Passare accanto alle macerie della ex caserma Testafochi è un colpo al cuore. Quei mattoni, quella calce erano impastati della storia della nostra città. Città di alpi e di alpini. L’architetto che ha messo al mondo il progetto millefoglie della futura università e che ha ridisegnato il tessuto urbano, non possiede la nostra memoria storica e giustamente se ne fotte. Ma gli amministratori no, non dovevano fottersene. Invece cancellano. La città se ne va via con le ruspe, sparisce con le gru e l’identità collettiva segue la via del cemento. E non è una nuova classe dirigente aggressiva e affamata e smemorata che genera lo squallore contemporaneo; sono i vecchi, quelli che la memoria ce l’hanno e che dovrebbero preservare per le generazioni future. Ma la loro città non è figlia della storia, piuttosto è figlia della cabina elettorale. Totale disamore. Squisito interesse. Questi mediocri impiegati di una democrazia rabberciata che vuoi che se ne facciano della memoria di una città? Eppure senza, un luogo si svuota di contenuto diventa terra di scontenti. Come lo sono i nostri giovani.
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Bandiera bianca
7 aprile 2015Colpa di chi? Lo vogliamo dire?
9 novembre 2014Autonomia farlocca
17 ottobre 2013Dopo 50 anni di sbornia micro-nazionalista con i soldi dei babbei italiani, vedo che ora persino i localisti etnici devono confessare che le casse sono vuote. Abbiamo finito la grana regalata, quella con cui una nomeklatura da condominio, esentata dal compito di produrre ricchezza ( grazie all’autonomia “octroyeé”, disprezzata ma utile…) , ha potuto dedicarsi al clientelismo in perfetto stile calabrese.
Che inventeranno ora questi artisti dell’accattonaggio verso lo “ Stato centralista”? Chiederanno la grana ai baschi, catalani, galiziani, burgundi e grecanici, per illustrare i cui dialetti hanno speso i nostri miliardi ?
A che punto è la scuola valdostana per affrontare le vacche magre della crisi globalizzata? Puntiamo sul patois, come sempre?
Poichè abbiamo un’università locale, scegliamo l’istruzione non autistica: gemelliamoci con l’Istituto Orientale di Napoli o con la Ca’ Foscari, dove si insegnano lingue orientali. Tre facoltà, cinese, arabo, inglese: dite servirebbe più del patois?
Poi un liceo anglofono ad Aosta sostituisca quello francofono, felicemente comatoso e servito solo per parcheggiare rampolli della nomenklatura unionista, i Balenotteri Rossoneri di domani. Seppelliamo il vierinismo, finora ideologia vincente nelle scuole valdostane?
Le lingue si insegnano per far trovare lavoro ai nostri figli, non per aggregare voti di tribù etniche e per garantire identità politiche.
Tre facoltà all’università: arabo, cinese, inglese. Il governo cinese finanzia generosamente questi progetti in Europa. Forse così si può persino terminare il polo universitario della Testafochi… (roberto mancini)
Incubo di nos-atre
14 gennaio 2013Augusto Rollandin ha appena finito di dire la cretinata che la nostra Università della Valle d’Aosta è all’avanguardia per i servizi informatici che leggo sulla Stampa che gli universitari sono inferociti per l’assenza di un autobus che dalla stazione li trasferisca nella sede staccata di Saint Christophe. Una petizione di ottanta studenti inviata all’assessore ai trasporti, Aurelio Marguerettaz (che sta verificando, ah ah ah!) chiede di agevolare il servizio che accusa impossibili anomalie. Tra ritardi e corse saltate lo studio è diventato per molti un incubo. Questa è l’eccellenza in Valle d’Aosta, regione ricca e autonoma!
Radical chic!
