“Quando si porta cultura, tutti dovrebbero essere contenti e collaborativi. Così non è stato.“, a dire questa scemenza è l’assessore alla Cultura del comune di Saint-Vincent, Maura Susanna. Ma la dichiarazione più forte, fatta a La Stampa, è la conclusione: “Ho avuto modo di vedere il mondo attraverso gli occhi di giovani artisti, provenienti da tutta l’Europa… In ogni modo, ancora una volta, Saint-Vincent è stata al centro dell’Europa. E io vorrei vivere abbastanza a lungo per vedere uno di questi giovani artisti diventare famoso come Picasso“. Un delirio che fa il paio con quello del curatore, Paolo Levi che pensava di rottamare la Biennale di Venezia. Saint Vincent al centro dell’Europa con milleduecento visitatori a gratis? Con una media di venti persone al giorno? Con opere mediocri quando non scadenti (quella della nostra conterranea particolarmente penosa!)? E’ chiaro come il sole che il nostro assessore non è un’abituale frequentatrice di mostre, fiere e biennali d’arte, al contrario se ne starebbe zitta e accuserebbe con un minimo di dignità il clamoroso e preannunciato fiasco. Invece scarica la responsabilità dell’evidente insuccesso di Sveart su di noi che non abbiamo capito, non siamo stati contenti e non siamo stati collaborativi. Come il presidente del suo partito, Ego Perron, che a referendum perduto dichiara che, sempre noi, non siamo stati in grado di usare il cervello. Bell’opinione ha l’Union valdotaine dei valdostani! Se fosse onesta Maura Susanna si porrebbe alcune domande su come è stata utilizzata la comunicazione; sulla qualità effettiva delle opere che non sono state selezionate da un esperto, ma dagli artisti stessi; sulla qualità professionale e umana del curatore e soprattutto sulla congruità dei costi (pazzeschi per una cavolata simile!). Nessuna domanda ha increspato le labbra della Joan Baez nostrana. Solo giustificazioni in difesa della scelta della Giunta regionale. E qui mi scappa anche da ridere per via della schizofrenia del personaggio: è come se la vera Joan Baez avesse preso a suo tempo le difese di Nixon! Auguro all’assessore di vivere a lungo, ma sono certa che il suo desiderio di vedere un nuovo Picasso nascere dalle ceneri di Sveart sarà frustrato. (Ma l’assessore ha vagamente un’ idea della grandezza intellettuale e artistica che ha avuto Picasso?)
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Un fiasco annunciato
31 gennaio 2013Qualcuno ne parla?
6 gennaio 2013E allora della manifestazione che avrebbe dovuto, secondo la previsione del noto curatore Paolo Levi, rottamare la Biennale di Venezia, che si dice? Io non sento nulla. L’ultimo post sul sito risale al 12 dicembre. Quanti visitatori ci sono stati? Quanti articoli pubblicati su riviste specializzate? Quanti galleristi hanno preso contatto con le Accademie europee invitate? Quanti collezionisti si sono fatti vivi con gli artisti? Quanti turisti hanno prenotato per l’evento? Sarebbe interessante conoscere le cifre esatte, perché da queste si evince il successo o meno di una manifestazione. Sarebbe altrettanto interessante fare una comparazione con le cifre registrate nell’ultima edizione della Biennale veneziana, giusto per capire, se questa è stata rottamata e quindi sostituita dalla brillante idea del critico che tanto ama la Valle d’Aosta e l’amico Rollandin.
Il pifferaio magico
21 dicembre 2011Forse Marco Jaccond non è stato alla Biennale di Venezia, perché altrimenti non si sarebbe scandalizzato della mostra definita “La Biennale degli Sconosciuti” e allestita a Palazzo delle Esposizioni a Torino. In laguna avrebbe trovato lo stesso “percorso di difficile lettura… le opere messe a caso, le une sulle altre…). Cosa si aspetta un artista da uno come Sgarbi, se non l’incensamento di quest’ultimo? Il critico, nonostante i numerosi flop collezionati in tutte le salse: da amministratore pubblico a critico a conduttore televisivo, continua a trovare crediti sia a destra che a sinistra. Perché? Nella Biennale vera e propria gli artisti altri non erano che comparse dell’unica autentica performance firmata Vittorio Sgarbi! Si dice che l’arte per essere tale deve riflettere il proprio periodo storico, dunque quella performance (non le opere singole) è da considerare arte perché riflette senza aloni la realtà italiana contemporanea: un paciocco caotico di opere mediocri volute dagli amici del curatore. La Biennale degli artisti senza merito e raccomandati: un quadro perfetto e coerente della nostra Italia oggi. A Torino come poteva essere diverso? Dare spazio agli artisti che il mercato non considera? Uhaaa uhaaa! Ma Sgarbi dà spazio solo a se stesso! Non averlo capito è peccato grave. Un NO collettivo sarebbe stato un segno di intelligenza. Un segno artistico molto forte che avrebbe sostenuto l’indignazione globale, una presenza sul palcoscenico della Storia. Ma dove sono oggi gli intellettuali, dove gli artisti? Questi accorrono come topi al suono del pifferaio magico. Se qualcuno crede ancora nel valore taumaturgico dell’arte che lasci perdere questa cazzata al più presto.
