Posted tagged ‘Operazione “Tempus venit”’

Locale di Aosta

18 giugno 2014

Articolo di Roberto Mancini pubblicato grazie a Nuovasocietà.it

La presenza nelle esplosioni del 1977 di Carmelo Oliverio, nipote di Santo Oliverio, ci costringe ad abbandonare la cronologia del racconto.
Santo Oliverio infatti è protagonista, alcuni anni dopo, di una clamorosa inchiesta valdostana anti-’ndrangheta finita nel nulla: “Operazione Lenzuolo” del 2000.
Ne emerge memoria dalla lettura delle motivazioni della sentenza “Tempus venit” del 2013, quella che condanna (in prima e seconda istanza) il clan Facchineri per estorsione mafiosa ai danni del costruttore Giuseppe Tropiano.
Essa rivela che già tre pentiti di ndrangheta , alla fine degli anni 90, avevano rivelato la presenza di un’organizzazione ‘ndranghetista in Valle d’Aosta. Si tratta Francesco Fonti, Salvatore Caruso e Annunziato Raso. Ecco le loro dichiarazioni, Francesco Fonti disse:
«Sono arrivato a Torino nell’anno 1971 e da subito, ho saputo che in Valle d’Aosta vi era un Locale attivo».
(Il “Locale” è la struttura di base della ‘ndrangheta che sorge in un determinato paese, allorché si supera il numero minimo di 49 affiliati a qualunque “copiata” a cui appartengono . (altro…)

La ‘ndrangheta c’è! (1° parte)

16 gennaio 2014

Ecco un nuovo ciclo di puntate sulla sentenza d’appello dell’operazione “Tempus venit” a cura del giornalista Roberto Mancini.

Cari lettori, non facciamoci distrarre dalle chiacchiere interessate, guardiamo alla sostanza: allora è ufficiale, la ‘ndrangheta esiste pure in Vda e abita ad Excenex col volto di Roberto Raffa, qui residente in fraz Capoluogo.
Raffa ha un doppio legame parentale con i Facchineri: è cognato di Giuseppe di cui ha sposato la sorella Gerolama. Un altro fratello Facchineri, Vincenzo, ne ha sposato la sorella, Raffa Graziella. Lo ribadisce la Corte d’Appello di Torino (presidente dott.ssa Brunella Rosso, consigliere relatore dott Filippo Ottaviano Russo, consigliere dott.ssa Irene Strata) che in seconda istanza ha confermato in toto le condanne comminate per tentata estorsione mafiosa nei confronti di Giuseppe Facchineri, di Giuseppe Chemi e di Roberto Raffa. Il contorno, ossia l’assoluzione dei fratelli Tropiano e del sig Michele Raso dall’accusa di aver cercato un accordo con i mafiosi per evitare l’estorsione ai loro danni, rappresenta l’unica parte riformata della sentenza di primo grado. Il dispostivo letto in udienza così recita: “difettando l’elemento intenzionale, quantomeno in via dubitativa, i fratelli Tropiano debbono andare assolti dal reato loro ascritto perchè il fatto non costituisce reato a norma dell’ art 530, secondo comma c.c.p.”. In pratica si potrebbe rozzamente affermare che si tratta di un giudizio analogo alla vecchia “insufficienza di prove”. L’assoluzione del reo avviene “quando la prova del fatto criminoso manca, è insufficiente o contradditoria”. In questo senso si tratta di un’assoluzione con formula dubitativa, quando gli elementi a carico dell’imputato non fanno ritenere la sua responsabilità “oltre ogni ragionevole dubbio”. Insomma non c’è la prova certa e sufficiente a dimostare che i Tropiano abbiano volontariamente favorito i contatti fra i Raso (usati come “guardianìa” dei loro interessi) e i Facchineri. A pag 81 la sentenza così recita: “sotto il profilo oggettivo, la sussistenza del reato può ritenersi pacifica, sotto il profilo soggettivo invece questa è ampiamente contestata”. Insomma i fratelli Tropiano sono stati assolti non perché il reato non lo abbiano commesso, ma perché manca la prova soggettiva della loro intenzione, ossia che esso sia avvenuto per la volontà di aiutare i Facchineri nell’estorsione.
In pratica, secondo la Corte d’Appello i Tropiano hanno agito così per legittima paura, in quanto recita la sentenza pag 82, secondo le indagini dell’Arma dei carabinieri, la famiglia Facchineri era egemonica nella Vda ed era nota nella comunità calabrese per essere sanguinaria e di proverbiale ferocia”. (continua…) roberto mancini.

