Posted tagged ‘Archeologia romana’

Piccola Roma! 2

10 ottobre 2014
Qui sotto i reperti romani, tanto cari, nascosti per anni per dare spazio al mercatino di Natale!

Qui sotto i reperti romani, tanto cari, nascosti per anni per dare spazio al mercatino di Natale!

La “Piccola Roma” ha usato i reperti romani come base per sostenere le casette di Natale, lo sapeva prof Carandini?

Piccola Roma!

10 ottobre 2014
Installazione artistica in occasione del Bimillenario della morte d'Augusto.

Installazione artistica in occasione del Bimillenario della morte d’Augusto.

Cosa dice l’archeologo e presidente del FAI, Andrea Carandini, di Aosta?  “Aosta è fantastica perché è una Roma in piccolo, si tocca con mano la romanità… Aosta è il luogo migliore per celebrare il bimillenario della morte di Augusto”. E cosa aggiunge la nostra assessora alla Cultura, Emily Rini, durante la lectio magistralis organizzata per celebrare la ricorrenza? ” L’iniziativa intende sensibilizzare i cittadini ai temi legati alla romanità” (la Vallée notizie). Allora mettiamo pure che il prof Carandini non conosca la realtà aostana, che si sia limitato al suo ruolo di divulgatore anche se, in quanto presidente FAI, avrrebbe potuto benissimo dare un’occhiata a come vengono trattati i reperti e monumenti romani e magari dire la sua, ma l’assessora non ha nessuna giustificazione in quanto conosce benissimo la realtà desolante in cui versa la “piccola Roma”. Come può affermare che una conferenza può sensibilizzare i cittadini quando l’amministrazione offre un trattamento verso i beni culturali che di sensibile non ha nulla? Dovrebbe sapere che non sono le parole che insegnano, ma gli esempi e l’esempio dato è quello del degrado, della disattenzione, dell’affare. Vi elenco alcune foto su come il patrimonio viene presentato, secondo voi c’è cura? C’è amore? C’è intelligenza? Secondo me no. Piccola Roma? può essere, ma per ben altri motivi e non sono nobili.

Ancora una chance?

17 giugno 2014

Il fare e disfare in Valle d’Aosta ha il suo lato positivo che sta nel verbo rifare. Realizzata una schifezza resta la speranza che venga prima o poi distrutta per dare nuova linfa appaltatrice agli amici. “Fare girare l’economia”, si diceva fino a poco tempo fa. Così è per la vituperata piazza Severino Caveri che, si spera, sarà altra cosa, rispetto a quella spianata di pietre. Anche se dal progetto poco si riesce a intuire. Chissà dunque che anche la Porta Pretoria non abbia questa chance?  Non possa recuperare la sua valenza urbanistica oltre che architettonica. La piazza medievale, luogo di relazioni, di incontri, di suggestioni… della cui perdita qualcuno dovrà pur portare una responsabilità. Già, perché la città non è monumenti isolati fra loro, questi sono intrecciati indissolubilmente con la storia che trasforma e crea e trasforma. Non tenerne conto è uccidere la città intesa come spazio di collettività. L’attuale monumento romano non è più niente: non è quello che è stato ai tempi di Augusto e non è quello che è stato dopo incluso l’oggi. E’ morto. Chiuso in un sacrario di ferro e cemento, neanche buono per una fotografia che non può rivelare la sua monumentalità monca. C’è una presa di distanza fra i cittadini e il loro monumento di eccellenza, lo stesso che ospitava la fiera di sant’Orso, le corali, i musicisti di strada, ma anche semplici pedoni che si fermavano a chiacchierare, a mangiare un gelato; oggi tutto questo che è poi la vita, è stato precluso. La Porta Pretoria è diventata solo una scocciatura da attraversare in fretta. Cloaca massima per rifiuti vari. Possibile riaverla fra noi?

Aosta romana

21 settembre 2013
La prima pietra della città con raffigurato il pene come simbolo di fertilità.

La prima pietra della città con raffigurato il pene  simbolo di fertilità e un toro simbolo di forza.

Questa, secondo l’archeologa Stella Bertarione, dovrebbe essere la prima pietra della città romana Augusta Praetoria. Se così fosse sarebbe una scoperta eccezionale, infatti non ce  ne sono molte o forse non ce ne sono per niente, di pietre simili che sono state ritrovate e che testimoniano il rito di posa di una nuova città. La pietra è stata rinvenuta durante uno scavo delle fondamenta della Torre dei Balivi, futuro Istituto musicale regionale. La pietra è a forma di elle ed è collocata nell’angolo est a sud della torre stessa sopra un basamento circolare suddiviso in 48 spicchi. Insomma che piaccia o no Aosta ha una imprescindibile identità romana e su questa forte caratteristica occorrerebbe incentrare lo sviluppo turistico del capoluogo. Al contrario i nostri monumenti romani sono sviliti da approssimativi restauri caserecci, ultimo esempio la Porta Pretoria.

