Posted tagged ‘Umberto Bossi’

Disgusto

14 ottobre 2011

Il Presidente, Giorgio Napolitano, se ne è andato con chissà quale idea sul nostro conto. Idea che si terrà per sé: è un gentiluomo. Noi invece confermiamo le vecchie idee sui nostri amministratori: puzzoni ipocriti e deboli questuanti. Vi ricordate cosa affermavano gli unionisti circa il centocinquantesimo anniversario dell’Unità d’Italia? Non era un abbraccio patriottico il loro; non erano le stesse frasi recitate male di fronte all’illustre Ospite. Il disgusto per la politica nasce anche da qui: dalla totale assenza di dignità. Non credo che il Presidente della Repubblica sia stato informato che la nostra bella Biblioteca regionale, cuore della cultura valdostana, con primaverile delibera, è stata titolata alla memoria di Bruno Salvadori, sì proprio lui, il padre spirituale di Bossi che dalla Patria vuole ritagliare il suo nuovo stato: la Padania. Pur nell’attuale miseria intellettuale in cui versiamo, nel passato qualche persona meritevole ce l’abbiamo, dunque quella di Salvadori non è una scelta dettata dalla penuria di carisma culturale, ma è scelta ponderata che dà luce sui reali e meno visibili obiettivi politici dei nostri governanti.

Meno soldi più saggezza?

11 novembre 2010

Oggi è stato firmato l’accordo per il federalismo fiscale. Augusto Rollandin, Roberto Calderoli, Umberto Bossi, Roberto Maroni (che quartetto!), hanno siglato le nuove coordinate finanziare per la Valle d’Aosta, nell’ambito del processo di attuazione del federalismo fiscale. La nuova legge dello Stato dovrà essere approvata dalla Commissione paritetica. Praticamente una sceneggiatura già scritta. Mi viene da pensare a una cosa: perderemo negli anni diverse centinaia di milioni di euro, dunque, come scrive Poudzo, l’amministrazione pubblica dovrà fare più attenzione all’economia, sarà dunque doveroso che la Regione si faccia risarcire dal progettista della tramvia Cogne-Pila, l’ingegnere Alberto Devoti, dei quasi 15 milioni di euro chiesti dalla Procura per i danni economici arrecati all’ente pubblico. Quante palestre per gli studenti si possono costruire con quindici milioni?

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Zoccolo duro

5 novembre 2010

Lo zoccolo duro degli elettori unionisti è quello che gira intorno ai contributi e ai favori vari. Un’area che abbraccia un po’ tutti: dagli impresari calabresi, agli allevatori valdostani; dai non-liberi-professionisti veneti, ai commercianti piemontesi e via dicendo, ma  per Ego Perron “notre véritable peuple” è solo quello che parla patois e che alleva reines di qualità. Regine selezionate con illegale  sperma di toro svizzero! ( Com’è che la qualità viene sempre da fuori?). Dunque per l’esponente di primo piano del Partitone Unico, ci sarebbero due pueples: quello tout court e quello véritable. Quello misto e quello autoctono-salvatore di tradizioni. Il miracolo dell’integrazione per Ego e per l’Union (tutti i big hanno firmato un articolo sul Peuple, inneggiando alla tradizione delle reines), arriva puntuale solo sotto elezioni. In quei tempi lì non c’è tradizione che tenga, il peuple è uno solo: quello dei fedeli. Non c’è origine, dialetto, mucca, santi patroni: tutto fa buon brodo. Le sparate nazionalistiche-tribali-alla-Bossi, si fanno in tempi non sospetti. Nati servi, i nostri big-unionisti, non hanno neppure il coraggio di essere dignitosamente se stessi.