Nessun dorma!

29 ottobre 2013

Guardiamo la luna eh? Non il dito…
Non cadiamo nel tranello della “disinformatja”: ora molti giornalisti da Apt in cerca di consenso del Potere (contributo per motosega?) scriveranno che “ la ndrangheta non esiste in VDA”. Non è così, la parte importante della sentenza della corte di Appello di Torino conferma che qui da noi si fanno estorsioni mafiose e che i colpevoli sono stati individuati e condannati in due gradi di giudizio.
Gli escavatori non prendevano fuoco per autocombustione, come ci siamo raccontati per decenni. Le due sentenze differiscono nella parte che riguarda i destinatari dell’estorsione, ossia i fratelli Tropiano. In primo grado la Corte ha ritenuto che, rivolgendosi ai fratelli Raso come “mediatori” con il clan Facchineri, i Tropiano abbiano concorso all’estorsione mafiosa in loro danno: dovevano rivolgersi subito allo Stato, come fece l’Archeos dopo il rogo in suo danno. Da qui la loro condanna.
In secondo grado, assoluzione: i Tropiano non hanno concorso all’estorsione mafiosa in loro danno. Però che vuol dire? Le interpretazioni possono essere plurime. Dunque… sono curiosissimo delle motivazioni (90 gg) e del dispositivo della sentenza (che uscirà a giorni, indicando gli articoli cui si riferisce quella parte di verdetto). Come avranno motivato l’assoluzione i giudici torinesi?
Considerano che i contatti con la famiglia Raso non ci siano stati? Sembra strano: gli atti del primo grado sono pieni di intercettazioni che indicano la funzione di “guardianìa” svolta dai Raso in Calabria, per conto dei Tropiano. Oppure considerano che ci siano stati, ma che non rappresentino un reato? Oppure ancora hanno applicato l’art 384 cp, quello della “non punibilità”? Ossia quello che riconosce che il reato è avvenuto, ma in una tale situazione di emergenza per i Tropiano da non poter essere punito? La seconda ipotesi  mi sembra la più agghiacciante. Perchè?
Vorrebbe dire sancire con una sentenza un principio giuridico pericolosissimo: qualora si subisca un’estorsione mafiosa, semplicemente non è reato farsi “proteggere” da altri ambienti mafiosi o malavitosi, anziché dai carabinieri. Un precedente giuridico di enorme gravità, che autorizzerebbe chi subisce minacce ad ignorare lo Stato e a rivolgersi serenamente al boss più vicino.
In pratica, uno sdoganamento del contropotere mafioso alternativo a quello statale.
 Si potrebbero aprire prospettive esaltanti:
ogni azienda con il proprio mafioso di “riferimento”…
Slogan da marketing? 
“Un Mangano al giorno toglie i problemi di torno”.
Mah, boh, chissà….
Attendiamo dunque di conoscere le carte.
 Nel frattempo, nessun dorma. (roberto mancini)

Arrivano i vitalvizi!

