Posted tagged ‘Liborio Pascale’

Valorizzare cosa?

17 novembre 2014

Quante volte avrete letto e sentito che bisogna valorizzare i Beni culturali, volano per un turismo in crescita? Tante, tantissime volte, eppure i fatti dimostrano quanto poca sia la volontà politica in tal senso. Laurent Viérin ha dato il via alla RESTITUTION che altro che danni non ha fatto: la Porta Pretoria è il testimonial principe della sua azione amministrativa. Ha confermato la tradizione feudale che vede nei rapporti personali il metodo di eccellenza per la scelta di un programma, mai ha dato il via a un progetto politico globale, confidando nell’ausilio di personale competente. Unico assessore che si è mosso in tal senso è stato Liborio Pascale che ha inaugurato una stagione culturale vivace e irripetibile (lo dico per onestà, personalmente non ho avuto buoni rapporti con l’allora direttore artistico Janus). In piccola, piccolissima parte lo ha seguito Ennio Pastoret, poi tutto è rientrato nei gusti e nella gestione personali del politico di turno: la RESTAURATION! (altro…)

Forse arriva la normalità

9 Maggio 2014
Alla domanda: dov'era Laurent in questi anni? La risposta: qui!

Alla domanda: dov’era Laurent in questi anni? La risposta: qui!

Così scrive Laurent Viérin sul sito dell’UVP: ” Apprendiamo oggi, purtroppo, con amarezza, che la Valle d’Aosta scompare anche dal salone del libro di Torino, dopo anni di presenza. Uno dei più importanti saloni internazionali, grande occasione di promozione culturale per la nostra Regione. Che tristezza vedere la Cultura cancellata per una comunità come la nostra. Tutto questo mentre, drammaticamente, certe grandi opere continuano, assieme ai super manager da 300 mila euro all’anno… Triste realtà per una comunità che sta perdendo la propria identità e una Amministrazione che sta facendo morire la Cultura.”. La Valle d’Aosta scompare dal Salone del libro. Avete mai visto il Veneto al Salone del libro? O il Lazio? O la Campania? Io no. Io ho sempre visto i libri, le case editrici, gli autori, gli editori… regioni mai.  Ricordo il grande stand della Regione Piemonte, della Provincia e della città di Torino, ma era uno spazio istituzionale dovuto in quanto ospite della manifestazione. Quindi… un passo avanti verso la normalizzazione che vuole le case editrici come imprese che fanno investimenti. Le nostre troppo piccole per affrontare i costi? Che creino una cooperativa di scopo e magari chiedano un piccolo contributo pubblico per pagarsi uno stand. Perché mai deve pensarci in toto la Regione? Ci lamentiamo sempre che la Grande Sorella sorveglia su tutti e poi quando lascia il campo ci sentiamo orfani? E poi da chi arriva la predica! (altro…)