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Autonomia in svendita

29 gennaio 2010

La Triplice Alleanza

Chissà, se nel folto gruppo di coloro che votano Union, c’è qualcuno che storce il naso all’idea di vedersi tra poco accanto il PdL.  A sentire Piera Diémoz si direbbe di sì. Infatti la signora Diemoz prega i dirigenti del suo Mouvement di non vendere il partito a Berlusconi, probabilmente in virtù della forte contraddizione che vede i principi fondanti dell’UV scontrarsi con quelli del Popolo della Libertà. Cosa le risponde il compagno di partito Osvaldo Chabod? In buona sostanza le risponde che i valori ideali si possono facilmente accantonare per dar spazio al pragmatismo del guadagno (in senso politico). Che per questa realistica ragione ci si può accompagnare anche con chi ha idee diverse dalle proprie, con chi è culturalmente un nemico. Miracolo del compromesso! Per convalidare il brillante cinismo di questa teoria, Chabod prende ad esempio la Lega nord, partito rimasto vergine nell’identità, nonostante la comunanza con il Premier. Un partito dalle idee forti, vicino nel cuore e nell’anima all’Union, entrambi padri del federalismo. Si complimenta Chabod, dalle pagine del Peuple, del successo conseguito da Bossi in materia di federalismo fiscale: primo pilastro del federalismo globale! Cita Prezzemolo-Chanoux che invitava i pigri valdostani a non soggiornare troppo a lungo nelle pieghe del passato, ma di marciare svelti verso il futuro e cioè, secondo l’interpretazione di Chabod, dritti dritti nelle braccia del Popolo della Libertà. Sorvolando così sulle minacce verso la nostra autonomia proferite proprio dalle camicie verdi, facendo spallucce alla xenofobia e al razzismo, mettendo pannoloni ecologici (nuova virtuosa campagna della Zublena) per assorbire la fifa che un autentico federalismo fiscale dia una dolorosa sforbiciata ai nostri contributi statali!

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Libera nos a malo

5 novembre 2009

In discoteca non ci vado neanche morto!

Da destra a sinistra è partito il tifo sfrenato per il crocifisso (ci sono le elezioni regionali e comunali). In barba all’Europa (ahinoi, è lontana), i nostri rappresentanti, se ne infischiano bellamente delle sue istituzioni salvo poi chiedere a noantri il rispetto di quelle da loro presiedute! Bell’esempio di Paese civile! Le argomentazioni, a giustificazione di tale comportamento, spaziano fra l’arroganza e la demenza senile. L’arroganza la manifesta, al meglio e al solito, la voce del Vaticano: “Dobbiamo cercare con tutte le forze di conservare i segni della nostra fede per chi crede e per chi non crede“. (Ringraziamo per tanta generosità, ma ne facciamo volentieri a meno). La demenza senile la esprimono bene il Ministro della Difesa, Ignazio La Russa: “Possono morire, il crocifisso resterà in tutte le aule della scuola, in tutte le aule pubbliche”; Umbero Bossi, ministro delle Riforme e leader della Lega: “Una stronzata“; Maurizio Sacconi, ministro del Welfare: “Pareti bianche nei nostri uffici, scuole e istituzioni rappresenterebbero il segno di una società annichilita che nega le proprie radici“. La Corte europea per i diritti dell’uomo che dipende dal Consiglio d’Europa, per questi “signori” non conta un tubo! Genera stronzate ed estirpa, dalle pareti bianche, radici culturali  che affondano nel nero terreno del trascorso (ma mai trascorso) fascismo italiano. Qui da noi spicca Liliana Breuvé, presidente del sindacato locali da ballo, che propone di esibire il crocifisso nei locali notturni. Nel delirio non scherza neppure Rudy Marguerettaz, segretario regionale di Stella Alpina, che confonde il rispetto che uno Stato laico deve avere nei confronti di tutti e la lettura storico-estetica di una crocifissione giottesca. Prova dell’intolleranza profonda, della mancanza di rispetto per le sensibilità altrui, dell’alterigia di una certa scuola di pensiero è questa incapacità di dare un segno di apertura. Infatti, perché si chiede ai laici e ai credenti di altri confessionali, di accettare, nei locali pubblici, il simbolo del cattolicesimo invece di accoglierne serenamente la rimozione, in virtù del fatto che ogni credo ha pari dignità in quanto relativo? Cosa c’è di più autoritario dell’imposizione di una fede su tutte? La tolleranza è un sentire che, per essere efficace, deve essere condivisa da più parti. Ma questa non è una tradizione italiana.

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