Così scrive Laurent Viérin sul sito dell’UVP: ” Apprendiamo oggi, purtroppo, con amarezza, che la Valle d’Aosta scompare anche dal salone del libro di Torino, dopo anni di presenza. Uno dei più importanti saloni internazionali, grande occasione di promozione culturale per la nostra Regione. Che tristezza vedere la Cultura cancellata per una comunità come la nostra. Tutto questo mentre, drammaticamente, certe grandi opere continuano, assieme ai super manager da 300 mila euro all’anno… Triste realtà per una comunità che sta perdendo la propria identità e una Amministrazione che sta facendo morire la Cultura.”. La Valle d’Aosta scompare dal Salone del libro. Avete mai visto il Veneto al Salone del libro? O il Lazio? O la Campania? Io no. Io ho sempre visto i libri, le case editrici, gli autori, gli editori… regioni mai. Ricordo il grande stand della Regione Piemonte, della Provincia e della città di Torino, ma era uno spazio istituzionale dovuto in quanto ospite della manifestazione. Quindi… un passo avanti verso la normalizzazione che vuole le case editrici come imprese che fanno investimenti. Le nostre troppo piccole per affrontare i costi? Che creino una cooperativa di scopo e magari chiedano un piccolo contributo pubblico per pagarsi uno stand. Perché mai deve pensarci in toto la Regione? Ci lamentiamo sempre che la Grande Sorella sorveglia su tutti e poi quando lascia il campo ci sentiamo orfani? E poi da chi arriva la predica! (altro…)
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Forse arriva la normalità
9 Maggio 2014Cultura come favore
14 gennaio 2011Noi di Patuasia, consideriamo i soldi spesi per la cultura un investimento sempre! Ma, come per tutti gli investimenti, si rendono necessarie le verifiche che, in questo caso, non sono il ritorno economico, anzi questo è sempre secondario rispetto a quello dell’arricchimento culturale e, di conseguenza, comportamentale di una collettività. Abbiamo spesso fatto notare come le ingenti somme elargite dall’assessorato alla Cultura, tramite la successione dei vari assessori, non abbiano creato un humus culturale stimolante e vivo: eravamo e rimaniamo dei paesani piuttosto rozzi. La cultura ha bisogno di un progetto che segua un obiettivo; da noi così è stato fatto ai tempi dell’assessore al Turismo Liborio Pascale e del prof. Janus, quando questi voleva creare e aveva creato, una vetrina nazionale sull’arte contemporanea. Dopo di lui la politica o meglio i politici, si sono accaparrati senza competenze della cultura utilizzandola come arma di potere per obiettivi clientelari. Le sedi espositive che avevano il loro genius loci, divennero luoghi anarchici dove si è esposto di tutto. La situazione oggi non è cambiata. Riconosciamo all’attuale assessore, Laurent Viérin, uno sforzo che condividiamo, per la salvaguardia della cultura di tradizione, ma al tempo stesso identifichiamo in lui il provincialismo di chi si lascia facilmente tentare dalle sirene del-successo-che -fu. Non abbiamo bisogno di personaggi come Forattini o Mogol o Toscani e neppure della Fondazione Re Rebaudengo, abbiamo bisogno di un progetto unico, straordinario, nostro, capace di rivitalizzare il nostro pensiero e darlo in pasto al mondo. Inseguendo le celebrità facciamo solo i loro interessi, a loro non importa nulla della Valle d’Aosta, sono attratti solo dai suoi soldi.
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