Sono tutti professoroni quelli indagati nell’indagine “Do ut des” per i presunti reati quali l’associazione a delinquere, corruzione, falso, truffa aggravata. Le università coinvolte sono quelle di Bari, Trento, Sassari, Milano Bicocca, Lum, Valle d’Aosta, Roma Tre, Europea di Roma. Dunque fra queste risulta anche la nostra piccola e giovane università. C’è ancora qualcuno che sostiene che noi siamo diversi dal resto d’Italia? O questa nostra regione sa condensare in sé il peggio del Bel Paese. E qualche giornalista ha in corso una qualche indagine sul tema? Anche semplicemente si è posto qualche domanda pubblica? O il legame di “recipocra lealtà” si estende ben oltre le aule universitarie?
Posted tagged ‘Università della Valle d’Aosta’
Recipocra lealtà!
7 ottobre 2013Assopigliatutto2
12 febbraio 2013Vorrei far notare una curiosità che si è venuta a creare da poco e proprio all’Università della Valle d’Aosta. Nel Consiglio di Amministrazione le cariche politiche sono quattro: il presidente della Giunta, l’assessore all’Istruzione, il sindaco di Aosta e il presidente del Celva. Dunque noi ci troviamo ad avere due uomini per quattro poltrone. Augusto Rollandin, presidente e assessore e Bruno Giordano sindaco e presidente. Accentrare il potere nelle mani dei pochi è più che un vizio è una vocazione.
Francobolli
21 gennaio 2013Università VdA innovativa?
11 gennaio 2013Riceviamo dal signor François Burgay e volentieri pubblichiamo.
Prima della vacanze Natalizie c’è stata l’inaugurazione dell’anno accademico 2012-2013 dell’Università della Valle d’Aosta (UNIVdA) e sono state presentate alcune novità, a detta del rettore e del presidente della Regione, estremamente tecnologiche. Quali? Wi-Fi gratuito per tutti i dipendenti (studenti inclusi) dell’Ateneo, presentazione online della domanda di iscrizione e abolizione del libretto cartaceo. Il Presidente Rollandin ha aggiunto: “Credo che siamo la seconda Università che si spinge verso questa tecnologia”. Se le nostre “Colonne d’Ercole” sono a Pont-Saint Martin possiamo dire di essere i primi in classifica (inventata dallo stesso Rollandin?), ma basta spingersi un po’ oltre i confini valdostani e analizzare la realtà di Bologna, dove ho avuto la fortuna di studiare, per capire che tra i primi non siamo. Dal 2008 l’Ateneo emiliano ha abolito ogni forma di libretto cartaceo, introducendo il sistema informatico di verbalizzazione degli esami e dal 2007 gli statini erano già in “pensione”. Da prima della mia iscrizione il Wi-Fi era disponibile gratuitamente in tutte le sedi dell’Università che si distribuisce su un territorio estremamente più vasto rispetto alle due sedi dell’UNIVdA. Senza andare troppo lontano da casa, Torino offre gli stessi identici servizi e sono convinto che queste realtà non siano le uniche nel panorama nazionale. Il video che presenta queste “novità” fa anche riferimento ad un “livello di eccellenza” dell’Ateneo nostrano. Un’indagine del Sole 24 ore (2012) ci pone all’8° posto tra le Università private su 14. Tradotto: siamo mediocri. Ma forse ci piace sentirci i migliori anche quando non lo siamo, quindi convinciamoci che il mondo finisca a Pont Saint-Martin e viva l’innovazione del nostro Ateneo!
Un nuovo esercito in marcia!
7 settembre 2012Si sta formando un nuovo esercito valdostano: quello degli insegnanti di patois. Più che di patois si tratta della neolingua voluta dal regime unionista con la complicità degli alpisti. Il patois-linguamadre non si costruisce a tavolino da una manciata di esperti pagatissimi, ma si apprende spontaneamente in famiglia. La neolingua è un’aberrazione sia linguistica sia politica sia economica. Si tratta di una centralizzazione delle differenze che fa a pugni con la difesa di quest’ultime tanto promulgata a parole. Si è creata una lingua artificiale che sostituirà nel tempo i vari e differenti patois e questo per sostenere la tesi della Valle d’Aosta-regione a minoranza linguistica. Un Popolo minoritario e senza Stato e quindi bisognoso degli aiuti economici dello Stato. Questo delirio viaggia a ritmi sostenuti, nessun intoppo, nessuna domanda. I “giornalisti” si limitano a darne notizia, i politici di opposizione o sono coinvolti direttamente nel progetto o tacciono per questioni di realpolitik. Gli intellettuali aspettano un incarichetto o un piccolo contributo, gli artisti la promessa di una mostra con catalogo. La massa non capisce il francese e per questo tipo di notizie si usa la lingua di Molière. E l’esercito si costruisce. Prima con una laurea nell’università casalinga (fuori il mondo è brutto e cattivo e può far venire delle strane idee) che ha come Presidente un politico e che politico! Poi con la specializzazione nei corsi istituiti dall’assessorato alla Cultura e Istruzione. Ci saranno insegnanti per le scuole inferiori, esperti per le superiori, animatori per la scuola d’infanzia e… ci sarà anche una nuova figura professionale: il mediatore culturale! Già perché noi “Popolo padrone in casa nostra”, avremo bisogno di un mediatore per farci capire negli uffici pubblici. Conoscete la storiella della vecchietta che parla solo patois?… Finalmente adesso avrà a disposizione una persona che potrà comprenderla e facilitarla nei bisogni. Ma, se la nonnina parla il patois di Ayas o di Cogne o di…. e il mediatore solo la neolingua? Si renderà necessario un nuovo interprete? L’anomalia che va bene a tutti e che ricorda in modo inquietante (quante cose allarmanti di questi tempi!) il celebre romanzo di Orwel, ha anche dei seri risvolti economici. Se dipendiamo irrimediabilmente dallo Stato, nonostante le valanghe di denaro che abbiamo avuto e che in parte continuamo ad avere, è perché le risorse, invece di essere impiegate nello sviluppo e quindi nell’autonomia economica che ci avrebbe almeno in parte tutelati dalla crisi generale, sono state utilizzate per creare dei vincoli elettorali. Ci troviamo oggi con un numero elevatissimo di impiegati da mantenere e, ciononostante, ecco comparire all’orizzonte un nuovo esercito che non produce ricchezza, ma offre servizi che hanno però un costo. Nuovi voti per l’assessore che studia da presidente e nuovi debiti e futuri, possibili licenziamenti. Ma tutti tacciono.
