Posted tagged ‘Crisi economica’

Siamo alla frutta… rancida

11 marzo 2015

Il nuovo presidente del Consiglio ancora non c’è. Secondo Donzel la causa della confusione è dovuta ai ruoli fra maggioranza e minoranza, all’incomprensione su chi sta da una parte e chi dall’altra. Ha perfettamente ragione! Però ci dica, chiarisca per primo: con chi sta il PD? Perché mica si è capito! “L’impazzimento” che c’è in atto e che il consigliere piddino denuncia, non è tanto linguistico e lessicale, piuttosto quello dei politici in carne e ossa. Ieri, il civatiano ex bersaniano, era acerrimo nemico di Centoz il renziano, oggi è suo entusiasta sostenitore a candidato sindaco insieme ai nemici di ieri e alleati di oggi, UV e SA. Non è facile capire questi salti umorali, questi cambiamenti radicali… la politica è fluida è vero. Scorre e si solidifica a seconda della temperatura esterna, ma qui sono in atto dei cambiamenti climatici che mettono a repentaglio qualsiasi forma di equilibrio. Siamo in presenza di un dissesto geopolitico di portata mai vista. Le frane di elettori saranno più imponenti a causa della mancata manutenzione della Politica con la P maiuscola. Diventata fragile a causa di un impoverimento di orizzonti. Erosa dalla pioggia acida degli affari e dei personalismi. Dalla turbolenza dei venti che spostano le masse d’aria fritta da un partito all’altro. E non c’è niente da fare! Nessun cambiamento potrà mai nascere al nostro interno: non ci sono donne e non ci sono uomini capaci di creare un’alternativa a questo sistema di cose, questa è l’unica verità.

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E ieri?

17 dicembre 2014

Ma guarda, adesso che non ci sono più soldi, gli albergatori si incazzano contro la Regione per la questione dei trasporti? E ieri dove erano? A piangere il martedì dal compiacente e sensibile assessore di turno?

Lo straniero

5 dicembre 2014

Il bilancio 2015 prevede soli 102 milioni per gli investimenti! Il restante di 872 milioni di euro è destinato alla spesa corrente. Basterebbero queste due cifre per provare, oggi, l’assoluta inadeguatezza della classe dirigente di sempre. Una classe politica che non ha mai avviato un’economia autonoma, anzi ha acquistato l’acquistabile per poterlo meglio controllare. Sperperando risorse in contributi a pioggia senza mai indagare quanto questi fossero produttivi o meno. Una gestione che culturalmente trova molte affinità con quella di stampo mafioso. Una gestione che, durante la stagione delle vacche grasse, ha trovato un’intera collettività complice: ognuno ha avuto il suo grande o piccolo tornaconto. I soldi non mancavano e l’abbondanza ha garantito a tutti la sua porzione chi più chi meno, ma sufficiente. Oggi il discorso cambia. Il parassita muore insieme al suo ospite. Senza un’economia dinamica, ma dipendente dalla politica, ci troviamo con pochi spiccioli da destinare agli investimenti che sono quelli che possono dare il via allo sviluppo. Di chi la colpa? Ma di chi “viene da fuori” è ovvio!

Domandina maliziosa

11 novembre 2014

Tagliano tutto dagli alberi ai servizi sociali, dalla cultura alle gambe della povera gente, ma un taglio alle battaglie delle capre e delle mucche mai?

I sacrifici degli altri

10 novembre 2014

All’ennesimo invito, rivolto in Consiglio regionale dai due consiglieri pentastelli e da Patuasia, di dare un taglio ai lauti stipendi di chi siede su comode e protette poltrone, il presidente Marco Viérin risponde: «E’ solo demagogia, i costi della politica non sono imputabili solo ai consiglieri. Non è compito del presidente dell’Assemblea ridurre gli emolumenti ma l’argomento è motivo di confronto all’interno di tutte le forze politiche» (Gazzetta matin). Secondo lui è solo demagogia, secondo me è un esempio di correttezza morale verso chi la crisi ha spezzato le gambe. Poi ha ragione a dire che l’argomento deve essere discusso all’interno dei vari partiti e non di uno solo, e questo la dice lunga sull’affinità di fondo che lega le principali forze di governo e di opposizione. Bravi!

Colpa di chi? Lo vogliamo dire?

9 novembre 2014
Immagine di Zentabaga presa su facebook

Immagine di Zentabaga presa su facebook

Per continuare con un breve riassunto visivo, il concetto espresso da Pastoret, presidente dell’Union valdotaine e cioè che non è a causa di una cattiva gestione economica che siamo messi così male, ma è tutta colpa dello Stato cattivo che taglia e taglia…

Il futuro che non c’è

5 novembre 2014

E’ ufficiale: le vacche grasse sono dimagrite al punto tale che non potremo più mungerle come prima. Lo dice l’Union tramite il suo sito internet: “A questo punto, diventa anche inutile appellarsi alla crisi e bisognerà prendere rapidamente e lucidamente atto che ci si trova di fronte a una definitiva, radicale e irreversibile modificazione del sistema economico e sociale al quale eravamo abituati”. Grazie ce ne eravamo accorti. La cosa che fa girare le palle è che, come sempre, la causa di questo declino di ricchezza debba essere imputato allo Stato. Un capro espiatorio che somma in sé tutta la responsabilità della politica regionale, vera causa del disastro economico valdostano. “Queste progressive riduzioni non sono però frutto di una cattiva gestione della Regione, bensì delle continue trasfusioni finanziarie che la Valle d’Aosta, così come le altre realtà regionali, è stata costretta a fare a favore dello Stato”. Roma cattiva e ladrona sempre, Valle d’Aosta esempio di virtù e saggezza amministrativa. La stragrande maggioranza del bilancio è sempre stata usata, anche in tempi di vacche grasse, per coprire le spese correnti, solo una minima parte veniva destinata agli investimenti e questo a causa di una visione miope e clientelare della politica. Acquisti inutili, assunzioni non necessarie, sprechi spaventosi… ci hanno accompagnati lungo questi trent’anni di lusso. Si è sempre pensato a consolidare il potere più che allo sviluppo economico; al controllo capillare più che alla libertà imprenditiva e adesso, parassiti quali siamo sempre stati, ce la prendiamo con chi ci ha abbondantemente foraggiati, reo di non poterlo più fare. Beh, se è questa l’analisi facilona, irresponsabile, idiota che i nostri politici unionisti sanno fare: è colpa dello Stato, c’è da disperare per il futuro.

