Archive for the ‘Roghi’ category

La ‘ndrangheta canta in quel di Aosta (1°parte)

11 febbraio 2014

Di cosca in cosca. Dopo i Nirta di San Luca, dopo i Facchineri di Cittanova, ora i Pesce di Rosarno.
Avverà il prossimo 16 Aprile a Torino l’udienza preliminare del processo a carico di Claudio , Ferdinando e Vincenzo Taccone, domiciliati dal 2004 in St Marcel, fraz Prarayer dal 2004. 
I Taccone, secondo l’ipotesi accusatoria, sarebbero collegati alla cosca Pesce di Rosarno. Reati ipotizzati: tentato omicidio, tentata estorsione, rapina, lesioni, danneggiamento con incendio, il tutto con aggravante del metodo mafioso. 
Le indagini dei carabinieri di Aosta e della DDA di Torino presero il via dall’incendio doloso di tre auto al quartiere Dora, avvenuto 
l
unedì 4 giugno 2011. Nel cortile interno di via Buthier 10 le fiamme si sprigionarono da una Seat parcheggiata nel cortile, raggiungendo i piani alti del condominio.
Il pericolo fu notevole poiché le case non posseggono allacciamento centralizzato alla rete di metano e molti balconi sono forniti di bombole di gas esterne. Il giorno del rogo una cronista di un settimanale locale, recatasi a fotografare le auto incendiate, viene minacciata da alcuni giovani del quartiere.


Prossimamente Claudio Taccone e i suoi tre figli, Ferdinando, Vincenzo e Alex, compariranno anche presso il tribunale di Aosta imputati di lesioni personali e minacce nei confronti di una coppia di loro vicini di casa di St Marcel, ma questo filone di inchiesta non attiene alle indagini della DDa di Torino.
Nel corso delle perquisizioni in casa degli imputati è stato rinvenuto materiale “culturale”, costituito da Dvd e testi manoscritti di canzoni, che ben rende l’idea dell’humus “ideale” in cui possono essere legittimati comportamenti devianti di ammirazione per i mafiosi. Naturalmente si tratta di materiale in libera vendita in tutta la Calabria, e il cui possesso non configura alcun reato. (continua…) roberto mancini.

Buio valdostano

9 gennaio 2014

Ma c’è la ndrangheta in Vda? Presto analizzeremo la sentenza della corte di Appello di Torino che ribadisce in maniera inequivocabile la presenza di un basista di ‘ndrangheta residente in Excenex (indagine “Tempus venit”). Ma è bene cercare di fare memoria su episodi criminali del passato, rimossi dalla distratta coscienza civile valdostana.
Partiamo da due record: la Vda è la prima regione italiana in assoluto in cui si sperimentano ordigni micidiali e sofisticati quali le auto-bomba. Siamo negli anni 80’, il primo attentato italiano con questo mezzo avvenne il 29 gennaio 1983 a Roma, nel quartiere Primavalle contro la Golf di Vincenzo Casillo, luogotenente di Raffaele Cutolo. Il secondo, di lì a poco, avviene a Palermo contro il giudice Rocco Chinnici, il 29 Luglio 1983.
Ma noi valdostani facciamo prima e meglio, il record è nostro. Il 3 settembre 1979 attentato mortale ad un commerciante di Sarre, Armando Pasquali, quarantunenne titolare di un negozio di jeans in via Aubert ad Aosta. Mentre con la sua Mercedes 240 D si sta recando a Como per riconsegnare della merce, sull’autostrada all’altezza di Montjovet la sua auto salta in aria a causa di una bomba. Circa tre mesi prima il Pasquali si era salvato dall’incendio della sua 125 e gli inquirenti avevano ipotizzato un attentato. Il Pasquali invece aveva attribuito l’accaduto all’incendio di una bombola di anti-appannante presente nell’abitacolo dell’auto.
Il
13 dicembre 1982 ad Aosta, in via Monte Vodice, viene fatta esplodere l’autovettura Fiat 500 dell’allora Pretore di Aosta, Giovanni Selis, che si accinge ad aprirla e che, miracolosamente, rimane praticamente illeso. Rimasti ignoti gli autori. Il giorno seguente il pretore è oggetto di un altro tentativo di attentato, sventato grazie alla sua diffidenza. Lunedì 23 maggio 1996 nel cantiere dell’impresa Lapegna a Pontey, in località Champagne 41, sette camion vanno in fumo durante la notte. L’impresario colpito si occupa di costruzioni edili e stradali e di sgombero neve. Gli automezzi, parcheggiati sotto una tettoia, si incendiano contemporaneamente. In seguito, il copione di prammatica, sempre identico: l’impresario che dichiara di non avere nemici e di non essere mai stato minacciato né ricattato, l’ovvia conclusione che gli inneschi usati presuppongono la presenza di almeno tre persone di buona capacità tecnico-criminale, la disamina degli affari e degli appalti del Lapegna. Il 16 luglio 2005 fiamme ad una pizzeria di Pontey, vicino Châtillon, dove si trova anche una pista di go-kart. Il fuoco si sviluppa all’alba, proviene dall’esterno e determina l’esplosione delle tubature del gas, per cui l’edificio è interamente sventrato. I proprietari sono i fratelli Fusaro, già titolari di un’impresa edile poi fallita, il cui nome compariva già nell’indagine Lapegna. La Procura apre un fascicolo contro ignoti.
È la notte di domenica 11 marzo2007 quando va a fuoco il deposito di tronchi presso la segheria di Walter Dal Canton, in regione Champagne a Villeneuve. L’incendio è gigantesco e per spegnerlo i vigili del fuoco lottano tutto il giorno, mobilitando anche due elicotteri della Protezione civile che rovesciano acqua e schiumogeni dal cielo. Il pericolo è grande perché la segheria in fiamme confina con il deposito carburanti della Villeneuve Petroli, la cui palazzina degli uffici è lambita dal fuoco: in caso di esplosione delle cisterne interrate di gasolio, le conseguenze potrebbero essere disastrose. Sgomberate le 15 famiglie della vicina frazione Trepont, strada statale interrotta, alla fine di un giorno di angoscia e mobilitazione i danni si quantificano in circa 250.000 euro. Poiché incendiare una catasta di tronchi enormi non è impresa tecnicamente facile, anche in questo caso si ipotizza una mano criminalmente esperta. C’è anche una testimonianza, quella del figlio del titolare, che afferma di aver visto verso le 8,20 del mattino un individuo aggirarsi tra le cataste di legname e, in seguito, darsi alla fuga su un’auto che lo attendeva nella vicina statale. (roberto mancini)

