Ai cacciatori non bastano i porcastri, gli stambecchi, i caprioli, i cervi, le lepri, le marmotte, i volatili vari, i cinghiali, le volpi, i camosci… adesso che si sono materializzati i mufloni chiedono di poter cacciare anche loro? E’ noto che i cacciatori amino la natura. Che vigilino per contenere la fauna, infatti i mufloni avvistati sono ben cinquanta! Non è fauna autoctona, quindi abbattibile. Probabilmente è stata introdotta proprio da altri cacciatori come è stato fatto con i porcastri. Insomma sembra che la strategia sia questa: creare il problema per poi risolverlo a fucilate. E se optassimo a risolvere il problema alla radice, cioè prima che diventi tale? E cioè dare retta alla maggioranza della popolazione che della caccia non ne vuole sapere e lo ha detto a chiare lettere con un referendum?
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Quelle bestie vanno abbattute!
10 novembre 2013Il fucile unica soluzione?
5 aprile 2013Riceviamo dal WWF Piemonte e Valle d’Aosta e volentieri pubblichiamo.
È dal 2004 che la Valle d’Aosta opera piani di controllo numerico alla specie ghiandaia e cornacchia, dal 15 giugno al 15 settembre (ovvero al di fuori della stagione venatoria) come azione di contrasto, a detta dell’Assessorato all’Agricoltura, “di ingenti danni alla melicoltura e ai vigneti[…]di forte valenza turistico/ambientale”. Quali metodi siano stati usati per evitare il detto danno alle produzioni agricole? I dissuasori acustici si sono dimostrati inefficaci e “le reti a protezione dei meleti hanno portato a risultati positivi, ma per le aziende di piccole dimensioni risultano avere costi troppo elevati”. Che forse i costi degli indennizzi sono minori? Non è così! Si preferisce piuttosto sparare ai corvidi ed inutilmente: vediamo perché. Nel 2004 sono state abbattuti 732 esemplari e il danno alla produzione è stato il più ingente, secondo solo a quello del 2007 quando gli abbattimenti sono aumentati e paradossalmente anche i danni. Se la matematica non è un’opinione è ovvio che non ci sia correlazione tra il numero di esemplari abbattuti e la riduzione dei danni ai meleti. Ma a quanto pare la Valle d’Aosta oltre ad essere insufficiente in matematica, va male anche nella gestione delle politiche agricole. Da tutti i dati emersi dai documenti prodotti dall’Assessorato emerge che i meleti soggetti a maggior danno sono quelli limitrofi alle aree incolte boschive. La logica imporrebbe a questo punto, dato il protrarsi di un azione fallimentare che va avanti da ben NOVE ANNI, di investire nella ricerca delle cause, nelle soluzioni alternative e nella pulizia dei fondi dismessi. Nulla di tutto ciò! Da nove anni si preferisce illudere i melicoltori con azioni del tutto inique, danneggiando oltretutto l’immagine della Regione che adotta un’ agricoltura ecologicamente non sostenibile. Nonostante i dati che smentiscono l’efficacia dei piani di controllo numerico, l’Assessorato decide si sperimentare nella giurisdizione di Chatillon, l’anticipo degli abbattimenti al 1° marzo, compromettendo volutamente il periodo di nidificazione dei corvidi. Si proverà ad abbatterli mentre si riproducono, lasciando la nidiata senza sostentamento; forse dopo nove anni di tentativi inutili la ”soluzione finale” sarà quella giusta? L’importante è non rinunciare alla logica del fucile in favore di metodi più scientifici. WWF, LAV, LAC e PRO NATURA hanno fornito l’analisi del fenomeno da un punto di vista scientifico e l’adozione di metodi consecutivi allo studio del problema, nonché richiesta la sospensione della delibera che prevede gli abbattimenti in periodo di nidificazione e non. La risposta della Regione Valle d’Aosta? NESSUNA! Non possiamo che prendere atto che al di là delle mura del feudo politico valdostano la voce “eco sostenibilità” non sia ancora giunta e che si preferisca adottare una politica agricola discutibile a danno degli agricoltori, ai quali si prospettano soluzioni del tutto empiriche, e dell’immagine dell’intera Regione.
Cattivo stato
2 aprile 2013Riceviamo dagli Amici della Terra e della Vita e volentieri pubblichiamo.
