La prima cosa che salta all’occhio, quello mio, è che la politica in queste elezioni comunali, è diventata più chiara, quasi trasparente. Nel senso che non si vergogna di dire come si comporta nell’intimità. Ma quali cittadini! Ci sarebbero le primarie, ma neppure quali partiti! Chi sceglie e chi decide sono le lobby più o meno locali, o meglio, nascono locali per poi moltiplicare i loro tentacoli affaristici un po’ ovunque. Non per tutti i partiti è così, ma per alcuni, diciamo per quelli che tengono la barra del timone.
La vice-sindaco dell’Union, ostenta il medaglione della massoneria. E non è un caso che il candidato più votato della lista del primo partito cittadino sia quel Sorbara che mi querelò per via della pubblicazione di una sua particolarissima telefonata che denunciava il suo buon cuore verso un povero disoccupato, calabrese pure lui. Massoni e calabresi abbiamo in casa. (E per calabresi non intendo un’appartenenza geografica che di per sé non avrebbe senso, piuttosto antropologica). Il traffico lo dirigono loro. E lo dichiarano apertamente. Con un bel sorriso stampato sulla faccia.
Si presenta sulla scena un nuovo tipo di innocenza. Si tratta di una forma di illibatezza dovuta alla naturale arroganza di essere nel giusto e solo perché si comanda. Perché si sta sopra. Perché si appartiene a una grande famiglia di potere consolidato da buoni e lucrosi affari. Non è democrazia questa, ma una sua abile manipolazione. Chi ci governerà per i prossimi cinque anni saranno i mediocri esecutori di una democrazia arrangiata da chi li tiene per i fili.
Matrimonio di Michela Furfaro e Vincenzo Tramonti, figlio di Agostino uno degli organizzatori della Festa di San Giorgio e Giacomo. (da: La Vallée notizie 01/11/2007)
Giusto per non dimenticare e soprattutto per ricordare a quei valdostani ingenui (ce ne sono?) che si fanno prendere per gli zebedei con la storia della piccola patria francofona, dell’etnia da difendere e balle simili, che l’Union Valdotaine è il partito che è grazie all’apporto dei calabresi, ai favori loro concessi in cambio di “solidarietà” elettorale. Che se la lingua di Molière in Valle si è rinsecchita fino a morire (nonostante i costosi e inutili viaggi nei paesi francofoni dei nostri politici), tanto che è impossibile definirci una minoranza linguistica, è perché ai cugini francesi l’Union ha preferito la parentela calabra. Qui l’assessore alle Finanze, Aurelio Marguerettaz, molto amico dell’imprenditore Tropiano (l’ideatore della festa dei due santi, Giorgio e Giacomo), insieme al presidente del Consiglio regionale Ego Perron. Perché pubblicare questa foto? Il messaggio parrebbe questo: l’Union valdotaine è dalla parte dei calabresi, quelli di San Giorgio Morgeto, il clan più numeroso. San Giorgio Morgeto è gemellato con Aosta, tutti sanno che in Calabria si parla francese.
‘ndrangheta in Valle: “ l’ Operazione Lenzuolo” del 1999.
Dalla lettura delle motivazioni della sentenza Tempus venit, emerge una notizia clamorosa: già tre pentiti di ‘ndrangheta, alla fine degli anni ’90, avevano rivelato la presenza di un’ organizzazione ‘ndranghetista in Vda. Si tratta Francesco Fonti, Salvatore Caruso e Annunziato Raso. Ecco le loro dichiarazioni.
