Non solo Patuasia ha fortemente polemizzato contro la manifestazione-bidone denominata SVEART, anche la minoranza comunale della lista civica “Saint-Vincent cambia e riparte” ha fatto e continua a fare, interpellanze e mozioni al riguardo. Ecco l’ultima.
MOZIONE
RICORDATO che nel 2014 si dovrebbe tenere la seconda edizione della Biennale d’Arte
Europea “Sveart”; RICHIAMATE le nostre iniziative del 25/9/2012 e del 23/4/2013; OSSERVATO che per organizzare la prima edizione l’Associazione InSaintVincent ha ottenuto dalla Regione Valle d’Aosta il contributo di euro 300.000,00 (l.r. 19/2012, d.g.r.
1846/2013) e dal Casinò di Saint-Vincent il contributo di euro 200.000,00; RICORDATO che il presidente della Regione Augusto Rollandin all’inizio del corrente anno aveva confermato l’intenzione di dare vita alla seconda edizione del premio;
IL CONSIGLIO COMUNALE
invita il Sindaco a relazionare al Consiglio comunale riguardo alla seconda edizione della Biennale d’Arte Europea “Sveart”, con particolare riferimento ai costi previsti e ai relativi finanziamenti, alle attività di promozione e marketing che si intendono intraprendere.
DOPO breve dibattito nel quale: IL SINDACO comunica che al momento attuale non conosce gli intendimenti della Regione in merito alla seconda edizione di Sveart. Si dichiara favorevole alla mozione presentata, comunicando di essere disponibile a relazionare al Consiglio comunale sull’argomento quando sarà in possesso di maggiori informazioni in merito.
IL CONSIGLIERE Paolo CIAMBI fa presente che “quando la Regione ha proposto di realizzare la biennale Sveart a Saint-Vincent, l’Amministrazione comunale non ha ritenuto opportuno valutare controproposte, per esempio il rifinanziamento, anche per il 2012, della legge regionale a supporto dell’offerta turistica del Casinò. Così, invece, ci siamo ritrovati una manifestazione da 500 mila euro, che ha avuto riscontri per il turismo quasi nulli. Stupisce che ora nessun membro della maggioranza sappia nulla della seconda edizione e non si sia preoccupato di ottenere informazioni. Se davvero l’evento si tenesse nel 2014, a breve dovrebbe iniziare la fase organizzativa.”
IL SINDACO fa presente che, viste le polemiche per l’insuccesso di Sveart, la prossima volta che verrà proposto all’Amministrazione di ospitare qualche manifestazione sul territorio di Saint-Vincent, non darà il suo consenso se non assolutamente certo della sua buona riuscita.
IL CONSIGLIERE Maura SUSANNA, Assessore al Turismo, Agricoltura, Attività Produttive e Sport, si associa a quanto dichiarato dal Sindaco.
Importante da notare è che il Sindaco ha ammesso l’insuccesso della manifestazione! A cui si associa l’assessore al Turismo. Mi sembra un grande risultato, forse addirittura il primo. Quando mai un amministratore ha fatto una dichiarazione simile di fronte a un flop? In genere si sono sempre arrampicati sui vetri per trovare una giustificazione. Patuasia riconosce quindi l’onestà dei due amministratori che hanno avuto il coraggio di rompere un tabù.
Questa è bella! Il noto, notissimo critico d’arte, Paolo Levi, quello che con SVEART (la squallida esposizione di squallide operucole di giovani e meno giovani artisti costata 500.000 euro per non portare nulla, se non, appunto, squallore!) avrebbe messo all’angolo la Biennale di Venezia, oscurato i fasti delle più importanti manifestazioni artistiche internazionali, si mette a disposizione degli artisti per certificare con apposito “Attestato di valutazione” le loro opere. Al modico prezzo di 280 euro per dieci creazioni l’eminente intenditore di provata esperienza ne darà il giusto prezzo, al quale aggiungerà una breve citazione critica. Ventotto euro a quadro per sapere a che cifra venderlo-per-non-svenderlo. Una cifra modica che solleverà i pittori, i fotografi, gli scultori… dallo “scomodo ruolo di autovalutazione a cui gli artisti spesso devono sottostare, aumentando la possibilità di essere presi in considerazione da collezionisti e galleristi d’arte“. Secondo il critico di alto prestigio è il prezzo giusto che fa l’opera. Infatti, Paolo Levi, ha dato motivo di credere di essere più appassionato ai soldi che all’arte. Così tanto che è disposto ad affrontare il ridicolo, come in questo caso, pur di raggrannellare qualcosa. Eggià, un’altra regione ignorante e sprecona come la nostra dove la trova? Perché quei 500.000 per la cagata che si è rivelata essere SVEART, non erano il prezzo giusto.
