Posted tagged ‘Comune di Saint-Vincent’

Un buon esempio

12 giugno 2014

I consiglieri del gruppo di minoranza del Comune di Saint-Vincent, hanno presentato una mozione che richede alla Giunta di impegnarsi per l’approvazione del codice etico denominato “Carta di Pisa”, che promuove la cultura della legalità e della trasparenza negli enti locali. Che gli altri comuni valdostani prendano esempio.

Scandali made in VdA

10 marzo 2014

Scandalo trasporti e voto di scambio 1993

Uno degli indagati dell’operazione“Lenzuolo” del 1999 è un anziano ebanista di Saint Vincent, Francesco Raso, che da tempo dimostra grande attenzione e passione per la politica, già nel 1978 siede nel comitato direttivo del Psi della VDA. Come precedentemente ricordato, è il pentito Salvatore Caruso, trasferitosi in Valle nel 1982, che nel novembre 1993 spiega alla Procura di Aosta come anche qui siano presenti ed operanti esponenti di ’ndrangheta. Caruso afferma che sin dal 1988 ha appreso dell’esistenza di una cosca in VDA ed indica quale capo-bastone Francesco Raso, sostenendo che questi è il successore di Santo Oliverio. È in seguito a questa deposizione che Raso verrà indagato nell’operazione “Lenzuolo” sopra descritta. Il Raso comunque, già nel 1993, sale agli onori della cronaca in occasione del cosiddetto scandalo dei trasporti, che coinvolge Augusto Rollandin e Ilario Lanivi, ex presidenti della giunta regionale. Si tratta di due distinte inchieste che hanno come unico punto in comune Augusto Rollandin, all’epoca capogruppo dell’Union in Consiglio regionale dopo aver dimissionato il 30 novembre 1992, perché inquisito per l’appalto del compattatore di Brissogne. Accusato di finanziamenti illeciti ad una società di trasporti che lo vedeva socio occulto, nel secondo filone di indagini Rollandin è accusato di voto di scambio nelle elezioni regionali del maggio 1993: avrebbe infatti pagato Domenico Cosentino con una somma di denaro contante consegnata da Rosina Rosset a Jean Barocco, suo ex segretario particolare.Quanto al Raso, egli avrebbe garantito un congruo pacchetto di voti ai candidati dell’Union in cambio di alcune assunzioni ad impieghi pubblici. (altro…)

Mozione

8 novembre 2013

Non solo Patuasia ha fortemente polemizzato contro la manifestazione-bidone denominata SVEART, anche la minoranza comunale della lista civica “Saint-Vincent cambia e riparte” ha fatto e continua a fare, interpellanze e mozioni al riguardo. Ecco l’ultima.

MOZIONE
RICORDATO che nel 2014 si dovrebbe tenere la seconda edizione della Biennale d’Arte
Europea “Sveart”; RICHIAMATE le nostre iniziative del 25/9/2012 e del 23/4/2013; OSSERVATO che per organizzare la prima edizione l’Associazione InSaintVincent ha ottenuto dalla Regione Valle d’Aosta il contributo di euro 300.000,00 (l.r. 19/2012, d.g.r.
1846/2013) e dal Casinò di Saint-Vincent il contributo di euro 200.000,00; RICORDATO che il presidente della Regione Augusto Rollandin all’inizio del corrente anno aveva confermato l’intenzione di dare vita alla seconda edizione del premio;
IL CONSIGLIO COMUNALE
invita il Sindaco a relazionare al Consiglio comunale riguardo alla seconda edizione della Biennale d’Arte Europea “Sveart”, con particolare riferimento ai costi previsti e ai relativi finanziamenti, alle attività di promozione e marketing che si intendono intraprendere.

DOPO breve dibattito nel quale: IL SINDACO comunica che al momento attuale non conosce gli intendimenti della Regione in merito alla seconda edizione di Sveart. Si dichiara favorevole alla mozione presentata, comunicando di essere disponibile a relazionare al Consiglio comunale sull’argomento quando sarà in possesso di maggiori informazioni in merito.

