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I salafiti dell’indipendenza

11 dicembre 2014

Da Roberto Mancini.
Che noia, che barba, che pochezza, che ripetitività, che mediocrità. Di fronte ad una crisi epocale, al fallimento clamoroso dello sciagurato modello “federalista” imposto dalla Lega (ed avallato dal governo Prodi con la riforma del titolo V…), l’unica risposta della “kulture valdotaine” è quella di riproporre il delirio dell’indipendenza?
Oppure, di fronte alla sfide della modernità globalizzata, la soluzione è quella propugnata dai salafiti? Quella di ripiegarsi su se stessi, tornare alla purezza originaria della “valdostanidad”?
Al francese “langue véhiculaire”?
Naturalmente dietro alla manovra ordita dal mediocre congresso di Pont , oltre ad una devastante carenza di idee, c’è dell’altro: la solita furbizia da magliari, quella di dirottare le responsabilità del malgoverno locale verso oscuri nemici esterni, in questo caso identificati nel governo italiano e nell’Europa. (altro…)

Embrassons-nous!

9 dicembre 2013

Sembra che il delirio sulle larghe intese non appartenga solo a Leonardo la Torre, ma all’intera area degli ex socialisti oggi incistati nella balena rossonera, una sorta di necessari parassiti. Se il consigliere regionale auspica un “idem sentire” della comunità valdostana per contrastare le scelte dello Stato che riducono drasticamente i contributi tramite i quali abbiamo scialato finora, ecco che Romano Dell’Aquila, in una lettera alla Stampa, propone la stessa sfida: tutti insieme per “riconoscere un diritto di cittadinanza della Valle d’Aosta in Europa.”. Solo con un’alleanza laica di tutte le forze autonomiste e regionaliste si potrà raggiungere l’obiettivo, cioè “la tutela dei nostri interessi, dei nostri bisogni, della nostra libertà e autonomia”. Siamo originali e specifici perciò c’abbiamo diritto. Mi chiedo e gli altri? Non sono anche gli altri altrettanto originali e specifici? Le montagne sono state un ostacolo allo sviluppo? Può darsi, sta di fatto che non siamo mai stati capaci di farle diventare una grande opportunità di crescita economica. La nostra attuale peculiarità consiste dunque nella nostra assenza di capacità imprenditiva. Nella nostra attitudine allo spreco. Nella nostra natura accattona. E’ per questa natura miserabile che dovremmo chiedere un seggio in Europa? Per mandarci l’ennesimo politico a scaldare la poltrona, rubare uno stipendio e difendere la nostra singolare inettitudine? E chi avrà la spudoratezza di accettare l’invito proposto dal suggeritore di Dell’Aquila?

Recinti allargati

3 giugno 2013

Analisi post voto di Fulvio Centoz, leader della corrente renziana del Pd valdostano. Il rimprovero al suo partito è quello di essere “posizionato marcatamente a sinistra”, lasciando campo libero ai partiti autonomisti, diretti concorrenti della nostra area”. E’ già una definizione, un mondo: la Sinistra non più come area della parità di occasioni, della giustizia sociale e della redistribuzione del reddito, ma come campione di autonomismo. Vince chi è più autonomista? Chi spara più seggi a Bruxelles? Seconda imputazione: “ i primi 5 classificati della lista Pd sono rappresentanti CGIl ed uno di Rifondazione”. Conclusione  di Centoz: “l’area più centrista o moderata sembra minoritaria nel PD”, “un partito deve mantenere una certa autonomia di pensiero, anche dal sindacato”. Affermazione che, in una regione in cui opera indisturbato il Savt, cinghia di trasmissione  bulgara dell’Union in perfetto stile sovietico anni ’50, suona un po’ un umoristica. Quanto alla Cisl, ha appena offerto un ex segretario regionale (Barucco) alle liste della  Stella Alpina, per tacere del seggio senatoriale del povero Guido Dondeynaz, anche egli ex segretario Cisl. Solo i leghisti bresciani di Adro ed il sig Mappelli, suocero di Lattanzi, orfani della Guerra Fredda, sono rimasti  ad una concezione della CGIL come covo di sovversivi. Il concetto di  “area moderata e centrista” poi in Vda, più ancora che in Italia, non significa nulla: su 35 consiglieri, 30 sono localisti di varia estrazione. Unionisti, post unionisti, ex unionisti, democristiani di SA, clerico-localisti.
Trapela un po’ di delusione, stile Gauche valdotaine (che ha votato UVP!), verso un inatteso miracolo Pd che, in un tragico momento nazionale, ha mantenuto intatti i suoi consiglieri, saggiamente raggruppando tutte le componenti della Sinistra.
Centoz non si spinge a chiedere le dimissioni di Donzel, come è probabile intento del suo gruppo, ma la richiesta giunge da Romano dell’Aquila, ex socialista craxiano in servizio permanente effettivo. Magnificando l’elezione di La Torre nell’Union , Dell’Aquila cerca di darne una spiegazione ideologica: Non si tratta di voti di ex socialisti milanesiani, che hanno deposto l’ennesimo uovo di cuculo nel nido rossonero ( esattamente come Dino Vierin da secoli col PDS…). No, spiega Dell’Aquila: si tratta di una scelta socialista lungimirante, verso un autonomismo  rollandiniano “ includente e non escludente”. La perorazione a suocera perchè nuora intenda è palesemente rivolta all’UVP, cui si consiglia di  “allargare il proprio elettorato oltre i recinti tradizionali, come con l’elezione di Bruno Giordano”. Mi scappa da ridere! In pratica, una richiesta di rendita di posizione perenne! Giova qui ricordare che “l’allargamento oltre i recinti tradizionali”, da parte di Union e PD ed altri, negli ultimi 30 anni ha fruttato ben 5 sindaci socialisti della città di Aosta: Allera-Longo, Torrione, Bich, La Torre e Giordano. I socialisti dai “recinti allargati” unionisti ci guadagnano. Mi ri-scappa da ridere… (roberto mancini)

