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Prima noi!

9 Maggio 2015

I capigruppo Luigi Bertschy di UVP e Albert Chatrian di Alpe si lamentano. Hanno atteso inutilmente a Palazzo regionale l’arrivo di Matteo Renzi, invece questi ha dato priorità ai semplici cittadini che anche loro aspettavano da un pezzo al cinema Giacosa. EVVIVA! Per una volta un Premier che dà la precedenza a noi! Sgarbo istituzionale? Forse, ma più attenzione verso i cittadini che sono le fondamenta di una società e sono coloro che pagano lo stipendio ai loro rappresentanti. Dunque, che si lamentino pure… i principini!

Una mancanza di attenzione e una scarsa opportunità politica è invece dovuta agli organizzatori dell’evento e ai vip del PD. Un’ora di attesa con niente da fare e niente da vedere e niente da ascoltare che non fossero canzonette, ma si può? Possibile che a nessuno sia venuto in mente che magari un premier potesse arrivare in ritardo e quindi creare qualcosa per intrattenere il pubblico? Un filmatino sulla campagna elettorale, ad esempio. O sull’identità dei candidati. O la presentazione di questi sul palco… insomma un qualcosa che impegnasse le persone, accorse sì per vedere Renzi, ma disposte anche a soministrarsi qualsiasi iniziativa che fosse interessante per riempire l’attesa. Magari che il candidato sindaco approfittasse della meravigliosa occasione di avere di fronte a sé un pubblico così numeroso per parlare di quello che intenderà fare in caso di elezione. Farsi conoscere. Dimostrare che è un uomo capace già da subito, dirottando parte dell’attenzione mediatica e della sala verso se stesso.

Ma chi è che si occupa di queste cose nel PD? Da licenziare in tronco!

Contrordine compagni!

30 gennaio 2015

Mi dicono che il simpatico Bertschy che io ho candidato come possibile Presidente del Consiglio è il braccio destro, ambasciatore fedelissimo del gestore della Gabella. Uffa! Possibile che si trovino sempre e solo braccia a servizio e mai teste autonome! Ritiro tutto quanto scritto precedentemente: avere lui è avere i Viérin e sai che bella spartizione di potere fra i due clan! Una presidenza di qua e una presidenza di là. Il giusto equilibrio in una situazione di quasi monocolore. A questo punto mi dite perché non andava bene Marco Viérin, se l’UVP vuole rimanere in minoranza e non vuole poltrone?

Fuori dai clan!

29 gennaio 2015

Tra un rivio a giudizio e l’altro non è che ce sono molti di papabili per la Presidenza del Consiglio. Il candidato perfetto per me sarebbe Alberto Bertin, ma per problemi di salute non credo che potrebbe assumere l”incarico. Vedrei bene Luigi BERTSCHY, mi sembra serio e sufficientemente autonomo nel pensiero. Non vedo assolutamente Laurent Viérin portavoce del clan dei Viérin. Se vogliamo venire fuori dalle logiche tribali dei due clan che tengono in scacco la Regione da troppi anni (e sarebbe anche l’ora!) è il caso di dare fiducia a nuove personalità politiche.

Da una poltrona all’altra

21 gennaio 2013

In effetti qualcosa di nuovo Laurent Viérin ci presenta: è il primo candidato valdostano alla Camera di un partito che non si è ancora costituito. Quanta fretta! Perché mai fare un passo del genere dopo le dichiarazioni della “nuova generazione” unionista di non tenere alle poltrone? Proprio Elso Gerandin a Fénis aveva solennemente dichiarato: “E’ necessario che ci autoriformiamo oppure siamo senza prospettive, la stagione delle promesse e delle poltrone e’ finita”. E Caveri si era detto contrario “…alle logiche del clientelismo, dei voti e dei metodi vecchi e decotti che non fanno più parte di un mondo moderno al quale vogliamo appartenere“. Questa candidatura ha invece tutto il sapore di un metodo arcaico e primitivo di fare politica: quello della vendetta. In questo caso consumata contro il PD e, personalmente, contro Donzel che ha difeso la scelta di Jean-Pierre Guichardaz, sindacalista CGIL non molto amato dalla famiglia Viérin e neppure dalle cariatidi del partito. Se quelli dell’UVP fossero in buona fede, se la loro intollenza verso certi metodi fosse sincera si sarebbero comportati diversamente. In primo luogo avrebbero dato segno di umiltà, loro che sono gli ultimi arrivati, verso l’Alleanza autonomista progressista che una sua storia  ce l’ha già e avrebbero sostenuto senza troppe pretese i candidati da questa espressi. Candidati che si oppongono a quello stesso sistema unilaterale contro il quale si scagliano i “ribelli”. Non è andata così. Il no di Donzel alla riproposizione di Nicco o di altro candidato vicino ai gusti UVP, non è piaciuto. E così Viérin, Caveri, Gerandin, Rosset e Bertschy hanno messo in ammollo le belle parole e sono tornati al vecchio stile, mai dismesso nei fatti. E Laurent corre da una poltrona all’altra.