Posted tagged ‘Vittorio Sgarbi’

Sgarbi non ci basta!

26 marzo 2015

Sgarbi guarda e sceglie i pezzi d’arte per l’Expo, va bene, ma sarebbe interessante capire l’iter istituzionale che seguirà la scelta. Già, perché le opere storiche selezionate sono gioielli della collettività e non è che si scelgono come si sceglie il formaggio al supermercato. Vorremmo avere delle robuste garanzie sul luogo che le ospiterà, sul progetto espositivo, sui trasporti, sulle assicurazioni ecc ecc…  perché non ci basta il nome famoso di un curatore come garanzia.

Felice per il collega Marco Jaccond, scelto a rappresentare la contemporaneità.

Il pifferaio magico

21 dicembre 2011

Forse Marco Jaccond non è stato alla Biennale di Venezia, perché altrimenti non si sarebbe scandalizzato della mostra definita “La Biennale degli Sconosciuti” e allestita a Palazzo delle Esposizioni a Torino. In laguna avrebbe trovato lo stesso “percorso di difficile lettura… le opere messe a caso, le une sulle altre…). Cosa si aspetta un artista da uno come Sgarbi, se non l’incensamento di quest’ultimo? Il critico, nonostante i numerosi flop collezionati in tutte le salse: da amministratore pubblico a critico a conduttore televisivo, continua a trovare crediti sia a destra che a sinistra. Perché? Nella Biennale vera e propria gli artisti altri non erano che comparse dell’unica autentica performance firmata Vittorio Sgarbi! Si dice che l’arte per essere tale deve riflettere il proprio periodo storico, dunque quella performance (non le opere singole) è da considerare arte perché riflette senza aloni la realtà italiana contemporanea: un paciocco caotico di opere mediocri volute dagli amici del curatore. La Biennale degli artisti senza merito e raccomandati: un quadro perfetto e coerente della nostra Italia oggi. A Torino come poteva essere diverso? Dare spazio agli artisti che il mercato non considera? Uhaaa uhaaa! Ma Sgarbi dà spazio solo a se stesso! Non averlo capito è peccato grave. Un NO collettivo sarebbe stato un segno di intelligenza. Un segno artistico molto forte che avrebbe sostenuto l’indignazione globale, una presenza sul palcoscenico della Storia. Ma dove sono oggi gli intellettuali, dove gli artisti? Questi accorrono come topi al suono del pifferaio magico. Se qualcuno crede ancora nel valore taumaturgico dell’arte che lasci perdere questa cazzata al più presto.

Il picio del toro

7 luglio 2011

Pubblico in visita alla mostra: "Nuove forme nello spazio della tradizione".

L’operazione Sgarbi per il Padiglione italiano della Biennale di Venezia a me piace. Se  l’appuntamento lagunare vuole presentare al mondo lo stato dell’arte di ogni Paese, Sgarbi ha interpretato al meglio quello italiano: nessuna selezione al merito, ma all’amicizia. Più Italia di così! Il critico, per chi non lo sapesse, ha chiesto ai vari amici suoi e a persone di più o meno cultura, di segnalare il loro artista preferito, ne è sorto un pot-pourri fantasioso e sgangherato. Una massa di immagini che più che evidenziare i tratti espressivi dominanti li ha annullati a vantaggio del narcisismo del critico. Infatti più che un’esposizione sull’arte italiana, l’operazione si direbbe una performance dell’artista Vittorio Sgarbi. Performance che ha contaminato l’intera Penisola. Anche noi abbiamo quindici artisti consacrati che ci rappresentano, grazie alla cura di Gabriele Accornero, Chantal Cerise e Annalisa Cittera con la dovuta benedizione del Veterinario. Sgarbi ha preso il gruppo a scatola chiusa. E’ che si è innamorato del Forte, lo aveva già dichiarato quando aveva organizzato la mostra-flop “Il ritratto interiore” (50.000 presenze promesse poi rivelatasi 14.000 circa) e ci ha lasciato il cuore, chissà mai… . Quindici artisti che offrono un’immagine dell’arte locale provinciale, pasticciata, scontata, in una parola: pallosa! Il Veterinario ha definito la scelta: “La via della modernità”, quando moderno è aggettivo che in arte si colloca giusto al finire della prima metà del ‘900. Uno solo avrebbe potuto rappresentarci con forza e dignità, saputo comunicare qualcosa di unico e autentico. Parlo dello scultore-contadino, François Cerise. Le sue figure offese e sensibili affondano le radici nel tempo remoto, eppure arpionano il presente con la spontanea crudezza di una foto scattata con il cellulare. Nessun giochetto di legno esausto, nessun effetto speciale alla picio-di-toro, nessuna illustrazione su seta possono competere con la sua resa espressiva, perché genuina, pura, naturale, forte e imprevedibile come un temporale estivo e Lui ci avrebbe resi, per una volta, orgogliosi. Ma l’orgoglio non è di casa, meglio la marchetta, la clientela, meglio far contenti il più possibile che tanto l’arte è una sciocchezza che va soddisfatta, ma niente più.

Veterinart!

5 luglio 2011

Opera astratto-simbolica, logo della nuova corrente artistica valdostana: Veterinart!