23 Maggio 2012La risposta di Romano Dell’Aquila fa il paio con quella di Milanesio. Se quest’ultimo rivelava la sua natura arrogante di vecchio politico, con la dichiarazione: che palle, in risposta alle critiche mosse al suo ruolo di amministratore unico dell’Università valdostana, Dell’Aquila rivela il vuoto assoluto di qualsiasi argomentazione. Si rifà allo stereotipo che vuole gli antagonisti dediti al No a prescindere. Un giudizio obsoleto e appartenente a un’epoca che sa di preistoria. Infatti, i due signori sono preistoria, ma ancora non l’hanno capito! Non è vero che non vogliamo un ospedale nuovo! E’ vero il contrario: nuovo e dislocato fuori città: il referendum chiariva a fondo la proposta alternativa (a Dell’Aquila questo deve essere sfuggito). Non è vero che non vogliamo un nuovo aeroporto! Vogliamo un aeroporto turistico per il volo a vela, coerente con il paesaggio e la natura della nostra Valle (a Dell’Aquila questo deve essere sfuggito), quello commerciale lo abbiamo a 100 km, un buon servizio di navetta a chiamata risolve il trasporto senza sprechi e senza cattedrali nel deserto. Siamo per il ripristino della linea Aosta-Pré-Sain-Didier che potrebbe finalmente diventare una metropolitana capace di liberare la città dalle auto, altro che contrari allo sviluppo e alla modernizzazione! Contrari solo allo spreco di risorse per progetti inutili e costosissimi questo è vero. Siamo dei radical chic? Forse, ma non siamo dei pregiudicati: cos’è peggio? (A Dell’Aquila qualcosa deve essere sfuggito).
Bruno? Che due palle!
19 Maggio 2012Dalla prima all’ultima lettera si svela il personaggio, Bruno Milanesio. Nel primo scritto sulla Stampa invitava, con toni morbidi da chierico, i concittadini a inviare le critiche sulla NUV (Nuova Unversità Valdostana), purché civilmente firmate. Non si sottraeva al confronto, anzi lo auspicava con quel tono a volte paternalistico di chi sa comprendere e perdonare. Dopo le prime valutazioni ricevute, tramite la rubrica: Lettere alla Stampa, e che non potevano non comprendere anche la sua discutibile figura di amministratore-unico-senza-meriti-professionali, ecco che oggi conclude il carteggio con un: che palle! Signor Milanesio, se permette, “che palle” solo noi abbiamo il diritto di esclamare, non lei che guadagna, per un ruolo che forse non darà mai frutti, ben 90.000 euro lordi l’anno di soldi nostri! La sua maleducazione fa chiarezza su chi è lei veramente. Sono bastate poche lettere per toglierle la maschera di “intellettuale borghese” di nos-atre che senza fatica si è cucito addosso e rivelare la sua natura arrogante e irrispettosa del vecchio politico. Non è un papillon che fa l’uomo! E non è una facile rima che fa cultura.
Ultima sfida?
10 Maggio 2012Se le critiche piovute sulla NUV (Nuova Università Valdostana), secondo Romano Dell’Aquila, sono animate da antichi livori, lo spot pubblicitario su Milanesio travestito da lettera che ha inoltrato alla Stampa come dovremmo interpretarlo? In recenti favori? Infatti, perché mai la Valle d’Aosta per avere un’anima, per non essere marginale e aprirsi al futuro, per tornare a voler essere Carrefour d’Europe, dovrebbe affidarsi a uno come Milanesio? A noi che ce ne frega che quella dell’Università rappresenti per lui l’ultima sfida? Che possa dare un senso alla sua esistenza? Perché sono queste, secondo Dell’Aquila, le importanti motivazioni che dovrebbero aprirci il cuore e lasciare nelle mani del vecchio socialista il futuro culturale della Città e della Regione. Il curriculum? Un librino dal titolo: “La Repubblica delle Fontine” che testimonia oggi l’incoerenza del personaggio su quello che denunciava ieri, e un liberculo di poesie-da-paura dal titolo “Aosta mon Amour”. Sufficiente per Dell’Aquila per far sì che l’amico che conosce bene e da tanti anni, possa essere l’uomo giusto per far emergere l’eccellenza, per riscoprire gli antichi valori che senza di lui rischiano di andar perduti. Le referenze vere di Milanesio, lo sappiamo tutti, sono altre e sono più ascrivibili al suo passato e presente di politico che non alla sua figura di “intellettuale”. In genere non basta scrivere poesiole per diventare l’amministratore unico di una Università. Ma in Valle d’Aosta per un vecchio socialista è sufficiente!
Balla coi lupi!