L’autonomia del male

30 giugno 2013

Le recenti sentenze della magistratura valdostana hanno portato allo scoperto una realtà presente da molti anni, ma sottaciuta. Oggi possiamo affermare, senza esagerare, che la Valle d’Aosta è contaminata dalla ‘ndrangheta. Che si paga il pizzo, che la politica è corrotta, che esiste il voto di scambio, che i roghi non sono per autoconbustione, che esistono le estorsioni e le minacce. Anche in questo non siamo diversi dalle altre regioni italiane, affatto immuni da questo male. Quello che però ancora non emerge in modo altrettanto chiaro è che, se la criminalità organizzata ha trovato facile terreno qui da noi è perché il terreno non solo era ed è fertile, ma anche abbondantemente concimato con letame locale. Non abbiamo avuto bisogno dei calabresi per imparare a chiedere il pizzo, magari sottoforma di interessi da capogiro per prestiti da usuraio. Non abbiamo imparato dai calabresi a usare la violenza contro chi contrasta i nostri interessi: qui al coltello si preferisce il sacco. Sfumature territoriali. Il ricorso al fiammifero invece è lo stesso, così come le minacce verbali e i segni simbolici, contraddistinti solo dalla diversità culturale dei linguaggi. Insomma, possiamo vantare una mafia nostrana che prospera da sempre e che è ben incanalata nelle pieghe della politica da cui è protetta. Gli scandali delle stalle d’oro, delle Fontine adulterate, delle bovine malate prima, delle bovine sane dopo, dei contributi a pioggia in un settore che moralmente è malato e corrotto (chiedo scusa a quei pochi onesti per l’inevitabile generalizzazione) nulla hanno a che vedere con i calabresi, ma riguardano una devianza autoctona. Su questo versante possiamo vantare un’autonomia di tutto rispetto. Quindi, se vogliamo conoscere e tentare di estirpare il male è bene guardarlo nella sua totalità e non abbracciare l’illusione di una esclusiva subcultura criminale importata dal sud.

Domandina facile facile

14 gennaio 2013

Condannati per estorsione ai danni di un imprenditore di Pollein, tre valdostani: Michele Giovinazzo, Dorina Ciliberti e Salvatore Agostino. “I tre avrebbero chiesto 10.000 euro in contanti da lasciare in un cassonetto a Quart, ricordando al titolare e al padre quando accaduto ai mezzi di altre imprese della zona.” (aostasera.it) Ma gli incendi citati non erano causati da un particolarissimo fenomeno di autocombustione?

Il poeta…

18 novembre 2012

Questa poesia, tratta dal sito dell’Union valdotaine, non si può riciclare è un rifiuto speciale da portare fuori Valle e incenerire!

