Archive for the ‘Mala Vita’ category

Terrorismo internazionale e terrorismo istituzionale!

27 febbraio 2015
La Porta dei nostri ricordi.

La Porta dei nostri ricordi.

Assistere impotenti al saccheggio della Storia fa male. Vero dolore fisico. Una botta in testa che stordisce e fa soffrire. L’ignoranza barbara dei terroristi non si ferma davanti alle vite umane e all’identità di un popolo (compreso il loro) che è fatta appunto di Storia. Quante volte abbiamo detto e sentito che il passato è fondamentale per capire il presente e preparare il futuro? Tantissime volte. Quasi una cantilena che rischia di diventare noia, eppure è così: l’insieme di ieri è la Storia di oggi. Cancellare la Storia significa ricominciare senza bagaglio: il passato non serve perché non c’è niente da capire. Non si deve capire, ma subire. E questa affermazione che racchiude in sé una politica ben precisa, la troviamo anche qui, nella civilissima società occidentale. Anche in Valle d’Aosta. La scarsa cura complessiva verso i Beni culturali, l’atto vandalico perpretato contro la Porta Pretoria ed eseguito dal terrorismo istituzionale locale, hanno ucciso pezzi della nostra Storia e quindi della nostra identità. Sembra esagerato ciò che scrivo, ma se fate attenzione non è così paradossale. Si tratta di modalità differenti e meno gravi in quanto è possibile porvi rimedio, ma il risultato finale non è poi così diverso.  (altro…)

Riserva di caccia

24 febbraio 2015

Tutti a parlare di autonomia, tutti in sua difesa: bene sovrano della nostra comunità. Eppure non siamo autonomi affatto. Per prima cosa non lo saremo mai, se non riusciremo a stare in piedi con le nostre gambe. Intendo economicamente in piedi. E su cosa potremmo contare? Principalmente sul turismo e sull’energia. Il primo aspetto non riusciamo a gestirlo nel migliore dei modi: non abbiamo imparato a sfruttare appieno il potenziale che abbiamo, seguendo le linee guida di un turismo moderno e sostenibile. Nel secondo rapiniamo il territorio, costruendo centraline ovunque, anche là dove il paesaggio dovrebbe essere tutelato in quanto risorsa primaria del turismo. Abbiamo l’energia, ma, mi chiedo, dove sono i proventi della vendita della stessa? A cosa servono? Dove e come vengono investiti? La CVA è una partecipata della Regione che gestisce gli affari per conto suo. In quanto partecipata lo può fare e noi rimaniamo legalmente all’oscuro di tutto. Eppure l’acqua ci appartiene e ancora per un bel pezzo, ma sembra che invece sia di proprietà di un gruppo ristretto di persone che, gira e rigira, è sempre lo stesso e usa la Valle d’Aosta come il proprio terreno di caccia. L’autonomia ha arricchito politici e faccendieri  e dato le briciole a tutti gli altri che si sono accontentati di un posto, di un favore, di una casa, di promesse più o meno mantenute… di certo non ha garantito servizi di eccellenza come avremmo potuto avere. E adesso eccoci qui, incapaci di fare turismo e con un bene come l’acqua che ci sfugge da ogni controllo… come possiamo dirci autonomi? La difesa dell’autonomia è la difesa della riserva. La loro.

Mercenari!

3 febbraio 2015

Per quanto mi diverta a seguire la politica nazionale, ma soprattutto quella locale, a volte non riesco a trattenere i conati di vomito. Eppure sono anni che leggo e mi informo e scrivo, possibile che non mi sia ancora abituata a tanto squallore? Leggo delle varie migrazioni del centrodestra verso quel e quell’altro partito e mi chiedo: ma che faccia hanno questi? Ma non si vergognano nei confronti dei loro elettori, perché è evidente che cerchino un posto al sole e che della politica intesa come servizio non interessa una beata minchia. Eppure non provano nessun imbarazzo, perché? Perché il loro elettorato, quel pacchetto di voti che si sono comprati come nuovi Signori della guerra democratica, è composto da mercenari che non guardano alla coerenza, alle idee, alla società, ma al loro personale guadagno. Con mercenari al posto di cittadini dove volete che si vada?

