Posted tagged ‘Bolzano’

Di che parla?

8 settembre 2013

L’opinione di Enrico Martinet, oggi sulla Stampa, ha un titolo familiare: “Aosta e il coraggio di lanciare ciò che non c’è.”. Familiare perché dopo 20 anni di berlusconismo siamo avvezzi a questo tipo di sport: lanciare il niente. (Non ci vuole coraggio solo una gran faccia tosta!). La candidatura di Aosta a Capitale europea della Cultura, che il giornalista interpreta come un segnale eroico, ha lo stesso sapore di una promessa elettorale. La sempre stomachevole aria fritta. Come si può credere al niente? Come può la città intera sentirsi partecipe di una sfida se questa non esiste? Eggià, perché qualsiasi sfida presuppone una seppur minima percentuale di vincita, almeno con se stessi, altrimenti è fuffa. L’Utopia è un’altra cosa ancora. E’ un progetto ideale. Un modello a cui rivolgersi. La Valle d’Aosta non conosce Utopia, neppure una blanda progettazione quinquennale. Allora di cosa parla Martinet? Di quale segnale positivo quando nessuno degli operatori socio-economico-culturali è stato coinvolto nella stesura del programma, essendo la partecipazione una delle due colonne portanti della candidatura? Per Martinet le sane e doverose critiche rivolte all’amministrazione, sempre più avvilluppata in se stessa e sempre più incapace di dare concretezza a un progetto culturale identitario ed europeo, sono mugugni e denigrazioni quotidiane. Nessuno sfottò sulla città, nessuna risatina sulla candidatura, signor Martinet, ma rabbiosa presa di coscienza. Condizione essenziale questa, per sperare in una robusta rinascita. A Bolzano hanno ideato l’Innovation Festival che: “ Valorizza il profilo dell’Alto Adige come territorio autenticamente innovativo e ricco di tradizione che può essere un esempio da seguire in materia di sostenibilità ambientale. Inoltre il Festival darà risalto anche alla varietà culturale ed economica che caratterizza il territorio e che ispira l’innovazione di imprese, ricercatori e istituzioni.“. Altro che un paio di statuette distribuite nei “jolis coins” della città! Il confronto è necessario e inevitabile quindi, per favore, impariamo a riconoscere i nostri limiti culturali e magari cominciamo a copiare dai primi della classe!

Tinca tinca tinca…

25 agosto 2010

Non sanno più che pesci pigliare!

E si viene a sapere (La Stampa) che la carpa non era una carpa, ma una tinca! Allora perché nel menù c’era scritto “tartare di carpa marinata al profumo di arancia…”? Piccola disattenzione, ma se a me piacesse la carpa e non la tinca che servizio avrei avuto? Cretinate! Il pesce, al momento il solo a essere incriminato, proviene da un grossista di alimenti di Bolzano, ma potrebbe addirittura arrivare dalla Cina. Buffo che un marchio che dovrebbe promuovere la qualità dei prodotti della nostra Verde Valle, accetti nel disciplinare cibi che con la tradizione culinaria nostrana non hanno molto da spartire. E… come la mettiamo con il tanto pubblicizzato progetto dei prodotti a km zero? Qui di km, nella migliore delle ipotesi, sono centinaia. Si tratta, anche in questo tristo caso, dell’ennesima contraddizione? Ma come si può costruire un’immagine della Valle d’Aosta e la conseguente offerta turistica, se le contraddizioni  smentiscono di volta in volta i progetti virtuosi? Saveurs du Val d’Aosta è un marchio che non significa niente, questa vicenda lo ha provato e non solo per i risvolti sanitari; probabilmente è un’altra occasione di spreco che si traduce però in danno per l’intera ristorazione valdostana. Se fossi un ristoratore rimanderei il logo al mittente: non è una garanzia né di salute né di tradizione.

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