Sgarbi diceva il vero. Oggi, al Forte di Bard si inaugura la mostra “Nuove forme nello spazio della tradizione”. Un’esposizione caduta dal cielo, privata di un comunicato stampa che ne anticipasse i disegni, le modalità e i costi. Eppure l’amministrazione regionale abbonda nella comunicazione: qualsiasi scemenza viene propagandata, ma non in questo caso, facile domandarsi il perché. Almeno per Patuasia, perché nessun altro, a dire il vero, se lo è chiesto (vedi il post: sono circondata da conigli!). Forse perché le scelte fatte sono tipiche di un regime che preferisce, in quanto tale, muoversi nell’ombra per poi presentare il fatto compiuto? Scelte fatte da chi? Per un artista contemporaneo essere selezionato da un veterinario non crea curriculum, se poi il veterinario è anche presidente del luogo espositivo e presidente della Regione che caccia i soldi, più che l’onore  si adatta meglio la vergogna. L’amministratore delegato del Forte di Bard, Gabriele Accornero, abbozza una linea selettiva che è quella che privilegia i linguaggi non figurativi “segni e tratti nuovi”. Fra gli artisti del contemporaneo valdostano troviamo l’illustrazione classica, appropriata per i libri dedicati all’infanzia, di Francesco Nex. Il segno figurativo di Franco Balan e quello grottesco di Dorino Ouvrier.  Salvatore Cazzato, specializzato in mobili, vinse l’anno scorso alla Mostra Concorso con una copia lignea dello schiavo di Michelangelo. Di Giulio Schiavon e Bobo Pernettaz non si può dire che i loro frammenti scomposti e ricomposti non siano legati alla realtà e neppure Chicco Margaroli se ne smarca con i suoi libri di foglie e cuori imbottiti e neanche Roberto Priod con i suoi espliciti riferimenti alla natura, già perché il non figurativo è tutto ciò che rimanda al linguaggio puro, all’essenza dell’espressione che trova in se stessa le ragioni del suo esistere e cioé: il piano, la superficie, il colore, il segno, la materia, il pigmento, la luce, le vibrazioni di ogni ordine e tipo…, insomma gli artisti che hanno intrapreso questa strada non sono certo fra quelli selezionati. La giustificazione di Accornero cade così nel vuoto e conferma l’unica volontà espressa: quella di un veterinario che di arte contemporanea e di arte in genere, non ne capisce un tubo!

Misteri valdostani!

24 giugno 2011

Qualcuno, oltre a Sgarbi, sa qualcosa circa la mostra che si inaugurerà non-si-sa-dove, ma comunque in Valle d’Aosta? Qualcuno, oltre il critico, conosce i nomi degli artisti invitati? E chi li ha selezionati e sulla base di quale criterio? E quanto costa? Sulle pagine di Torino della Stampa di oggi, Sgarbi si dice soddisfatto per aver trovato la giusta sede sabauda per l’evento che coinvolge tutte le regioni italiane, la nostra compresa, e aggiunge che l’inaugurazione valdostana è prevista per il cinque luglio. Si tratta di un grande progetto del quale nessuno ha mai detto niente, perché? E chi in Valle è all’altezza di fare un’onesta selezione degli artisti? Sgarbi ha delegato tutto alle regioni, sulla falsariga dello stile adottato per il Padiglione italiano alla Biennale di Venezia: chi sono dunque gli esperti di arte contemporanea che lavorano attualmente sul territorio oltre ai soliti politici?

Faccia di…

9 febbraio 2009
RAZZA UMANA?

RAZZA UMANA?

Possiamo facilmente immaginare com’è andata la festa al Forte di Bard, a compimento dei tre giorni di workshop condotti dall’inimitabile fotografo della-sfiga-altrui: Oliviero Toscani, ormai considerato come il gattone, di collodiana memoria, di chez nous. (La volpe Sgarbi, state sicuri, non tarderà a ritornare!). Signore strettamente abbottonate ai vernissage, fresche di parrucchiere e su tacchi fuori luogo; intellettuali di paese; bamboccioni in cerca di una chance; politici fai-da-te; segretarie particolari, alcune molto particolari; il parroco per la benedizione della torta e LUI: il PLURIPRESIDENTE. Tutti a divorare, senza cerimonie, la fama del personaggio e a soddisfare, senza ritegno, la fame con quantità industriale di pasticcini e salatini, prodotti dalla pasticceria locale per dare impulso all’economia della bassa valle. In questo piccolo mondo antico, mancano la poesia e la tenerezza che albergano in quello di Jacques Tati. Perché la vita che vi si è consumata non è vera, ma un volgarissimo spot. Uno spot pubblicitario che reclama il furbastro della comunicazione (ha sicuramente dei meriti) e l’amico suo. Per Toscani, uomo di mondo, è stato facile gestire e controllare la stupidità paesana e per questo sicuramente ci disprezza. Come dargli torto? Noi di Patuasia news siamo così presuntuosi e così nessuno da disprezzare anche lui e la sua facile creatività, condita di trasgressione e moralismo. Un mix che fa tanto, troppo cattolico. Noi che cattolici non siamo, preferiamo le barzellette laiche di Maurizio Cattelan.