
In discoteca non ci vado neanche morto!
Da destra a sinistra è partito il tifo sfrenato per il crocifisso (ci sono le elezioni regionali e comunali). In barba all’Europa (ahinoi, è lontana), i nostri rappresentanti, se ne infischiano bellamente delle sue istituzioni salvo poi chiedere a noantri il rispetto di quelle da loro presiedute! Bell’esempio di Paese civile! Le argomentazioni, a giustificazione di tale comportamento, spaziano fra l’arroganza e la demenza senile. L’arroganza la manifesta, al meglio e al solito, la voce del Vaticano: “Dobbiamo cercare con tutte le forze di conservare i segni della nostra fede per chi crede e per chi non crede“. (Ringraziamo per tanta generosità, ma ne facciamo volentieri a meno). La demenza senile la esprimono bene il Ministro della Difesa, Ignazio La Russa: “Possono morire, il crocifisso resterà in tutte le aule della scuola, in tutte le aule pubbliche”; Umbero Bossi, ministro delle Riforme e leader della Lega: “Una stronzata“; Maurizio Sacconi, ministro del Welfare: “Pareti bianche nei nostri uffici, scuole e istituzioni rappresenterebbero il segno di una società annichilita che nega le proprie radici“. La Corte europea per i diritti dell’uomo che dipende dal Consiglio d’Europa, per questi “signori” non conta un tubo! Genera stronzate ed estirpa, dalle pareti bianche, radici culturali che affondano nel nero terreno del trascorso (ma mai trascorso) fascismo italiano. Qui da noi spicca Liliana Breuvé, presidente del sindacato locali da ballo, che propone di esibire il crocifisso nei locali notturni. Nel delirio non scherza neppure Rudy Marguerettaz, segretario regionale di Stella Alpina, che confonde il rispetto che uno Stato laico deve avere nei confronti di tutti e la lettura storico-estetica di una crocifissione giottesca. Prova dell’intolleranza profonda, della mancanza di rispetto per le sensibilità altrui, dell’alterigia di una certa scuola di pensiero è questa incapacità di dare un segno di apertura. Infatti, perché si chiede ai laici e ai credenti di altri confessionali, di accettare, nei locali pubblici, il simbolo del cattolicesimo invece di accoglierne serenamente la rimozione, in virtù del fatto che ogni credo ha pari dignità in quanto relativo? Cosa c’è di più autoritario dell’imposizione di una fede su tutte? La tolleranza è un sentire che, per essere efficace, deve essere condivisa da più parti. Ma questa non è una tradizione italiana.
Commenti recenti