31 Maggio 2013

Attendo con ansia di conoscere le cifre della liquidazione e del vitalizio mensile dell’ex assessore Lavoyer, che per circa 30 anni ha prestato la sua opera di pensoso statista al servizio del “glorioso popolo valdostano”. In tema di trasparenza e di costi della politica, spero che il M5S si occupi anche di questa questione. Se la politica è un servizio alla comunità, quanto è stato remunerato questo servizio nel caso di Lavoyer? Escono dal Consiglio regionale, dove hanno confortevolmente soggiornato per decenni, quasi tutti i membri della più inutile, pigra, inconcludente, sonnacchiosa e distratta commissione antimafia della storia italiana: Empereur, Salzone, Lavoyer, Prola, Jean Rigeau, Lattanzi. Riconfermato il solo Bertin, l’unico che per nostra fortuna abbia seguito il problema da sveglio, senza pisolini nel pomeriggio. A differenza di tutti gli altri consigli regionali, che sempre si sono dotati di un’osservatorio antimafia permanente, la commissione non ha deciso di procedere in questa direzione.
Alla luce della sentenza “Tempus venit” e di quella del sequestro dei beni della famiglia Nirta, una decisione improvvida e superficiale. Il nuovo consiglio regionale , in proposito, non può che migliorare. Anche in questo caso, meritate pensioni, che sarebbe opportuno conoscere.
Antonio “Tonino” Fosson, leader di Comunione & Liberazione e della corrente clerico-localista dell’Union, può pagare molto caro lo scandalo di Andrea Ferrari , ex direttore della casa di riposo Festaz, indagato per peculato e per simulazione di reato.
Come noto secondo l’ipotesi accusatoria il Ferrari, ora dimissionario, avrebbe sottratto mobili di pregio di proprietà dell’istituto. L’imbarazzo politico deriva dal fatto che l’ormai ex direttore è sempre stato considerato politicamente vicinissimo alle idee dell’ ex senatore, suo sicuro ed attivo supporter all’interno della casa di riposo. Per queste ragioni una parte dell’Union ( forse quella che ha conservato un minimo di laicità?) sembra propendere per non insediare Fosson alla Sanità, forse usando pretestuosamente dello scandalo Festaz per non rafforzare troppo l’ex senatore. (roberto mancini)

Come diffamare se stessi!

21 Maggio 2013

“Sorbara annuncia di «aver dato mandato ai propri legali di procedere sia civilmente sia penalmente in merito alla campagna diffamatoria contro la propria persona e la propria immagine finalizzata unicamente a mutare artificiosamente e pretestuosamente gli esiti e il naturale corso della campagna elettorale” (La Stampa). Quindi secondo l’assessore Marco Sorbara a rovinare la sua immagine non è stato il contenuto della telefonata, ma la sua divulgazione! Quindi chi fa informazione, pubblicando atti pubblici, come la sentenza “Tempus venit”, corre il rischio di una denuncia? Se è così saremo in molti ad essere denunciati. Sempre secondo Sorbara la gravità non consiste nell’avere per amico uno condannato a cinque anni per traffico di droga e coinvolto in faccende di ‘ndrangheta, ma nell’averlo detto in campagna elettorale! Avete capito come ragionano questi? La campagna diffamatoria contro se stesso è stato lui a crearla, frequentando gente che un amministratore non dovrebbe frequentare mai! Non c’è reato, pertanto dell’etica che dovrebbe essere al primo posto di un politico, chissenefrega! Sorbara non viene rimosso dall’incarico, rimane lì dov’è, il sindaco non vuole. Sarà eletto e andrà a palazzo regionale… e se non farà il trasloco rimarrà in quello comunale, che tanto “lasciamo parlare la gente… poi facciamo di nuovo!”

La ‘ndrangheta made VdA (7° puntata)