Acqua azzurra acqua chiara

21 marzo 2011

Patrizia e Sophie

Rispondo con un post e non con un commento alle sollecitazioni del signor Nibbio che si firma anche Don (la smetta di darmi del tu io non la conosco!), perché così colgo l’occasione per presentarmi. Ho insegnato arte nelle scuole medie regionali per 15 anni. Sono andata prematuramente in pensione non per mia volontà, ma a causa di un trasferimento su tre sedi distanti da loro. Nonostante la felicità per la nascita di mio figlio, ho attraversato un anno cupo privo di prospettive. Ho cercato di venirne fuori inventandomi un lavoro come ideatrice e organizzatrice di eventi. La prima mostra “Bambini di guerra” ha sollevato un polverone locale, creandomi non pochi problemi e attriti, compensati da un successo mediatico internazionale culminato, dopo una tournée di due anni, con la presentazione della mostra al Campidoglio di Washington alla presenza di più di trecento persone fra deputati e senatori degli Stati Uniti. Sono seguite altre due esposizioni fotografiche legate ai temi del Potere “Dittatura” e dell’Ambiente “3001, la nuova odissea”, mostre ancora molto attuali. Entrambe sono state oggetto di servizi importanti, a costo zero, sulle più grandi testate nazionali e internazionali e a firma di giornalisti prestigiosi, esportando in tal modo il nome di Aosta nel mondo. Ho pubblicato libri come “Aosta, Città che sale” con conseguente esposizione (più di tremila spettatori alla Porta Decumana, cifra ancora imbattuta), pubblicazione che ha regalato al Comune di Aosta il terzo premio letterario René Williem. Come il libro “Capanne sui tigli” prima raccolta di interviste e foto sul Quartiere Cogne. Come il libro “…se arrivasse Tom”, di Educazione Civica per i bambini delle scuole elementari. Presentato e consigliato da Aurora Marsotto sulle pagine dedicate alla letteratura infantile del Sole 24 Ore. Come il libro “La nature ne veut pas!”, testo di educazione all’ambiente che, a costo zero, è stato in parte pubblicato su DODO, la rivista per ragazzi di Airone. Libri come “François et…” testo di divulgazione della civilisation valdotaine, apprezzatissimo dalle insegnanti che spesso mi hanno chiesto l’autorizzazione per fotocopiarlo (allora era l’unico libro di civilisation nelle scuole). Aggiungo anche quello sulle leggende in francese, ideato e disegnato, utilizzando per la prima volta la grafica del computer. Per entrare nel tema mostre cito la più importante per il territorio: “La meravigliosa avventura del barone Bich”, mostra che ha inaugurato il castello di Ussel e che ha ricucito i rapporti avvelenati fra la famiglia Bich e la Regione Valle d’Aosta (oltre le 12.000 presenze, cifra ancora imbattuta). Ho anche inaugurato il castello di Saint-Rhémy-en-Bosses, portando avanti una serie di mostre a costi bassissimi, sulla valorizzazione della Comunità del Grand Combin. Ora nei comunicati stampa si tende a dimenticare il periodo che va dal 2000 al 2004, quello che ho gestito io, con la volontà di negare una storia e una presenza. Le mie personali pagate dalla Regione (poche) stanno a quelle di tutti i miei colleghi: promozione dell’arte contemporanea valdostana. La prima personale importante, “Angeli” al forte di Bard, fu voluta fortemente dalla RAI1, l’allora assessore al Turismo, Liborio Pascale, astutamente ne approfittò per far registrare un bel servizio sul Forte: tre minuti di pubblicità a costo zero. Ho fatto molto altro, tra cui la Désarpa che nelle intenzioni non doveva trasformarsi nella sagra che è oggi, ma un grande evento europeo. Mi hanno cancellato anche in questo caso, togliendomi per ultimo l’immagine che era diventata il simbolo della manifestazione. Ho messo in piedi con i soldi dell’Europa un museo sulla città , l’unico! Un museo sulla mucca, l’unico! (www.vmv.it). Che ancor oggi registrano un buon afflusso di visitatori e fanno parlare i media nazionali.  Tutto questo per dire che io ho lavorato duro, senza favori e senza tappetini rossi. Ho lavorato per il pubblico perché qui non c’è altro che il pubblico. Dovrei vergognarmi? Se sì con me dovrebbero vergognarsi i tre quarti dei valdostani! Ma io non solo non mi vergogno, ma sono profondamente convinta che non debba ringraziare nessuno: ho dato la mia intelligenza e le mie capacità al servizio dei miei concittadini, semmai sono i politici con i quali ho lavorato che dovrebbero essere riconoscenti per gli ottimi risultati che io ho portato loro. Sempre! (Conservo numerosi faldoni di rassegna stampa a disposizione dei curiosi). Il signor Nibbio si chiede e mi chiede perché i miei incarichi si siano interrotti dopo il 2004. Si e mi chiede, se si è inaridita la vena artistica o se ci sono stati scolvolgimenti politici. Niente di tutto questo. La mia creatività è più viva che mai lo prova il successo di questo blog e le personali in Italia e fuori. Per quanto riguarda la politica non si è trattato di uno tsunami a farmi fuori professionalmente, ma la prassi abituale che estromette chi dice cose sgradite. Chi si oppone a un certo modo di fare (non sono la sola). Sapevo che sarebbe andata così, ma lavorando a stretto contatto con le amministrazioni non ho avuto altra scelta: o la mia libertà di pensiero o il servilismo. Ho un brutto carattere ho scelto la prima opzione. Non mi sono pentita. Se mi sono permessa di rompervi le scatole, presentandovi il mio lavoro passato non è per narcisismo: l’ho superato da tempo, ma per rendere trasparente il mio curriculum. Il passato per me conta poco, ma conta per i miei detrattori che hanno iniziato a tirar fuori le unghie. Quindi vi pregherei e qui mi riferisco agli amici, di non interpretare come saccenza la mia sicurezza, piuttosto come onestà professionale.

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Cultura come favore

14 gennaio 2011

Noi di Patuasia, consideriamo i soldi spesi per la cultura un investimento sempre! Ma, come per tutti gli investimenti, si rendono necessarie le verifiche che, in questo caso, non sono il ritorno economico, anzi questo è sempre secondario rispetto a quello dell’arricchimento culturale e, di conseguenza, comportamentale di una collettività. Abbiamo spesso fatto notare come le ingenti somme elargite dall’assessorato alla Cultura, tramite la successione dei vari assessori, non abbiano creato un humus culturale stimolante e vivo: eravamo e rimaniamo dei paesani piuttosto rozzi. La cultura ha bisogno di un progetto che segua un obiettivo; da noi così è stato fatto ai tempi dell’assessore al Turismo Liborio Pascale e del prof. Janus, quando questi voleva creare e aveva creato, una vetrina nazionale sull’arte contemporanea. Dopo di lui la politica o meglio i politici, si sono accaparrati senza competenze della cultura utilizzandola come arma di potere per obiettivi clientelari. Le sedi espositive che avevano il loro genius loci, divennero luoghi anarchici dove si è esposto di tutto. La situazione oggi non è cambiata. Riconosciamo all’attuale assessore, Laurent Viérin, uno sforzo che condividiamo, per la salvaguardia della cultura di tradizione, ma al tempo stesso identifichiamo in lui il provincialismo di chi si lascia facilmente tentare dalle sirene del-successo-che -fu. Non abbiamo bisogno di personaggi come Forattini o Mogol o Toscani e neppure della Fondazione Re Rebaudengo, abbiamo bisogno di un progetto unico, straordinario, nostro, capace di rivitalizzare il nostro pensiero e darlo in pasto al mondo. Inseguendo le celebrità facciamo solo i loro interessi, a loro non importa nulla della Valle d’Aosta, sono attratti solo dai suoi soldi.

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