Posted tagged ‘Fabio Protasoni’

Il dibattito!

15 gennaio 2013

Ci sono due ragionamenti in atto ed entrambi hanno una loro validità. C’è quello del signor Protasoni, presidente del PD valdostano che, se riesco a ben riassumere, dice: ci saranno due schieramenti che potranno realmente competere per portare i loro candidati in Parlamento: quelli del centrosinistra e quelli del centrodestra, votare per tutti gli altri  significa bruciare il proprio voto. Un ragionamento che sta in piedi perché di fatto è così e lo sanno anche coloro che appartengono alle altre formazioni politiche che concorreranno. Ma così dicendo e facendo si limita di gran lunga la scelta e in fondo si mina alla base il concetto di partecipazione, concetto molto caro a Protasoni. E magari si rischia di maggiorare la quota di assenteismo già alta. Già, perché partecipare è un verbo che non appartiene a un particolare schieramento politico, bensì all’insieme tutto di una comunità. E il tutto è ampio e variegato. Così credo, infine, che abbia più ragione (ma il dibattito è aperto) il signor Ferrero, candidato alla Camera per il Movimento 5 stelle vdA, quando dice: “Il voto alle elezioni è una libera espressione di civiltà. Si vota per convinzione, con consapevolezza per coloro che meglio rappresentano le tue aspettative e garantiscono i principi in cui credi.” Quindi sono convinta che non esiste un voto inutile, tutti sono ugualmente validi perché espressione di una società complessa. Certo la competizione si fa così più aspra e il risultato finale più ambiguo, ma anche questa è la democrazia. Dite la vostra, grazie.

“Facile e marginale”

9 gennaio 2013

Riceviamo dal signor Fabio Protasoni, presidente PD Valle d’Aosta, e volentieri pubblichiamo.

In questa fase di posizionamento sulla scacchiera della prossima campagna elettorale la mossa di un Union Valdotaine in debito di ossigeno, è stata quella di proporre, a Pd e Alpe, di soprassedere alla legittima competizione democratica e, in nome di un comune baluardo contro gli attacchi all’autonomia, ricandidare unitariamente Fosson e Nicco. Una mossa, ovviamente, irricevibile quanto disperata. La bontà di un’offerta di dialogo e di convergenza si giudica anche dalla credibilità di chi la propone e quella della maggioranza di centro destra che ci governa è ormai a zero. Ma la ragione più importante è che la questione dell’autonomia non può essere liquidata come una semplice difesa da un nemico esterno. L’insieme delle esperienze ammnistrative autonomistiche hanno accumulato, in questi anni, un tale discredito nell’opinione pubblica, anche valdostana, da divenire in fretta uno degli argomenti forti dell’antipolitica proponendone la loro abolizione. Prima di tutto occorre dire con forza che non c’è un modello unico di “regione a statuto speciale”. Mettere insieme Sicilia e Valle d’Aosta è una stupidaggine ed è controproducente. L’autonomia non può essere ne un retaggio storico privo concretezza ne un semplice modello astratto da applicare a prescindere dalla vita quotidiana delle persone. Quindi, se parliamo di autonomia, parliamo prima di quella che vige in Valle d’Aosta e del senso che ha, oggi e domani, nella concretissima vita delle nostre famiglie e di quelle a venire. In secondo luogo non si può immaginare di ricuperare dignità alla nostra esperienza di comunità senza  fare nemmeno un grammo di autocritica. Lasciamo stare i periodi precedenti ma gli ultimi quattro anni mezzo sono stati devastanti. Nessuno può dimenticare che la gestione Rollandin si è qualificata, in un periodo di crisi, con il minimo di risultati e il massimo di danni. L’errore di fondo è stato pensare che salvaguardare la nostra autonomia significasse vendere la Valle d’Aosta a Berlusconi. Come era prevedibile, ottenuto l’appoggio alle Europee e alle Comunali di Aosta e spostato la bandierina sullo scacchiere delle regioni “controllate” il governo Berlusconi si è completamente dimenticato della Valle d’Aosta alla quale è rimasta, però, appiccicata l’immagine di una regione “facile” e “marginale”. Ricuperare il danno sarà difficile. La terza e più importante ragione è che è lo stesso nostro Statuto che va aggiornato. Globalizzazione, cittadinanza, crisi economica, identità culturale, partecipazione e democrazia nel terzo millennio impongono nuove idee e un nuovo Statuto con nuovi strumenti. Per questo motivo chiediamo che il Senatore e il Deputato non siano spettatori neutri di una maggioranza indistinta ma parte attiva di un progetto politico di cambiamento come proposto da Bersani. Per determinare quel governo e non per subirlo. Non si può cambiare e difendere l’autonomia con l’Union Valdotaine e con Rollandin perché, essi stessi, sono parte del problema. Anche da quelle parti pare che qualcuno, tardivamente, abbia cominciato ad accorgersene.