La prosopopea della lingua

24 gennaio 2015

Dal giornalista Roberto Mancini.
Mi viene in mente una battuta intelligente attribuita a Josip Vissarionovic Stalin: “ Il maggior rischio che corriamo è quello di credere alla nostra propaganda. Quella deve ingannare gli altri . Ma noi, no”.
Ecco la tragedia valdostana: una nomenklatura da condominio che si crede veramente classe dirigente di uno Stato ( “le pays d’état !”), perde il ben dell’intelletto e la misura dei problemi, si ubriaca della propria cinquantennale propaganda con cui ha ingannato l’Italietta e sbraca rovinosamente. Come si dice in Lombardia, dei Ganassa.
Prendete la magniloquenza trombonica delle parole adottate dalla politica valdostana negli ultimi mesi. Un esempio? Costituente valdostana. Uno si attende tuoni e fulmini, ipotesi di secessione (perchè darsi una Costituzione, sennò?), complessi studi di diritto costituzionale, astuti percorsi per giungere all’indipendenza, appassionate discussioni di araldica per dotarsi di un vessillo degno di noi, un drapeau, una speranza. Mucca azzurra in campo giallo?
Accattone con picozza e vista del Bianco sullo sfondo?
Niente di tutto questo. E’ solo un paravento per mascherare un accordo tribale di tipo afghano con cui due clan , quello di Viérin e quello di Rollandin, siglano un armistizio per spartirsi la pizza del Comune di Aosta e ridare biada da distribuire al giovane Viérin, che la rivoluzione la vuole fare in Suv, con tutti i confort della maggioranza…
Come? Coinvolgendo come al solito il partito nazionale al potere in questo momento, ossia il PD. (altro…)

Ennesimo rogo

3 settembre 2014

Riceviamo dal giornalista Roberto Mancini e volentieri pubblichiamo.

Allegri! Stanotte a Cervinia ha preso fuoco l’ennesimo escavatore.

Incendio doloso, è una vecchia tradizione culturale valdostana, che trovate documentata nel sito del giornale torinese Nuovasocietà.it. Niente di allarmante, non dura da tanto: solo da circa 30 anni…

Ora tutti si eserciteranno nella nobile arte del negazionismo: l’ Uv sosterrà che sono fuochi celtici, antica tradizione di druidi, dunque preziose radici etniche, da preservare. Non è esclusa la pubblicazione di qualche pregevole volume dal titolo “il rogo dell’escavatore nel pensiero federalista”. Il Pd affermerà che non era un fuoco, sono esagerazioni vetero-marxiste, ma solo un fuochino, un amabile fuocherello acceso da volenterosi boy-scout renziani. Stella Alpina che era autocombustione. Forza Italia che erano estremisti di Sinistra che fumavano “canne.” Però per ora il fenomeno ( chiamiamolo così..) non è associabile ad altri rimasti misteriosi e dal significato più nettamente intimidatorio, gli inquirenti propendono per un “semplice” e maldestro tentativo di furto.

Per ora dunque limitiamoci a segnare un punto in più un punto in più nella nutrita statistica degli incendi di macchine movimento terra. Niente fretta, siamo valdostani. (roberto mancini)

Zoo mascherati

17 luglio 2014

Riceviamo da Legambiente e volentieri pubblichiamo.

Al Parc animalier di Introd, ampliato da poco, si aggiunge ora quello di Champdepraz. Il Circolo Legambiente Valle d’Aosta da sempre è critico verso questi zoo mascherati, che nella nostra regione sorgono, oltretutto, ai confini di due Parchi veri (il Parco Nazionale del Gran Paradiso, e il Parco regionale del Mont Avic), dove gli animali possono essere osservati liberi nell’ambiente naturale, e dove il loro comportamento non è alterato dalla condizione di cattività. I fatti di attualità ci obbligano a ritornare sull’argomento: come è noto, i parchi faunistici possono godere di sovvenzioni pubbliche (ogni anno un fondo viene stanziato allo scopo, e assegnato in base ai progetti presentati). Il contributo è stato assegnato anche quest’anno, nonostante i tagli imposti dalla crisi economica. Allo stesso tempo, però, la Giunta Regionale non ha ancora stanziato le risorse minime indispensabili per garantire la sussistenza del Parco del Mont Avic. (altro…)

Che tristezza!

