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Il pensiero è uno zombie

8 Maggio 2014

Giusto per tenervi aggiornati. Vi avevo detto che il giornalista, Angelo Musumarra, aveva presentato un esposto contro di me perché rea di aver virgolettato la parola giornalista e altre amenità contro di lui. Vi avevo anche detto che a quel punto avevo anch’io fatto la stessa cosa, ma per un motivo ben più grave: ero stata accusata dal medesimo di vendere a società pubblicitarie gli indirizzi elettronici dei firmatari della mozione contro l’intervento della Porta Pretoria. Bene, il Collegio di disciplina dell’Ordine dei giornalisti della Valle d’Aosta ha irrogato la sanzione  della Censura alla sottoscritta (nonostante l’esposto fosse stato ritirato) e lo stesso ha fatto per il Musumarra. Cioè, Maria Teresa Zonca, in qualità di Presidente, Alessandro Celi, in qualità di segretario ed Enrico Marcoz, in qualità di relatore, hanno messo sullo stesso piano due accuse che hanno pesi molto diversi. Usare termini come giornalaccio e “giornalista” è grave quanto accusare di probabile furto. Invitare i lettori a non prendere una posizione riguardo a un bene collettivo, perché rischiano di avere la casella di posta elettronica intasata dalla pubblicità equivale all’uso delle virgolette. Strano modo di trattare le responsabilità. Strano, ma in fondo neppure tanto. Quando mai qui, in Valle d’Aosta, si esercita il giudizio critico? Non è abitudine. Non c’è il bello e non c’è il brutto. L’encefalogramma è rigorosamente piatto. Il pensiero che circola è uno zombie. Mettere sullo stesso piano me e Musumarra equivale a non esprimere un giudizio critico. Esimersi da una responsabilità. Una pigrizia mentale che fa parte della nostra tradizione e che mantiene questo buco nel buco che è.

Angelo Musumarra 2, la vendetta?

17 ottobre 2013

Questa sera sono stata convocata dall’Ordine dei Giornalisti della VdA a causa di un esposto presentato contro di me dal giornalista di 12vda, Angelo Musumarra. Il giornalista si sente offeso da un mio post, pubblicato in data 06.07.2013, scritto in risposta a un suo articolo datato 02.07.2013 in cui, fra altre menzogne (non ho mai criticato la vita privata di nessuno) insinuava che io avrei “probabilmente rivenduto a società di pubblicità on line, alimentando così l’attività di spam la posta elettronica indesiderata” le firme che invitavo a depositare contro lo scempio della Porta Pretoria. Oltre all’invito indiretto a non firmare si legge una insinuazione pesante nei miei confronti degna di una querela. Querela che non feci, mi difesi come sempre faccio e cioè analizzando lo scritto e rilevando le numerose inesattezze e meschinità. Nessun insulto da parte mia. Eppure il signor Musumarra si è sentito offeso. LUI! Infanga me e si offende pure. Una reazione molto singolare non trovate? O si tratta della semplice voglia di rompermi le scatole? O di voglia di visibilità? Se è questa di cui ha bisogno lo accontento volentieri, per il resto che dire…

Giornalucolo fa rima con foruncolo!

22 giugno 2011

12vda è un giornalucolo di paese, lo sanno tutti, compresi gli amici. L’articolo che tratta dell’avvenuta tavola rotonda sull’Informazione organizzata dal Travail, a firma di un tal douze, è un banalissimo riassunto da prima media, mentre scrivo mi scappa da ridere! E infatti non si può che ridere della piccolezza di certi personaggi che si definiscono e, ahimè, sono dei giornalisti (che arrivano con notevole ritardo alle tavole rotonde a cui sono stati invitati). Douze menziona tutti i nomi degli ospiti tranne quello della sottoscritta che viene definita nel titolo “alcuni blogger” (gli altri dov’erano?) e nel testo “una blogger cui non va giù di essere  stata oscurata” (gnè gnè gnè gnè!). Mi hanno detto che anche i vip unionisti non fanno mai il mio nome e si sa che questa è pratica che i mafiosi usano nei confronti dei loro nemici. Questa tradizione, presa in prestito da una testata giornalistica online, è alquanto singolare non trovate? Riguardo “la sconclusionata proposta della blogger di sostituirsi agli organi di informazione chiedendo apertamente: “non rivolgetevi ai quotidiani, parlate a me.”, è pura invenzione, infatti non ho mai pronunciato quelle parole: c’è una registrazione chiunque può verificare. Per quanto riguarda la mia “lamentazione” che tale non era (non sono tipo che si lamenta sono tipo che rivendica), circa l’affaire oscuramento e relativa risposta dell’Ordine, ancora una volta non giunge una risposta ufficiale adeguata alla mia domanda che è una sola: perché Patuasia è considerato un blog non pertinente alle mansioni impiegatizie e quello di Caveri e altri sì?

