Quando nel 1990 ci fu il ribaltone, colse un po’ tutti di sorpresa. Oggi se ne parla con anticipo. Si prepara il terreno per un’alternativa che non so ancora se sarà proficua o meno. Certo mettere all’opposizione questa maggioranza darebbe alla Valle d’Aosta un po’ di ossigeno, renderebbe più viva la politica, creerebbe le basi sulle quali sperare in un cambiamento di rotta: gli scogli sono vicissimi. Ma con quanti numeri? E con quali transfughi? E con quale motivazione politica? Partiamo da quest’ultima: abbiamo un Presidente di giunta che ha ricevuto un rinvio a giudizio per un reato a causa del quale ha già scontato una condanna in passato. Rollandin è dunque un presunto recidivo. La sua è una posizione più che scomoda, direi grave. In un Paese normale sarebbe stato costretto alle dimissioni. E’ legittimo, quindi, che la minoranza non accetti il suo ruolo istituzionale e prepari una mozione di sfiducia, indicando al tempo stesso una nuova Giunta. Ma chi voterà la proposta di un nuovo esecutivo? E quanti lo faranno? Di consiglieri coraggiosi in maggioranza ne vedo pochi, anzi non li vedo affatto. Se lo fossero non starebbero occupando le poltrone che occupano. Più probabile che siano insoddisfatti e l’esperienza mi fa credere che non si tratti di un’insoddisfazione ideale, di una insofferenza morale, di una frustrazione per gli scarsi risultati ottenuti per il bene della collettività, piuttosto di una scontentezza che riguarda il proprio personalissimo ruolo. Se così non fosse le sensibilità comuni a quelle della minoranza avrebbero fatto la loro scelta politica ancor prima delle elezioni. Oggi la Stella alpina tiene in pugno l’Union, è probabile che domani, a ribaltone fatto, i transfughi SA e/o UV terranno in pugno la futura maggioranza. Sarà facile e fruttuoso governare così? E’ bene ricordare che il primo ribaltone fu una risposta contro il sistema di potere di Rollandin, gli stessi motivi di oggi, e durò due anni scarsi. Dopo una breve parentesi che vide al Governo della Regione Ilario Lanivi, ecco che con le nuove elezioni del 1993 l’Union aumentò il suo consenso e la fiducia venne data al professore Dino Viérin. Messo all’angolo Rollandin la possibilità di un suo ritorno tramite il figlio (il secondo più votato nelle ultime regionali) diventa una concreta possibilità. E’ quello che si vuole?
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Ribaltone?
8 agosto 2013Un eroe valdostano!
13 gennaio 2013Dall’articolo scritto dalla giornalista della Stampa, Daniela Giachino, Giuliano Follioley, presentato sabato da un altro giornalista, Giacomo Sado, nell’auditorium di Pont-Saint-Martin in occasione della presentazione del suo libro: “Una vita sempre di corsa”, risulta essere un eroe. Un benefattore della comunità valdostana. Non ho letto il libro, ma sono certa che la morale rimanga questa. Un uomo, Follioley, che si è fatto da sé proprio come Berlusconi e come tanti altri imprenditori che dal niente sono diventati miliardari. Ma noi non crediamo alle favole. Non crediamo che il ranocchio si trasformi in principe per un semplice bacio, meglio succede con le tangenti. Con gli appalti truccati. Le turbative d’asta. Con il solito intreccio malavitoso tra politica e affari che supporta gli affidamenti senza gara d’appalto. Le società di Follioley erano indicate come società di fiducia delle allora Giunte regionali di Rollandin, Bondaz e Lanivi e quindi libere da qualsiasi vincolo che non fosse quello della simpatia personale con il presidente di Giunta di turno. L’articolo, dopo aver sbrodolato a lungo sulle mirabolanti avventure del nostro eroe, sintetizza con una sola frase le vicende giudiziarie che lo hanno coinvolto: “Sono stato vittima del disagio creato dai giudici“. Le indagini creano disagio eh… già! Il colmo è che l’imprenditore, oggi ottantenne, ha il coraggio di dare consigli di sano e civile comportamento: “Il successo si ottiene solo lavorando, ma bene, a regola d’arte“. Insomma un brav’uomo. Un esempio da seguire, come quell’altro suo amico che oggi siede sulla poltrona della presidenza della Giunta. Begli esempi sanno scegliersi questi valdostani! Ma una cosa l’ha detta giusta: “Imparate a non rassegnarvi mai!”. Terremo care queste parole, signor Follioley, noi non ci rassegneremo mai al suo esempio.
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