20 marzo 2014

Tristezza per favore va via! Dall’all’analisi di oltre 40 milioni di messaggi su Twitter raccolti nelle 110 provincie italiane, emerge che nel 2013 la capitale della felicità in Italia è stata Genova. Quella più triste è stata però Aosta (44,2%). Siamo tristi. Lo sapevamo. Suicidi, divorzi, separazioni, alcolismo, gioventù a ramengo e vai dicendo… sono le prove che nonostante la ricchezza siamo dei poveracci. Colpa di chi? Delle montagne? In effetti a Genova c’è il mare…

La ‘ndrangheta canta in quel di Aosta (2°parte)

11 febbraio 2014

Ecco il testo significativo di una canzone “tipica”.

Ziu Totò. Quante ne morinu quante ne cadunu la guerra arriva a Corleone leggite leggite la guerra è arrivata a Corleone.

Quella mattina in quella Sicilia una famiglia di Corleone che lavoravano tutti la terra x campare nei tempi di guerra ma una bomba da loro trovata ci uccise il padre in una serata da quel momento ha preso il suo posto e inizia per lui il percorso. Che gli è successo una mattina che fu imbrogliato sul….

Per il ragazzo che lo fregava la sua fine si avvicinava x Totò Riina l’inizio della sua rovina. Era un ragazzo di 18 anni che ha ammazzato un suo compagno. L’hanno rinchiuso in 4 mura senza problemi e senza paura la galera era molto dura ma per Totò era villeggiatura. Giocava a canta e pure a dama e il rispetto non gli mancava il rispetto era importante ci furono arresti e……quando è uscito da quella cella come un mafioso lo guardano quelli e d’era vero xchè lui lo era anche Buscetta in quelli non c’era. Erano in tanti tutti x mano e c’era pure Provenzano tante persone lui ha ammazzato dei pentiti non si è scordato anche Buscetta tra questi c’era uomo d’onore lui non lo era (2 volte)
E il bastardo del ex amico li và a cercare ad ogni vico e lo sbirro il traditore faceva l’amico e pure l’attore ( 2 volte).

I giudici gli erano contro e arrivò per loro il giorno li fece uccidere senza pietà e d’ era questa la realtà ( 2 volte)

lui da tutti era rispettato c’era di mezzo pure lo stato tutti onore gli hanno portato e zio Totò veniva chiamato ( 2 volte)

questa è la storia di u ziu Totò che tutti quanti ne parlano un po’ purtroppo è questa la realtà che non si deve mai imità uomo di tanto rispetto e onore rimane chiuso al san Vittore ( 2 volte).”.

La ‘ndrangheta c’è (6°parte)

23 gennaio 2014

Roberto Raffa è inoltre un imprenditore che si pone problemi di concorrenza sul mercato degli scavi archeologici, cercando di soppiantare il monopolio Archeos tramite la creazione di “un consorzio”. Per ottenere questo risultato è necessario pilotare gli appalti e Raffa pensa a contatti col mondo politico, con il quale sostiene di avere agganci. Ecco le intercettazioni in proposito:

Raffa Roberto: Ehhh, però lui fa, dobbiamo, dobbiamo fare sto consorzio…. e dobbiamo essere tutti seri….. seri in che senso… tu devi avere i mezzi tuoi… perché i mezzi poi che ti servono, servono a te a me i mezzi non mi servono, perché a me i mezzi… Purtroppo con i tagli che hanno fatto hanno bloccato tutto, però partono, se non è quest’anno il prossimo anno te lo dico io partono di sicuro e l’unica cosa noi dobbiamo riuscire a prendere sti castelli…., dobbiamo riuscire a prendere qualche castello perché se noi prendiamo qualche castello a noi ci vengono soldi….,
n
on dovremmo avere grossi problemi anzi penso che problemi…non ne abbiamo, per quanto riguarda la parte politica tu sai bene che tu ……. tu me lo devi dire cioè magari..     ….Comandano loro perché tu gli dici guarda…c’è questo appalto qua deve andare a questo ufficio qua devi parlare con questo devi chiamare questo devi…devi chiamare l’altro devi dire cosa… come dobbiamo muoverci solo quello…. e per fare quel lavoro la ci vuole uno conosciuto… che conosce abbastanza persone a livello politico …ma io cioè sono abbastanza ottimista vedendo la zona, vedendo il lavoro, cioè vedendo .. ……. perchè se tu guardi tutti i lavori archeologi, scavi, ballate varie li sta prendendo Monteleone, sai perchè li prendono Monteleone…. perchè non c’è un altro dietro… hai capito… non c’è un altro consorzio dietro….