Il picio del toro
7 luglio 2011L’operazione Sgarbi per il Padiglione italiano della Biennale di Venezia a me piace. Se l’appuntamento lagunare vuole presentare al mondo lo stato dell’arte di ogni Paese, Sgarbi ha interpretato al meglio quello italiano: nessuna selezione al merito, ma all’amicizia. Più Italia di così! Il critico, per chi non lo sapesse, ha chiesto ai vari amici suoi e a persone di più o meno cultura, di segnalare il loro artista preferito, ne è sorto un pot-pourri fantasioso e sgangherato. Una massa di immagini che più che evidenziare i tratti espressivi dominanti li ha annullati a vantaggio del narcisismo del critico. Infatti più che un’esposizione sull’arte italiana, l’operazione si direbbe una performance dell’artista Vittorio Sgarbi. Performance che ha contaminato l’intera Penisola. Anche noi abbiamo quindici artisti consacrati che ci rappresentano, grazie alla cura di Gabriele Accornero, Chantal Cerise e Annalisa Cittera con la dovuta benedizione del Veterinario. Sgarbi ha preso il gruppo a scatola chiusa. E’ che si è innamorato del Forte, lo aveva già dichiarato quando aveva organizzato la mostra-flop “Il ritratto interiore” (50.000 presenze promesse poi rivelatasi 14.000 circa) e ci ha lasciato il cuore, chissà mai… . Quindici artisti che offrono un’immagine dell’arte locale provinciale, pasticciata, scontata, in una parola: pallosa! Il Veterinario ha definito la scelta: “La via della modernità”, quando moderno è aggettivo che in arte si colloca giusto al finire della prima metà del ‘900. Uno solo avrebbe potuto rappresentarci con forza e dignità, saputo comunicare qualcosa di unico e autentico. Parlo dello scultore-contadino, François Cerise. Le sue figure offese e sensibili affondano le radici nel tempo remoto, eppure arpionano il presente con la spontanea crudezza di una foto scattata con il cellulare. Nessun giochetto di legno esausto, nessun effetto speciale alla picio-di-toro, nessuna illustrazione su seta possono competere con la sua resa espressiva, perché genuina, pura, naturale, forte e imprevedibile come un temporale estivo e Lui ci avrebbe resi, per una volta, orgogliosi. Ma l’orgoglio non è di casa, meglio la marchetta, la clientela, meglio far contenti il più possibile che tanto l’arte è una sciocchezza che va soddisfatta, ma niente più.
Misteri valdostani!
24 giugno 2011Qualcuno, oltre a Sgarbi, sa qualcosa circa la mostra che si inaugurerà non-si-sa-dove, ma comunque in Valle d’Aosta? Qualcuno, oltre il critico, conosce i nomi degli artisti invitati? E chi li ha selezionati e sulla base di quale criterio? E quanto costa? Sulle pagine di Torino della Stampa di oggi, Sgarbi si dice soddisfatto per aver trovato la giusta sede sabauda per l’evento che coinvolge tutte le regioni italiane, la nostra compresa, e aggiunge che l’inaugurazione valdostana è prevista per il cinque luglio. Si tratta di un grande progetto del quale nessuno ha mai detto niente, perché? E chi in Valle è all’altezza di fare un’onesta selezione degli artisti? Sgarbi ha delegato tutto alle regioni, sulla falsariga dello stile adottato per il Padiglione italiano alla Biennale di Venezia: chi sono dunque gli esperti di arte contemporanea che lavorano attualmente sul territorio oltre ai soliti politici?
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