C’è nell’aria il faraonico progetto delle Funivie delle Cime Bianche, 530 chilometri di piste, intorno al Monte Rosa. Le funivie collegheranno Alagna Valsesia, passando per Gressoney e Ayas fino a Zermatt, attraverso le piste e gli impianti di Valtournenche e Cervinia. Il progetto è finanziato dall’Europa, ma chi sarà il finanziatore degli impianti? La società Monterosaski spa e chi c’è dietro alla società? La Regione. Leggo su Ansa VdA: “L’attuale dissesto finanziario della Monterosaski spa impone importanti riflessioni che potrebbero potenzialmente tradursi in dolorose scelte strutturali, doverose, seppur impopolari all’interno della stessa”. Mi chiedo come si possa anche solo ipotizzare un nuovo complesso sciistico e di queste proporzioni, se l’esistente è in grave dissesto economico. Le dolorose scelte strutturali altro non sono che i licenziamenti del personale. Dunque la Società è in crisi e licenzia e poi investe (soldi nostri) su un progetto senza le garanzie di poterlo mantenere? Non sono le dimensioni che risolveranno i problemi, semmai renderanno giganti questi ultimi. Forse sarebbe il caso di pensare a un altro tipo di turismo che possa garantire un paesaggio intatto in tutte le stagioni. E che gli svizzeri imparino a fare il cappuccino!
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Con quali soldi?
28 gennaio 2015Un concetto troppo difficile?
10 ottobre 2014Riceviamo da Legambiente e volentieri pubblichiamo.
Su Cime Bianche non si cerchi di lanciare la crociata montanari contro ambientalisti perchè la gente ormai non cade più in questi tranelli. Qui si sta discutendo di sviluppo di un territorio, di economia che si regge sulle proprie forze, delle caratteristiche per le quali i turisti vengono a scoprire la bellezza della montagna, non solo tre mesi all’anno e non in un posto qualunque ma proprio nelle nostre Valli. Nessuno chiede di eliminare lo sci, attività ormai turisticamente matura, ma ci si preoccupa di non pregiudicare il futuro: un futuro che deve essere sostenibile, ambientalmente ed economicamente.
Turismo con cafoneria
2 gennaio 2013Rollandin gongola per il risultato portato a casa con il Capodanno (siamo in aperta campagna elettorale), ma non facciamoci suggestionare da quello che lui definisce un successo. Che la festa sia venuta bene è da valutare perché il concetto di cosa è bene è da chiarire. Undici milioni di italiani si sono connessi con la tivù? Quali italiani? Quelli rimasti a casa che accendono il televisore per farsi compagnia o nei dieci minuti prima del brindisi per stappare la bottiglia nel momento giusto: quasi una tradizione che avrebbe mietuto lo stesso numero in qualsiasi altra parte d’Italia. Che hanno visto? Una Valle d’Aosta cafona e culturalmente ispirata dai programmi Mediaset. Una Valle che solletica l’interesse di turisti cafoni (quanti esempi al proposito!). D’altra parte il turismo così come viene offerto da noi, vedi alla voce Monterosa ski, è altrettanto zotico. Nonostante i soldini spesi in numerosi studi di marketing, mai una scelta su che tipo di target investire o su che tipo di immagine proporre: qualsiasi cosa va bene, l’importante è che si spenda. Un concetto assai primitivo di fare turismo. Io sono culturalmente diversa da Rollandin, da Marguerettaz, dalla Carradore, da Bruno e dai loro modelli di riferimento e vorrei una Valle altrettanto diversa da quella che hanno sempre voluto, perché, nonostante il termine sia abbondantemente abusato, di eccellenza qui non c’è traccia.
Turismo con rabbia
1 gennaio 2013Riceviamo dal signor Angelo Selicorni e volentieri pubblichiamo.
Sono venuto a sciare nel vostro comprensorio, partenza da Como ore 6,30 arrivo a Gressoney la Trinite attorno alle 10. Acquisto 4 skipass che ci vengono venduti a prezzo ridotto ( 32 euro !), perché alcuni impianti in quota non erano agibili a causa del vento. Saliamo con la seggiovia Iolanda e, arrivati in cima ci dicono di scendere per il vento forte. Il tempo di raggiungere la base della seggiovia, ore 10,20 massimo, e la stessa viene chiusa. Ci viene detto che avendo fatto una salita il biglietto non è più rimborsabile. Chiediamo in molti ragione del perché siano stati venduti skipass sino a pochi minuti prima della decisione di chiudere gli impianti. Nessuna risposta. Chiediamo con forza di parlare con un responsabile, ma nessuno si paventa per ore nonostante venga chiesto anche l’ intervento dei carabinieri. Solo due sportelliste a fronteggiare la rabbia di centinaia di sciatori. Contattiamo la sede, ma il pavido responsabile non è nemmeno contattabile per telefono: per caso parente del capitano Schettino? Abbiamo pagato in 4 126 euro (esclusi i costi di autostrada e benzina) per fare una discesa di 5′. Questo e’ il rispetto che avete dei vostri clienti; questa la vostra accoglienza ed il vostro buon senso? Penso che vi dovreste vergognare di questa giornata. Sul piano rigorosamente formale l’agire di Monterosa Ski può avere una spiegazione. Oggi però abbiamo tutti capito che per voi, per i valdostani, i turisti sono nemici da spennare, non amici da invogliare a venire nella vostra terra. Sarebbe bastato dare un buono equivalente a quanto pagato da riutilizzare nelle vostre piste nei prossimi giorni e tutto si sarebbe risolto senza polemiche. Avevo programmato una vacanza da voi per Carnevale che ho subito cancellato. Farò in modo di fare la peggior pubblicità possibile al vostro comprensorio mettendo tutti i miei amici in guardia da questa congrega di furboni e ladri. E la prossima volta che andrò a sciare con la mia famiglia mi rivolgerò all’estero o a regioni più serie ed accoglienti.