22 aprile 2013

Roberto Raffa risiede a Aosta, è cognato di Giuseppe Facchineri, detto “il professore”, avendone sposato una sorella. Il legame è doppio poiché un altro Facchineri, Vincenzo, ha sposato una sorella dello stesso Roberto Raffa. Viene stato arrestato dalla Squadra Mobile della Questura di Aosta il 24 ottobre 2006, perché sorpreso a cedere 470 grammi di hashish e detenere 515 grammi. di marijuana, reato per il quale è stato condannato a 2 anni di reclusione dal Tribunale di Aosta. Svolge l’attività di imprenditore edile come socio della “Guerrisi & Raffa costruzioni” con sede in Charvensod (AO), fraz Ampaillan nr. 77. Il padre, Natale Raffa, era segnalato come affiliato alla cosca “Furfaro” operante in Cittanova, ora disciolta.
L’11 Settembre 2011, notte dell’incendio alla pala meccanica della ditta Archeos di Monteleone, poco dopo le ore 22.20 un testimone oculare notava la presenza, presso il castello di Quart (dunque, nei pressi del luogo ove si trovava la pala meccanica incendiata), di una FIAT Panda vecchio modello, di colore grigio scuro, targata “AO 160032”, con una ammaccatura sul parafango destro. Nel corso delle indagini, i carabinieri accertavano che si trattava  dell’auto intestata al Raffa, soprattutto grazie al segno distintivo costituito dall’ammaccatura.
Quanto alle motivazioni delle azioni del Raffa, la sentenza le individua in ragioni di concorrenza professionale.
Così recita la sentenza del giudice Bompieri: “I motivi e i vantaggi personali che spingevano Raffa ad agire in collusione con il cognato Facchineri nell’azione estorsiva in danno di Monteleone non sono di difficile individuazione e confermano definitivamente l’impianto accusatorio nei suoi confronti. Il 26 ottobre 2011 alle ore 8.54 veniva captata una conversazione tra Roberto Raffa e la sua segretaria, all’interno degli uffici della ditta dello stesso . Da essa emergeva che il Raffa mirava a costituire un consorzio con altre imprese, al fine di concorrere negli appalti per i lavori di restauro di immobili di interesse archeologico ed artistico, in concorrenza con l’Archeos di Luigi Monteleone, il quale si avvaleva della collaborazione di un soggetto che Raffa riteneva un “esperto del settore”. Nella conversazione Roberto Raffa accennava anche alla necessità di attivare adeguate conoscenze politiche per pilotare gli appalti. Ecco il testo di alcune intercettazioni:”
Raffa:
Purtroppo con i tagli che hanno fatto hanno bloccato tutto, però partono, se non è quest’anno il prossimo anno te lo dico io partono di sicuro e l’unica cosa noi dobbiamo riuscire a prendere sti castelli…., dobbiamo riuscire a prendere qualche castello perché se noi prendiamo qualche castello a noi ci vengono soldi….
Comandano loro perché tu gli dici guarda… c’è questo appalto qua deve andare a questo ufficio qua devi parlare con questo devi chiamare questo devi… devi chiamare l’altro devi dire cosa… come dobbiamo muoverci solo quello… e per fare quel lavoro la ci vuole uno conosciuto… che conosce abbastanza persone a livello politico non a livello che... si …. intanto quelli che ci sono già dentro sanno …… come si devono muovere… invece noi non ce l’abbiamo….però se tu chiami questa persona qua.... che conosci tu bene…e ha contatti con tanta gente politica conosce tutti a livello politico è vero che nella politica ti dicono e poi dietro sparlano… però, però altro lui conosce…. e mi fa se ti va se vuoi… no io lo voglio fare, io è da vent’anni che aspetto….di fare questo consorzio e non ho trovato le persone adatte…quando per uno, quando per altro, quando per uno quando per altro …. non sono riuscito mai a farmi questa madonna di consorzio… però l’unico appiglio per poter prendere questi lavori dobbiamo far questo coso…. o con te o senza di te o con un’altro eh…”

Quanto ai contatti del Raffa con la politica, essi sono riassunti da questa telefonata che egli riceve  il 10 Agosto 2011, ossia un mese prima dell’episodio criminoso dell’incendio di Quart.

SORBARA: Ciao sono Marco Sorbara

RAFFA: Ciao Marco

SORBARA: Ciao memorizzati questo numero eh…. perchè l’altro c’è e non c’è questo invece è sempre acceso ok ?

RAFFA: Va bene ok

SORBARA: Si perchè qua diventi pazzo con i cellulari è un disastro è veramente un macello è un macello almeno cos’ì con questo mi trovi sempre ok ?

RAFFA: Ok va bene ok tutto bene Marco ?

SORBARA: Ascolta volevo chiederti una cosa io ho laggiù al quartiere Cogne la struttura per gli anziani quella dove ci sono gli anziani è una struttura del Comune

RAFFA: Eh

SORBARA: Dove devo fare tutta una serie di piccoli interventi non so mettere apposto eh … tinteggiare un sai quelle ante di una volta rifare un piccolo murettino per sei sette mila euro tu potresti fare dei lavoretti del genere ? O non li fai ?

RAFFA Roberto: Perchè no… Marco quando si tratta di lavoro facciamo tutto noi

SORBARA: Eh appunto ho detto per chiamare qualcun’altro ho detto chiamo te non se vuoi te lo fai tu se lo vuoi fare con eh… Giuseppe vedi tu io te lo do a te allora io lascio adesso il tuo numero di telefono al mio dirigente Egle Gaglietto ok ?

