Archive for the ‘Folclore’ category

Il gesto che rimane

6 ottobre 2014
La mia performance 2

La mia performance 2

In tutta questa faccenda il gesto che vince, quello che resterà alla memoria come simbolo di una battaglia (che sarà comunque persa perché la Storia va avanti da sola) è quello proposto dalle sentinelle. Un gesto contemporaneo forte capace di assurgersi a icona di un pensiero collettivo. Il paradosso vuole che sia il medioevo a farsi carico di una metafora di modernità. Forse perché per quanto segnata, quella collettività sa ancora esprimere se stessa con dignità. Chapeau! La controparte si è arresa al catalogo vecchio e consumato dei gesti di una certa sinistra ormai condannata al folclore. Girotondi, allegria forzata, canzoni di repertorio, in sostanza tutto il casino da circolo popolare esibito in nome di una presunta libertà di comportamento, come se la libertà non avesse anch’essa le sue regole.

Vincere!

21 marzo 2014

Mi piace la politica perché in molti Paesi ha sostituito la guerra. Il compito è quello di far funzionare in modo decente gli interessi molteplici e differenti che contraddistinguono gli individui. Con gli anni sono diventata pragmatica. Conservo gli ideali, come conservo il profumo e il sapore di quella minestra di patate e carote che mangiavo all’asilo e che non ho mai più assaporato. In una società come la nostra funziona solo ciò che vince. O meglio, chi detta legge e cioè i comportamenti, che sommati fra loro sono la cultura di un popolo, è chi riesce a mettere mano sulle leve del comando. Tutto il resto è folclore. Pertanto non mi associo più agli slogans, ai clan di appartenenza culturale: trappole contro l’intelligenza, per molti così rassicuranti! Detesto l’infantilismo soprattutto a sinistra che non solo cade in queste trappole, ma le costruisce. La libertà non ha famiglia. La libertà è sola. Con questa consapevolezza le etichette per me sono ormai fuori luogo. Possono servire per comprendere un passato, ma sono obsolete e inutili nel presente. Steccati che non aiutano a capire le numerose sfacettature che la realtà presenta. Meglio guardare ai risultati. Meglio vincere.

La ‘ndrangheta canta in quel di Aosta (2°parte)

11 febbraio 2014

Ecco il testo significativo di una canzone “tipica”.

Ziu Totò. Quante ne morinu quante ne cadunu la guerra arriva a Corleone leggite leggite la guerra è arrivata a Corleone.

Quella mattina in quella Sicilia una famiglia di Corleone che lavoravano tutti la terra x campare nei tempi di guerra ma una bomba da loro trovata ci uccise il padre in una serata da quel momento ha preso il suo posto e inizia per lui il percorso. Che gli è successo una mattina che fu imbrogliato sul….

Per il ragazzo che lo fregava la sua fine si avvicinava x Totò Riina l’inizio della sua rovina. Era un ragazzo di 18 anni che ha ammazzato un suo compagno. L’hanno rinchiuso in 4 mura senza problemi e senza paura la galera era molto dura ma per Totò era villeggiatura. Giocava a canta e pure a dama e il rispetto non gli mancava il rispetto era importante ci furono arresti e……quando è uscito da quella cella come un mafioso lo guardano quelli e d’era vero xchè lui lo era anche Buscetta in quelli non c’era. Erano in tanti tutti x mano e c’era pure Provenzano tante persone lui ha ammazzato dei pentiti non si è scordato anche Buscetta tra questi c’era uomo d’onore lui non lo era (2 volte)
E il bastardo del ex amico li và a cercare ad ogni vico e lo sbirro il traditore faceva l’amico e pure l’attore ( 2 volte).

I giudici gli erano contro e arrivò per loro il giorno li fece uccidere senza pietà e d’ era questa la realtà ( 2 volte)

lui da tutti era rispettato c’era di mezzo pure lo stato tutti onore gli hanno portato e zio Totò veniva chiamato ( 2 volte)

questa è la storia di u ziu Totò che tutti quanti ne parlano un po’ purtroppo è questa la realtà che non si deve mai imità uomo di tanto rispetto e onore rimane chiuso al san Vittore ( 2 volte).”.

Caduta in basso!

29 settembre 2013

Per la cittadina termale, di terme appena aperte che minacciano crisi, è una discesa continua. Con un Casinò in profondo rosso, una passata esposizione di arte contemporanea: Sveart che avrebbe dovuto oscurare la Biennale di Venezia e che invece ha registrato un migliaio scarso di presenze e un presente festival della pizza la caduta di stile è sotto gli occhi di tutti! Vi ricordate la manifestazione Grolla d’oro data al miglior film italiano?

Bella domanda!