Oltre il giardino

10 dicembre 2012

Perron guarda oltre il proprio giardino. E prepara il terreno. Lo storico “ni droite – ni gauche” con il tempo è stato sostituito con il più veritiero “oui droite – oui gauche” condizionato dal giardiniere di turno. Questo per conservare l’ideale unionista che è conservare il gruzzolo statale e che da noi si traduce in “salvare l’autonomia”. Con Bersani all’orizzonte ecco che il dialogo con il PD locale si fa a 360°. Interessante sarà capire quali saranno le intenzioni del segretario, Raimondo Donzel, che già all’inizio di questa legislatura aveva più volte chiesto di entrare in giunta con Rollandin presidente. Avrà ragione Fabio Protasoni, presidente del partito, che esclude a priori questa possibilità?

Minaccia, la proposta

11 marzo 2011

Caro Protasoni, le rispondo apertamente sul blog per rendere partecipi tutti gli utenti. Trovo originale ed efficace organizzare un convegno reale, partendo da uno nato in rete: credo che la procedura organizzativa giusta debba rispettare tale nascita. C’è più freschezza e dinamismo rispetto a un comitato organizzativo che rischia di far perdere tempo e che comunque ricalca vecchie e polverose strade. Cerchiamo di essere coraggiosi e avventuriamoci su percorsi nuovi e sicuramente più divertenti: quelli della rete!  Arrivo al punto e presento la mia proposta. La minaccia io la interpreto come manipolazione della mente: che serve mozzare le teste quando queste sono vuote? Al convegno reale io inviterei Anna Oliveiro Ferraris, Ordinario di Psicologia dello sviluppo presso “La Sapienza” di Roma, a presentare il suo libro: “Chi manipola la tua mente”. Lei chi ospiterebbe? Sarebbe interessante presentare altri punti di vista sul concetto della minaccia, naturalmente gli internauti patuasiani sono pregati di dire la loro. L’immagine del manifesto mi piacerebbe rimanesse quella presentata qui e che trovo molto efficace. Mi occuperei della grafica a titolo gratuito, è chiaro. Per quanto riguarda il costo della conferenza, lei che è presidente del PD potrebbe chiederlo al suo partito che darebbe il suo patrocinio; dopotutto, mi sembra giusto, visto che lei e nessun altro, nel mondo politico dell’opposizione locale, ha manifestato interesse per l’argomento. Sarebbe un’iniziativa nuova, coraggiosa, nata spontaneamente e organizzata con la complicità della rete. Che ne dice? Che ne dite?

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Una proposta

11 marzo 2011

Riceviamo da Fabio Protasoni e volentieri pubblichiamo.