Domandina semplice semplice
3 settembre 2011La regione, tramite la Finaosta, ha chiesto le dimissioni del Consiglio di amministrazione della Monterosa Spa a causa di un buco di oltre tre milioni di euro. Secondo il presidente della Giunta, Augusto Rollandin, “è decisivo un cambio di rotta”. Domanda: chi ha azzerato il precedente vertice della società, se non lo stesso Rollandin?
Buco nero
1 ottobre 2010Quando l’assessore al Turismo, Aurelio Marguerettaz, dichiarava in conferenza stampa che la Valle d’Aosta non sarebbe diventata un parco giochi, diceva balle! Le stesse balle che da sempre fuoriescono dalle labbra a rasoio dell’assessore all’Ambiente, Manuela Zublena. Turismo soft, turismo di élite, di eccellenza, di nicchia e vai con le belinate, perché nei fatti i buoni propositi si traducono così. Dopo l’eliturismo ecco che i comuni di Ayas e Gressoney-La-trinité, con la collaborazione degli impianti a fune Monterosa ski, hanno organizzato un raduno di Land Rover! Quella dei raduni di motori inquinanti e assordanti è una demenzialità che trova spazio nei cervelli dissennati di molti nostri amministratori. In quella materia lesa la sconsideratezza trova una casa. Si tratta di un’ospitalità naturale che nasce dal vuoto di intelligenza sostituita dalla grettezza, dalla volgarità, dall’assenza di idee. Dal buco nero dell’ignoranza.
La vergogna più alta d’Italia!
28 dicembre 2009Un’inaugurazione che sarebbe quasi passata inosservata, se non ci fosse stata una valanga a travolgere tre sciatori. Le tragedie, si sa, attirano più i media dei tagli dei nastri e questa ha rivelato l’ennesima vergogna che ammanta le nostre montagne. Diciotto milioni di euro sono stati spesi totalmente dalla Regione autonoma Valle d’Aosta per finanziare un nuovo mostro: il Funifor Passo dei Salati-Indren. Un impianto targato Monterosa Ski che partirà dai 2970 metri dal Passo dei Salati per raggiungere, in cinque minuti, i 3275 metri del ghiacciaio di Indren. La Società è euforica: con i soldi nostri farà felice molti spericolati sciatori che potranno “raggiungere il paradiso di neve fresca nel cuore del Monte Rosa, perla selvaggia del Monterosa Ski“. Non ci sono piste battute, il paradiso è riservato ai freeride, gli appassionati del fuori-pista. L’impianto (due cabine di 60 posti l’una), segue un tracciato tutto valdostano perché il Piemonte aveva detto no al progetto per motivi di impatto ambientale. Il 14 aprile 2006, il Presidente della Commissione centrale di tutela dell’ambiente montano del CAI, il dottor Giorgio Maresi, firmava un documento indirizzato al competente ufficio della regione Valle d’Aosta in cui spiegava le ragioni dettagliate di un simile rifiuto. Oltre al rischio di valanghe e al pericolo geologico, il dottor Simone Guidetti, dell’Ufficio Tecnico Ambiente, ricordava che l’ipotesi di ampliamento degli impianti da sci, proposta dalla Monterosa SpA, andava in direzione opposta alle politiche di sviluppo sostenibile del territorio montano definite dalla Convenzione delle Alpi, sottoscritta dall’Italia, e auspicate dalla Comunità Europea. Senza il partner piemontese la Valle d’Aosta è andata avanti da sola, fregandosene bellamente dei pareri autorevoli dell’Arpa Piemonte, del Corpo forestale dello Stato, del CAI e soprattutto del fatto che il paesaggio violato fa parte di un SIC (sito di importanza comunitaria), istituito specificatamente per la salvaguardia degli ambienti glacio-nivali delle pareti sud del Monte Rosa. In un SIC è vietata ogni nuova edificazione e ogni trasformazione del territorio, come sia stato possibile aggirare simili norme dovremmo chiederlo ad Aurelio Marguerettaz che questa sera, in occasione della consueta conferenza stampa di fine anno, si è complimentato pubblicamente dell’opera appena inaugurata. Proprio lui, l’assessore regionale al Turismo, che solo questa estate blaterava contro l’immagine consumistica della montagna, contro l’idea di un luna park alpino privo di valori e spiritualità! E che cos’è questa funivia, se non un monumento al disprezzo del vero alpinismo? Disprezzo che si estende alle associazioni ambientaliste e alpinistiche che non sono mai state interpellate: è questa la trasparenza di cui si sono riempiti la bocca i diversi assessori regionali in questa sera di fine anno? La funivia funzionerà per coloro che praticano il fuori-pista: è facile prevedere quindi un’utenza ridotta, tale da non portare una sufficiente reddittività all’impianto da eludere gli inevitabili debiti di esercizio. Altro debito annunciato che si somma a quello del Casinò e che si sommerà a quello del futuro aeroporto.
L’allegra brigata, questa sera a Palazzo regionale, ha sfoggiato il solito ottimismo e la consueta bonomia delle frasi fatte. Ma bastava guardarli in faccia per capire: hanno volti eloquenti.
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