Ricordo che stasera alle ore 21 presidio in piazza Chanoux per ricordare le vittime del Mediterraneo. E’ niente eppur è qualcosa.
Portate una candela, si resterà in silenzio per mezz’ora.
Ricordo che stasera alle ore 21 presidio in piazza Chanoux per ricordare le vittime del Mediterraneo. E’ niente eppur è qualcosa.
Portate una candela, si resterà in silenzio per mezz’ora.
Oggi, domenica 11 gennaio alle ore 18, in piazza Chanoux il presidio di solidarietà verso la redazione di Charlie Hebdo e la libertà di stampa e di espressione. A organizzarla su Facebook, Ismail Fayad e Francesca Schiavon.
Come posso non essere d’accordo con la proposta della Fiva che vuole portare il mercato in piazza Chanoux quando io stessa ho proposto di farlo? Condivido quindi pienamente l’idea purché venga strutturata in modo degno di una piazza aulica. Purché sia integrata in una visione d’insieme (quella che manca sempre) con il turismo ad esempio, con l’alimentazione a km zero altro esempio, con la necessità di dare spazio ai giovani agricoltori ecc ecc. Si recupererebbe una storia che ci appartiene che conferirebbe alla città parte di quella vitàlità autentica e identitaria che nel frattempo abbiamo dimenticato. Condivido anche l’idea di Alpe di un posto permanente per allestire mostre di artigianato, conferendo così alla città quella giusta artmosfera, indispensabile a una Capitale mondiale de l’Artisanat en bois. Il posto? La saletta comunale che è giusto accanto al negozio dell’Ivat!
In tutta questa faccenda il gesto che vince, quello che resterà alla memoria come simbolo di una battaglia (che sarà comunque persa perché la Storia va avanti da sola) è quello proposto dalle sentinelle. Un gesto contemporaneo forte capace di assurgersi a icona di un pensiero collettivo. Il paradosso vuole che sia il medioevo a farsi carico di una metafora di modernità. Forse perché per quanto segnata, quella collettività sa ancora esprimere se stessa con dignità. Chapeau! La controparte si è arresa al catalogo vecchio e consumato dei gesti di una certa sinistra ormai condannata al folclore. Girotondi, allegria forzata, canzoni di repertorio, in sostanza tutto il casino da circolo popolare esibito in nome di una presunta libertà di comportamento, come se la libertà non avesse anch’essa le sue regole.
Perché non sono andata alla manifestazione organizzata contro le Sentinelle? Perché è l’altra faccia della stessa medaglia. La stessa dannata logica delle due squadre che si contendono la vittoria. Del noi contro di loro. Del noi che siamo più bravi… e così, se loro stanno in piedi noi ci sdraiamo, se loro stanno zitti noi cantiamo (Bella ciao?), se loro sono grigi noi portiamo i palloncini colorati… Così la Campo: “Comunque la manifestazione è stata, a differenza di quella delle sentinelle, allegra, colorata e divertente!“. Io invece trovo tutto ciò patetico. Triste. Un retaggio culturale che alberga nella provincia più cupa del cervello. Infantilismo politico. Ottusità ideologica. E anche un’enorme presunzione: quella di avere ragione. La stessa che condividono con l’altra faccia della medaglia. Una sola! Vogliono liberare le differenze eppure a una mia semplice osservazione su fb si sono scatenati con l’arroganza del gruppo contro il singolo (altra condivisione con l’altra faccia della medaglia: una sola!). Secondo Simona Campo, il mio più grande errore è quello di stare seduta in poltrona (cosa dovrei fare, scrivere appesa a un albero?). Secondo Andrea Padovani la mia critica non è costruttiva (ma è costruttivo dire che la critica non è costruttiva?). Secondo Jeanne Cheillon io ero tra le Sentinelle (la logica elementare del: o con noi o contro di noi). Secondo Manuel Voulaz loro si battono anche per me (la vocazione cristiana di certa sinistra votata al martirio). Accettare le differenze è uno sforzo grande e impegnativo non un semplice slogan che si traduce in giochetti di squadra, perché le differenze sono varie e qualcuna potrebbe anche non piacerci. Le Sentinelle ad esempio. Loro sono una differenza che va accettata in quanto tale, altrimenti scegliamoci un altro slogan, e combattuta sul piano mediatico con l’intelligenza. Con la superiorità culturale e morale. Non certo con la loro stessa logica integralista e moralizzatrice. Cosa avrei fatto io? Non avrei cercato di differenziarmi facendo l’opposto (dio santo che banalità!), mi sarei posizionata davanti a ognuno di loro e lo avrei guardato negli occhi. Avrei presentato la mia diversità di pensiero e avrei affronato l’altra diversità di pensiero. La novità della performance (mutuata da quella tenuta al Moma da Marina Abramovic, ecco a cosa servono gli artisti!) sarebbe stata spiazzante perché avrebbe dato reazioni sincere e non scontate. Certo ci vuole coraggio ad affrontare la sincerità, ma quel coraggio avrebbe comunicato quale fra le due correnti di pensiero è quella più tollerante e giusta verso l’umanità intera.
