Ecco un nuovo ciclo di puntate sulla sentenza d’appello dell’operazione “Tempus venit” a cura del giornalista Roberto Mancini.
Cari lettori, non facciamoci distrarre dalle chiacchiere interessate, guardiamo alla sostanza: allora è ufficiale, la ‘ndrangheta esiste pure in Vda e abita ad Excenex col volto di Roberto Raffa, qui residente in fraz Capoluogo.
Raffa ha un doppio legame parentale con i Facchineri: è cognato di Giuseppe di cui ha sposato la sorella Gerolama. Un altro fratello Facchineri, Vincenzo, ne ha sposato la sorella, Raffa Graziella. Lo ribadisce la Corte d’Appello di Torino (presidente dott.ssa Brunella Rosso, consigliere relatore dott Filippo Ottaviano Russo, consigliere dott.ssa Irene Strata) che in seconda istanza ha confermato in toto le condanne comminate per tentata estorsione mafiosa nei confronti di Giuseppe Facchineri, di Giuseppe Chemi e di Roberto Raffa. Il contorno, ossia l’assoluzione dei fratelli Tropiano e del sig Michele Raso dall’accusa di aver cercato un accordo con i mafiosi per evitare l’estorsione ai loro danni, rappresenta l’unica parte riformata della sentenza di primo grado. Il dispostivo letto in udienza così recita: “difettando l’elemento intenzionale, quantomeno in via dubitativa, i fratelli Tropiano debbono andare assolti dal reato loro ascritto perchè il fatto non costituisce reato a norma dell’ art 530, secondo comma c.c.p.”. In pratica si potrebbe rozzamente affermare che si tratta di un giudizio analogo alla vecchia “insufficienza di prove”. L’assoluzione del reo avviene “quando la prova del fatto criminoso manca, è insufficiente o contradditoria”. In questo senso si tratta di un’assoluzione con formula dubitativa, quando gli elementi a carico dell’imputato non fanno ritenere la sua responsabilità “oltre ogni ragionevole dubbio”. Insomma non c’è la prova certa e sufficiente a dimostare che i Tropiano abbiano volontariamente favorito i contatti fra i Raso (usati come “guardianìa” dei loro interessi) e i Facchineri. A pag 81 la sentenza così recita: “sotto il profilo oggettivo, la sussistenza del reato può ritenersi pacifica, sotto il profilo soggettivo invece questa è ampiamente contestata”. Insomma i fratelli Tropiano sono stati assolti non perché il reato non lo abbiano commesso, ma perché manca la prova soggettiva della loro intenzione, ossia che esso sia avvenuto per la volontà di aiutare i Facchineri nell’estorsione.
In pratica, secondo la Corte d’Appello i Tropiano hanno agito così per legittima paura, in quanto recita la sentenza pag 82, “secondo le indagini dell’Arma dei carabinieri, la famiglia Facchineri era egemonica nella Vda ed era nota nella comunità calabrese per essere sanguinaria e di proverbiale ferocia”. (continua…) roberto mancini.
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