IL CONSIGLIERE Paolo CIAMBI fa presente che “quando la Regione ha proposto di realizzare la biennale Sveart a Saint-Vincent, l’Amministrazione comunale non ha ritenuto opportuno valutare controproposte, per esempio il rifinanziamento, anche per il 2012, della legge regionale a supporto dell’offerta turistica del Casinò. Così, invece, ci siamo ritrovati una manifestazione da 500 mila euro, che ha avuto riscontri per il turismo quasi nulli. Stupisce che ora nessun membro della maggioranza sappia nulla della seconda edizione e non si sia preoccupato di ottenere informazioni. Se davvero l’evento si tenesse nel 2014, a breve dovrebbe iniziare la fase organizzativa.”

IL SINDACO fa presente che, viste le polemiche per l’insuccesso di Sveart, la prossima volta che verrà proposto all’Amministrazione di ospitare qualche manifestazione sul territorio di Saint-Vincent, non darà il suo consenso se non assolutamente certo della sua buona riuscita.

IL CONSIGLIERE Maura SUSANNA, Assessore al Turismo, Agricoltura, Attività Produttive e Sport, si associa a quanto dichiarato dal Sindaco.

Importante da notare è che il Sindaco ha ammesso l’insuccesso della manifestazione! A cui si associa l’assessore al Turismo. Mi sembra un grande risultato, forse addirittura il primo. Quando mai un amministratore ha fatto una dichiarazione simile di fronte a un flop? In genere si sono sempre arrampicati sui vetri per trovare una giustificazione. Patuasia riconosce quindi l’onestà dei due amministratori che hanno avuto il coraggio di rompere un tabù.

OK, il prezzo è giusto!

4 novembre 2013

Questa è bella! Il noto, notissimo critico d’arte, Paolo Levi, quello che con SVEART (la squallida esposizione di squallide operucole di giovani e meno giovani artisti costata 500.000 euro per non portare nulla, se non, appunto, squallore!) avrebbe messo all’angolo la Biennale di Venezia, oscurato i fasti delle più importanti manifestazioni artistiche internazionali, si mette a disposizione degli artisti per certificare con apposito “Attestato di valutazione” le loro opere. Al modico prezzo di 280 euro per dieci creazioni l’eminente intenditore di provata esperienza ne darà il giusto prezzo, al quale aggiungerà una breve citazione critica. Ventotto euro a quadro per sapere a che cifra venderlo-per-non-svenderlo. Una cifra modica che solleverà i pittori, i fotografi, gli scultori… dallo “scomodo ruolo di autovalutazione a cui gli artisti spesso devono sottostare, aumentando la possibilità di essere presi in considerazione da collezionisti e galleristi d’arte“. Secondo il critico di alto prestigio è il prezzo giusto che fa l’opera. Infatti, Paolo Levi, ha dato motivo di credere di essere più appassionato ai soldi che all’arte. Così tanto che è disposto ad affrontare il ridicolo, come in questo caso, pur di raggrannellare qualcosa. Eggià, un’altra regione ignorante e sprecona come la nostra dove la trova? Perché quei 500.000 per la cagata che si è rivelata essere SVEART, non erano il prezzo giusto.

Tenuto conto che…

7 ottobre 2013

Sulla questione della diffida inviatami dall’avvocato Giorgio Torrigino (vedasi il post: Tenere conto) questa è la risposta ricevuta dallo stesso.

Gent.ma Sig.ra Nuvolari, prendo atto della sua odierna pubblicazione “Tenere conto” sul blog e considero, pertanto, la vertenza conclusa. La ringrazio per la Sua cortesia ed onestà intellettuale.