Insomma Top Italia radio ha rotto i maroni per una settimana senza pagare un euro per l’uso del suolo pubblico. Una settimana di pubblicità per se stessa gratis! La richiesta al Comune è stata trasmessa direttamente dalla Regione! Ma è fantastico! E le altre radio che dicono? Se, se ne stanno zitte e accettano la concorrenza sleale vuol dire che a loro va bene così e quando va bene vuol dire che non ci sono svantaggi…
La straordinaria folla che assiste alla diretta in Piazza Chanoux del Tor des Géants. A dimostrazione del fatto che questo evento non sta rendendo più “viva” la città e che la radio la si ascolta da casa e non da una piazza. (Fonte: webcam lovevda.it)
Così, dopo aver dato una sbiancata allo Studio mobile di Top Italia Radio, siamo pronti per andare in onda da piazza Chanoux […]Venite a trovarci[…]a tirarci due pomodori.. sn cmq soddisfazioni.
Questa frase è stata estrapolata dal profilo Facebook pubblico di Luca Mauro Melloni in cui, con fare simpatico, dice che è pronto a ricevere critiche e che, anche i pomodori metaforicamente lanciati contro di lui rappresenterebbero comunque delle soddisfazioni.
I pomodori arrivano e scatta l’indignazione. Ma come?
La spiegazione a mio giudizio è molto semplice. Siamo abituati a sentirci dire che tutto è meraviglioso. Tutto è perfetto. Si dà per scontato che qualsiasi cagatina venga realizzata sia, solo per il fatto di essere stata concepita, meravigliosa. Intoccabile. Si arriva addirittura ad elevare ad affascinante una struttura composta da due gazebo e un vetro centrale. Affascinante quasi come Notre Dame. Le critiche non ce le si aspetta semplicemente perché non sono contemplate. Quando poi i pomodori vengono effettivamente lanciati, allora si fa la vittima, si tirano in ballo i malati, si eleva il proprio lavoro come uno straordinario servizio per la collettività come ha fatto il DJ di Top Italia Radio (TIR).
Che i ggiovani speaker di TIR si facciano un bel bagno di umiltà. Accettino da uomini le critiche, la piantino col vittimismo ed imparino a crescere. Ma tant’è: se il mondo con cui si devono confrontare finisce a Pont Saint-Martin probabilmente non ne sentiranno l’esigenza. Ne approfitto per un dare un suggerimento (visto che la principale accusa rivolta a chi fa degli appunti è quella di non essere mai propositivi): la prossima volta la diretta fatela da uno studio radiofonico. Sarete immuni da qualsiasi giudizio negativo. Garantito!
Mi dite che sens0 ha tenere la radio a volume alto in piazza Chanoux? Ventiquattro ore di stronzate in diretta? Chi le ascolta? Ormai in piazza si fa di tutto… perché non si organizza una bella cagatina collettiva davanti alla statua di Pietro Canonica? Un flash mob come si usa dire. Visto l’attuale stato delle toilettes pubbliche potrebbe essere un gesto dettato da una nobile motivazione.
Perché ad Aosta non è mai stata fatta una vera politica di sviluppo turistico? Perché i turisti non votano! I turisti siamo noi! La città vive dei suoi abitanti e basta, infatti quanti ristoranti chiudono durante l’estate? Molti. E quanti bar chiudono la domenica? Quasi tutti. Segni inequivocabili che ci raccontano molte cose, prima fra tutte: non siamo una città turistica. E’ un modo di dire. Di riempirsi la bocca, ma nessuno ci crede. Non ci credono i politici, ma neppure i commercianti, gli albergatori, i ristoratori, men che meno ci credono i cittadini. Le iniziative che vengono create sono pensate per far contenti noialtri, mica per creare un indotto economico che possa dare incentivo all’imprenditoria. Meglio accattoni che imprenditori, se no si rischia di diventare autonomi sul serio. Comunità chiusa in se stessa. Autoreferenziale. Ha funzionato fino a ora con i contributi elargiti dallo Stato, ma oggi è difficile mantenere il livello di benessere raggiunto se non si cambia politica e cultura. (altro…)
Il logorroico!
20 aprile 2015Ma è mai possibile che il signor Francesco Lucat non riesca mai a stare zitto? Neppure in una manifestazione dove viene richiesto il silenzio? NO! Non ci riesce proprio. Soffre di diarrea verbale. Se non blatera per almeno centoventi minuti consecutivi non gli sembra di esistere. Deve ascoltare il suono della sua voce per essere, la sua fisicità non gli basta a lui serve il sonoro. Questa sera, in piazza, si è commemorata la tragedia del Mediterraneo, in un centinaio ci siamo raccolti ai lati dell’Alpino di Canonica. Il collante fra noi era il silenzio. Non è comune stare in silenzio, se non si è soli, ma solo il respiro dell’aria e il gorgoglio della fontana erano ammessi al rispetto per le vittime. Le parole bandite come ospiti urticanti. Non c’era niente da dire. Ma lui, il logorroico, ha voluto togliere la maglia del silenzio che ci ricopriva e ci teneva insieme, raggelandoci con quella sua voce grossa, esplosa nel buio come un petardo! Una donna, presumibilmente l’organizzatrice del presidio, lo ha zittito, invitandolo a rispettare ciò per cui eravamo venuti. Niente da fare. Il logorroico ha puntato di nuovo l’arma e ha sparato un “voglio rompere il silenzio per raccontarvi una storia…”. No no e ancora no! Zittito definitivamente! Ho letto tra le sue labbra un va fan culo, mentre andava a scaricare la sua verbosità qualche metro più in là con i compagni di partito. Siamo rimasti più di mezz’ora a dividerci un silenzio carico di commozione. Niente per quelle donne, quei bambini, quegli uomini e ragazzi, ma qualcosa.
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