All’incontro con il ministro dell’Istruzione, Stefania Giannini, ho provato un momento di forte imbarazzo. Il nostro deputato stellafiorito, Rudi Marguerettaz, parlando della Valle d’Aosta l’ha definita “realtà svantaggiata”. La Regione che vanta i redditi più alti d’Italia realtà svantaggiata? La Regione che ha avuto dallo Stato in un trentennio centinaia di milioni e di milioni prima in lire e poi in euro per poco più di 100.000 abitanti una realtà svantaggiata? Possibile che il nostro ruolo nei confronti dello Stato sia sempre quello degli accattoni? Dei parassiti che chiedono e chiedono in virtù dei loro limiti socio-geografici? Ma ditemi voi è stato più svantaggiato chi è nato a Cervinia o a Carema? Avete un’idea di quanto valgano i terreni dello svantaggio? Quanto costa al metro l’immobiliare della sfortuna? Se non si cambia mentalità e quindi approccio culturale non avremo un futuro, non più. I soldi statali saranno sempre meno. Sarà dunque necessario considerare ciò che abbiamo non come uno svantaggio, ma come una grande opportunità, rimboccarsi le maniche e farla fruttare con sensibilità e creatività contemporanee. Lo svantaggio è solo nelle nostre teste.
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Lo svantaggio
13 Maggio 2014Domande a Rudi
31 luglio 2013Tecnica o tecnicismo?
4 aprile 2013Ormai la tecnica, lungi dall’essere utilizzata per quello che è, funge semplicemente da schermo per eventuali imbarazzi. L’apertura verso la Lega Nord da parte di Stella alpina, potrebbe tradursi nella possibilità di ospitare loro candidati in una lista comune. Secondo Francesco Salzone, capogruppo regionale, questa non sarebbe però una scelta politica, ma un’opzione tecnica. Stesso ragionamento fece il deputato, Rudi Marguerettaz, quando scelse alla Camera di sedere nel gruppo “Lega Nord e Autonomie”. Cosa significa opzione tecnica? E perché mai questa non dovrebbe avere una valenza politica? Si gioca con le parole o meglio si prende in giro l’elettorato che, come disse Marguerettaz, è “medio”, cioè quasi incapace di intendere e di volere. Bisognoso di essere condotto per mano da vecchi furbastri della politica, affinché il controllo esercitato possa riconfermare la loro leadership. La Stella alpina potrebbe avere ragione, se alla parola tecnica, così di moda, sostituisse tecnicismo, attualmente molto out, ma più esplicita.
Bella domanda
18 marzo 2013Mi piacerebbe conoscere la posizione del consigliere comunale di Stella alpina, Vincenzo Caminiti, circa le posizioni assunte dal suo ex segretario, Rudi Marguerettaz: aver votato scheda bianca ed essersi posizionato con la Lega nord. Mai con il PdL, ma con la Lega sì? Aspetto fiduciosa una risposta.
Scheda bianca
18 marzo 2013Art 67 della Costituzione: “Ogni membro del parlamento rappresenta la Nazione ed esercita la sua funzione senza un vincolo di mandato”.
Il vincolo di mandato potrebbe interessare i grillini e il diritto/dovere della libertà di coscienza degli eletti. La prima parte dell’art 67 è invece la foto dei parlamentari valdostani. C’è ancora chi si stupisce del voto bianco di Lanièce e Marguerettaz al Senato ed alla Camera? Loro mica sono lì per pensare al bene comune, ma solo ai cazzi valdostani. Entrambi si considerano italiani solo verso il 27 del mese, san Paganino, dunque della Nazione intera, dei suoi istituti parlamentari e delle persone che li incarnano e rappresentano non gliene può fregare di meno. La Repubblica è una catena del cesso: i “bons valdotains” la tirano solo al momento del bisogno, poi vada al suo destino. Loro non rappresentano la Nazione, ma solo il loro territorio di origine, verso cui devono convogliare il massimo di risorse possibili. Tanto quei coglioni di italiani sono pure stati generosi, in passato. Ora forse, con le pezze al culo, meno… Sono dei Mastella di montagna. Sentite questa definizione del mastellismo da parte di Aldo Cazzullo: “Destra o Sinistra non importa, purchè lui (Mastella, ndr) stia in mezzo ad incassare. La politica come fonte di sostentamento per intere zone e popolazioni, come scambio perpetuo, come distribuzione di risorse e produzione di voti”. Sono “separatisti leggeri”, ossia anti-italiani, ma in maniera subdola, soft, felpata, sottile: della Repubblica non gliene frega niente. Mi permetto di consigliare qualche testo in proposito: il migliore è “I confini dell’odio”, di Bruno Luverà, editori Riuniti, ma anche Paolo Rumiz, “La secessione leggera”.
