Archive for the ‘Guerra’ category

Ventennale di “Bambini di Guerra” (3°parte)

5 marzo 2014
Non ho voluto sedermi al tavolo delle autorità e non per modestia. Avevo piena consapevolezza di quale era il mio posto: in mezzo agli altri. Accanto e vestito in blu, il Console italiano.

Non ho voluto sedermi al tavolo delle autorità e non per modestia. Avevo piena consapevolezza di quale era il mio giusto posto: in mezzo agli altri. Accanto e vestito in blu, il Console italiano negli USA.

Non volevo la solita mostra cronologica, volevo qualcosa di più. Colpire al cuore. Ma non solo, volevo far riflettere sulla natura del bambino che è sempre e solo un bambino di qualsiasi nazionalità sia. Ho girato per Agenzie: Contrasto a Roma, Farabola Foto a Milano, il Centro studi ebraico e Grazia Neri,  sempre a Milano. Ho visionato migliaia di immagini terribili e strazianti. Ho versato laghi di lacrime. Ho scelto le foto seguendo il racconto che volevo. Alcune di fotografi noti altre di sconosciuti. L’eccezionalità non era nell’autore dello scatto, ma in ciò che rappresentava. Il soggetto era lui, il bambino. I suoi sentimenti, le sue sofferenze, le sue paure. Non c’è differenza alcuna fra un piccolo ferito palestinese e una bosniaca. Entrambi piangono allo stesso modo. Allo stesso modo hanno paura. Le ferite sono quelle di qualsiasi guerra e in qualsiasi latitudine. Vittime tutte diverse eppure tutte uguali. La guerra è un affare di adulti. I bambini muoiono e non sanno il perché. Non volevo emozionare con facile retorica (quanto è stato arduo non scivolare nel patetico!) o con comodi sentimentalismi. Volevo si ragionasse sulla natura del bambino. Si comprendesse il suo punto di vista. Quello di chi, in un conflitto, paga il prezzo più alto. Scegli le immagini, scartando le più atroci. Per rispetto delle vittime e per evitare che gli sguardi diventassero morbosi. La mostra ebbe il patrocinio dell’Unicef, del Parlamento Europeo, della Federazione mondiale delle Città Unite e della Association Mondiale des Municipalités francophones. (continua…)

Ventennale di “Bambini di Guerra” (2° parte)

4 marzo 2014
Durante l'allestimento della mostra "Bambini diu Guerra" al Campidoglio di Washington DC.

Durante l’allestimento della mostra “Bambini di Guerra” al Campidoglio di Washington DC.

…azzerai quelli dei due consulenti che avrebbero dovuto fare le ricerche e organizzare la mostra. Li avevo ingaggiati perché non mi ritenevo all’altezza di un simile compito, non avendolo mai fatto prima. Chiesi al grafico, Arnaldo Tranti, di offrirsi volontario. Lo chiesi anche ai traduttori e a tutte le persone che ruotavano intorno all’organizzazione. Avremmo lavorato gratis. I costi rimasero  quelli dovuti alle diverse agenzie per il diritto di esposizione e riproduzione delle fotografie, la stampa del catalogo e del materiale pubblicitario. Scesero a 59 milioni di lire (30.000 euro circa). La mostra a questo punto, non trovò altri ostacoli. A parte le lettere di associazioni come “Le donne in nero” per citarne una, che si smarcarono dall’iniziativa, seppur culturalmente rilevante, e alcuni giornali locali, come il Monitore valdostano particolamente polemico, ma anche Informazione che esprimeva l’anima più bigotta della sinistra. (E’ buffo che due anni dopo, nel settembre del 1996, solo Forza Italia polemizzò sui costi versati dal Comune, 67 milioni, per finanziare una mostra sulla Juventus. Nessuno dei miei detrattori, fra cui il più acceso Davide Pelanda, si fece sentire per gridare allo scandalo.). Ora toccava a me, priva di esperienza, creare un prodotto di alto valore culturale e civile. la scommessa era altissima, ma io non potevo permettermi un flop. (continua…)

Ventennale di “Bambini di Guerra” (1°parte)

3 marzo 2014
Joana Baez presenta al Campidoglio a Washington, la Mostra "Bambini di Guerra", fortemente voluta da me e dal Sindaco Giulio Fiou.

Joan Baez presenta al Campidoglio di Washington DC, la Mostra “Bambini di Guerra”, fortemente voluta da me e dal Sindaco Giulio Fiou.