Cara Patrizia, ho riflettuto sulla proposta che fai di organizzare qualcosa sulla “minaccia” verso il futuro dei giovani che questa epoca di passioni tristi ci consegna. Mi sembra una bella idea e una urgenza. Perché non proviamo ad organizzarlo sul serio? Si potrebbe costruire un piccolo comitato organizzatore di persone diverse, con i idee diverse, ma accomunate dal bisogno di provare a dare una scossa. Per cultura e per convinzione penso che una cosa del genere non dovrebbe essere solo di denuncia. Penso che si dovrebbe cercare di dare senso e concretezza anche a qualche speranza, provando a proporre testimonianze di persone che, nel corso della loro vita, hanno provato a dare significato a parole come “Coraggio”, “Bellezza”, “Moralità”, “Determinazione”, “Fantasia”, “Solidarietà”.
Si è vero. Il futuro di tutti noi e dei nostri figli è minacciato, in primis, dalla nostra ignavia. Ma è anche vero che ci sono uomini e donne nel nostro paese che ci provano davvero… . Potrebbe essere una occasione per farli conoscere anche ai valdostani… . Vuoi vedere che qualcosa si accende?

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Le interviste impossibili 2

3 febbraio 2011

Questa volta Patuasia è andata a casa del PD e ha intervistato il suo Presidente, Fabio Protasoni.

Nelle fila del centrosinistra il PD ha perso quote di credibilità a causa dell’atteggiamento del suo segretario, Raimondo Donzel, prima in linea con quella che si chiamava Alleanza autonomista e progressista e poi a cercare di ricucire con l’Union. E’ possibile recuperare la fiducia perduta?

Personalizzare la politica non aiuta a farla migliore e, per fortuna, nel Pd le decisioni sono collettive e democratiche, così come le responsabilità per i successi e per gli errori (ma non è che a forza di prendere di mira Donzel vi sfugge qualcosa?).  E’ vero che il PD ha perso la fiducia di una parte del proprio elettorato. Colpa nostra perché siamo stati, nella fase delle elezioni amministrative, troppo confusi nelle alleanze e troppo deboli nella proposta. Quello che stiamo facendo è perseguire, con maggiore determinazione l’idea originaria del partito Democratico.  Un partito aperto e plurale ma non ideologico (es. nuovo Travail), radicato sui problemi (federalismo, trasporti, lavoro, sociale…) e più competente. Perché per cambiare la Valle d’Aosta non è sufficiente sparare nel mucchio. Occorre avere un progetto concreto e realistico e per fare questo occorrono saperi e conoscenze nuove. Certo avete ragione su un punto… Dobbiamo essere più chiari e netti nelle cose che diciamo ma non superficiali o semplicistici o demagogici. Questo non aiuterebbe nessuno.

Cosa c’è di nuovo che caratterizza l’attuale PD con i precedenti DS, visto che l’ala della Margherita che lo ha fondato qui come a Roma non c’è più?

Molto. Programmi e identità sono il frutto dell’incontro tra culture diverse che prima si guardavano in termini dialettici e competitivi e che oggi stanno insieme con l’idea che “sinistra” è, ancora, una bella parola piena di significati per tutti. Io non sono l’ex di niente perché Margherita e Ds non esistono più. Sono un democratico. Nel PD valdostano ci sono uomini e donne che non avevano ruoli in quei partiti (tipo il Segretario e il Presidente) ed altri che non hanno mai avuto una tessera a parte questa. L’età media del gruppo dirigente è intorno ai 40 anni. In tutto il paese, come da noi, la questione degli “ex” è archiviata da tempo e le discussioni tra gli iscritti, nei circoli e nelle riunioni, non sono su cosa eravamo, ma su cosa si deve fare per uscire da questi 15 anni di delirio. Non è un Rutelli in più o in meno che cambia il progetto del PD.

Perché è così difficile per il PD cercare alleanze a sinistra, mentre trova facile, nonostante i suoi rappresentanti, dialogare con l’Union e con le altre forze di maggioranza?