Ci prendono a strattoni
2 Maggio 2012Servirà? Servirà a cosa? Per capire, se le manifestazioni create in Valle d’Aosta hanno un senso (Celtica, Foire d’ Eté e Desarpa). Così l’assessorato al Turismo e l’Università valdostana hanno stipulato una convenzione per uno studio sul tema” Valutazione dell’impatto degli eventi sul turismo e sull’immagine della Valle d’Aosta”. Questo incarico rientra nel progetto strategico chiamato “Strattour”che rientra a sua volta nell’ambito del Programma di cooperazione trasfrontaliera Italia-Francia “Alcotra”. L’obiettivo Strattour persegue il modello strategico di turismo sostenibile, è curioso l’uso smodato che si fa di questo termine, sarebbe auspicabile che ne capissero il significato considerate le numerose scelte scellerate fatte. Comunque questo ennesimo studio ci costa 48.000 euro e finirà insieme agli altri nel profondo di un cassetto.
Precisazione!
27 marzo 2012Sulla Stampa di oggi appare un bell’articolone (http://edizioni.lastampa.it/aosta/articolo/lstp/2718/) secondo il quale i laureati nel nostro Ateneo trovano più facilmente occupazione dei loro colleghi “italiani” e soprattutto grazie a «Mamma Regione».
Peccato che, leggendo bene i dati della ricerca svolta da Almalaurea nel 2011 (http://www2.almalaurea.it/cgi-php/universita/statistiche/tendine.php?anno=2010&config=occupazione), si scopre che su 143 laureati ben 92 (il 64%!!) già lavoravano e, più della metà di questi, nel pubblico. Non c’è quindi da stupirsi che guadagnino anche di più. Si conferma, se ce ne fosse ancora bisogno, che l’UniVdA è un diplomificio per dipendenti regionali, che così passano più piacevolmente il loro tempo “libero”, beneficiando anche delle provvidenze per il diritto alla studio!
Statti zitta!
1 settembre 2011Che senso ha una laurea in Scienze politiche? nessuno. Eppure la nostra Università valdostana vanta il numero di quaranta laureati negli ultimi tre anni. Almeno se ne stessero zitti!
Gli auguri del Presidente per il 2011
24 dicembre 2010Cari elettori e, soprattuttamente, care elettrici, spessatamente e qualunquemente anche quest’anno finì. E come finì? Bene dicu io, pecché i piccioli sono rimasti a ca’! Un pochino meno, ma se il contributo statale scende prima o poi sale basta che ci siamo amici con tutti quelli che contano e che gli altri si fottano! E poi, con la scusa della crisi, più facile è tenere stretti i rapporti con la gente: ci siamo capiti? Per l’anno prossimo auguro agli amici un aeroporto tutto di pilu, una università con corsi sul pilu e una metropolitana di pelouche, ma cazzu cazzu cazzu che volete di più? Falaltremente, nonostante il bene che ho fatto per questa regione, ancora c’è qualche intellettuale che si lamenta (non lo sputo se no lo profumo!). La ferrovia? E vi sembra che IU! IU! IU! prenda per viaggiari quella monnezza di treno? Ma che vi siete infradiciati il cervello? Qualunquemente e infattamente ‘n tu culo la ferrovia! Ai nemici auguro la lettura forzata del libro di poesia-per-coscritti, detto pamphlet, dell’illustrissimo poeta Milanesio Bruno. E che per fortuna, sua e mia, questa città di tanta storia è di poca memoria. Ih Ih Ih! Qualunquemente e infattamente ‘ntu culo la memoria!
Commenti recenti