Lo pseudo-federalismo secessionista della Nuova Destra europea e del Centre d’études federalistes, che ogni estate pascola in Valle con soldi pubblici, è qui studiato con attenzione. La Sinistra valdostana invece ci ha messo 30 anni a capire che sono pensatori di Destra, i maestri di Heider , Borghezio e Vierin-Family…. Ni Droite, ni Gauche, ni Centre: solo cazzi nostri. (roberto mancini)
Bella domanda
17 marzo 2013Su facebook ci si è interrogati sul voto dei due nostri parlamentari, Lanièce e Marguerettaz, per l’elezione dei due presidenti delle Camere, parrebbero due schede bianche. Donzel ci dice che Guichardaz avrebbe votato sicuramente la Boldrini e molto probabilmente la Morelli avrebbe dato il suo voto a Grasso, dunque all’appello della giustificata curiosità, mancano i due grillini: cosa avrebbero fatto Stefano Ferrero e Roberto Cognetta se fossero stati eletti?
Con il PdL si perde!
9 marzo 2013Riceviamo dal consigliere comunale Stella alpina, Vincenzo Caminiti, e volentieri pubblichiamo.
Con il PdL si perde. Si perde la voglia di far politica, si perde il consenso degli elettori, ma soprattutto si perde il significato delle idee per cui si combatte, distrutte e capovolte dalla manipolazione mediatica, dall’ingannare gli Italiani con chimere di false restituzioni di imposte che seducono persone bisognose… e questo non solo a livello nazionale, ma anche locale. Gli specchietti per le allodole che hanno attirato verso destra gran parte delle forze autonomiste si sono infatti rivelati fasulli e inefficaci. D’altronde da quando la destra è difensore delle autonomie? Da quando risolve situazioni di precarietà nel mondo del lavoro? Da quando si erge a difensore dei più deboli nei momenti di crisi? Anzi, è fisiologico alla destra proprio il contrario. Prendo ad esempio il sostanzioso appalto relativo alle mense che è continuamente sotto ai riflettori, oltre che per i disservizi, per i problemi causati ai lavoratori che si sono trovati con diminuzione delle ore lavorative e della retribuzione. Politica pidiellina. Ormai solo la deriva Berlusconiana crede ancora che le idee della destra creino economia solida e posti di lavoro. Alla maggioranza degli Italiani, soprattutto a noi in Valle, risulta il contrario. Siamo seri! Discutere ancora se fare maggioranze col PDL? Grazie al cielo il nostro, oggi onorevole, Rudy Marguerettaz, in campagna elettorale ha sempre detto pubblicamente a Zucchi e al suo entourage che poteva fare a meno dei loro voti, e così è stato, come i numeri del post elezione dimostrano: forse l’U.V. vince con i voti del PDL, ma non la Stella Alpina. Ciò nonostante ci sono ancora elementi, anche nella Stella Alpina, che si alzano la mattina e vorrebbero un “Governissimo con tutti”, mentre qualcun altro suggerisce “di non chiudere porte a priori”. Io invece dico che non è giusta questa linea priva di identità politica. Faccio parte di un movimento autonomista di maggioranza che ha sperimentato i risultati di questa svolta a destra. Questa scelta mi ha sempre trovato contrario e critico e oggi posso affermare di aver avuto ragione proprio in forza dell’esperienza avuta in questi anni col PDL: bisogna ammettere una volta per tutte che questa alleanza è stata un errore politico che non ha dato benefici alla nostra regione. Ed è giusto ammetterlo pubblicamente: basta con i patti elettorali sottobanco, negati davanti alla gente prima del voto, (la politica dell’occulto?) e rivendicati chiaramente a conti fatti, quando si va ad incassare il premio dei voti portati, perchè questa è stata la politica del PDL in queste elezioni.
Personalmente, non potrei restare in un movimento che si ostinasse nella svolta a destra, resa dai fatti improponibile ai cittadini che ne hanno subito l’evidente fallimento storico, economico e sociale fino alla situazione di crisi attuale, regionale e nazionale.
Fuori dai denti!