4 settembre 2013

Su Gazzetta matin un articolo sulla Madonna di Polsi (il 2 settembre è stata celebrata la Santa Messa nella Parrocchia di sant’Anselmo). Un riassunto cucito con questo e con quell’articolo presi da internet. Folclore e religione, ma nessun accenno al fatto che proprio nel Santuario di Polsi, in pieno Aspromonte nel Comune di san Luca, si tenga ogni anno la consueta riunione di ‘ndrangheta. Niente… neppure su chi ha regalato la statua veneratissima dalla Comunità calabrese, su quella famiglia Nirta di cui alcuni esponenti sono ora in carcere per traffico internazionale di cocaina. Sempre sullo stesso numero alcuni giovani stagisti esprimono il loro entusiasmo sull’esperienza fatta. Ma che razza di esperienza giornalistica avranno mai potuto fare, se il tenore delle informazioni è questo?

Giornalismo a puntate?

27 agosto 2013

Fantastico! Dopo cinque giorni dal Consiglio comunale di St-Vincent arriva, sulla Stampa, la seconda puntata. Quella parte sulla gara d’appalto vinta da una ditta un po’ sospetta che Patuasia aveva notato come mancante nel primo articolo a firma Giulio Crivellari. Evviva, non è mai troppo tardi.

Magna-magna!

7 dicembre 2012

Riceviamo e volentieri pubblichiamo.

Cara Pat, lo segnalo a te poiché  non so a chi dirlo. In tempi di crisi, soldi al fuoco. Alla recente festa di Santa Barbara, protettrice dei VVF, al Comando di Aosta hanno fatto la tradizionale festa: un super-pranzo a base di pesce con buon vino bianco (mi dicono diretti interessati). Naturalmente gli uffici – formalmente aperti – erano deserti: i dipendenti, cartellino timbrato, erano a far festa sin dal mattino. Quante persone… mah, 100? 200? Sono in tanti lì dentro e il clima è pre-elettorale. E chi ha pagato tutto ciò? Noi, come sempre. OK, dico io, poco male: serve pero’ un equilibrio. Propongo similmente di fare altrettanto a San Luca, protettore dei medici, organizzando un bel banchetto per ASL & co.; a San Giovanni Battista De La Salle tutti gli insegnanti con segretarie e bidelli (oltre ai dipendenti dell’omonimo comune); a San Francesco d’Assisi tutti gli allevatori, canile compreso. Alla fine la domanda: ma quanti santi ci sono?

 

Integrazione o affiliazione?

1 giugno 2012

Non bastava la Festa dei santi Giorgio e Giacomo così amata dai dirigenti dell’Union valdotaine e viva grazie ai contributi di tutta la collettività e neppure la Festa della capra così voluta dalla consigliera regionale del PD, Carmela Fontana (nei suoi sogni c’è anche un festival di teatro calabrese per fare il paio con il Printemps théatral), adesso ci sarà anche la Festa del peperoncino a Charvensod (aspettiamoci in futuro anche le Feste della ‘Nduja, della soppressata, della ‘Nzuddha… e chissà magari anche un Festival di calabrese estremo). Mi chiedo: perché la comunità calabrese è così importante in Valle d’Aosta? Basta il numero consistente a spiegare le ragioni di un così continuo corteggiamento da parte dei politici? Perché i veneti, altra comunità numericamente significativa, non hanno mai organizzato una festa loro? Che ne so, la festa del baccalà mantecato? La risposta non è semplice. Una ragione, fra le tante, potrebbe essere il forte senso di appartenenza dei calabresi a una famiglia a un clan a una comunità, questo “far parte”, nel nord più individualista, non si avverte. Una collettività così forte e coesa può diventare un ricco serbatoio di voti e con minor spesa di energie. Si contattano i vari capi bastone che controllano un certo numero di famiglie, si contratta il dare e avere e i voti sono assicurati. Più che un’integrazione sembrerebbe un’affiliazione. La rincorsa al voto calabrese la iniziò il PSI con in testa Bruno Milanesio che già negli anni ‘ 70 aveva capito tutto. Ai matrimoni lui c’era e probabilmente lui pagava. Adesso si preferisce finanziare le feste con contributi pubblici (anche quelli spesi dai partiti sono tali), ma il fine è sempre quello: garantirsi il voto dei calabresi che sono numerosi e affidabili, almeno fino a quando c’è un ritorno di interessi. Il caso Tropiano la dice lunga.

Diario di un incontro 8

8 ottobre 2011

Ci sono venuti incontro cantando. Gli anziani ci hanno dato il benvenuto con le loro danze tribali. La scuola per loro è importantissima, permette ai figli di imparare a leggere e a scrivere e noi siamo quelli che hanno costruito la scuola. Tremila persone si sono radunate nel grande prato per accoglierci con quello che hanno: sorrisi, canti, balli, patate bollite, crema di ceci. Ci siamo difesi dietro agli obiettivi, immortalando emozioni e sentimenti che noi non siamo più in grado di esprimere.

Balli tribali al suono di un corno. Foto: Mario Burgay