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Gli indifferenti

13 agosto 2013

La ‘ndrangheta striscia silente e senza fare rumore,… allaccia rapporti con le imprese locali e molto lentamente le svuota e se ne appropria.” Così scrive il procuratore antimafia, Nicola Gratteri, nel suo libro Dire e non dire. E ancora “E se oggi spara meno è perché ha meno bisogno di farlo, potendo contare su una maggiore rete di professionisti, politici, imprenditori… un sistema di relazioni che le permette di infiltrarsi e radicarsi in tanti territori del Paese, anche quelli non tradizionalmente interessati dal fenomeno criminale.” Ecco, il nostro territorio non ha tradizione di mafia (?), ma è da decenni che il fenomeno si è incistato. Una cisti profonda, poco visibile anche se a toccarla si percepisce eccome. Il procuratore Giovanni Selis l’aveva toccata ed è saltato in aria (la prima autobomba italiana). Oggi spacciarsi immuni dal contagio è più difficile: incendi dolosi, estorsioni, intimidazioni, riciclaggio e usura ci raccontano un’altra storia. Raccontano di una ragnatela criminale che avvolge la Valle d’Aosta insieme alle altre regioni del nord: il Piemonte, la Lombardia, la Liguria, L’Emilia Romagna. Il buon senso invita a stare in guardia, ma i nostri politici non sono dotati di buon senso. Ecco cosa è successo nel Comune di Saint-Vincent. Nel mese di luglio è stato appaltato l’allargamento delle piste da sci al Col di Joux, aggiudicatario il raggruppamento temporaneo d’imprese formato da Cospef e Alloro. Il criterio è stato quello del massimo ribasso, quasi il 20%. Sconti troppo alti non possono che essere sospetti, infatti la ditta che li applica può permettersi di lavorare in perdita o risparmiare sul lavoro o sulle qualità dei materiali. L’amministratore delegato della Cospef è il calabrese Antonio Furfaro (in contatto con i Mamone, imprenditori coinvolti nell’inchiesta Pandora e con Ferdinando Gullace, imprenditore interdetto nell’ambito dell’indagine Entourage), è lui stesso a dire che partecipa alle gare con ribassi spaventosi perché non gli serve per guadagnare, ma solo per cambiare i soldi! Su questo imprenditore, già procuratore di una società valdostana: la Tour ronde, starebbe indagando la Direzione investigativa antimafia. Il sindaco di Saint-Vincent, Adalberto Perosino (Gradi di istruzione: non inserito – Categoria professionale: esercente di Alberghi, Ristoranti e Assimilati), non ha nulla da dire. Uguale a molti altri amministratori non sa. Forse. Pare che qualcuno lo abbia informato, ma che lui abbia fatto spallucce. Si sottovaluta il problema. Si minimizza. Eppure i segnali che dimostrano che anche in Valle il pericolo ‘ndrangheta esiste ci sono. La sentenza “Tempus venit” dovrebbe aprire gli occhi. Ma le amministrazioni sono cieche o non sanno leggere il proprio territorio e quindi non sanno difenderlo da una eventuale infiltrazione criminale. Ad Aosta il sindaco Bruno Giordano ha patrocinato e dato contributi alla Festa dei calabresi, nonostante il  presidente, Giuseppe Tropiano, sia stato condannato in primo grado per favoreggiamento con la ‘ndrangheta. Il parroco di Saint-Martin-de-Corléans, don Albino, ospita il Comitato organizzatore della suddetta manifestazione e le due statue dei santi Giorgio e Giacomo. Il parroco del quartiere Dora, don Danna, accoglie invece la Madonna di Polsi, quella che benedice gli ‘ndranghetisti. Il vescovo, disattento, tace. Si fa però sentire il Corriere della Valle, scandalizzato dall’uso di un altare sconsacrato in una gelateria! Scrive Giuseppe Gennari, giudice per le indagini preliminari di Milano: “L’impresa mafiosa ha raggiunto un preoccupante livello di accettazione sociale e questo atteggiamento della società non fa che accrescere la forza economica, il prestigio, il tessuto di omertà e perciò il potere dell’impresa mafiosa”. L’indifferenza è un’arma più efficace della lupara.

 

Un gelato della Madonna!