Tenere conto

2 ottobre 2013

libro

Il tredici di settembre ricevetti dal legale della società Co.S.Pe.F del signor Antonio Furfaro, una intimazione a cancellare il mio post: “Gli indifferenti” in quanto difammatorio nei confronti del suo assistito. Secondo l’avvocato, Giorgio Torrigino, in quell’articolo avrei linkato articoli non veritieri sull’imprenditore. Gli risposi che la mia non era l’intenzione di chi vuole arrecare danno a qualcuno, ma quella doverosa di informare l’amministrazione sul conto di un imprenditore sul quale fioccano numerosi articoli che ne disegnano un ritratto non del tutto immacolato. Io ho semplicemente invitato alla prudenza. A Genova c’è una Onlus la Casa della Legalità che ha numerose informazioni sulla Co.S.Pe.F e non credo che i volontari si divertano a presentare esposti per il solo piacere di farlo. Neppure i giornalisti del Secolo XIX, Marco Grasso e Matteo Indice, autori del libro sulla ‘ndrangheta ligure: “A meglia parola”, pubblicato nel maggio 2013 dalla casa editrice De Ferrari, vorranno mettere a repentaglio la loro professionalità scrivendo e divulgando il falso. Dunque è su queste fonti che io ho tratto le mie informazioni. Durante il Consiglio comunale di Saint-Vincent è emerso che la gara d’appalto vinta da Furfaro è stata condotta in tutta regolarità: meglio per il Comune e meglio per l’imprenditore. Ma è bene ricordare ciò che scrivono i due giornalisti: “Che c’è un altro contesto, però, in cui il nome dell’impresario che lavora «per cambiare i soldi» viene accostato a tutt’altro ambiente. Nel 2001 i carabinieri del Ros licenziano un primo, dettagliato rapporto sulla criminalità organizzata genovese, in cui definiscono Antonio Furfaro fedelissimo del vecchio boss Antonio Rampino. E a parlarne sono due dei 40 indagati (il fascicolo in mano ad Anna Canepa – oggi magistrato della procura nazionale antima­fia, allora pm a Genova – verrà poi archiviato): Giuseppe Savoca, detto Pino u Barberi, e Francesco Barbuto. Stanno cercando di introdursi in un appalto da sei miliardi di lire a Busalla e obbligare la “Oasi srl”, in particolare il direttore dei lavori Umberto Tota, a versare una tangente. Dalla conversazione si capiscono due cose. Primo, Savoca non sopporta i “genovesi”, e in particolare Mimmo Gangemi: «Mi ha mai dato qualcosa quando ero in galera? Tu comandi solo su pa­tate e cipolle – grida intercettato, come se si rivolgesse generica­mente proprio a Gangemi – e io a Busalla vengo, cago e piscio quando voglio». Secondo, per dimostrare la sua risolutezza, Sa­voca cita il caso di Antonio Furfaro, artigiano che prima del suo arrivo nessuno aveva avuto il fegato di «toccare», perché «legato a Rampino». Furfaro non c’entra nell’appalto di Busalla, ma per gli inqui­renti quel dialogo dimostra la sua vicinanza al leader della ‘ndrangheta. Un rapporto di cui nessuno gli ha più chiesto conto quando, negli anni successivi, ha continuato a ottenere commesse pubbliche.” Ecco, è quel “tenere conto” che va ogni volta sottolineato, soprattutto quando si tratta di amministrazione pubblica e che invece viene troppo spesso messo da parte. Se poi nel frattempo c’è stata una salutare presa di distanza, molto meglio.

Non mi risulta

20 settembre 2013

Dieci milioni di euro per spese impreviste e non preventivate. “La Giunta regionale della Valle d’Aosta ha approvato l’affidamento dell’incarico a Finaosta per la stipula di un mutuo con la Casino de la Vallée spa destinato al finanziamento dei maggiori oneri del piano di sviluppo della Casa da gioco e del complesso alberghiero Grand Hotel Billia di Saint-Vincent”. (Ansa). Non bastavano i 50 milioni già dati tramite Cva. La strategia del manager, fatta propria anche dall’assessore Baccega, è quella di puntare sul Billia. Allora-fatemi-capire. Che io sappia un albergo è un servizio necessario che si crea grazie a una forte attrazione che può essere un paesaggio, uno sport, un luogo di storia o di divertimento vario come in questo caso dove l’albergo serviva agli ospiti del Casinò, oggi, secondo Frigerio, il rilancio economico della Casa da gioco verterà sul contrario. Uno, secondo l’innovativa strategia di marketing, si recherà a Saint-Vincent perché attratto dal Billia rimesso a nuovo. Saranno le carte da parati, i bagni lussuosi, le tende di seta selvaggia, le poltrone foderate di damasco dorato a fungere da attrattiva? E poi,  dopo un paio di orette di visita guidata, il nostro si romperà le scatole e, si spera, farà finalmente una capatina al Casinò! Insomma mi sembra che, ancora una volta, l’unica strategia in atto è quella della spesa per la spesa delle risorse collettive. Sessanta milioni di euro sottratti alla collettività valdostana per toppare i buchi di un’azienda moribonda. Che ha fatto della clientela e del voto di scambio l’unico reale obiettivo condiviso dalla politica. Il Casinò era per noi una importantissima risorsa economica oggi è un debito senza fine. Le banche non danno più credito? Che importa c’è Cva l’unica azienda in attivo che abbiamo. E’ giusto che i nostri soldi debbano essere investiti per un fallimento annunciato? E Frigerio si becca pure il premio?

