Primo duello fra l’ex giovane assessore alla Cultura e Istruzione, Laurent Viérin e l’attuale giovane assessore alla Cultura e Istruzione, Joel Farcoz. Il contendere sono i contributi regionali alle compagnie di teatro valdostane che passano da 220 mila euro a 72 mila. Un taglio netto e sicuramente per molti dolorosissimo. A dire il vero una ripensata a questo tipo di contributi andava fatta, ma non solo di tipo economico. Finora qualsiasi compagnia sia di attori professionisti sia di amatori ha avuto il suo obolo: in alcuni casi cospicuo in altri comunque generoso, indipendentemente dalla qualità delle rappresentazioni prodotte. Vero è che queste sono sempre state valutate da una apposita commissione, ma è altrettanto vero che in Valle non si scontenta mai nessuno. Chi più chi meno ha avuto sempre il suo tornaconto. La cultura va finanziata, perché è tramite la cultura che una collettività cresce e si evolve, ma non basta leggere un brano, sporcare una tela, racimolare frasi e storie, logorare apparecchi fotografici, infierire su pezzi di legno, tiranneggiare una tastiera per produrre cultura. Bisogna saperlo fare. Bisogna anche sottoporsi al vaglio di una critica attenta, al confronto con il resto del mondo… attitudini che non trovano spazio in questa Valle dove basta poco per conquistare un paginone sui giornali, un catalogo prestigioso, luoghi importanti, recensioni sempre benefiche e buoni compensi. Insomma in Valle più dei giornalisti e degli avvocati si contano gli artisti! Qui si è sempre preferito il servilismo al merito, perché il potere, quello che sta a palazzo Déffeyes, ha solo unicamente uno scopo: quello di promuovere se stesso, non certo la cultura di cui si serve per creare consenso. Una prova? Guardiamoci allo specchio e la troviamo.
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Il ritratto di…
15 agosto 2013La flopcultura di chez-nous!
19 marzo 2010Il consigliere regionale dell’ALPE, Albert Bertin, insiste sull’argomento mostre: “Si va avanti così. Per tentativi, con scelte casuali. Il criterio che si percepisce è quello dell’improvvisazione: episodicamente è avanzata una proposta e l’Assessorato accetta, senza valutazioni, né a priori sugli obiettivi, né a posteriori sui risultati.” Ha perfettamente ragione. Quante volte l’abbiamo scritto anche noi! “Non esiste una seria programmazione pluriennale e non ci sono strumenti di valutazione validi e attendibili. Finché le cose continueranno ad andare avanti così, con risultati mediocri e con tentativi di camuffarli, trasformandoli in successi solo apparenti, non si può parlare di turismo culturale. Proprio non ci siamo!”. Le mostre costano un pacco di soldi e i risultati continuano a essere piuttosto stitici, due esempi: l’esposizione “Le arti a Firenze”, costata oltre 800.000 €, (601.600 € a cui si aggiungono 210.000 € relativi al solo personale ), ha contato solo 6.666 visitatori di cui soli 2.667 paganti. La mostra “The art of games” ci ha prelevato dalle tasche quasi 500.000 € (437.000 €, oltre all’impegno del personale che supera il tetto dei 100.000 €). Uno sforzo economico non ripagato dal successo: solo 5.295 entrate, con 2074 paganti . I soldi spesi in cultura sono soldi spesi bene, ma se le iniziative vengono snobbate qualcosa non quadra. Prosegue Bertin: “Dati alla mano, diversamente dall’Assessore Laurent Viérin, continuo a pensare che queste manifestazioni siano dei flop e che il rapporto tra le spese sostenute e i risultati ottenuti sia gravemente deficitario oltre a mancare di un ritorno economico di immagine. Faccio anche una certa fatica a vedere una politica culturale dietro a queste manifestazioni, che mi paiono piuttosto estemporanee e difficilmente riconducibili a una politica concreta, strategica e lungimirante, in particolare se paragoniamo la nostra realtà ad altre, molto simili per dimensioni, come Martigny dove la Fondazione Gianadda sfiora i 300.000 visitatori annui o come Rovereto, il cui museo d’Arte Contemporanea stabilmente supera le 200.000 entrate a stagione.”. Che altro aggiungere? Che una programmazione non si farà mai, per il semplice motivo che toglierebbe dalle mani dell’assessore il piacere sadico di alzare o di abbassare il pollice.
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