Vent’anni fa inauguravo la mostra “Bambini di Guerra”. Mostra chiacchieratissima. Piena di nemici. Soprattutto a sinistra. Presentai il progetto all’allora Sindaco, Giulio Fiou. Piacque e la delibera passò, ma… nell’ultimo Consiglio del 1993 i consiglieri, compresi quelli della maggioranza, chiesero di rinunciare alla mostra per i costi troppo alti: 90 milioni di lire (45.000 euro)! Volevo realizzare quella mostra e per me era la prima esperienza di curatrice. Troppo forte era l’imperativo morale che mi spingeva a concretizzare qualcosa contro la guerra che infuriava a poche centinaia di km da casa mia. I costi, ma anche il copyright sulla sofferenza che molte associazioni credevano di possedere come proprio, scatenarono così tante polemiche che mai prima destarono un così vivo interesse per una mostra di fotografia. Il sindaco difese i Bambini…, sostenendo che la mostra avrebbe investito la città di un ruolo di particolare apertura politica e culturale. I voti favorevoli alla eliminazione della mia proposta furono 18 (la Sinistra finalmente unita!), quelli contrari 13 e gli astenuti 4. Credevo molto in quel progetto e non mi tirai indietro. Molti lo interpretarono come un’azione di beneficenza e chiesero al Sindaco di devolvere direttamente i soldi ai bosniaci in difficoltà, ma il mio non era un atto caritatevole, era un’azione culturale ed educativa. (Se si dovesse radicalizzare questo discorso, allora la cultura non si finanzierebbe più per trasferire i soldi alle persone indigenti che nel mondo non mancano.). Presi in mano i conti e… (continua…)

Storia di un inaspettato successo!

3 marzo 2014
Inaugurazione della mostra"Bambini di Guerra a Milano, alla presenza del Presidente della Repubblica Oscar Luigi Scalfaro.

Inaugurazione della mostra”Bambini di Guerra” a Milano, alla presenza del Presidente della Repubblica, Oscar Luigi Scalfaro.

Vent’anni fa inauguravo la mia prima mostra in veste di ideatrice e curatrice: Bambini di Guerra. Per tenervi compagnia durante la mia assenza dal panorama valdostano mi va di ricordare le tappe di questa esperienza importante non solo per me, ma per la città intera e che ormai fa parte della nostra piccola storia locale. La storia di un inaspettato successo.

LeAli

6 aprile 2013

Riceviamo dal signor Giancarlo Borluzzi e volentieri pubblichiamo.

Alberto Zucchi ha affermato che la lista “LeAli”, presente alle regionali, deve evidenziare le sue accuse (“di ogni genere”,  gentile concessione del responsabile pidiellino!) all’attuale dirigenza del PdL “indicando i nomi” e “nelle sedi opportune”. Posto che la politica deve essere seria, sincera e aperta al cittadino, informo Zucchi, che si trova in Consiglio per un mio madornale quanto determinante appoggio nel 2008 (non sapevo che avrebbe sposato l’ ”ideologia” di Massimo Lattanzi), che la “sede opportuna” è la pubblica piazza, identificabile in un incontro aperto ai giornalisti ove vengono svuotati dai loro contenuti “di ogni genere” i sacchi di quanti se ne sono andati dal PdL perché il suo direttivo è stato cencellisticamente costruito, anche introducendovi persone estranee alla politica, in modo da creare un acritico supporto a Zucchi e Lattanzi che hanno svuotato di ogni contenuto liberale il contenitore berlusconiano.

Per importanti impegni fuori Valle il mio tempo è ridotto e politicamente impegnato nella costruzione (ormai in dirittura d’arrivo) di un’insieme di componenti regionali dell’Italia di frontiera che promuoveranno azioni parlamentari in contrapposizione, per quanto riguarda la Valle, ai due eletti nostrani il 24 febbraio, ai piedi dei quali sta questuando ciò che dovrebbe essere il PdL valdostano. Per questo, e quindi non per le comunque  fisiologiche e ridotte non convergenze ideologiche, io o miei familiari non siamo entrati nelle candidature di “LeALI”, che comunque appoggeremo nei limiti temporali indicati. Attendo l’incontro ove pubblicamente farò nomi  e indicherò fatti che giustificano la creazione di un vero contenitore del centrodestra valdostano, visto che quello in mano ai dirigenti attuali l’ha ridotto a una dependance dell’Union Valdôtaine che utilizza il PdL come un taxi: all’occorrenza e senza sussulti di dignità da parte dei dirigenti pidiellini. In tale incontro sarò un fiume in piena: partirò offrendo ai giornalisti il documento che in Valle si impone di sottoscrivere per far parte del direttivo regionale necessario a Zucchi e Lattanzi per i loro fini: un documento in cui, chi ha cervello e coraggio, si deve impegnare a mai criticare l’UV, in modo da essere inglobato nel PdL senza dare fastidio al suo interno e, trovandocisi, senza agire da fuori.