Al rovescio

26 agosto 2013

Il mondo è difficile. I giornalisti che del mondo diffondono le notizie, dovrebbero aiutarci a comprenderlo, invece sembra che si divertano a creare maggiore confusione. Oggi sulla Gazzetta matin in discesa nella Hit parade, trovo il consigliere di minoranza del comune di St-Vincent, Piergiorgio Cretier. Motivo della scivolata è stata la bocciatura della mozione di biasimo contro il Sindaco, Adalberto Perosino. L’ex assessore comunale, Pierluigi Marquis, occupando il nuovo ruolo di assessore regionale alle Attività Produttive ha lasciato la poltrona vuota. Il regolamento prevede la convocazione del Consiglio comunale per la nuova nomina, dopo 20 giorni dalle dimissioni, cosa che il sindaco si è guardato bene dal fare: la maggioranza non aveva i numeri. Il Consiglio si è tenuto pochi giorni fa. Si è trattato di un grave atto contro la normativa e il biasimo da parte della minoranza era più che dovuto. La redazione della Gazzetta ha fatto pollice verso contro chi ha difeso la norma, promuovendo così chi l’ha infranta. Il mondo è difficile e i giornalisti-impiegati ci aiutano a capire che gira al rovescio.

Prostata

25 agosto 2013

Circa l’articolo dal titolo ammiccante: “St-Vincent, Consiglio infuocato”, ma sciapo nel contenuto, pubblicato ieri sulla Stampa a firma Giulio Crivellari, vorrei aggiungere qualcosa che al giornalista è sfuggito (probabilmente Crivellari era in bagno). Una buona parte del Consiglio è stata incentrata sul tema della criminalità organizzata a causa di un appalto vinto da una ditta, la Cospef, di cui si dice il fare non proprio trasparente. Il giornalista non ha trovato la notizia interessante, infatti non ne scrive. Eppure la discussione sull’argomento è stata sì infuocata! Che non abbia citato Patuasia da cui nasce l’interrogazione presentata da Paolo Ciambi di Alpe, nessuna sorpresa (Patuasia è detestata dai colleghi soprattutto da quelli della Stampa e da quelli di 12vda). Eppure il nome del blog ha generato reazioni non proprio ortodosse. Quella frase: Patuasia scrive cazzate, detta da uno scocciatissimo, quanto pieno di sé, Pietro Mauro Camos, è stata una vibrante nota di colore difficile da trascurare (probabilmente Crivellari era in bagno). Il nostro Giulio nell’articolo usa “il gioco a nascondino” che funziona sempre e solo perché da noi manca il contraddittorio. Cioè mancano i giornali e quindi i giornalisti smarcati dalla politica. Giulio scrive: “Riteniamo inopportuna ha detto il consigliere di minoranza Paolo Ciambi – la presenza in Commissione di Serafino Pallù, coinvolto con altri, tra i quali il presidente della giunta regionale, nell’inchiesta sul nuovo parcheggio dell’ospedale”. Io ho capito un’altra cosa: per Ciambi e l’intera minoranza, inopportuno è il ruolo di Serafino Pallu, ma anche e soprattutto quello ricoperto dal presidente Augusto Rollandin, coinvolti entrambi nell’inchiesta “Usque tandem” per turbativa d’asta e abuso d’ufficio. Quest’ultimo invece viene menzionato appena e confuso nel generale come se fosse poco importante: coinvolto con altri tra i quali il presidente… . (Probabilmente Crivellari era in bagno).