RAFFA: Va bene ok

SORBARA: Eh eh bisogna darsi da fare qua pian pianino pian pianino vedrai

RAFFA: Uh….un pò alla volta

SORBARA: Un pò alla volta eh…. noi noi fretta non ne abbiamo lo sai Roberto fretta zero

RAFFA: Poi noi della fretta siamo contrari …inc… ride….

SORBARA: No no io dico sempre piccoli passi anche perchè abbiamo fatto poi adesso lasciamo un pò parlare la gente e poi rifacciamo di nuovo …ride….

La ‘ndrangheta made VdA (6° puntata)

21 aprile 2013

Le motivazioni della sentenza Tempus Venit del giudice Federica Bompieri pongono anche una domanda, finora rimasta senza risposta in quanto  le indagini sono ancora in corso: esiste un eventuale nesso fra il barbaro omicidio di Salvatore Raso in Calabria e l’estorsione che avviene in Valle d’Aosta ai danni di Tropiano?
Che la partita si giocasse anche in Calabria e a San Giorgio Morgeto lo dimostrano i colpi di fucile indirizzati il 20 agosto 2011 contro le finestre della casa di Maria Giovinazzo, cognata di Giuseppe Tropiano in quanto moglie del fratello Salvatore. Alcuni brani delle tre lettere estorsive che giungono a Giuseppe Tropiano a firma “avvocato Silente”, sono illuminanti rispetto al conflitto in atto: le minacce riguardano non solo i Tropiano, ma pure eventuali “mediatori”.
“Badate bene che se pensate di rivolgervi o di essere protetti da qualche mammasantissima vi sbagliate e di molto” (datata 18 maggio 2011). “Cerchi di non fare lo stronzo o l’infame, non dia ascolto a qualcuno dei suoi compari più stretti, perché le stanno dando cattivi consigli. I pallettoni quando arrivano non chiedono permesso a nessuno, chiaro il concetto? A lei sta a portare il valore della sua esistenza all’equivalente di due sigarette Malboro” (non arriva via posta, ma viene messa insieme a due cartucce nella macchina di un fratello di Giuseppe durante la festa dei calabresi nel luglio 2011). “Dovete fare molta attenzione perché può capitarvi qualche gravissimo incidente. Inoltre sarebbe bene che ti preoccupi seriamente dei tuoi famigliari anziché dei tuoi cantieri e di tutti i tuoi mezzi di lavoro. E non continuare a consultarti con persone che pensi ti possano risolvere la questione perché non possono risolvere nulla in quanto per noi è una questione di principio (…). Noi abbiamo molto tempo e tante persone calabresi che sorvegliano te (…) A noi non interessa se paghi i tuoi amici calabresi Raso e compagni” ( è del 6 dicembre 2011, spedita per posta e intercettata dagli investigatori).

La sentenza spiega minuziosamente che l’affermazione “Abbiamo moltissimo tempo” indica che l’obiettivo dei Facchineri non è semplicemente quello di fare sporadiche operazioni criminali a fini di lucro. I Facchineri insomma mirano più in alto. Posto che le vittime delle tentate estorsioni (Tropiano e Monteleone) sono personaggi al massimo livello dell’imprenditoria valdostana è chiaro che l’infiltrazione nel tessuno economico e imprenditoriale della Regione poteva fruttuosamente prendere piede. La conclusione del giudice è che gli obiettivi dei Facchineri sono: “Rivendicare una posizione di supremazia sui Raso in Valle d’Aosta come a San Giorgio a Morgeto e dintorni, da un lato, dall’altro, senza faticare in proprio, inserirsi nei lucrosi affari dei calabresi che avevano fatto fortuna in Valle d’Aosta: due finalità che andavano ben oltre l’occasionale arricchimento ricavabile dalle due estorsioni per le quali si procede”.
Insomma i Facchineri hanno un duplice obiettivo: in Calabria imporsi sui Raso e in Valle d’Aosta, dimostrando l’insufficiente protezione accordata dai Raso, inserirsi negli affari locali. 