Siamo alcuni residenti in Valle d’Aosta, cittadini che pagano le tasse, vorremmo denunciare la presenza sul territorio di animali selvatici in cattivo stato di salute. Su “La Stampa” del 08 marzo 2013 la direttrice dell’istituto zooprofilattico del Piemonte, dopo aver fatto analizzare alcuni capi di bestiame selvatici ha deciso di far chiudere la caccia in Valsesia. Considerato il fatto che la Valsesia confina con la Valle d’Aosta e che gli animali selvaggi percorrono molti km, 1 + 1 fa 2, infatti c’è la testimonianza di un cacciatore che dichiara di aver visto alcuni animali abbattuti presentare serie anomalie sulla superficie cutanea proprio come in Valsesia. Noi abbiamo pensato di rivolgerci a voi per proporre la sospensione della caccia in Valle d’Aosta per almeno 11 mesi l’anno (per dar tempo alla riproduzione degli animali selvatici), inoltre proponiamo degli allevamenti recintati e controllati igienicamente al fine di evitare il propagarsi di eventuali epidemie in questa regione. La direttrice Maria Caramelli ricorda nella sua intervista che gli animali contaminati dal cesio 137 generano tumori e mal formazioni alla prole e a chi si nutre regolarmente con queste carni. Avremmo molto altro da aggiungere ma tutto ciò è più che sufficiente per comprendere quanto la pratica della caccia sia trapassata.
Proposta decente
9 luglio 2012Riceviamo da François Burgay e volentieri pubblichiamo.
Il governo piemontese ha davvero toccato il fondo: prima ha frodato i suoi cittadini abrogando la legge regionale sulla caccia in modo da annullare il referendum (rifacendosi in materia alla legge nazionale), poi ha pensato bene di introdurre altre due specie nell’elenco di quelle cacciabili: l’allodola e la ghiandaia! Il motivo? Boh! Neanche la giustificazione: “controllo della popolazione” pare avere un senso… .
La mia proposta, che non scontenterebbe né cacciatori né animalisti né cittadini, è semplicissima: perché non cacciamo i politici? Sono in numero sempre crescente e stanno creando dei danni al territorio incalcolabili: altroché cinghiali, volpi, uccelli, camosci ecc… . In Valle poi, siamo alla Festa della caccia costata cara a tutti compresi coloro che l l’avversano. Anche da noi gli uccelli come la ghiandaia, fanno parte delle specie che i cacciatori dovrebbero monitorare per la salute dell’ambiente, ma chi credono di prendere in giro? Rollandin addirittura afferma che si dovrebbe insegnare a scuola il valore educativo di questo “sport”: uccidere educativo?! Alle prossime elezioni vediamo di cacciarli questi politici, strani animali che causano, loro sì, gravi danni a tutti (o quasi) noi.
Attacco alla scuola!
21 Maggio 2012Rollandin attacca la scuola: “Lascia perplessi che l’ignoranza arrivi proprio dalla scuola” (La Stampa). Ce la mette tutta il Presidente per portare a casa i voti dei cacciatori per le prossime elezioni. Degli insegnanti gli importa ancora poco: sono dipendenti regionali, ma il contratto è ancora ministeriale quindi sono poco ricattabili e controllabili (aspetta che il nuovo contratto passi sotto le grinfie della Regione). I cacciatori invece hanno bisogno di lui: soldi alla festa, calendario il più lungo possibile e fascia delle vittime su cui scaricare la loro passione la più larga possibile. I cacciatori sono voti e Rollandin se la prende con la scuola che li demonizza. . “I bambini devono capire che non è vero che chi caccia è contro la natura e gli animali, se questo è il ragionamento anche gli allevatori sono contro la natura, molti animali allevati poi finiscono nelle pentole”. Dunque i bossoli e i fucili sono natura. Uccidere per piacere e non per necessità è natura. Far fuori un capriolo o un gallo cedrone o una ghiandaia è natura, soprattutto necessario. Questo si dovrebbe insegnare a scuola. Bello! Chissà cosa ne pensa il caro amico di Rollandin, Enzo Bianchi, presenza costante dei Colloqui del Forte! Il rispetto della vita altrui, quella con quattro zampe, è un “cliché senza fondamento”, aggiunge l’Imperatore. Chissà cosa ne pensa l’altro amico, Luca Mercalli, altro convitato di pietra dei dialoghi sull’alterità.
Doppiette in azione!
21 giugno 2010
Camosci, caprioli, volpi, cinghiali, lepri, cesene, colombacci, cornacchie, merli, ghiandaie, tordi, tortore, quaglie, beccacce, pernici, coturnici, galli forcello, cervi... la vostra festa inizia il 5 settembre!
«La caccia è un aspetto importante e storico del nostro territorio» dice l’assessore all’Agricoltura Giuseppe Isabellon. Evviva la caccia!
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