1 agosto 2013

Non poteva mancare il parere della Curia. L’altare sconsacrato è ancora al centro di polemiche riguardo al suo uso laico, un uso che genererebbe “dolore e sofferenza”. Ma quanta delicatezza nell’animo di alcuni! Peccato che queste sensibilità così scrupolose non abbiano diretto il loro rammarico verso l’uso laico di altre figure religiose: quelle dei santi Giorgio e Giacomo. Nessuno che si sia sentito “ferito nel profondo” nell’associazione di giovani corpi femminili al voto di castità. Nessun imbarazzo è nato dall’accostamento della sensualità e bellezza femminili ai santi patroni della festa dei calabresi. E se don Albino è stato zitto su un condannato per favoreggiamento con la ‘ndrangheta che frequenta la sua parrocchia in quanto sede del Comitato organizzativo, ecco che don Pellicone esprime senza indugio il suo disagio per il gelato della Madonna. E se don Albino si guarda bene dal suggerire di non presenziare alla sagra della ‘nduja inquinata dalla criminalità organizzata, ecco che don Pellicone invita a non frequentare un luogo dove si scherza con i santi. Ecco cosa scrive sul bollettino della sua parrocchia: “Inevitabilmente ho pensato anche alle migliaia di oggetti trafugati tra le chiese e le cappelle (inginocchiatoi trasformati in mobili bar), ma almeno in queste situazioni l’oggetto artistico viene valorizzato proprio come opera d’arte e non come pezzo d’arredamento di un negozio e per di più utilizzato per reggere le coppette di gelato.“. Insomma per la Curia locale la ‘ndrangheta è molto meno scandalosa di un altare sconsacrato, il furto di un’opera d’arte religiosa da una chiesa è meno grave del regolare acquisto da una casa privata, contenere gli alcolici è meno peccaminoso che contenere i gelati. Alla Curia valdostana tre Pater, tre Ave e tre Gloria e il divieto di mangiare gelati per sempre.

Festa? No, grazie!

3 luglio 2013

Patuasia invita tutte le persone di buona volontà a non frequentare la Festa dei calabresi, in quanto il presidente è Giuseppe Tropiano, condannato in primo grado per favoreggiamento con la ‘ndrangheta. Se l’imprenditore non ha avuto il buon gusto di dare le dimissioni, se il Comitato organizzatore non ha avuto l’imperativo morale di chiedergliele, se l’assessore Carradore, il Sindaco Giordano e il presidente della Giunta, Rollandin che hanno continuato a finanziare con soldi pubblici l’iniziativa, nonché il parroco don Albino che assegna la sua parrocchia come sede del Comitato, non si sentono imbarazzati da questa presenza incriminata, dimostriamo loro che la società civile lo è! Che sappiamo rinunciare alla ‘nduja e al peperoncino; alla tarantella e alle melanzane; alla miss e alla soppressata… in nome di alcuni principi fondamentali per il nutrimento dell’anima.

Noi non siamo conniventi con la ‘ndrangheta, noi non andremo alla Festa di san Giorgio e Giacomo!

Nessun imbarazzo!

2 luglio 2013

Il condannato in primo grado per favoreggiamento nell’inchiesta “Tempus venit”, Giuseppe Tropian0, scrive un’accorata lettera alla Gazzetta matin dove sottolinea il senso di accoglienza dei valdostani verso i calabresi. Il rispetto verso gli usi e i costumi reciproci e verso i valori che caratterizzano le due comunità. Descrive la Festa di san Giorgio e Giacomo come un’occasione di spensieratezza, una “gustosa macedonia” di allegria. Non dice che, frutto tra i frutti, c’è anche la ‘ndrangheta che di questa Festa ha fatto un punto di incontro. No! non lo dice, lui si presenta come un modesto lavoratore che si impegna con il cuore per il bene della comunità valdostana. Si sente una vittima di “offese e accuse poco fondate”! Dunque, secondo il parere dell’imprenditore, il lavoro svolto dalla magistratura è interamente campato per aria. Le intercettazioni e le compagnie frequentate sono prive di qualsiasi fondamento: sono balle! Nadia Nasso, del comitato organizzatore, liquida in due parole l’intera faccenda: “I fatti privati non intaccano il grande lavoro che insieme al presidente stiamo portando avanti!” (Gazzetta matin). Fatti privati?! Secondo la Nasso avere un presidente che ha rapporti con la ‘ndrangheta è un fatto che non implica nessun tipo di coinvogimento per il comitato della Festa. Che i soldi pubblici, seppur sottoforma di servizi, vengano dati a un condannato è cosa irrilevante. Quello che importa è garantire lo svago. Identico parere è quello dell’assessora comunale al Turismo, Patrizia Carradore. Nessun imbarazzo anche per il parroco di Saint-Martin-de-Corléans, don Albino, che ospita il Comitato. Le finalità della festa sono finalità religiose, dice, pertanto il luogo consacrato è quello giusto. Resta da chiarire in cosa l’elezione di miss santi Giorgio e Giacomo possa avere a che fare con il culto.