Decide chi non c’è!

7 novembre 2012

Al signor Romano Dell’Aquila mi sento di dover rispondere con un’altra critica che lui definirà “pesante”. Romano, vede solo ciò che vuol vedere è ovvio, in questa animata discussione intorno al pirogassificatore non è il solo, sia da una parte sia dall’altra, ma lui ce la mette tutta pur di presentarsi come persona obiettiva, virtù che invece non possiede. (A lui preferisco le argomentazioni di Navarra che sento più genuine, seppur elementari.). Dell’Aquila insiste a dire che l’astensione è una scelta costituzionale. Non è così. Votare non è un obbligo, ma invitare a non farlo non è diritto, anzi se lo predica un pubblico ufficiale rischia sei mesi di carcere più un’ammenda. Quindi impostare una campagna referendaria puntando esclusivamente sull’astensione e non sul voto contrario, non solo è scorretto, ma rivela il vuoto di argomentazioni circa la scelta che si ritiene più opportuna. Dell’Aquila crede che se ci si astiene non ci sia nessuna lesione della democrazia, al contrario l’offesa si registra se fra i due modi previsti: il NO e l’astensione, si propaganda una possibilità sola. Se nel conteggio degli astenuti si sommano anche coloro che normalmente non vanno mai a votare. Una percentuale fisiologica che ha deciso di non partecipare mai a nessun quesito elettorale, ma che in questo caso viene sommata agli astenuti ritenuti “responsabili”. Una percentuale sulla quale questa onesta maggioranza di furbetti conta molto. Faccio mia la domanda di Dell’Aquila: è questa la democrazia che si vuole? Sono quelli che si astengono per “natura” e per  “responsabilità” che devono decidere su quelli che invece intervengono attivamente alla vita del Paese? In Svizzera non c’è il quorum decide chi partecipa, possiamo considerare la Svizzera un paese antidemocratico?

Imboscati!

27 ottobre 2012

Renzi ha coniato il termine rottamare, da noi il più modesto Romano Dell’Aquila propone pirogassificare. Desidera, il buon uomo, che qualcuno per lui (non si sporca le mani) “pirogassifichi, e da qualunque parte provengano, certi fondamentalismi beceri che sono i veri veleni di questa campagna referendaria.” (La Stampa). E’ chiaro come il sole che, secondo lui, gli intergralismi si trovano da una parte sola e che coincide con il Comitato del SI. Con quelle strampalate idee sui danni alla salute causate dagli inceneritori, confermate, peraltro, da pacchi di documentazioni scientifiche! Lui vuole la costruzione di un impianto a caldo, ne è convinto. E’ così sicuro della bontà della sua scelta che si asterrà. Già, è alquanto meschino l’atteggiamento di tutti coloro o comunque una buona parte, che vogliono il pirogassificatore, ma… . Sono certi, sicuri, determinati, pronti, risoluti, fermi nella loro ferrea decisione, ma non andranno a votare. Mi ricordano quelli che cantavano le gesta eroiche della guerra dai loro caldi e comodi posti di imboscati.

Si illumina d’immenso!