Per la cittadina termale, di terme appena aperte che minacciano crisi, è una discesa continua. Con un Casinò in profondo rosso, una passata esposizione di arte contemporanea: Sveart che avrebbe dovuto oscurare la Biennale di Venezia e che invece ha registrato un migliaio scarso di presenze e un presente festival della pizza la caduta di stile è sotto gli occhi di tutti! Vi ricordate la manifestazione Grolla d’oro data al miglior film italiano?
Riceviamo dal consigliere comunale di minoranza di Saint-Vincent, Paolo Ciambi, e volentieri pubblichiamo.
Nell’ultimo Consiglio comunale di Saint-Vincent abbiamo presentato un’interpellanza per fare una radiografia alla Biennale d’Arte Sveart, svoltasi dal 29 novembre 2012 al 31 gennaio 2013. L’evento è stato interamente finanziato con 300 mila euro dalla Regione (concessi, parole del presidente Rollandin, sulla base di un progettino accompagnato da un semplice parere favorevole dell’Associazione InSaint-Vincent, la partecipata del Comune che gestisce gli eventi turistici della cittadina termale) e 200 mila euro dal Casinò. Mezzo milione di euro che, tramite InSaint-Vincent, è finito alla Elede Editrice, organizzatore della manifestazione. Abbiamo chiesto di sapere quali persone e quali ditte hanno effettuato prestazioni retribuite nell’ambito della manifestazione e l’importo di tali prestazioni. Nessuna risposta: la Elede ha fornito il “pacchetto” completo e non è dato sapere chi si sia giovato di una parte di questi soldi pubblici. Un’altra domanda chiave ha riguardato gli sponsor: secondo la maggioranza Sveart ha avuto un grande successo (le cifre: 1.200 visitatori non paganti in 60 giorni), ma nessuno sponsor privato si è fatto avanti per la seconda edizione. “È la crisi”, ci è stato detto. Sì, ma la crisi c’è da oltre quattro anni, vale a dire da molto prima che si decidesse di realizzare Sveart. Dunque, si sapeva fin dall’inizio che sarebbe stata durissima trovare sponsor e fin dall’inizio la condizione per procedere con la Biennale d’Arte avrebbe dovuto essere quella di trovare finanziamenti privati. Senza di essi, la seconda edizione ben difficilmente si farà: nel 2014, la Regione e il Casinò avranno la possibilità di elargire ancora 500 mila euro? Sullo svolgimento della seconda edizione avevamo posto una domanda netta: “Si farà o no?”. La risposta disarmante è stata: “Non si sa”. Tiriamo le somme: un evento di “straordinario successo”, che però non ha trovato sponsor privati, che difficilmente vedrà una seconda edizione, ma che ha consentito ad alcuni ignoti di accedere, in un periodo di crisi generalizzata, ai soliti “aiutini” della Regione.
All’interpellanza presentata dal consigliere Alpe, Alberto Bertin, sui risultati ottenuti dalla Biennale denominata Sveart (ribatezzata da Patuasia in Svenart), manifestazione artistica che ha coinvolto una quarantina di artisti o sedicenti tali, provenienti dalle Accademie d’Europa e segnalati dai rispettivi direttori sulla base di imprecisati meriti (l’Accademia torinese ha segnalato un’artista valdostana che ha presentato due opere così brutte da rientrare nella più coerente categoria delle croste) e costata un miliardo delle vecchie lire (fa più effetto e dà l’idea dello spreco), il Presidente della Regione, Augusto Rollandin, Prefetto, Presidente della Università valdostana e dell’Associazione Forte di Bard, nonché pregiudicato, ha risposto con quella che altro non si può definire che faccia tosta: sostiene, infatti, che il migliaio di visite gratuite spalmate su due mesi di esposizione sono un risultato positivo! Che i media ne hanno parlato a lungo, ma non ha citato quali sono state le testate che hanno affrontato l’argomento e che i valdostani hanno snobbato la mostra. Come se le la Biennale di Venezia, indubbiamente rottamata dal successo internazionale riportato da Saint-Vincent, fosse organizzata per la fruizione dei veneziani! Perché mai uno dovrebbe andare a vedere una mostra di giovani sconosciuti, organizzata da un vecchietto delirante e amico di “famiglia” e organizzata in modo penoso? Come se di iniziative in tal senso non ce ne fossero abbastanza? Il presidente dell’associazione, che ha sostenuto moralmente l’iniziativa (i soldi provengono dalle nostre tasche), pensa già al futuro. Alla faccia tosta io qui aggiungerei anche qualcos’altro che trattengo dallo scrivere per evitare una denuncia per diffamazione. Allego un video girato all’aeroporto di Vienna, giusto per darvi un’idea approssimativa del fare arte oggi. Sarebbe auspicabile che i giovani artisti presenti in quella scassatissima e speriamo ultima iniziativa cominciassero a fare qualche giro per musei e per l’Europa, ma potrebbero anche solo studiare e sfogliare delle riviste specializzate, perché dalle loro opere emerge chiaramente un’ignoranza di fondo spaventosa! Ignoranza abissale condivisa dai nostri amministratori! Buona visione.