La logica

24 agosto 2013

Ci sono lettere ossequiose, lettere gentili e poi ci sono quelle che nel gergo popolare vengono definite vere e proprie marchette. Io, prudentemente, preferisco usare il termine spot. Mi sto riferendo alla lettera sulla Stampa a firma di una certa Elena Brezzi Rossetti a cui si aggiunge una generica Università di Torino, giusto per sottolineare la competenza di chi scrive. (Ah ah ah). La competente-generica scrive di una Porta Pretoria liberata dagli strati del tempo che la stavano consumando: sono certa che il tempo sarà molto meno generoso con lei e che il Monumento sarà ancora lì, magari liberato dall’idiozia che attualmente lo governa, quando lei e i suoi pronipoti e ancora, non saranno che vaganti granelli di polvere. Eggià, questa menata dell’intervento salvifico urgentissimo, ma contraddetto da altre dichiarazioni che affermano uno stato di eccellente conservazione, nonché dalla descrizione che ne fanno i diversi dépliant turistici e lo stesso sito del Comune di Aosta, dovrebbe tappare la bocca di chi competente non è. Zittire le polemiche con una presunta saccenza. Ma il buon senso e la buona vista non hanno bisogno di una laurea, semmai è il contrario. L’effetto torsolo deformava appena un arco laterale e di certo non ne comprometteva la stabilità. Giusto però intervenire, ma per favore non scarichiamo la responsabilità dello scempio sulla necessità di garantire la sopravvivenza del monumento romano che non era affatto compromessa! La generica-competente scrive di un rapporto spaziale prospettico recuperato dallo scavo in grado di riportare la struttura all’aspetto scenografico di epoca romana. L’unica prospettiva nuova è quella che si sviluppa dall’alto in basso ed è compromessa dal reticolo ferroso delle passerelle. Era quella la scenografia romana? Dal Decumano la fruizione rimane, per quanto riguarda l’altezza originale, quasi la stessa, ma disturbata dalle inevitabili recinzioni che ingabbiano l’intera Porta. Non dice la competente-generica che con questa difficile e delicata operazione è stata stravolta completamente la vivibilità dell’area e che il cortile d’arme è diventato solo un mero e triste passaggio. Su questo tace. Preferisce accusare con garbo: “Non tutti sono in grado di cogliere le potenzialità di un simile intervento“. Preferisce giustificare: “Frutto di ponderati studi sulla salvaguardia e di lunghe discussioni fra esperti”. Caspita! Lunghe discussioni per scegliere ringhiere che vengono abitualmente usate nei centri commerciali? Accurati studi di esperti per decidere una tipologia di piastrelle poi subito sostituita? La generica-competente preferisce elogiare la Soprintendenza: “… non c’è bisogno di entrare nel merito del cantiere per comprendere che le passerelle sono una buona soluzione.”. Fa sue le parole di altri: “Va notato che si tratta comunque di un’operazione non conclusa che si potrà giudicare solo alla fine, ma che ha già il valore di uno sforzo mirato a garantire la conservazione e la corretta lettura della Porta Praetoria…”. Si prospetta una copertura, ma nessuno ci ha mai presentato un progetto per capire come si intende effettuarla. E poi cosa c’entrerebbe con l’originale? Da una parte si scava per ridare al Monumento la corretta lettura e dall’altra lo si imbastardisce con un tetto? C’è una logica in tutto questo? Sì, una logica c’è e la conoscete anche voi. (Firmate la petizione, grazie).

Il martedì della sub-cultura

16 luglio 2013
Dove? Quando? Perché questa foto?

La Porta consolare di Spello che c’azzecca con la nostra Porta Pretoria?

Dio che pena! Sulle grate che proteggono i cittadini dai lavori in corso sulla Porta Pretoria la Sottointendenza ai Beni culturali ha messo un cartellone con un’immagine di altra Porta romana con altre passerelle. Questa è la risposta data alle numerose critiche piovute per lo scempio che ha massacrato una piazzetta antica. Risposta infantile. Avete presente il bambino trovato con le mani nella marmellata che indica i suoi complici – sono stati anche loro – per alleggerire le sue colpe? Si tratta dello stesso tipo di comportamento. – Abbiamo fatto questo sconcio, ma non siamo i soli – Il precedente, secondo gli esperti, dovrebbe assolvere. Al contrario peggiora l’umore. Con un esempio così esplicito di barbarie (non viene detto dove è stato eseguito e, ancora più importante, quando) non hanno trovato una soluzione migliore?

Curiosità

5 dicembre 2012

Nel banner del profilo fb del consigliere regionale Laurent Viérin, c’è una bella immagine del Teatro Romano. Da uno che ha fatto posizionare un’impalcatura metallica permanente di proporzioni rilevanti a pochi passi dal monumento, mi aspettavo che questa fosse pubblicizzata sul suo spazio di conversazione, invece no. Vuoi vedere che nel subcoscio quell’orrore non piace neppure a lui?

