Dunque forse è tempo di raccontarsi le cose come stanno. Entrambi gli schieramenti, i 18 della maggioranza rollandiniana come i 15+2 dell’opposizione, per avere il sopravvento hanno bisogno di due-tre Scilipotiz che passino nello schieramento avverso. Con Rollandin in sella e attento e marziale come un carabiniere a cavallo , per ora non avviene alcuna transumanza. Bisogna attendere il risultato delle europee: un eventuale trionfo renziano può innescare una frana, con circa mezza dozzina di Scilipotiz in veloce mutazione “progressista.” . Tenete conto che gli unionisti, di entrambi gli schieramenti (perché entrambi sostanzialmente unionisti, anche se pentiti…) , in genere posseggono l’infallibile istinto del salmone per risalire i torrenti di chi comanda a Roma. O vince a Bruxelles. Una vittoria di Renzi può sbloccare i giochi, far emergere eventuali congiurati all’interno dell’Union, dar loro il coraggio di andare dall’Empereur invitandolo a smammare. Uguale considerazione per i disgustosi SA: di fronte ad un eventuale dilagare renzista nelle europee, la loro vocazione alle intese col vincitore fiorentino non avrà freni. Diverso se invece Grillo avrà un botto elettorale, diventando il secondo partito italiano. In questo caso prevedo defezioni difficili tra i 18. Capitolo Centoz e Floris: che i segretari dei partiti sostengano la tesi per cui la politica non si decide solo in piazza Déffeyes mi sembra normale. Sopratutto nel caso di Centoz, che nelle assembleee elettive è ancora debole. I due poveri segretari si trovano alle prese con i rispettivi gruppi regionali ingrifati ed eccitati dalle crepe del rollandinismo, che vendono come già spacciato, un po’ per propaganda e un po’ per interesse.
Però non è ancora il momento del ko, per gli equilibri regionali tocca aspettare il 25 maggio, data delle europee.
Che fare intanto? Ispirarsi all’intelligente osservazione della sempre acuta Viviana Rosi, la prima a notare come l’italiano venga ritenuto inadatto ad esprimere programmi epocali, o pretesi tali: il fiscal compact, la renaissance, il job act. Pure la escort… (roberto mancini)
Posted tagged ‘Viviana Rosi’
Tanto tuonò che non piovve
15 aprile 2014Giù le mani dalla 194!
7 gennaio 2014Patuasia solidarizza con l’Associazione “Dora Donne Valle d’Aosta” che ha espresso, insieme a numerose altre associazioni femminili in Italia, il proprio disappunto nei riguardi della veglia di preghiera per le vittime degli aborti voluta e organizzata dall’associazione “No 194“. La 194 è la legge approvata nel 1978 che sancisce la possibilità di ricorrere all’interruzione volontaria di gravidanza nei primi mesi di gestazione. Una legge sempre osteggiata dalla comunità cattolica come se tutti al mondo vi facessero parte. Non è così. E non siamo più nel medioevo, pertanto, come dice giustamente Viviana Rosi nell’intervista pubblicata dalla Gazzetta matin ” … è ora che queste persone se ne facciano una ragione!”. Abolire la legge non significa difendere la vita come sostiene con l’arroganza tipica dell’integralismo cattolico, la referente per la Valle d’Aosta della “No 194“, Ombretta Rainero, significa solo ritornare all’esercizio clandestino dell’aborto e alla speculazione dei privati, magari gli stessi che oggi si dicono obiettori di coscienza e non svolgono il loro dovere nelle strutture pubbliche dove la 194 è legge.
Non si sputa nel piatto…
4 novembre 2010Nell’articolo: “Il bambino e l’acqua sporca”, pubblicato sull’ultimo numero di Alpe, Viviana Rosi taccia di superficialità coloro che si mostrano contrari alla gestione nostrana della cultura. Invita ad “analizzare i contenuti artistici, intellettuali e gli usi politici” delle varie manifestazioni organizzate dalla Regione, al di là della demagogia e dei luoghi comuni. Preoccupata che “il facile sdegno per i costi” possa diventare la scusa per “buttare via il bambino insieme all’acqua sporca.” Noi, di Patuasia, siamo sempre stati e lo siamo tutt’ora, molto critici nei confronti della proposta culturale locale. Non tiriamo in ballo la Saison che ci sembra il minimo che possiamo avere (cinema di qualità, teatro, operetta, non possiamo fruirli diversamente), ci limitiamo semplicemente a constatare che nonostante i milioni di euro spesi, il livello culturale della Valle d’Aosta resti spaventosamente basso. Invita, la Rosi, alla lettura della filosofia della Restitution. Il Teatro romano ci è stato restituito con un trasloco dell’impalcatura di pochi metri; l’area megalitica di Saint-Martin dopo vent’anni è un cantiere aperto, tanto orribile quanto fuori luogo e tempo (solo la Sagrada Familia, di Gaudì, ha conservato negli anni il fascino delle origini); lo Splendor chissà, se faremo in tempo a vedere gli arredi. Per tutto il resto ci sembra che il concetto tanto reclamizzato (trattasi soprattutto di restauro e conseguente fruibilità) non appartenga a una determinata filosofia locale, ma a un doveroso compito istituzionale. Siamo convinti che la cultura, così come viene gestita, sia, più o meno consapevolmente, considerata da tutti, compresi coloro che ci lavorano in ambito istituzionale, come un qualcosa di superfluo. Più vicina all’intrattenimento e al diversivo che a uno strumento di crescita individuale e collettiva. Un milione di euro speso per la Festa della Valle d’Aosta è stato un insulto: questo sì che avvalora la tesi dei tagli necessari. Una propaganda misto griglia con chiare finalità elettorali. Questa non è cultura. Per noi la cultura è altro. E’ occasione, strumento, opportunità per migliorare se stessi. Se la cultura non viene metabolizzata, rimane semplice informazione. Si possono leggere cento libri al mese, ma se si cena guardando la televisione, se si trascurano i figli, se si arriva constantemente in ritardo, ecc ecc, tutti quei libri non sono serviti a niente. Noi, in quanto collettività, non siamo migliorati affatto, evidentemente qualcosa non funziona: che sia il bambino?
Commenti recenti