Francesco Fonti: “sono arrivato a Torino nell’anno 1971 e da subito, ho saputo che in Valle d’Aosta vi era un Locale attivo. (Il “Locale” è la struttura di base della ‘ndrangheta che sorge in un determinato paese, allorché si supera il numero minimo di 49 affiliati a qualunque “copiata” a cui appartengono (per copiata si intende il nome di uno dei responsabili del Locale a cui i picciotti fanno riferimento. Tale nominativo viene comunicato all’affiliato dopo la cerimonia di affiliazione detto battesimo). Allorquando si forma un Locale si deve dare notizia alla “mamma” di San Luca, da dove viene inviato un rappresentante il quale organizza la riunione del Locale alla presenza di tutti gli affiliati di quel paese. Nel corso della riunione viene nominato il Capo Bastone, il Contabile ed il Crimine ndr).Continua Fonti: “responsabile del Locale di Aosta era tale Pansera Santo (deceduto ad Aosta il 2 Aprile 2003 percause naturali. Alla sua morte, imponenti funerali con la partecipazione di Guido Grimod, sindaco di Aosta, dal 2000 al 2010, ndr), proprietario di un autolavaggio in Aosta e da noi ‘ndranghetisti veniva identificato come “Compare Santo”; dal Locale di Aosta dipendeva a sua volta il sottolocale di Ivrea. Questo sottolocale era gestito dalla famiglia Forgione;
Fonti riferiva inoltre: “…l’attività principale del locale di Aosta erano le estorsioni a imprenditori e la droga”. (altro…)
Ecco alcuni testi di canzoni e inni popolari rinvenuti dagli inquirenti in casa dei fratelli Taccone abitanti a St Marcel in fraz Prarayer dal 2004. I Taccone, secondo l’ipotesi accusatoria, sarebbero collegati alla cosca Pesce di Rosarno. I reati ipotizzati a loro carico sono: Tentato omicidio, tentata estorsione, rapina, lesioni, danneggiamento con incendio, il tutto con l’aggravante del metodo mafioso. Alcuni frammenti dattiloscritti non sono decifrabili, ce ne scusiamo con i lettori.
Latitanti – Nesci lu suli ta la muntagna e sentu u cantu di na mitraglia, sento la vuci i tanta genti viiu i cani de lu tenenti. Senti lu rastu e abbaia u cani lu lupu fugii di li so tani grida na vuci a tradimentu simu accerchiati stanno venendu. Trema lu cori trema a muntagna tra i nostri mani a lupara canta scurri lu sangu faci sciumari ma i nostri mani aimu a stari simu puntati cui farionetti…..simu stringiuti cu li manetti come animali simu trattati a lu macellu simu portati. Cala la sira su friddi i mura ma c’è un focu che di riscalda e chiudu l’occhi mi scura u chiantu e tra sti sbarri mi ughi u sangu e di luntanu sentu ciangiri, chiama a muntagna cu non pò ghiri dietru sti sbarri guardu sta stanza e giungi u cori insemi à cumpagna na na na na… nesci lu suli ta la muntagna ma la lupara chiù non canta……( 2 volte).
Guardiamo la luna eh? Non il dito…
Non cadiamo nel tranello della “disinformatja”: ora molti giornalisti da Apt in cerca di consenso del Potere (contributo per motosega?) scriveranno che “ la ndrangheta non esiste in VDA”. Non è così, la parte importante della sentenza della corte di Appello di Torino conferma che qui da noi si fanno estorsioni mafiose e che i colpevoli sono stati individuati e condannati in due gradi di giudizio.
Gli escavatori non prendevano fuoco per autocombustione, come ci siamo raccontati per decenni. Le due sentenze differiscono nella parte che riguarda i destinatari dell’estorsione, ossia i fratelli Tropiano. In primo grado la Corte ha ritenuto che, rivolgendosi ai fratelli Raso come “mediatori” con il clan Facchineri, i Tropiano abbiano concorso all’estorsione mafiosa in loro danno: dovevano rivolgersi subito allo Stato, come fece l’Archeos dopo il rogo in suo danno. Da qui la loro condanna.
In secondo grado, assoluzione: i Tropiano non hanno concorso all’estorsione mafiosa in loro danno. Però che vuol dire? Le interpretazioni possono essere plurime. Dunque… sono curiosissimo delle motivazioni (90 gg) e del dispositivo della sentenza (che uscirà a giorni, indicando gli articoli cui si riferisce quella parte di verdetto). Come avranno motivato l’assoluzione i giudici torinesi?
Considerano che i contatti con la famiglia Raso non ci siano stati? Sembra strano: gli atti del primo grado sono pieni di intercettazioni che indicano la funzione di “guardianìa” svolta dai Raso in Calabria, per conto dei Tropiano. Oppure considerano che ci siano stati, ma che non rappresentino un reato? Oppure ancora hanno applicato l’art 384 cp, quello della “non punibilità”? Ossia quello che riconosce che il reato è avvenuto, ma in una tale situazione di emergenza per i Tropiano da non poter essere punito? La seconda ipotesi mi sembra la più agghiacciante. Perchè?