Altro esempio virtuoso 2

3 aprile 2012

Questo è un altro lato delle mura romane. Qui teoricamente dovrebbe esserci la passeggiata turistica nella suggestiva cornice antica. Plastica scolorita, mozziconi di rose e lombrichi tecnologici sono gli elementi che valorizzano il nostro patrimonio archeologico. Una testimonianza oggettiva del vero interesse dei nostri amministratori comunali e regionali per questo aspetto della nostra cultura. Che qualcuno osi dire il contrario che gli faccio mangiare la plastica!

La rivincita dei salassi!

28 gennaio 2012

Sono molo preoccupata. In Comune sta maturando l’idea di creare un museo a cielo aperto permanente di arte e artigianato valdostani. Brrr… , un progetto condiviso anche dall’opposizione che di arte, ahimé, non ci capisce un tubo come la maggioranza!  Distribuire in un’area urbana delle sculture di artigianato mi sembra un insulto al concetto di urbanità. La rivincita postuma dei salassi su Roma. La consigliera Alpe, Iris Morandi, donna di solida cultura, si fa fregare dal folclore e considera l’abberrante idea come “un importante atout per la nostra città”. Convalida e sottolinea il concetto l’imberbe assessore all’Innovazione Edoardo Andrea Paron (se il contributo dei giovani è questo lasciamoli al bar!). Secondo l’Illuminato per rilanciare il turismo aostano occorre “avere qualcosa da offrire in termini culturali, perché il turista si aspetta di vedere qualcosa nel nostro territorio: la cosa più fotografata al mercatino di Natale è la cosidetta ‘chapelle’ dove ci sono le opere di artigianato”. (Aostasera.it). Paron dà il via all’artigianato su strada, ma si dimentica di citare la Fiera di sant’Orso sul suo mirabolante e innovativo sito! (PAZZESCO!). Dunque, secondo i politici comunali, Aosta è una città così sfigata che per darle una connotazione occorre riempirla di chissà-che-roba-in-legno. Per capirci, apprezzo e stimo il lavoro di Dorino Ouvrier, ma trovo la sua scultura inopportuna per la città; va bene a Cogne, ma non nel capoluogo. Aosta è la seconda città europea per beni romani, qualcuno se ne rende conto? Evidentemente no, se per darle un significato artistico occorrono le statue perlopiù penose dei nostri scultori (nel grande nessuno regge!). Cosa ci mettiamo nei luoghi più suggestivi? Una vecchina dai piedi troppo grossi che sorride a un gatto? Una madonna dalla testa liscia come la capocchia di un fiammifero? Una mamma che stringe a sé un bambino dalle proporzioni deformi? Qualche virgola astratta? Il ritratto del Papa? Ma per favore siamo seri! Valorizziamo come si deve il nostro superbo patrimonio storico-archeologico, magari togliendo da sotto le Porte Pretoriane i bidoni dell’immondizia! Magari eliminando le impalcature che mortificano il Teatro Romano! Aosta c’è già tutta, non ha bisogno di niente altro che non sia una buona salvaguardia. Etroubles è un’altra cosa, è un paese di montagna piuttosto riservato con poche connotazioni al suo interno, ha fatto bene a inventarsi il Museo a cielo aperto, gli ha conferito un genius loci che non aveva. Aosta è romana, le uniche opere che potrebbero aggiungere qualcosa alla sua specificità urbana potrebbero essere quelle dello scultore Igor Mitoraj, uno dei pochi artisti che si confrontano con le grandi dimensioni. Le sue opere raffigurano personaggi mitologici dell’antichità classica greco-romana. Ai tempi delle vacche grasse potevamo permettercelo. Il volto bronzeo di una dea, rovesciato di lato, avrebbe conferito una maggior suggestione dei tralicci metallici che sfidano in altezza il muro perimetrale del teatro. In tempi di vacche magre lasciamo perdere le idee balzane e piuttosto teniamo pulite le aree inestimabili che abbiamo.

Una razza nuova, anzi antica

10 gennaio 2012

Dunque. Una decina di anni fa o poco più, nacque l’attuale piazza Caveri: una colata di cemento. Delle antiche vestigia romane rimasero solo alcuni monconi di colonne. Imprigionate in vasche dove si raccoglie il pattume di passaggio. Tali vasche, con quello che rimaneva del Foro romano, furono in seguito ricoperte di assi e tubi innocenti per sostenere le casette di Natale. Oggi veniamo a sapere che le casette verranno traslocate altrove per riportatre alla luce del sole quel patrimonio che fu fatalmente sepolto. E’ inutile aggiungere altro per denunciare la stupidità, lo spreco di denaro, la totale assenza di una intelligente programmazione: abbiamo a che fare con dei subumani. Si tratta di una razza nuova, anzi antica, che sta sostituendo la nostra, perché in questa ignorante avidità, seppur con tutti i nostri difetti, non riesco a trovare tracce di umano.