… e risposta!

20 giugno 2011

Così mi rispose Massimo Boccarella una settimana fa.

E Rollandin parlò di salvaguardia di un'informazione libera!

Il Consiglio regionale dell’Ordine dei Giornalisti ha preso in esame nel corso della seduta del 7 giugno 2011 la lettera da Lei inviata al Presidente, per segnalare una discriminazione nell’accesso al suo blog da parte dell’amministrazione regionale. Occorre, innanzitutto, richiamare il fatto che, sulla base della sentenza di Cassazione 10535/2009, i blog non rientrano nella più specifica disciplina della libertà di stampa e non possono giovarsi delle stesse guarantigie in tema di sequestro (avevo richiesto un indicativo supporto etico al principio democratico di libertà di espressione, che pare essere un appannaggio esclusivo dei giornalisti!).

Premesso quanto sopra, il Consiglio ha voluto comunque esaminare nel dettaglio quanto da Lei evidenziato (grazie).

La limitazione di utilizzo di internet nella pubblica amministrazione è prevista dalla direttiva n. 2/2009 della Presidenza del Consiglio dei Ministri e l’amministrazione regionale della Valle d’Aosta, nell’ambito delle sue prerogative, ha posto in essere una serie di filtri per limitare l’accesso ai dipendenti ai siti internet che ritiene non pertinenti con l’attività lavorativa (questo lo aveva già detto pari pari Augusto Rollandin. Anche l’Ordine glissa la questione sul perché alcuni siti sono oscurati e altri no: che il blog di Caveri, per dirne uno, sia pertinente con il lavoro degli impiegati?).

La tipologia dei filtri adottati dall’ente non effettua uno screening a personam (?), ma seleziona i siti sulla base delle caratteristiche di iscrizione dei medesimi alla rete (quanto tecnicismo per non affrontare il problema!). Per l’applicazione di questi filtri l’amministrazione ha siglato in data 28 aprile 2010 un accordo con le organizzazioni sindacali (allora è per questo che i dipendenti possono vedere il blog di Beppe Grillo?).

Per le summenzionate ragioni, sulla base degli elementi acquisiti allo stato attuale, non risulterebbe pertanto a questo Consiglio nessun atto discriminatorio nei Suoi confronti (non avevo dubbi, ma avevo bisogno di una prova!).

Botta…

20 giugno 2011

Così scrissi un mese fa…

Egregio signor, Massimo Boccarella, presidente dell’Ordine dei Giornalisti in VdA,

dopo l’ennesima verifica di oggi, 9 maggio 2011 (situazione invariata al 176) ho potuto constatare ancora una volta l’oscuramento del mio blog, Patuasia, dagli uffici della Regione. La scelta potrebbe essere plausibile, se l’accesso fosse inibito all’intera navigazione non prettamente necessaria alle finalità lavorative degli impiegati, ma dalla mia ricerca risulta che altri blog e siti come quelli di Luciano Caveri, Alberto Zucchi, Eddy Ottoz, Gaetano Lo Presti, Legambiente, Beppe Grillo ecc…, che parimenti al mio potrebbero cagionare distrazione dai doveri lavorativi, sono invece accessibili al personale. Le motivazioni addotte dal Presidente della Giunta, Augusto Rollandin, che sostengono la tesi della produttività messa a rischio dalla rete, vengono così a cadere. Si tratta, secondo me, di un caso di discriminazione vera e propria nei confronti di un blog considerato “fastidioso”. Questa distinzione che probabilmente nasce da considerazioni altre, è da ritenersi un atto grave nei confronti della libertà di espressione e di informazione. Pur non essendo Patuasia una testata giornalistica, la sottoscritta è regolarmente iscritta all’albo nazionale dei giornalisti-pubblicisti, pertanto Le chiederei, in considerazione del ruolo che svolge, di prendere a cuore la vicenda in virtù di quel principio di libertà che connota la nostra società democratica. Principio che va difeso sempre e di cui la Sezione dei giornalisti valdostani si è sempre fatta garante.