Mè, dze vòto pa lo referèndum

Mè, dze vòto pa lo referèdum
perkè l’à pa de sens continuyé a vardé le bordèus et l’imondìssa,

Mè, dze vòto pa lo referèndum
perkè l’est utìlo eliminé le bordèus et l’imondìssa,

Mè, dze vòto pa lo referèndum
perkè lo pirogasificatèur elimìne le bordèus et l’imondìssa,

Mè, dze vòto pa lo referèndum
perkè me vòulon fére voté le s-enemì di min presidèn,

Mè, dze vòto pa lo referèndum
perkè me vòulon fére voté le s-enemì di min s-assessèur,

Mè, dze vòto pa lo referèndum
perkè me vòulon fére voté le s-enemì di min conseillé,

Mè, dze vòto pa lo referèndum.
Tànke.

Robèr ARTAZ
Section d’Aoste-Ville

Allo specchio

19 luglio 2012

Ma guarda! In un trafiletto sulla Stampa si legge che numerosi incendi dolosi sono reati commessi dalla mafia, lo dice la Direzione investigativa antimafia. Nel pacchetto di reati ci sono anche tre denunce per estorsione e un attentato.  A conferma che la mafia o la ‘ndrangheta, colpisce anche una regione come la Valle d’Aosta si viene a sapere di un deposito di attrezzi di un’impresa edile che è andato a fuoco di recente. Difficile oggi conservare la fasulla immagine di un’isola impermeabile alla criminalità organizzata.

La parola giusta

28 dicembre 2011

Ma che succede? Un incendio di natura dolosa ha devastato un noto negozio alla periferia di Aosta. La città a questo punto si interroga, non sono i soliti quattro gatti a farsi delle domande sui roghi che bruciano escavatori, fienili, automobili…, adesso si comincia ad aver paura. A usare la parola giusta: intimidazioni.

Al fuoco!

15 dicembre 2011

Le modalità sono sempre le stesse. Succede sempre con il buio intorno alla mezzanotte. Il fuoco distrugge negli ultimissimi tempi soprattutto fienili. Ieri a Champdepraz. Non si trova mai una traccia, una prova. Nessun nemico. Speriamo che prima o poi qualcuno di buona volontà scopra una scarpina.

Auto da fé

3 dicembre 2011

Per una volta avanza l’ipotesi del dolo per l’incendio che ha distrutto un fienile in una frazione di Roisan. Lo sospetta il proprietario che soli quaranticinque giorni addietro aveva subito un altro danno dello stesso tipo ed entità. L’autocombustione notturna, il fenomeno che ha reso famosa nel mondo la nostra piccola regione, questa volta non c’entra: nessun cavo elettrico è stato trovato nello stabile e le temperature della stagione escludono che sia stato il sole. Le personalità competenti e istituzionali ci hanno sempre rassicurati che la ‘ndrangheta da noi non c’è e io credo che abbiano ragione: la mentalità criminale è così diffusa che è impensabile ricondurla a un’unica organizzazione. E’ la Valle d’Aosta che è intimamente e profondamente mafiosa! Questa è senza dubbio la vera e unica eccellenza in cui noi primeggiamo. Ognuno collabora a suo modo, chi con azioni legalmente illecite (un ossimoro che alimenta la nostra specificità più del francese): l’autonomia legifera per cui costruire su una zona protetta diventa, se necessario, la norma; chi chiudendo gli occhi: sono tutti amici e le loro mogli frequentano lo stesso parrucchiere; chi, e sono i più, per timore di perdere le briciole che alimentano la loro piccola vita. Sono le promesse e tutto quell’insieme di favori che illudono di poter partecipare al banchetto anche solo in termini di sussistenza. Sentirsi amico di un potente mette al riparo dalla paura. Facilita, perché è sufficiente l’ubbidienza, virtù che non richiede un elevato quoziente intellettivo. Qui tutti temono di perdere qualcosa, perché quel qualcosa non è stato conquistato con il merito, ma dato in prestito in cambio di altro. E non è detto che sia sempre il voto, spesso è sufficiente l’omertà. Il farsi-gli-affari-propri è infatti ben tollerato. Magari ci scappa una mostra, un concerto, un piccolo incarico, una collaborazione con un giornale… o semplicemente  lasciano vivere la piccola vita. Briciole appunto. Una collettività educata da un eccesso di benessere a cui non è seguita una crescita culturale ed etica, non può che avere questa classe dirigente che bene la rappresenta. (In fatto di corruzione l’Italia segue il Ruanda, la specificità valdostana dove la mettiamo?)

Rotoballe o rotto le balle?

21 ottobre 2011

Quando leggo di un incendio che è scoppiato in Valle scoppio anch’io dal ridere. Pochi giorni orsono sono bruciate in una frazione di Roisan, ottanta rotoballe di fieno, di notte, con l’aria freddina di questo tardo autunno, eppure secondo i vigili del fuoco la causa è l’autocombustione. Anche un mese fa a St-Marcel un incendio aveva distrutto una trentina di rotoballe. Per non parlare delle numerose automobili, fienili, escavatori ecc ecc. Insomma siamo così, ma così autonomi che ci bruciamo da soli!