Riprendo l’argomento: Rollandin, perché la parola razzista secondo alcuni illustri scriventi facebookiani è fuori luogo. La frase detta al Congresso unionista dal nostro Presidente della Giunta non è per loro tacciabile di razzismo. Dunque vedo di analizzarla insieme a voi. “Oggi è difficile fare norme e offrire garanzie orientate specificamente ai valdostani. Sfortunatamente le regole europee su temi come la casa o il lavoro mettono sullo stesso piano chi viene da fuori. Bisogna impedire che ci gestisca chi non è valdostano“.
Secondo il Furbacchione che sa benissimo di avere la maggioranza dei valdostani dalla sua parte, l’Europa e lo Stato sanciscono regole che sfortunatamente mettono sullo stesso piano chi viene da fuori con i valdostani. Che tipo di regole sono definite dall’Europa e dallo Stato e per chi? Non certo per gli immigrati clandestini verso i quali è ancora in vigore una legge che li considera illegali e dunque, in quanto tali, non possono certamente entrare nelle graduatorie per una casa popolare o per avere un lavoro che non sia in nero. Chi vi può accedere deve essere residente (se non ricordo male l’Europa ci ha tirato per le orecchie perché in Valle d’Aosta la residenza veniva elargita dopo otto anni di permanenza contro i cinque richiesti). Dunque, qualsiasi persona in regola con la normativa statale ed europea e anche regionale può per diritto entrare nelle graduatorie con le pari opportunità di chi in quel luogo vi è nato. Perché ogni cittadino è uguale di fronte alla legge, lo sancisce la Costituzione italiana che è valida anche per i valdostani. Secondo il giornalista, Stefano Sergi, il razzismo è “altra cosa” e si esplicita se si usano le parole negro o terùn: “ho solo detto che non vedo razzismo in quelle parole, visto il mestiere che faccio sarei stato ben contento di far due pagine su frasi come “fuori i negri e i terùn, ma non mi pare le abbia pronunciate...” (da facebook). (altro…)
Noi per noi
27 ottobre 2010“Non servono studi di marketing, analisi e questionari per capire quanto sia profondo l’abisso che divide la Val d’Aosta dal Trentino Alto Adige…” così inizia l’interessante articolo della Stampa a firma Stefano Sergi, circa la partecipazione valdostana al Salone del Gusto. Presente il banco della Regione, assenti tutti i privati. C’è da giurarci che questa volta l’assessorato non abbia pagato loro gli stand! Perché stupirci? L’economia valdostana è un’economia assistita dalla Regione così come la Regione è assistita dallo Stato: l’imprenditorialità non fa parte del nostro dna. Poi di imbastire i contatti con l’estero non glienefrega a nessuno: ci bastiamo noi.
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Categorie: Commenti vari, Degrado morale, Folclore valdostano, Libero mercato, Stupidità
Tags: La Stampa, Regione autonoma Valle d'Aosta, Salone del Gusto, Stefano Sergi
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