La ‘ndrangheta made VdA (5° puntata)

19 aprile 2013

Il giudice estensore della sentenza, la dottoressa Federica Bompieri, si pone alcune riflessioni, spesso trascurate dai resoconti giornalistici, ma  invece fondamentali per conoscere e capire i fatti.

La prima è relativa alla contiguità tra vittime e criminali accomunati dalla stessa mentalità, dalla stessa cultura dell’illegalità.
“E’ chiaro che i termini della vicenda – scrive il magistrato – sono ben lontani da quelli soliti e comuni dell’estorsione e non tanto perché in gioco c’è un appalto milionario in una regione particolarmente ricca, quanto per il contesto in cui il fatto accade, il tipo di mentalità che accomuna colpevoli e vittime che deriva dalla provenienza dalla medesima terra di origine con delicati equilibri da mantenere, protezioni da affermare, amicizie da consolidare, sfere di competenza da rispettare o gerarchie eventualmente da contestare con interessi non solo ed esclusivamente economici da perseguire.”.
Estorsioni peculiari dunque, ossia di tipo mafioso. Il primo quesito che si pone il giudice è questo: chi sono i colpevoli e chi sono le vittime? Che rapporto esiste tra colpevoli e vittime? E soprattutto la differenza tra colpevoli e vittime è così netta?
Nulla di quanto emerge dagli atti consente di ritenere che i Raso (incaricati dai Tropiano della mediazione con gli estorsori) abbiano agito nell’esclusivo interesse delle vittime, così come di regola avviene nell’ambito di una normale estorsione, già per il fatto che le stesse vittime non sono solo vittime sprovvedute e spaventate, ma persone che conoscono questo tipo di richieste e sanno come vanno affrontate innanzitutto con riferimento a chi fare intervenire nella trattativa e a quali regole minime dovrebbero essere rispettate. I Raso sono intervenuti per tutelare i Tropiano nel senso di impedire che gli estorsori potessero ottenere quello che volevano come volevano. I Raso dovevano dunque mantenere saldo il loro ruolo storico di guardiania nei confronti dei Tropiano” . E’ proprio su questo concetto di guardianìa gli atti del processo sono illuminanti. Ricostruiamo una prima vicenda da essi narrata.

Primo episodio aostano:  a Raso Vincenzo (che è dipendente Edilsud, ossia di Tropiano) viene richiesto dal suo datore di lavoro di intervenire per interrompere un conflitto territoriale con minacce nei confronti di un certo Daniele Paglialonga, venditore ambulante di frutta che sistema i suoi autocarri nei dintorni di Aosta. Paglialonga trova uno dei suoi autocarri, vicino a Plan Felinaz, ammaccato, specchi rotti e il solito avvertimento: un accendino depositato sul serbatoio della benzina. Dopo queste minacce, Paglialonga entra in contatto con due elementi, Peppino Pepé e Santino Mammoliti, entrambi residenti in Valle, che gli intimano di togliere il suo camion dalla zona. Paglialonga a questo punto chiama Giuseppe Tropiano e gli chiede aiuto per mettere fine a queste pressioni e lavorare in pace. Ecco il testo di un’intercettazione:

Paglialonga: “C’è una questione a Pont Suaz con un signore calabrese che è un paesano tuo. Gli dici te come bisogna comportarsi? Non ti volevo mai disturbare, però non lo so come comportarmi, sinceramente non lo so proprio, casomai sbaglio”.

Tropiano: “Se vuoi dirgli: guarda io per adesso ho parlato con un amico che conosco, poi sentirà se devo spostarmi mi sposto. Tu digli: per oggi io sto qua, domani poi vediamo. Io come torno su, pomeriggio, vedo un attimino di sentire, di scambiare due parole con una persona che conosco. Se puo fare qualcosa te lo dico. Tu gli fai così, tu gli dici: guarda, per oggi sto qua, se mi devo spostare mi sposto, perché veramente non mi va quello che tu dici. Però se lo devo fare lo deve dire qualcun altro, ok? Lo deve dire qualcun’altro”. 

Paglialonga: “Sì ho capito, ho capito.”