In consiglio Regionale e Comunale  i rapporti con Alpe e Fed della Sinistra sono buoni e si fanno iniziative comuni sia sul piano amministrativo sia su quello politico (es. iniziativa sul federalismo fiscale del 20 Ottobre). A giudicare, poi, dalle reazioni scomposte di Rolly o di Margue nei nostri confronti… sembra che diamo fastidio. Qualche resistenza e qualche giudizio sommario nei nostri confronti mi pare sia venuto, nel passato, proprio da alcuni di quelli che citi “a sinistra” e che magari lo fanno prendendo a pretesto i sentimenti che anche Patuasia spesso esprime. C’è ancora strada da fare perché, come per la fiducia degli elettori, pesano le scelte del passato, le differenze programmatiche e la sensazione che siano ancora presenti rancori personali e tatticismi. Comunque, secondo me, si è chiuso un ciclo e se si riparte dalle cose concrete…. faremo più in fretta e meglio. Poi, per fare politica davvero, bisogna provare a convincere chi non la pensa come te e per farlo (fatte salve le pregiudiziali etiche) bisogna parlare con tutti. Il dialogo non è un disvalore. Lo è il trasformismo e l’equidistanza, l’ambiguità e la dietrologia.

Immagino che il suo partito dia abbondante spazio all’etica, allora come è possibile che desideri (desiderio mai sopito) governare con politici che hanno avuto una condanna?

Se tiriamo fuori dalla sfera di cristallo i presunti desideri possiamo dire tutto di tutti. Noi non facciamo politica tanto per guadagnare qualche posizione. Gianni Rigo si è dimesso da presidente della V commissione, senza che fosse tenuto a farlo, per una ragione Politica.  Alle elezioni amministrative abbiamo proposto all’UV della città di invertire quel processo di scivolamento a destra che Rollandin ha imposto al suo partito. Hanno rifiutato e qualcuno tra loro ha dichiarato che l’UV è morta. Il Pd è all’opposizione del sistema di potere e della politica di questa maggioranza di centrodestra regionale e comunale e dell’UV che la guida. E non per una questione ideologica o etica nei confronti di alcuni di loro, ma per il fatto, anche Patuasia lo ha evidenziato, che, scivolando a destra, sprecando risorse e comprando tutto il comprabile, ci stanno portando sull’orlo dell’esplosione mentre la disoccupazione cresce, lo sviluppo è fermo e l’autonomia della società civile è massacrata.

Possiamo sperare in futuro in una alleanza elettorale che veda le forze del centrosinistra unite con l’obiettivo di mandare all’opposizione l’Union Valdotaine?

No. Se fosse solo questo l’obiettivo sarebbe troppo poco. Non si vincono le elezioni contro qualcuno ma per qualcosa. L’obiettivo è mettersi d’accordo, con le forze del centrosinistra, per cambiare il modello di sviluppo della Valle d’Aosta. Più ecologia e più lavoro, più estroversione e più cultura, più società civile e meno “mamma regione”, più libertà e più responsabilità. Non è automatico e non è sufficiente porre una sigla su quattro pagine di programma. Tutti noi, visto cosa sta diventando la politica, meritiamo qualcosa di più. Che cambi la politica in Valle e nel Paese.

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EBBRAVO!

2 settembre 2010

Ebbravo Fabio Protasoni che scrive una lettera al direttore di Aostasera.it, interrogandosi sui fatti recentemente emersi nel mondo agricolo e in quello sanitario.” Se un sistema sociale ed economico come il nostro, fortemente incentrato sulla presenza istituzionale, comincia a presentare i sintomi di comportamenti e condotte che non sono più semplicemente individuali ma che sembrano prefigurare strutture e consorterie, al di là degli esiti giudiziari, credo che occorrerebbe correre ai ripari.” Così si esprime. Rimandiamo alla lettera che è lunga e interessante. E rileviamo, ancora una volta, che è un semplice cittadino a muovere delle considerazioni sui fattacci accaduti. Dai partiti niente!

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