28 aprile 2012Che il signor Milanesio non balli con i lupi, come ha affermato nel carteggio col signor Giuseppe Rollandin pubblicato sulla Stampa, non ci crede nessuno: non avrebbe l’incarico che ha! (Quali sono le sue competenze specifiche?). Che poi affermi di non saper distinguere la differenza tra vizi e virtù, dice il vero: apprezziamo in coro la sua sincerità. Lo stile di quest’ultima lettera è diverso dalla prima, qui il Nostro ha fatto il salto di qualità: dal buonismo da seconda media è approdato alla stizza da quarta geometri. Linguaggio ricercato, citazioni in latino ecc ecc, segni inequivocabili di chi si è sentito colpito nel vivo e vuole marcare una distanza dall’interlocutore. Recuperare autorevolezza con i lettori, utilizzando parole dotte. Lettere come arma di difesa, tipico trucchetto del commediante. Ma i tempi non sono più quelli dell’Aosta da bere e abbiamo imparato a conoscerli i nostri lupi! Loro, invece, non hanno ancora capito che la gente è, nel frattempo, un po’ cambiata. L’anziano socialista, poi, non risponde a un’altra bellissima lettera, questa del signor Ghigo Rossi, in quanto “piena di fiele e priva di argomentazioni”. Sul primo punto, confonde il fiele con l’indignazione; nel secondo sceglie il silenzio con l’accusa del vuoto di elementi per il dibattito. Un vuoto così traboccante di informazioni che non può che tappargli la bocca!
La foto che allietava l’articolo ho dovuto toglierla dietro diffida di tal Angelo Musumarra che ne detiene il copyright (su Google non si capiva subito che era una sua proprietà), accusandomi di furto! Ma Patuasia non demorde e l’ha sostituita con un’altra che al momento sembrerebbe libera dal cappio.
Sarebbe bello…
14 aprile 2012La prima lettera sulla Stampa di oggi, 14 aprile 2012, esordisce con un desiderio da prima media: “come sarebbe bello…”, lo scolaro che ha scritto detta frasetta è Bruno Milanesio, l’uomo che può tutto, persino diventare amministratore unico della NUV, senza alcuna qualifica. Stile di scrittura melenso da bravo ragazzo, ma sappiamo tutti che non lo è, perlomeno ragazzo. Invoca, il cherubino, che coloro i quali si rivolgono alla Stampa per esprimere un’opinione lo facciano con tanto di firma. Sarebbe bello… perché democratico, aggiunge il serafino. Invita a partecipare alla discussione sul progetto, ma coi modi dovuti e cioè non anonimi. L’arcangelo, aggiunge i numeri di telefono per dimostrare al mondo la sua buona volontà nel confrontare “laicamente” le diverse verità. Ma chi vuole prendere per i fondelli questo qui? Sarebbe stato bello… che ci fosse stata una selezione per l’attribuzione del suo incarico a seguito di presentazione di curricula. Sarebbe stato bello… che ci fosse stato davvero un Piano Strategico di cui si è ampiamento riempito la bocca, ma che di fatto non è mai partito. Sarebbe stato bello… aver potuto partecipare davvero al progetto che invece è stato fatto e rifatto a nostra insaputa. Sarebbe stato bello… che si fosse indetto un concorso, perlomeno nazionale, affinché poter avere una maggiore opportunità di scelta e magari qualcosa di più decente. Il vecchio socialista non ha ben capito che le cose stanno rapidamente cambiando e che i tipi come lui li abbiamo imparati a conoscere e a riconoscere. Sarebbe bello che evitasse di scrivere lettere così cretine e offensive della nostra intelligenza.
Mani sporche sulla città
2 aprile 2012Quale Polo universitario? nessuno lo sa. E nessuno è in grado di “individuare con certezza le risorse necessarie all’attuazione dell’intera opera” (Bruno Milanesio, amministratore unico della NUV). Eppure si vuole andare avanti a tutti i costi (impresari da accontentare), con il rischio di creare un enorme incompiuto per anni e anni. Il sindaco ci scherza su e propone, nel caso la crisi economica ci lasciasse la voragine degli scavi, di riempirla con l’acqua per realizzare un laghetto adatto alla pesca sportiva dei tanti pensionati Cral. Non credo sia il caso di lasciarsi andare alle battute, perché il rischio di trasformare la città in un cantiere rumoroso e polveroso è più che mai reale. Il PD e l’Alpe fanno domande, interrogano, insomma eseguono il loro dovere di minoranza, ma essendo tali valgono come il due di picche. Occorre informare di più. Fare presente la scarsa chiarezza dei vari progetti presentati in pompa magna dall’attuale maggioranza in campagna elettorale. L’università non ha ancora un piano urbanistico di dettaglio, perché quello votato dal Consiglio comunale non è ripreso dal nuovo progetto a cura dello Studio Cucinella. Non è stata neppure pensata una mensa per gli studenti, quanti posti per dormire e mai si è stabilito quali gli indirizzi dei corsi di studio: umanistici, scientifici? Si trasloca da una proposta all’altra con una tale facilità che non si può non addebitare alle amministrazioni, regionale e comunale, superficialità e incompetenza. La nostra città è in mano loro.
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