“LeALI” è una necessità imposta dai trogloditici quanto utilitaristici giochetti della dirigenza pidiellina nostrana; una politica trasparente impone di lavare i panni non nelle segrete stanze, ma in pubblico: invito dunque Zucchi e Lattanzi a non avere paura di avere il coraggio di  far sciorinare davanti ai giornalisti le ragioni di una contrapposizione “LeALI” – PdL (PdL?) nella quale i due personaggi preindicati hanno la colpa di non aver mai saputo coordinare valori e principi statutari del PdL con la situazione valdostana.

Bruciamo lo Statuto!

11 ottobre 2012

La Valle d’Aosta  sente la necessità di fare fronte comune con le altre regioni autonome cioè con la Sicilia e la Sardegna campioni insieme a noi di spreco di risorse pubbliche (tralascio le regioni del nord ovest che almeno hanno saputo quantificare la loro autonomia, creando autentico sviluppo territoriale). A leggere l’articolo di oggi sulla Stampa non c’è che farsi due risate: i toni sono guerreschi, ma in guerra ci andranno solo loro: i politici! Gli unici che, insieme ai parenti e amici, hanno abbondantemente beneficiato dell’autonomia. “L’autonomia si regge sul fronte delle risorse”, questo ha detto Zucchi del PdL che di risorse se ne intende. A noi, miseri mortali, che ce ne frega? Abbiamo dei servizi da terzo mondo come ha detto Rollandin riguardo ai trasporti, una scuola che cade a pezzi, una sanità in perenne restauro, una città bruttina, una valle magnifica, ma che giorno dopo giorno, grazie a una politica di sfruttamento intensivo delle risorse, perde pezzi della sua bellezza. A noi che ci ha fruttato l’autonomia? Ci ha tolto la dignità di essere dei cittadini e ci ha trasformati in questuanti. Dipendiamo da palazzo Deffeyes per qualsiasi cosa, alla faccia del centralismo romano! Pure il voto, ultima libertà, abbiamo venduto in cambio di una cena pagata con i soldi conferiti ai gruppi consigliari (vedi alla voce: spese di rappresentanza). Chi siamo noi per difendere ciò che ha generato spreco, clientelismo e malaffare? Claudio Lavoyer, condannato e prescritto (uhaa uhaa uhaa!) e che non ha ancora risposto ad alcune inquietanti domande, invita a “reagire con determinazione alle politiche centraliste”. Ma non vi scompisciate dalle risate? Questi omuncoli cresciuti politicamente e quindi economicamente (ma l’intelletto è rimasto quello di un criceto) grazie all’assenza totale di un controllo e di una gestione feudale del potere, chiedono a noi di reagire? Ma il loro elettorato, come gran parte dell’elettorato valdostano, reagisce solo se dai in cambio qualcosa e adesso che i soldi non ci sono più cosa possono promettere i nostri feudatari? Quali incarichi? Quali assunzioni? (vedi alla voce: guardie forestali assunte a gogo e poi licenziate per mancanza di liquidi). Sulla difesa dell’autonomia di cui quasi nessuno  conosce la ragione, saranno soli. In prima linea. Speriamo che il “nemico” li faccia fuori al primo colpo.

Soldats!

2 agosto 2011

Patuasia fa parte di quello che viene definito un “Pubblico esigente”. Non sono molte le proposte che riescono a emozionare chi da anni è educato alla visione e all’ascolto, anzi con gli anni si fanno sempre più rare. Difficile poi trovare gioielli in un posto piccolo e provinciale come la Valle d’Aosta. Per questo sono rimasta felicemente colpita dall’esposizione “Soldats”, allestita all’Hotel des Etats ad Aosta, a cura di Arsenale. Piccola mostra fotografica, ma intensa. Bravo il fotografo, Francisco De Souza, che ha lavorato con umiltà per dare maggior risalto ai volti segnati dei reduci valdostani. Nessuna intromissione artistico-estetica, nessun desiderio di segnare la propria personalità, ma puro servizio verso gli attori di questa esposizione. Sono infatti loro, gli anziani sopravvissuti alla Seconda Guerra mondiale, a parlare attraverso i loro sguardi, mani, rughe. Lo sfondo scuro accentua la loro umanità, i solchi segnati di una vita. La composizione è classica, pulita, quasi scontata. Eppure è proprio in questa assenza di effetti speciali, vuoi sfocature, tagli azzardati, mossi…, che meglio vengono rappresentati questi ultimi testimoni di una storia che non si studia quasi più. Bello il video che vede in regia Davide Bongiovanni. Intenso il testo, da pelle d’oca. Bravissimo l’attore Andrea Damarco. Bravissimi tutti coloro che vi hanno collaborato. Una performance da diffondere.