La politica debole

7 aprile 2014

Riceviamo dal signor Fabio Protasoni e volentieri pubblichiamo.

Caro direttore,

non c’è una soluzione semplice alla crisi politica della regione Valle d’Aosta. Il venir meno della maggioanza non è un incidente di percorso o il semplice effetto di piccole dinamiche politiche. Non credo che si tratti solo della precarietà dell’esito delle elezioni del 2013 e nemmeno che si tratti solo di una questione di personalismi legati alle ambizioni di tizio o caio che producono tensioni, distinzioni e franchi tiratori. Non credo che possa bastare un autorevole appello di “saggi” per scongiurare la crisi della maggioranza o la sua sostituzione con un’altra. Penso che la questione sia più complessa di ciò che appare e che questo sia testimoniato, soprattutto, dalla difficoltà della maggioranza a gestire questa crisi con un progetto che non sia semplicemente quello “giapponese” dell’arroccamento in trincea o dell’appello capzioso ad un dialogo senza autocritica e senza vera disponibilità. Sono, ormai, diversi anni che l’alleanza autonomista tra Union Valdotaine e Stella Alpina governa la regione Valle d’Aosta. Senza indugiare troppo sugli oggetti della polemica politica di questi anni (oggetti reali e consistenti) non si può non lasciarsi interrogare dai risultati concreti, sul piano dello sviluppo globale della nostra comunità. Dal 2008 la Giunta Rollandin è stata caratterizzata da una forma di autonomismo di governo per lo più di stampo doroteo, centralista e tutto piegato sulla gestione dell’esistente. La crisi economica è stata affrontata affidandosi alla logica ragionieristica dell’aggiustamento progressivo dei conti, quella sociale con l’illusione della dazione monetaria e quella democratica con l’arroccamento e la chiusura verso le richieste di sobrietà e di partecipazione che venivano dai cittadini. Se guardiamo alla cronaca di questi ultimi 6 anni il film che ne esce è, dal mio punto di vista, la narrazione di una debolezza sempre più strutturale della Valle d’Aosta e del fallimento di un blocco politico istituzionale che non è riuscito ad affrontare i nodi di fondo.  (altro…)

Le lacrime dei Trouveur

10 febbraio 2013

Riceviamo dal signor André e volentieri pubblichiamo.

Il mondo cambia rapidamente, solo in Valle abbiamo gli stessi protagonisti di sempre. Leggere, una settimana fa, sulla Stampa il rammarico e la protesta dei Trouveur Valdotèn, che quest’anno non hanno concluso come da vent’anni con un loro spettacolo la Fiera di sant’Orso, è veramente clamoroso! La crisi ha toccato anche loro e allora? Cosa dovrebbero dire gli operai o i forestali o tutte quelle persone che hanno perso il posto di lavoro? Nessuno è stato ingozzato di soldi pubblici (Etetrad…) come questi scaltri suonatori di tarantella alpina che ora e senza vergogna, piangono miseria. Piangono perché il loro maggior finanziatore è uscito di scena, fondando un nuovo partito e chissà, temono, che non ritorni tanto facilmente. Dopotutto chi trova nel politico un mecenate dovrebbe sapere che non può essere per sempre. Un musicista può campare solo se è bravo, se è riconosciuto da un’ampia collettività, se vende dischi… mangiare dalla greppia comune ha i suoi limiti che sono i mandati elettorali. Non provo nessuna solidarietà per questo tipo di artisti, piuttosto condivido l’ansia e le preoccupazioni di chi la vita deve guadagnersela ogni giorno e senza santi in Paradiso.

Il rospo in gola

19 marzo 2012

Scrive sul Peuple un articolo a dir poco delirante. L’attacco è contro lo Stato italiano e cioè contro il Governo Monti sempre più avido nei confronti delle autonomie speciali. Secondo Fabio Marra noi, cacchina d’Italia, abbiamo contribuito a salvare la nave italiana dall’affondamento causato da una politica centrale indegna. L’ultima parte del pensiero è condivisibile, ma sentirsi parte del salvataggio generale è pura megalomania. Sempre secondo Marra lo spirito caratteristico della popolazione valdostana è messo a rischio da un potere centrale e oppressivo. Mi piacerebbe sapere in cosa consiste lo spirito valdostano, se è sufficiente un taglio ai contributi statali che supportano la nostra autonomia per demolirlo. In definitiva, dal delirio espresso sull’organo ufficiale dell’Union, emerge l’unica verità possibile: l’autonomia valdostana poggia unicamente sui soldi dello Stato, se questi vengono meno ecco che si profila l’attacco alla nostra specificità che è quella dei pezzenti. La minaccia vissuta, dunque, non è contro gli ideali o la francofonia di cui a nessuno frega niente, non è neppure contro la libertà legislativa, l’unica vera paura che chiede una reazione e un moto d’orgoglio, è quella del taglio delle risorse.