30 Maggio 2012

Ho come l’impressione che la rubrica: Lettere alla Stampa, sia diventata uno spazio pubblicitario. Troviamo ieri Romano Dell’Aquila che si fa in due per dar luce all’opaco Milanesio amico-suo, oggi una dicasi turista, Vanda Pennazzo, che si sbraccia per Luigi Berger sindaco di Champdepraz, imprenditore e amico-suo. Fa sorridere il tono bucolico. A detta sua il faccione di Berger “si illumina ogni qualvolta gli si parli dei boschi, dei sentieri, dei laghi, dei panorami della sua valle”. Avete presente Paperon De Paperoni alla vista dei dollari? Ecco, la luce che rishiara la facciona di Luigi è quella! Questo ultimo spot pubblicitario è curato dalla stessa società di marketing di quello di Dell’Aquila, anche qui la bontà del soggetto politico è sopra ogni cosa. Per Milanesio l’Università rappresenta l’ultima è più importante sfida della sua vita e quindi è cosa buona e giusta che sia lui a occuparsene, per Berger non “è possibile che proprio chi ha tanto amato, tanto ama e tanto ha fatto per la sua valle,… non abbia avuto e non abbia tutt’oggi rispetto per quei suoi luoghi in cui è cresciuto. “. Entrambe sono dunque brave persone, amano la loro terra al di sopra di ogni interesse personale. Le centraline nel Parco? Un tentativo subdolo di Legambiente di screditare l’imprenditore-sindaco. Insomma in queste lettere-spot chi critica, chi avverte delle anomalie nella gestione pubblica delle risorse sono persone cattive che non conoscono a fondo i loro interlocutori, loro sì buoni e generosi. Mi chiedo: ma da dove vengono fuori questi personaggi? Possibile che esistano davvero? Che esistano ancora? Come conclude la turista Vanda: che tristezza!

Radical chic!

23 Maggio 2012

La risposta di Romano Dell’Aquila fa il paio con quella di Milanesio. Se quest’ultimo rivelava la sua natura arrogante di vecchio politico, con la dichiarazione: che palle, in risposta alle critiche mosse al suo ruolo di amministratore unico dell’Università valdostana, Dell’Aquila rivela il vuoto assoluto di qualsiasi argomentazione. Si rifà allo stereotipo che vuole gli antagonisti dediti al No a prescindere. Un giudizio obsoleto e appartenente a un’epoca che sa di preistoria. Infatti, i due signori sono preistoria, ma ancora non l’hanno capito! Non è vero che non vogliamo un ospedale nuovo! E’ vero il contrario: nuovo e dislocato fuori città: il referendum chiariva a fondo la proposta alternativa (a Dell’Aquila questo deve essere sfuggito). Non è vero che non vogliamo un nuovo aeroporto! Vogliamo un aeroporto turistico per il volo a vela, coerente con il paesaggio e la natura della nostra Valle (a Dell’Aquila questo deve essere sfuggito),  quello commerciale lo abbiamo a 100 km, un buon servizio di navetta a chiamata risolve il trasporto senza sprechi e senza cattedrali nel deserto. Siamo per il ripristino della linea Aosta-Pré-Sain-Didier che potrebbe finalmente diventare una metropolitana capace di liberare la città dalle auto, altro che contrari allo sviluppo e alla modernizzazione! Contrari solo allo spreco di risorse per progetti inutili e costosissimi questo è vero. Siamo dei radical chic? Forse, ma non siamo dei pregiudicati: cos’è peggio? (A Dell’Aquila qualcosa deve essere sfuggito).

Ultima sfida?

10 Maggio 2012

Se le critiche piovute sulla NUV (Nuova Università Valdostana), secondo Romano Dell’Aquila, sono animate da antichi livori, lo spot pubblicitario su Milanesio travestito da lettera che ha inoltrato alla Stampa come dovremmo interpretarlo? In recenti favori? Infatti, perché mai la Valle d’Aosta per avere un’anima, per non essere marginale e aprirsi al futuro, per tornare a voler essere Carrefour d’Europe, dovrebbe affidarsi a uno come Milanesio? A noi che ce ne frega che quella dell’Università rappresenti per lui l’ultima sfida? Che possa dare un senso alla sua esistenza? Perché sono queste, secondo Dell’Aquila, le importanti motivazioni che dovrebbero aprirci il cuore e lasciare nelle mani del vecchio socialista il futuro culturale della Città e della Regione. Il curriculum? Un librino dal titolo: “La Repubblica delle Fontine” che testimonia oggi l’incoerenza del personaggio su quello che denunciava ieri, e un liberculo di poesie-da-paura dal titolo “Aosta mon Amour”. Sufficiente per Dell’Aquila per far sì che l’amico che conosce bene e da tanti anni, possa essere l’uomo giusto per far emergere l’eccellenza, per riscoprire gli antichi valori che senza di lui rischiano di andar perduti. Le referenze vere di Milanesio, lo sappiamo tutti, sono altre e sono più ascrivibili al suo passato e presente di politico che non alla sua figura di “intellettuale”. In genere non basta scrivere poesiole per diventare l’amministratore unico di una Università. Ma in Valle d’Aosta per un vecchio socialista è sufficiente!