Posted tagged ‘Franco Balan’

Senza cuore

21 dicembre 2014

Sono stata alla mostra: Omaggio a Franco Balan, perché presa da nostalgia verso quell’uomo e amico. Mostra sobria che dichiara l’assenza di fondi, ma i manifesti sono belli e i dodici personaggi valdostani sempre molto piacevoli da vedere. Mi stupisce che non ci sia stata nessuna inaugurazione. Questione di risparmio? Fosse questo il motivo sarebbe stato sufficiente non offrire l’aperitivo, ma risparmiare sulle parole che senso ha? Trovo desolante questo modo di trattare una persona come Franco, un artista che ha lasciato un’impronta così forte in Valle d’Aosta. Ma questa approssimazione, questo muoversi alla chetichella, sono coerenti con il pensiero dominante che non crede a niente e a nessuno al di fuori di se stesso. E’ il “fare per fare”, senza la necessaria cura che è sempre frutto di una passione. Senza la necessaria organizzazione che è sempre frutto di un obiettivo. L’assenza totale di passioni e di obiettivi caratterizza il nostro tessuto connettivo. Quel mettere tutto sullo stesso piano che è poi quello del favore, del contentino, del ritorno in termini di consenso, ha azzerato la tensione verso la qualità. E quindi verso il piacere. Fare, senza il piacere del fare, diventa così un automatismo deprivato di qualsiasi investimento emotivo. La mostra espone le opere, i manifesti dell’unico grafico locale che ha saputo creare una cifra personale intrecciata con la tradizione del territorio. Il primo omaggio che la collettività attribuisce a Franco Balan è avaro di parole, di emozioni, di ricordi, di amore. Siamo un popolo senza Stato o senza cuore?

Mi ricordo di te

14 aprile 2014
Franco, mi manchi.

Franco, mi manchi.

Un anno fa se ne è andato Franco Balan. Un uomo, un artista che ha lasciato un segno nella nostra piccola comunità. Ha creato uno stile che ancora oggi viene preso come riferimento di un linguaggio grafico di territorio. Pur conoscendo bene, anzi benissimo, l’evolversi della grafica internazionale, Franco ha ideato un fare che definirei localista. Ha saputo, infatti,  interpretare e trasferire su carta e con sensibilità contemporanea, l’espressione rurale che trova nel legno il materiale di eccellenza. I suoi manifesti raccontano una comunità alpina come hanno sempre fatto le tradizionali sculture degli artigiani. Non a caso è stato l’interprete d’eccellenza della Fiera di sant’Orso che lui ha sempre vissuto e interpretato con passione. Mi fa strano non incontrarlo più. Ma non è strano che io non lo dimentichi.

Franco se ne è andato

14 aprile 2013

Leggo con dolore che è mancato Franco Balan. La morte si è presa anche lui che amava appassionatamente la vita. Uno che non ne aveva mai abbastanza. Credo che abbia vissuto per intero e credo anche che sia stato un uomo fortunato e un artista felice di sé. Ha lasciato un segno in questa Valle, un fare riconoscibile che ha conquistato tutti. Non sempre ha realizzato belle immagini, fra i suoi manifesti se ne contano di brutti, ma questi non hanno importanza. Quello che conta è che ha saputo tradurre con il segno una tradizione culturale che sentiva profondamente. Un segno fresco, veloce, leggero. Amava i bambini, la loro spontaneità. La loro assenza di mediazioni, il loro linguaggio che è icona. Ne studiava le linee, le forme che poi ricomponeva con la consapevolezza di chi conosce il mondo e l’arte. Cavolo! Franco Balan… non ci sei più. Mi fa male.

Veterinart!

5 luglio 2011

Opera astratto-simbolica, logo della nuova corrente artistica valdostana: Veterinart!

Sgarbi diceva il vero. Oggi, al Forte di Bard si inaugura la mostra “Nuove forme nello spazio della tradizione”. Un’esposizione caduta dal cielo, privata di un comunicato stampa che ne anticipasse i disegni, le modalità e i costi. Eppure l’amministrazione regionale abbonda nella comunicazione: qualsiasi scemenza viene propagandata, ma non in questo caso, facile domandarsi il perché. Almeno per Patuasia, perché nessun altro, a dire il vero, se lo è chiesto (vedi il post: sono circondata da conigli!). Forse perché le scelte fatte sono tipiche di un regime che preferisce, in quanto tale, muoversi nell’ombra per poi presentare il fatto compiuto? Scelte fatte da chi? Per un artista contemporaneo essere selezionato da un veterinario non crea curriculum, se poi il veterinario è anche presidente del luogo espositivo e presidente della Regione che caccia i soldi, più che l’onore  si adatta meglio la vergogna. L’amministratore delegato del Forte di Bard, Gabriele Accornero, abbozza una linea selettiva che è quella che privilegia i linguaggi non figurativi “segni e tratti nuovi”. Fra gli artisti del contemporaneo valdostano troviamo l’illustrazione classica, appropriata per i libri dedicati all’infanzia, di Francesco Nex. Il segno figurativo di Franco Balan e quello grottesco di Dorino Ouvrier.  Salvatore Cazzato, specializzato in mobili, vinse l’anno scorso alla Mostra Concorso con una copia lignea dello schiavo di Michelangelo. Di Giulio Schiavon e Bobo Pernettaz non si può dire che i loro frammenti scomposti e ricomposti non siano legati alla realtà e neppure Chicco Margaroli se ne smarca con i suoi libri di foglie e cuori imbottiti e neanche Roberto Priod con i suoi espliciti riferimenti alla natura, già perché il non figurativo è tutto ciò che rimanda al linguaggio puro, all’essenza dell’espressione che trova in se stessa le ragioni del suo esistere e cioé: il piano, la superficie, il colore, il segno, la materia, il pigmento, la luce, le vibrazioni di ogni ordine e tipo…, insomma gli artisti che hanno intrapreso questa strada non sono certo fra quelli selezionati. La giustificazione di Accornero cade così nel vuoto e conferma l’unica volontà espressa: quella di un veterinario che di arte contemporanea e di arte in genere, non ne capisce un tubo!