Tropiano: “La persona che dico…è, io non è che riesco a muovermi più di tanto, però voglio parlare con una persona che è molto vicina a questi che mi hai detto tu e ti dico se questi ti dicono Daniele ti devi spostare, ti sposti, sennò trovati una soluzione. Questo amico, vedrai che le cose si sistemano”.

Dopo mezz’ora Tropiano chiama Paglialonga e gli conferma: “Daniele ascolta, Daniele ascolta, chiama il tuo operaio, gli dici di non muovere il camion di dov’è. Allora adesso digli che arriva Vincenzo Raso, un amico, ho parlato io, e gli spiega tutto come stanno andando le cose, poi ci pensa lui. Daniele, chiama il tuo operaio e gli dici che adesso viene Vincenzo Raso… E’ una persona che le cose le sistema”. 

Dunque Giuseppe Tropiano dice subito a Paglialonga i passi da fare: non muovere il camion e riferire a chi lo sta importunando che ha parlato con lui e che sta arrivando per dirimere la questione Vincenzo Raso (dipendente dello stesso Tropiano alla Edilsud). Insiste e raccomanda di nominare esplicitamente Vincenzo Raso di cui è evidentemente nota l’appartenenza ad un livello criminale più alto. Tropiano sa benissimo l’influenza che il nome Raso ha in un certo ambiente. Gli investigatori constateranno e filmeranno, neanche un’ora dopo il colloquio tra Raso e Paglialonga, l’arrivo nel parcheggio del camion di Vincenzo Raso, venuto a mettere le cose a posto.
Dunque c’è una gerarchia riconosciuta, il cui compito è assegnare il territorio: Però se lo devo fare lo deve dire qualcun altro, ok? Lo deve dire qualcun’altro”. 

Il secondo episodio aostano in cui i Raso esplicano una funzione di guardianìa nei confronti degli interessi dei Tropiano avviene durante una lite giudiziaria di questi ultimi con gli aostani fratelli Mammoliti. In un’intercettazione tra i Tropiano, Giuseppe ammette apertamente con i suoi fratelli che può chiedere la protezione dei Raso…

Tropiano…. “tanto a Turi (Salvatore Raso, ndr ) qualche volta lo pago….”.

La ‘ndrangheta made VdA (4° puntata)

18 aprile 2013

Questa lettera, indirizzata a Luigi Monteleone titolare della società Archeos, giunge al destinatario dopo l’11 Settembre 2011, data in cui un suo mezzo viene dato alla fiamme presso il castello di Quart.

“Egregio signor Monteleone Siamo a comunicarle che se vorrà lavorare nel suo settore come imprenditore edile dovrà pagare un milione di curo. Sappiamo che lei è una persona molto comprensiva e intelligente e sa come vanno queste cose, altrimenti non riuscirebbe ad accaparrarsi tutti i lavori dal milione di euro in su. In buona sostanza da adesso in poi lei per lavorare dovrà dare una percentuale più alta anche a noi, non ci interessa quello che da ai suoi compaesani i Raso, noi vogliamo la nostra parte diversamente lei non lavorerà più e perderà la serenità, la tranquillità la pace e se non comprende anche la vita Le precisiamo che questa iniziativa è per noi una questione di principio e vorremmo raggiungere un accordo fra nobis e in maniera pacifica, non si rivolga ai suoi corregionali o compaesani mamma santissima sperando che le possano accomodare la faccenda perché perderà tempo e si creerebbero chiacchiere e molta confusione e questo è estremamente pericoloso per l’incolumità sua e dei suoi parenti più cari: non si rivolga alla legge, anche se sappiamo che l’ha già fatto, in sintesi cerchi di concludere con noi e di non fare l’infame ma di ragionare con razionalità così che lei continui a fare il suo lavoro, prendere appalti e lavorare con serenità, dando anche a noi una percentuale, il nostro interlocutore si qualificherà per telefono come li geometra LEON, si ricordi bene questo nome perché solo e soltanto con lui dovrà trovare un accordo che definiremo in un secondo tempo. In definitiva le rammentiamo di fare molta attenzione alle scelte che fa e di non sottovalutarci perché possiamo farle molto male a lei e ai suoi cari non lo dimentichi. Cerchi di non ragionare da avaro lo dica anche a suo suocero e di ricordarsi che lei ha raggiunto questa posizione economica-imprenditoriale grazie ai lavori “che prende” dalla regione e sarebbe bene per lei mantenere questa posizione dando qualcosa a noi che vogliamo mangiare per vivere come tutti voi. La contatteremo quanto prima fiduciosi del suo accordo e della sua comprensione per questa nostra richiesta. A proposito le rammentiamo se non vorrà pagare lo dica chiaramente al nostro interlocutore che le telefonerà così sappiamo come intervenire definitivamente, diversamente prepara già da adesso i soldi un milione di curo chiaro! Se vuole lavorare. A noi non interessa se ha già pagato qualcuno dei suoi compaesani o corregionali, noi vogliamo i nastri e tenga presente che la nostra richiesta non può essere condizionata da niente e da nessuno e guardi che none uno scherzo di halloween perché i pallettoni quando arrivano, arrivano e basta senza chiedere permesso a nessuno comprende il concetto…. Quindi ne le persone ne le sue telecamere ne la legge potrà mai coprirle il suo colo capito!!. Cerchi di pagare noi e in ,futuro le daremo soddisfazioni, diversamente ha finito di lavorare. Il suo escavatore glielo abbiamo fatto distruggere noi, ma a confronto a ciò che le possiamo fare in futuro la consigliamo di pagare. La salutiamo tantissimo.”.

