro vivace e dilettevole dovuto al livello piuttosto elevato delle chiacchiere, al sense of humour, al clima rilassato e piacevole. Ma guarda, mi sono detta! Eppure non sono stata tenera con Sergio Ferrero e neppure con Nicoletta e meno che mai con la Lega in generale. Eppure le mie idee sono così diverse, eppure… eppure… . eppure mi sono trovata a mio agio. Accolta. Che vuol dire? Che la politica spesso crea barriere insormontabili che ci rendono incapaci di andare oltre alle etichette per trovare umanità anche nella diversità? Che siamo così insicuri di noi stessi e delle nostre idee tanto da temere contaminazioni? Che siamo così poco coraggiosi da cercare sempre e solo la conferma di ciò che pensiamo? Che siamo degli abitudinari del nostro pensiero standard? E’ comunque curioso che i nemici mi invitino a cena e gli amici neppure rispondono agli auguri.