“Quando si porta cultura, tutti dovrebbero essere contenti e collaborativi. Così non è stato.“, a dire questa scemenza è l’assessore alla Cultura del comune di Saint-Vincent, Maura Susanna. Ma la dichiarazione più forte, fatta a La Stampa, è la conclusione: “Ho avuto modo di vedere il mondo attraverso gli occhi di giovani artisti, provenienti da tutta l’Europa… In ogni modo, ancora una volta, Saint-Vincent è stata al centro dell’Europa. E io vorrei vivere abbastanza a lungo per vedere uno di questi giovani artisti diventare famoso come Picasso“. Un delirio che fa il paio con quello del curatore, Paolo Levi che pensava di rottamare la Biennale di Venezia. Saint Vincent al centro dell’Europa con milleduecento visitatori a gratis? Con una media di venti persone al giorno? Con opere mediocri quando non scadenti (quella della nostra conterranea particolarmente penosa!)? E’ chiaro come il sole che il nostro assessore non è un’abituale frequentatrice di mostre, fiere e biennali d’arte, al contrario se ne starebbe zitta e accuserebbe con un minimo di dignità il clamoroso e preannunciato fiasco. Invece scarica la responsabilità dell’evidente insuccesso di Sveart su di noi che non abbiamo capito, non siamo stati contenti e non siamo stati collaborativi. Come il presidente del suo partito, Ego Perron, che a referendum perduto dichiara che, sempre noi, non siamo stati in grado di usare il cervello. Bell’opinione ha l’Union valdotaine dei valdostani! Se fosse onesta Maura Susanna si porrebbe alcune domande su come è stata utilizzata la comunicazione; sulla qualità effettiva delle opere che non sono state selezionate da un esperto, ma dagli artisti stessi; sulla qualità professionale e umana del curatore e soprattutto sulla congruità dei costi (pazzeschi per una cavolata simile!). Nessuna domanda ha increspato le labbra della Joan Baez nostrana. Solo giustificazioni in difesa della scelta della Giunta regionale. E qui mi scappa anche da ridere per via della schizofrenia del personaggio: è come se la vera Joan Baez avesse preso a suo tempo le difese di Nixon! Auguro all’assessore di vivere a lungo, ma sono certa che il suo desiderio di vedere un nuovo Picasso nascere dalle ceneri di Sveart sarà frustrato. (Ma l’assessore ha vagamente un’ idea della grandezza intellettuale e artistica che ha avuto Picasso?)
E allora della manifestazione che avrebbe dovuto, secondo la previsione del noto curatore Paolo Levi, rottamare la Biennale di Venezia, che si dice? Io non sento nulla. L’ultimo post sul sito risale al 12 dicembre. Quanti visitatori ci sono stati? Quanti articoli pubblicati su riviste specializzate? Quanti galleristi hanno preso contatto con le Accademie europee invitate? Quanti collezionisti si sono fatti vivi con gli artisti? Quanti turisti hanno prenotato per l’evento? Sarebbe interessante conoscere le cifre esatte, perché da queste si evince il successo o meno di una manifestazione. Sarebbe altrettanto interessante fare una comparazione con le cifre registrate nell’ultima edizione della Biennale veneziana, giusto per capire, se questa è stata rottamata e quindi sostituita dalla brillante idea del critico che tanto ama la Valle d’Aosta e l’amico Rollandin.
