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E se non nevica?

8 dicembre 2014

Leggo sul Sole 24Ore che il Museo delle Scienze di Trento è diventato uno dei dieci musei più visitati d’Italia. In poco più di un anno è stato frequentato da oltre settecentomila persone. Trento è una città piccola e autonoma con una Università storica, un’identità chiara, un turismo vivace e di qualità. E’ una città bella e curata che investe in cultura. Il festival dell’Economia attrae migliaia di curiosi e l’attenzione dei media, grazie alla cura e all’ottima selezione degli ospiti e degli argomenti. Ora il nuovo Museo progettato da Renzo Piano offre nuova linfa alla comunità. Nel 1988 vi lavoravano 24 dipendenti, oggi ce ne sono 120, tutti giovani e molti laureati. “Secondo stime prudenziali, dall’apertura ha generato un impatto economico nel territorio provinciale di oltre cinquanta milioni di euro.”. Il confronto con la nostra città è impietoso. Noi abbiamo l’ardire di presentarla come Città europea della Cultura senza uno straccio di niente da offrire se non un brutto logo. Perché in realtà noi non vogliamo offrire niente! Come ho già più volte detto: i turisti siamo noi, tutto ruota intorno a noi salvo qualche eccezione che, appunto, conferma la regola. Aprirsi significa perdere il controllo o perlomeno, renderlo più faticoso e insicuro. Meglio “fare le cose tra di noi” e per noi. E così eccoci con una Porta Pretoria devastata, ma che ha dato soldi agli impresari locali che gradiscono e sanno chi votare. Con un Museo archeologico che è un nano quando potrebbe diventare gigante. Un Forte di Bard che si barcamena e sopravvive grazie alle trasfusioni pubbliche e così per tutti gli altri musei, quei pochi che abbiamo. Per forza, la gestione clientelare, tipica di un sistema mafioso, non favorisce l’economia e lo sviluppo, anzi lo frena, lo domina. Secondo il Piano di Marketing Strategico della Valle d’Aosta i prodotti star ruotano tutti intorno allo sci e alle montagne. Non una voce che includa i Beni culturali eppure ne abbiamo e non sono secondari a nessuno. Lo stesso Sovrintendente disse, in occasione di una conferenza stampa sul Bimillenario della morte di Augusto, che dal punto di vista dell’offerta turistica l’archeologia romana era da considerarsi come un semplice corollario della montagna. Non ne abbiamo dubbi è così, ma è follia! Giusto per farvi capire con quali dementi abbiamo a che fare: tra i prodotti star c’è anche il volo libero, peccato che l’aeroporto lo hanno fortemente voluto commerciale nonostante le proteste dell’Aeroclub, se ancora non lo è diventato è solo per la stupidità e l’incapacità di chi ci governa. Siamo o non siamo pazzi?

Jumbolino!

17 dicembre 2010

Riceviamo e volentieri pubblichiamo.

Sabato 11 Dicembre 2010, qualcuno se ne sarà forse accorto, è arrivato il primo aereo charter sull’aeroporto di Aosta: un “Jumbolino” quadrimotore da oltre 100 posti di una compagnia del Nord Europa, la Malmo Aviation. E’ arrivato VUOTO, naturalmente. Non a caso gli operatori di AVDA, la società di gestione aeroportuale, venerdi’ mattina stavano pulendo scrupolosamente la pista con ben 4 mezzi (!), cosa che a inizio anno era stata eseguita con molta lentezza: gli unici a volare erano quelli dell’aeroclub. Che sia un dovere da parte dell’ente gestore sgombrare dalla neve una struttura così grande sembrerebbe scontato, nevvero? Chissà quanto costa pulire 1600 m di pista, oltre a raccordi e piazzale… . Ciò che non tutti sanno è il fatto che la Regione ha versato 12.000,00 € per farlo venire. Vuoto, appunto. Ciò che ancora meno persone sanno è che l’aereo non ha utilizzato le procedure di atterraggio previste. Chissà come mai? Per radio – ci è stato riferito da alcuni piloti che erano in volo – il pilota del Jumbolino, appena entrato in Valle, ha dichiarato il “volo a vista senza piano di volo” (chiediamo scusa se i termini non sono forse proprio quelli giusti, ma il concetto è questo), che è un po’ come dire “non me la sento di seguire le procedure di avvicinamento indicato e neppure la vostra strumentazione di terra, preferisco seguire la vallata a vista“. Questo nonostante dalla torre di controllo gli sia stato detto di impiegare le nuovissime attrezzature di ausilio al volo (che dunque sono state snobbate già dal primo pilota di linea giunto ad Aosta, cosa quantomeno curiosa). In buona sostanza viene il dubbio che seguire la procedura di atterraggio fra le nostre montagne non sia propriamente cosa facile. Sarà almeno sicura? Speriamo.

Volare no no!

10 novembre 2010

In Italia ci sono 24 aeroporti di troppo: il nostro rientra nel numero, lo dice il rapporto dell’Enac (Ente nazionale aviazione civile). Per far sì che un aeroporto possa raggiungere l’equilibrio economico ha bisogno di un traffico di circa 500.000 passeggeri annui, in Italia solo 25 scali su 100 raggiungono questo obiettivo, difficile pensare che il nostro possa rientrare fra questi, più facile pensare il contrario. Eppure proseguono le opere per la nuova aerostazione, quella di Gae Aulenti, resa monca di un piano dall’austera volontà del monarca. Il destino dell’opera resta all’oscuro. “L’aerostazione è stata concepita in funzione del turismo e per garantire un collegamento con Roma. Gli investimenti che sono stati fatti rispondono a questo tipo di esigenze“. Così afferma Augusto Rollandin. Non lo sfiora la preoccupazione dei tagli fiscali dallo Stato, visto che l’impianto di Saint-Christophe è a carico della Regione e sulla Regione peseranno i costi e i probabili debiti. Attualmente non ci sono progetti e società di gestione: l’Air Vallée ha base operativa a Rimini e un contenzioso di quasi 6 milioni di euro con la Regione. Altri soldi sprecati che gridano vendetta, soprattutto in questi tempi di crisi. Una piccola soddisfazione: l’Aeroclub locale ha vinto in Olanda il Premio cinematografico 2010, con un video che pubblicizza le ottime condizioni per il volo a vela e la maestosità delle cime della Valle d’Aosta. In Olanda l’aliante è uno sport nazionale e la concorrenza è stata enorme. Un aeroporto sportivo di eccellenza, unico al mondo, capace di attrarre un turismo di qualità, con costi di gestione bassi, non era una scelta più consona al nostro territorio che un aeroporto commerciale che commerciale non sarà mai?