Gli indifferenti

13 agosto 2013

La ‘ndrangheta striscia silente e senza fare rumore,… allaccia rapporti con le imprese locali e molto lentamente le svuota e se ne appropria.” Così scrive il procuratore antimafia, Nicola Gratteri, nel suo libro Dire e non dire. E ancora “E se oggi spara meno è perché ha meno bisogno di farlo, potendo contare su una maggiore rete di professionisti, politici, imprenditori… un sistema di relazioni che le permette di infiltrarsi e radicarsi in tanti territori del Paese, anche quelli non tradizionalmente interessati dal fenomeno criminale.” Ecco, il nostro territorio non ha tradizione di mafia (?), ma è da decenni che il fenomeno si è incistato. Una cisti profonda, poco visibile anche se a toccarla si percepisce eccome. Il procuratore Giovanni Selis l’aveva toccata ed è saltato in aria (la prima autobomba italiana). Oggi spacciarsi immuni dal contagio è più difficile: incendi dolosi, estorsioni, intimidazioni, riciclaggio e usura ci raccontano un’altra storia. Raccontano di una ragnatela criminale che avvolge la Valle d’Aosta insieme alle altre regioni del nord: il Piemonte, la Lombardia, la Liguria, L’Emilia Romagna. Il buon senso invita a stare in guardia, ma i nostri politici non sono dotati di buon senso. Ecco cosa è successo nel Comune di Saint-Vincent. Nel mese di luglio è stato appaltato l’allargamento delle piste da sci al Col di Joux, aggiudicatario il raggruppamento temporaneo d’imprese formato da Cospef e Alloro. Il criterio è stato quello del massimo ribasso, quasi il 20%. Sconti troppo alti non possono che essere sospetti, infatti la ditta che li applica può permettersi di lavorare in perdita o risparmiare sul lavoro o sulle qualità dei materiali. L’amministratore delegato della Cospef è il calabrese Antonio Furfaro (in contatto con i Mamone, imprenditori coinvolti nell’inchiesta Pandora e con Ferdinando Gullace, imprenditore interdetto nell’ambito dell’indagine Entourage), è lui stesso a dire che partecipa alle gare con ribassi spaventosi perché non gli serve per guadagnare, ma solo per cambiare i soldi! Su questo imprenditore, già procuratore di una società valdostana: la Tour ronde, starebbe indagando la Direzione investigativa antimafia. Il sindaco di Saint-Vincent, Adalberto Perosino (Gradi di istruzione: non inserito – Categoria professionale: esercente di Alberghi, Ristoranti e Assimilati), non ha nulla da dire. Uguale a molti altri amministratori non sa. Forse. Pare che qualcuno lo abbia informato, ma che lui abbia fatto spallucce. Si sottovaluta il problema. Si minimizza. Eppure i segnali che dimostrano che anche in Valle il pericolo ‘ndrangheta esiste ci sono. La sentenza “Tempus venit” dovrebbe aprire gli occhi. Ma le amministrazioni sono cieche o non sanno leggere il proprio territorio e quindi non sanno difenderlo da una eventuale infiltrazione criminale. Ad Aosta il sindaco Bruno Giordano ha patrocinato e dato contributi alla Festa dei calabresi, nonostante il  presidente, Giuseppe Tropiano, sia stato condannato in primo grado per favoreggiamento con la ‘ndrangheta. Il parroco di Saint-Martin-de-Corléans, don Albino, ospita il Comitato organizzatore della suddetta manifestazione e le due statue dei santi Giorgio e Giacomo. Il parroco del quartiere Dora, don Danna, accoglie invece la Madonna di Polsi, quella che benedice gli ‘ndranghetisti. Il vescovo, disattento, tace. Si fa però sentire il Corriere della Valle, scandalizzato dall’uso di un altare sconsacrato in una gelateria! Scrive Giuseppe Gennari, giudice per le indagini preliminari di Milano: “L’impresa mafiosa ha raggiunto un preoccupante livello di accettazione sociale e questo atteggiamento della società non fa che accrescere la forza economica, il prestigio, il tessuto di omertà e perciò il potere dell’impresa mafiosa”. L’indifferenza è un’arma più efficace della lupara.