La scritta orrenda che insulta il nostro monumento più bello fa il paio con la mostra Sveart: nessuna cultura sfiora questi luoghi, nessun rispetto. Sono andata a Saint-Vincent per conoscere la manifestazione che dovrebbe, come dice uno dei curatori, Paolo Levi, “rottamare” la Biennale di Venezia. La location è squallida: il palazzo dei Congressi. Due grandi stanze una sopra l’altra unite da una scala condominiale in marmetto bianco e divise dal piano con le toilettes. L’ingresso alle opere è caratterizato da una tenda rossa che sembra quella del salotto della nonna. L’allestimento è il più povero che abbia mai visto negli ultimi anni. Pannelli di truciolato verniciati di bianco. Chiodi. Nessuna scritta, nessun intervento ad hoc per questa o quell’opera. I video non sono protetti dalla luce diffusa pertanto non si vedono. (E non è grave.). Quando il giornalista, nell’intervista all’altro curatore, affronta la voce costi, il prof. Faloppa cita proprio l’allestimento come un elemento importante della spesa. E sono balle! Per entrare nel merito posso dire che le opere dei giovani artisti sono convenzionali e non presentano niente di interessante o di commovente. Non è certo questa manifestazione che può tastare il polso dell’arte contemporanea europea come ci hanno voluto far credere i curatori. (Anche loro come i nostri politici ci prendono per fessi!). Come ho già scritto, si tratta unicamente di un’operazione per far soldi. E neppure in questo caso si può definire unica.
Dopotutto a fare un po’ di attenzione si sarebbe dovuto intuire che dietro Svenart oltre alla bufala culturale si celava solo un affare per gli organizzatori. I cognomi: Levi, voce del verbo levare, seconda persona singolare, presente; Trafficante, uno che traffica, commercia; Faloppa, in patois grossa cazzata. Per riassumere il succo dell’iniziativa: i tre hanno imbastito un bel commercio per levare soldi ai valdostani in cambio di una grossa cazzata.
(La “filosofia europeista dei giovani” trova conferma nel sito dove per alcuni articoli si legge: Désolé, cet article est seulement disponible en Italiano/Sorry, this entry is only available in Italiano.).
A grande richiesta ecco il preventivo di Sveart (Svenart)!
Conto Economico IVA inclusa
Ideazione e Progetto Manifestazione 12.000,00
Curatela Espositiva e Contributi Critici 18.000,00
Segreteria Generale e Coordinamento Esposizione 168.000,00
Catalogo e Predisposzione Materiali Scritti e Promozionali 72.000,00
Progetto di Ufficio Stampa e Comunicazione 42.000,00
Sito Internet Biennale 24.000,00
Immagine Coordinata e Grafica 12.000,00
Applicazione IPHONE – IPAD 6.000,00 TOTALE A 354.000,00 Euro
Altre Spese per Organizzazione Evento IVA inclusa
Allestimento Sede Espositiva 24.000,00
Costi Manodopera e Materiali per Allestimento 12.000,00
Pubblicità & Comunicazione 24.000,00
Spese Inaugurazione Evento 36.000,00
Spese di Ospitalità 40.000,00
Varie & Eventuali 10.000,00 TOTALE B 146.000,00 TOTALE GENERALE (A+B) 500.000,00
Saint-Vincent, 15 aprile 2011
Firma anche tu la petizione per ribadire il proprio disgusto verso questa scelta scellerata e per ripristinare la Piazza della Porta Pretoria com'era prima!
Le immagini (quasi la totalità) e i testi di Patuasia news appartengono alla Redazione, pertanto non vanno usati per fini commerciali, non ne vanno alterati i contenuti ed è obbligatorio citarne la fonte.
Inoltre, gli Angeli sterminatori di Patuasia news non si ritengono responsabili dei commenti inseriti dai lettori. Promettono di cancellare quelli che vanno oltre al senso dell'ironia e della satira, ingredienti quest'ultimi, che riteniamo necessari alla salute (perlomeno alla nostra).
La scelta dell'anonimato non è dovuta a timidezza o a chissà che: non temiamo di venire licenziati o gambizzati (non siamo nessuno, appunto!). Ci piace così e basta.
Per finire, Patuasia news non è una testata giornalistica, pertanto non è da considerare un prodotto editoriale ai sensi della legge 62 del 2001.
Commenti recenti