3 marzo 2013La tragica eredità del PCI valdostano non è stata quella di mangiare bambini, ma di perdersi negli occhi dell’ alleato, di identificarsi ed annullarsi in lui. Come la sartine innamorate nei romanzi di Liala. In tempi di imminenti elezioni regionali, che probabilmente imporranno alla Sinistra ed al Pd di contrarre patti di alleanza, mi corre l’obbligo di ricordare la peggiore eredità del Pci valdostano, tramandata “per li rami” del PDS-DS-Gauche Valdotaine -PD fino ai nostri giorni. Di che si tratta? Di confondere le alleanze amministrative con la sindrome di Stoccolma. Insomma un processo adolescenziale di imitazione di modelli: ci si allea per realizzare un semplice piano regolatore e si finisce per compiacere talmente l’alleato da mutuarne ed imitarne non solo gli interessi edilizi, ma pure linguaggio, modo di vestire, tic linguistici, backround culturale, miti favolistici. Magari dialetto. In una parola, si indossa acriticamente la cultura degli altri. Nella regione delle identità inventate, il problema è dunque quello che la Sinistra ed il Pd (renziano e non renziano…) recuperino in pieno la propria fisionomia, liberandosi degli eccessi di sudditanza culturale verso il pensiero localista che l’hanno contrassegnata nell’ ultimo trentennio. Un esempio? Mai cadere nella trappola del sedicente federalismo etnico “integrale” della Destra europea di Guy Héraud, maestro di Borghezio. In base ad esso la priorità dell’agenda politica è sempre assegnata ai diritti collettivi di gruppo e di territorio, mai ai diritti universali dell’individuo. Si chiamano teorie volkisch, risalgono agli anni 30, furono humus di Hitler e suonavano così: “tu sei niente, il popolo è tutto.” Traduco? “La Vda avant tout…”.
Lo diciamo fuori dai denti? Si parla sempre e solo dei diritti della Vda verso lo Stato italiano. Mai dei diritti individuali dei valdostani dentro la Vda. Il trucco è evidente: in questa maniera si impedisce ogni critica verso il potere locale e si dirotta l’attenzione e il malcontento dei sudditi verso fantomatici nemici esterni, perennemente in agguato, in modo da mobilitare stabilmente le paranoie persecutorie e difensive della comunità. Una specie di stato d’assedio mentale e, come diceva Giolitti, “qualsiasi stupido è in grado di governare con lo stato d’assedio”.
Per questa ragione la vittoriosa campagna elettorale dei neo-eletti Lanièce e Marguerettaz è stata desolatamente priva di ogni contenuto che non fosse “l’autonomie est en danger”. D’altra parte chi si definisce “ni droite ni gauche ni centre”, ossia vuoto pneumatico, può solo imboccare questa via. Federalisti questi ? Localisti furbastri. (roberto mancini)
Futuro in dubbio
27 febbraio 2013I vincitori di queste elezioni sono sotto gli occhi di tutti: il M5s e Laurent Viérin. Entrambi hanno fatto la conta dei voti che sono un bel po’. Va detto che Viérin è stato beneficiato dal voto dei tanti unionisti che lo hanno preferito a Marguerettaz e di una piccola parte di Alpe che lo ha scelto al posto di Guichardaz, insomma gli unionisti hanno votato per un unionista, ma alle regionali questi voti potrebbero tornare all’ovile: il voto è controllato e Viérin lo sa bene. Quello che sa altrettando bene il Baby è che comunque del suo partito il centrosinistra dovrà tenere conto e i rapporti di forza lo vedono favorito. Alle prossime elezioni, con molta probabilità, si andrà al ballottaggio, infatti al momento nessuna prevedibile coalizione politica ha i numeri per arrivare alla maggioranza a meno che Stella alpina trovi più conveniente il clan del giovane leoncino a quello del vecchio leone. Con quest’ultimo alzerà il prezzo della fedeltà. Così il PdL. L’Union, se vorrà governare, sarà costretta ad accettare le loro condizioni. Chi pagherà il conto più salato sarà il PD. Indebolito da un terzo posto, dovrà fare i conti al suo interno e con i più aggressivi “progressisti”. Alpe chissà se resterà intero… le sirene rossonere cantano lusinghiere per i parenti prossimi, mentre gli altri rischiano il naufragio. Resta l’incognita M5s che potrebbe essere decisivo per qualcosa di nuovo e inaspettato.
Il pensiero minimo!
26 febbraio 2013Domanda e risposta tratte dall’intervista al neo-deputato Rudi Marguerettaz (La Stampa).
Dal suo punto di vista, c’è differenza tra un eventuale governo Berlusconi o uno guidato da Bersani?
«No, nessuna differenza. Noi abbiamo un nostro decalogo e sono quelli i punti che presenteremo a chiunque diventerà premier». Insomma per Marguerettaz non c’è nessuna differenza di pensiero, di stile, di politica, di filosofia, di gusto, di scelte civiche… fra Bersani e Berlusconi. Basta che paghi! Questo pensiero minimo ha vinto le elezioni. Disonore ai vincitori!
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