Omissis: Non ha concorrenza

Raffa Roberto: Ecco non ha concorrenza, la concorrenza che ha lui viene tutta di fuori….capito….. a loro qua in Regione non si fidano a dare il lavoro di fuori a gente che viene di fuori…. perchè non sanno visto che non hanno mai lavorato, è gente che viene di fuori, cioè non conoscono le persone… allora per quello gli danno tutti i lavori a lui, il 90% di questi lavori qua li fa lui….perchè lui….non c’è stato nessuno dietro che gli ha fatto concorrenza….

Raffa allude sempre con tono sprezzante all’impresa Monteleone e menziona poi un gruppo di imprese edili che “vogliono abolire quello scemo di Archeos”:

Raffa Roberto: Il consorzio è buono e come parlavamo noi è buono, è buono ora ci sono… che fanno e noi dovremmo essere preparati prima se no non ci possiamo neanche presentare…

Uomo : Ah…… ha fatto qualcosa ?

omissis

Raffa Roberto: Poi ha detto se noi siamo preparati prima loro in poche parole vogliono fare questo consorzio….. imprese edili e mi vogliono mettere a me nel mezzo ma io so perchè mi vogliono mettere nel mezzo loro…. loro vogliono …in… quando ci sei tu, perchè vogliono abolire a quello scemo

Uomo : All’Archeos?

Raffa Roberto: E siccome lo scemo se lo vogliono togliere lo stanno tagliando fuori perché con la storia che è successa che gli hanno bruciato la pala un cazzo e l’altro….
E in un altra intercettazione:
..paghiamo noi, qualche gancio c’è l’abbiamo e gli prendiamo qualche lavoro.

Dunque la corte d’Appello ha fatto proprie le conclusioni della prima istanza:
“Facchineri e i suoi famigliari puntavano ad infiltrarsi nell’economia valdostana, acquisendo nuovi spazi – se non l’egemonia – in detta regione, attraverso l’intimidazione di imprenditori tradizionalmente legati al loro stesso territorio di provenienza.”. roberto mancini

La ‘ndrangheta c’è! (3° parte)

20 gennaio 2014

La famiglia Raso?
Nella sentenza di primo grado essa viene così delineata a pag 188:
“Tra i detti fiancheggiatori ( della cosca Facchineri, ndr) vi sono i Raso, il cui capostipite Raso Domenico ,detto “Micu Zuccaro”, è stato coinvolto in varie vicende giudiziarie e sottoposto ad indagini per vari reati e, soprattutto, nel procedimento penale della D.D.A. di Reggio Calabria a carico del noto latitante Luigi Facchineri + 11, per il delitto di associazione di tipo mafioso in relazione al quale è stato colpito da ordinanza di custodia cautelare in carcere. Anche i figli Vincenzo, Michele e Salvatore sono indicati dai militari dell’Arma di San Giorgio Morgeto quali persone inserite nella cosca “Facchineri”. Nell’annotazione citata si legge anche: “Nell’ambito delle indagini sull’esistenza del Locale della ‘ndrangheta in Aosta, (Operazione Lenzuolo, ndr) il Raso era persona di estremo interesse operativo e braccio destro del capo dell’epoca Santo Pansera. Alla morte di quest’ultimo, fonti informative hanno riferito che il Raso è attualmente il capo della consorteria anche e soprattutto per i legami di parentela anzidetti”. Raso Michele, nel 1985 denunciato in stato di libertà per omicidio doloso e per associazione di stampo mafioso, sino all’avvento della nuova cosca operante nel territorio di San Giorgio Morgeto cioè quella “Facchineri”, era inserito a pieno titolo nella cosca “Furfaro”, con a capo Furfaro Antonio, assassinato nel 1991.”.
Con questo back-ground quando Salvatore Raso viene assassinato il 17 settembre 2101 in san Giorgio Morgeto, gli inquirenti fanno una scoperta: “…ad opera dei militari di Taurianova veniva anche eseguita una perquisizione presso l’abitazione della vittima, durante la quale era rinvenuto e sequestrato un manuale di 21 pagine, contenente la descrizione di alcuni riti di affiliazione alla ndrangheta dal titolo “i codici sociali minore, maggiore e criminale” (pag 33). (continua) roberto mancini