
Preferisco stare in chiesa, in classe c'è troppo casino!
La Corte europea dei diritti dell’uomo di Strasburgo ha sentenziato che “la presenza dei crocefissi nelle aule scolastiche costituisce una violazione del diritto dei genitori a educare i figli secondo le loro convinzioni”, oltre a essere una violazione alla “libertà di religione degli alunni”. Così, la cittadina italiana Soile Lautsi Albertin si prende una bella rivincita sul bacchettone istituto statale, Vittorino da Feltre di Abano Terme che aveva negato di togliere, dalla classe frequentata dai suoi due figli, il “simbolo della storia e della cultura italiana“. I giudici di Strasburgo hanno finalmente preso le parti di chi professa un’altra religione o non la professa affatto. Hanno ribadito il concetto del pluralismo educativo, in quanto ingrediente essenziale per la conservazione di una società democratica. Pluralismo riconosciuto anche dalla Corte costituzione italiana! Eppure, un cosa tanto ovvia ha creato perplessità anche in quei partiti che dovrebbero difendere la laicità dello Stato, primo fra tutti il PD. Bersani, come la Gelmini, considera il crocifisso un oggetto tradizionale (come una gondola?) che, come un qualsiasi souvenir italiano, non può offendere nessuno (lo spieghi agli atei e ai musulmani). Non c’è che dire, proprio una bella gara di presunzione bipartisan! E poi, com’ è possibile anche solo immaginare che un segno che ricorda una morte straziante sotto gli occhi di una madre possa, anche solo vagamente, essere assunto come valore educativo? Educare a cosa? All’amore attraverso la tortura e la sofferenza? Ma questo è sadismo! Che ci fa un uomo morto, inchiodato su una croce (seppur piccolo-seppur di plastica-seppur di serie) sopra una lavagna dove scrivono i bambini? E’ con questa immagine violenta, raccapricciante che si esprime l’identità spirituale del popolo italiano? Beh, se i frutti di codesto simbolismo sono i comportamenti “privati” dei nostri politici, possiamo dire che l’oggetto tradizionale ha fatto clamorosamente flop!
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