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Gli zombies della Fédération e il seggio a Bruxelles

30 novembre 2013

Settimana politica fiacca, appena ravvivata  dal congresso della defunta Féderation, praticamente una seduta spiritica. Ricomparso  in qualità di padre-padrone della cara salma, l’ex assessore Claudio Lavoyer  ci rassicura in puro politichese tardo-democristiano. I “Federales” saranno forza “autonomista, democratica e popolare per una Valle europea, protagonista all’interno di un’area moderata ed autonomista, aperta ai valori del cattolicesimo europeo”.
Una flebo di Valium, la fiera delle banalità, fuffa insulsa.
Uno dei peggiori rappresentanti della casta localista rossonera, che in vita sua ha lavorato pochissimo e campato sempre e solo di politica/politicante, ha deciso dopo 35 anni di non mollare.
Passione civile?
Istinto del salmone: fra un po’ ci sono le europee, qualche osso può ancora cadere sotto il tavolo….
A proposito di Europa, ancora qualche riflessione sulla proposta socialista di una unione consociativa per “mandare un valdostano a Bruxelles”.
Si tratta di un trucco da manuale, tipico di ogni regime: quando la situazione interna è da Titanic, spostare l’attenzione dall’opinione pubblica dalla politica interna a quella estera.
In una dimensione tragica, i gorillas argentini invasero le Falkland per distogliere l’attenzione dai propri crimini e dalla propria inettitudine finanziaria. In una dimensione comica, da sempre i micro-nazionalisti valdostani parlano dei “diritti della Vda” verso la Repubblica, l’Europa, il mondo, il globo.
Mai dei diritti  dei cittadini valdostani verso i loro amministratori.
Sempre dei “diritti della Vda”, mai dei diritti nella Vda…
In questa maniera la sana conflittualità  amministrati/amministratori (che si chiama anche “trasparenza”, o “controllo democratico”, senza il quale non esiste democrazia…), viene pilotata verso nemici esterni, occulti o palesi, individuati con fantasia paranoide: in primis contro lo “stato centralista”, ossia quello che ha riempito di privilegi le regioni a statuto speciale.

Risultato aggiuntivo?
Il meccanismo di controllo dell’opposizione sugli atti amministrativi viene additato  come “comportamento anti-nazionale”, contrario agli “interessi della Vda”.

Noi non abbiamo bisogno di nuovi seggi, nuovi poteri o nuovi soldi: abbiamo bisogno di un’opposizione agguerrita, che scopra come sono stati dilapidati i miliardoni degli ultimi 20 anni.
Furbastri consociativi.  (roberto mancini)

Recinti allargati

3 giugno 2013

Analisi post voto di Fulvio Centoz, leader della corrente renziana del Pd valdostano. Il rimprovero al suo partito è quello di essere “posizionato marcatamente a sinistra”, lasciando campo libero ai partiti autonomisti, diretti concorrenti della nostra area”. E’ già una definizione, un mondo: la Sinistra non più come area della parità di occasioni, della giustizia sociale e della redistribuzione del reddito, ma come campione di autonomismo. Vince chi è più autonomista? Chi spara più seggi a Bruxelles? Seconda imputazione: “ i primi 5 classificati della lista Pd sono rappresentanti CGIl ed uno di Rifondazione”. Conclusione  di Centoz: “l’area più centrista o moderata sembra minoritaria nel PD”, “un partito deve mantenere una certa autonomia di pensiero, anche dal sindacato”. Affermazione che, in una regione in cui opera indisturbato il Savt, cinghia di trasmissione  bulgara dell’Union in perfetto stile sovietico anni ’50, suona un po’ un umoristica. Quanto alla Cisl, ha appena offerto un ex segretario regionale (Barucco) alle liste della  Stella Alpina, per tacere del seggio senatoriale del povero Guido Dondeynaz, anche egli ex segretario Cisl. Solo i leghisti bresciani di Adro ed il sig Mappelli, suocero di Lattanzi, orfani della Guerra Fredda, sono rimasti  ad una concezione della CGIL come covo di sovversivi. Il concetto di  “area moderata e centrista” poi in Vda, più ancora che in Italia, non significa nulla: su 35 consiglieri, 30 sono localisti di varia estrazione. Unionisti, post unionisti, ex unionisti, democristiani di SA, clerico-localisti.
Trapela un po’ di delusione, stile Gauche valdotaine (che ha votato UVP!), verso un inatteso miracolo Pd che, in un tragico momento nazionale, ha mantenuto intatti i suoi consiglieri, saggiamente raggruppando tutte le componenti della Sinistra.
Centoz non si spinge a chiedere le dimissioni di Donzel, come è probabile intento del suo gruppo, ma la richiesta giunge da Romano dell’Aquila, ex socialista craxiano in servizio permanente effettivo. Magnificando l’elezione di La Torre nell’Union , Dell’Aquila cerca di darne una spiegazione ideologica: Non si tratta di voti di ex socialisti milanesiani, che hanno deposto l’ennesimo uovo di cuculo nel nido rossonero ( esattamente come Dino Vierin da secoli col PDS…). No, spiega Dell’Aquila: si tratta di una scelta socialista lungimirante, verso un autonomismo  rollandiniano “ includente e non escludente”. La perorazione a suocera perchè nuora intenda è palesemente rivolta all’UVP, cui si consiglia di  “allargare il proprio elettorato oltre i recinti tradizionali, come con l’elezione di Bruno Giordano”. Mi scappa da ridere! In pratica, una richiesta di rendita di posizione perenne! Giova qui ricordare che “l’allargamento oltre i recinti tradizionali”, da parte di Union e PD ed altri, negli ultimi 30 anni ha fruttato ben 5 sindaci socialisti della città di Aosta: Allera-Longo, Torrione, Bich, La Torre e Giordano. I socialisti dai “recinti allargati” unionisti ci guadagnano. Mi ri-scappa da ridere… (roberto mancini)