Vorrebbe dire sancire con una sentenza un principio giuridico pericolosissimo: qualora si subisca un’estorsione mafiosa, semplicemente non è reato farsi “proteggere” da altri ambienti mafiosi o malavitosi, anziché dai carabinieri. Un precedente giuridico di enorme gravità, che autorizzerebbe chi subisce minacce ad ignorare lo Stato e a rivolgersi serenamente al boss più vicino.
In pratica, uno sdoganamento del contropotere mafioso alternativo a quello statale. Si potrebbero aprire prospettive esaltanti:
ogni azienda con il proprio mafioso di “riferimento”… Slogan da marketing? “Un Mangano al giorno toglie i problemi di torno”.
Mah, boh, chissà….
Attendiamo dunque di conoscere le carte. Nel frattempo, nessun dorma. (roberto mancini)
Nel post che ho pubblicato qualche tempo fa, dal titolo “Un cuore grande così” scrissi che l’attuale assessore regionale al Bilancio, Mauro Baccega, possedeva il titolo di studio di licenzia media. Fui prontamente corretta dal medesimo che mi informava di possedere la qualifica di geometra (76/100). Il dato lo avevo preso da internet ed evidentemente si riferiva a diverso tempo fa e non era stato aggiornato (una volta la valutazione della maturità era in sessantesimi). Ecco, dal momento che sono una pistina rompipalle, vorrei sapere da Baccega quando e dove ha preso il diploma. Non è un dilemma, ma è bene conoscere chi gestisce i nostri soldi (effetto della legge sulla trasparenza), anche perché gira voce di un pezzo di carta conseguito da privatista e pochi anni fa in quel di Calabria. Aspetto con serenità una smentita.
Fontina e ‘nduja per sempre insieme. Sui voli Alitalia, nella classe magnifica Business, la Valle d’Aosta e la Calabria accoglieranno i passeggeri dilettandoli con i loro rispettivi prodotti enogastronomici. Le due regioni sono diventate inseparabili: dividono i santi e le madonne, i parenti e gli amici, gli elettori e le feste, i voti e gli affari, una coppia davvero fantastica! Sono così somiglianti che non si sa dove finisca l’una e cominci l’altra!
Il sostituto procuratore della Dda di Reggio Calabria, Mario Andrigo, così ha affermato: ” il problema che si vive in Calabria non e’ tanto il controllo diretto della ‘ndrangheta sulla politica, quanto il fatto che la politica sia interamente vissuta come un modello per trovare un’occupazione e per accedere a un sistema di crescita progressiva che si realizza portando più voti di altri a un determinato candidato. In questo modo non si tutela solo il proprio interesse, ma anche quello di amici e parenti, creando un vero e proprio sistema di clientela. Infiltrazioni e collusioni delle cosche, in assenza di questo sostrato, probabilmente non sarebbero cosi’ gravi”. Adesso vi chiedo: questo modo di interpretare la politica si può circoscrivere solo alla Calabria? I nostri politici valdostani non hanno forse ben sistemato la loro parentela e i loro amici? E la meritocrazia non si misura anche qui dal pacchetto di voti che si possiede e che viene ceduto di volta in volta a questo o a quel tale candidato in misura di quello che si otterrà a candidatura avvenuta?
Leggo sul Venerdì di Repubblica: ” Lunga scia di auto incendiate. Giro di usura e di estorsione, ma la vittima non dice nulla. Iniziò tutto con il soggiorno obbligato inflitto ai boss per sradicarli dalle terre d’origine. Il mattone cresce più della popolazione. Negli anni la lobby calabrese è cresciuta grazie anche a una serie di relazioni ufficiali. Il gemellaggio con centri della Calabria. La gente comincia a sospettare di tutte queste rotatorie. Prima fluidificavano il traffico, ora servono a far lavorare le aziende che le realizzano. I cantieri dell’alta velocità sono stati il volano dell’infiltrazione.” Queste frasi sono state estrapolate dall’articolo “Transumanze mafiose” a firma di Paolo Casicci e riguardano l’infiltrazione mafiosa a Reggio Emilia. Gli elementi sono molto simili a quelli che possiamo riscontrare da noi. Anzi la somiglianza dei fatti (sostituiamo l’alta velocità con le grandi opere) è così palese che un groppo in gola è inevitabile.
Firma anche tu la petizione per ribadire il proprio disgusto verso questa scelta scellerata e per ripristinare la Piazza della Porta Pretoria com'era prima!
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