La ‘ndrangheta made VdA (3° puntata)

17 aprile 2013

Questa lettera viene intercettata dagli inquirenti in data 6 Dicembre 2011.

“Carissimo il nostro amico Tropeano come va… ti facciamo saper che abbiamo preso una decisione questa volta definitiva e sarebbe molto bene per te di dare a cesare quello che é di “cesare” e cioè i nostri soldi un milione di euro, ti diamo tempo fino al prossimo 20 Dicembre da quella data in poi tu e tutti i tuoi prossimi congiunti figli fratelli e nipoti dovete fare molta attenzione perché può capitarvi qualche gravissimo incidente inoltre sarebbe bene che ti preoccupi seriamente dei tuoi famigliari anziché dei tuoi cantieri e di tutti i tuoi mezzi di lavoro, e non continuare a consultarti con persone che pensi ti possano risolvere la questione perché non possono risolvere nulla in quanto per noi é una questione di principio come ti abbiamo detto sin dall’inizio e vedrai che se non paghi tu quei cantieri non li finisci noi abbiamo molto tempo e tante persone calabresi che sorvegliano te e a tutti i tuoi amici perciò se non paghi e solo una questione di tempo ma tu fari una brutta fine. A noi non interessa se paghi i tuoi amici calabresi Raso e compagni a noi ci devi dare il nostro e noi usciamo fuori di scena e non avrai più problemi, se poi insisti a portare la questione in cassazione sappi che ne verrà fuori una pessima sentenza … se vuoi intendere paga! Noi non telefoniamo più sei tu che devi darti da fare come? Fai così: Se vuoi pagare devi affissare dei cartellisi vende nella casa di tuoi fratello dove hanno sparato le finestre giù in Calabria, i cartelli devono essere bene in vista in modo che chiunque passa dalla strada li può vedere, sui cartelli dovrai specificare il prezzo della vendita della casa ossia 100.00 che equivale a un milione di euro. Inoltre ti diamo un’altra possibilità ammettiamo che non hai subito tutto il milione di curo ma ne hai 700.00 sui cartelli metti che si vende per 70.00mila euro capito! Bada bene a non prenderci in giro e di non pensare di farci fuori con una manciata di noccioline perché noi vogliamo un milione di euro tuttavia con 700.00 possiamo chiudere la questione definitivamente. In buona sostanza se vuoi pagare ora sai come devi fare e fallo subito così sappiamo di che morte voi morire, a contattarti ci penseremo con calma noi e poi ti daremo ulteriori istruzioni capito! E rammentati che tutto questo non é un giochetto alle carte ma una questione estremamente seria la quale dipende la vita delle persone in primis la tua e dei tuoi prossimi congiunti…Per assicurarti che siamo sempre noi l’avvocato Siliente. Ti salutiamo”.