Archive for the ‘Dubbi’ category

Sgarbi non ci basta!

26 marzo 2015

Sgarbi guarda e sceglie i pezzi d’arte per l’Expo, va bene, ma sarebbe interessante capire l’iter istituzionale che seguirà la scelta. Già, perché le opere storiche selezionate sono gioielli della collettività e non è che si scelgono come si sceglie il formaggio al supermercato. Vorremmo avere delle robuste garanzie sul luogo che le ospiterà, sul progetto espositivo, sui trasporti, sulle assicurazioni ecc ecc…  perché non ci basta il nome famoso di un curatore come garanzia.

Felice per il collega Marco Jaccond, scelto a rappresentare la contemporaneità.

Interessi di chi?

29 novembre 2014

Riceviamo da Legambiente e volentieri pubblichiamo.

C’è un rappresentante della Regione nella VALECO, la società partecipata che gestisce la discarica e che concorse a suo tempo all’associazione di impresa nella gara d’appalto per il pirogassificatore con l’esito che sappiamo.

Nelle scorse settimane l’associazione di impresa fa ricorso contro la Regione e chiede oltre 20 milioni di danni.
Valeco fa parte dell’associazione di impresa.
La Regione fa parte di Valeco.
La Regione, attraverso la sua partecipata, fa quindi ricorso contro se stessa?

L’Assessore regionale all’ambiente Luca Bianchi dichiara in Consiglio di non essere stato preventivamente avvisato della decisione di Valeco. Gli crediamo.
Ma allora? PUO’ UN’AZIENDA PRENDERE UNA DECISIONE SENZA CHE UNO DEI SOCI PIU’ IMPORTANTI NE SAPPIA NULLA?

Noi che siamo fuori da questi giochi di ruolo non siamo in grado di capire.
E allora, non capendo, lo chiediamo: QUAL E’ IL RUOLO DEL RAPPRESENTANTE DELLA REGIONE presso la partecipata Valeco? DI CHI CURA GLI INTERESSI?

Tutti assolti!

24 novembre 2014

Erano sereni e avevano ragione: tutti assolti! Il fatto non sussiste! Però che buffo, nelle inchieste di malaffare girano sempre gli stessi nomi che poi finiscono sempre a tarallucci e vino. Le sentenze non si discutono, però è difficile crederci, diventa sempre più difficile. La zona grigia è ampia… che vomito!

Domandine

11 ottobre 2014

Serve una nuova partecipata? Ce ne sono già 49  e questa sarebbe la cinquantesima! Fa strano che proprio i grillini che più di tutti hanno messo il dito nella piaga delle società pubbliche, oggi siano fra i promotori di un nuovo costoso contenitore, quello nato per l’Expo 2015. Ne avevamo bisogno in questo momento? Non poteva esercitare la stessa funzione le strutture coordinate dell’amministrazione regionale? Siamo l’unica Regione che ha scelto di costituire una società ad hoc per Expo 2015.

Spregevole chi?

7 ottobre 2014

Il giornalista Piero Minuzzo si è scagliato con un editoriale al veleno contro il consigliere pentastellato Stefano Ferrero reo di aver esternato il suo dubbio sulla nomina a Presidente della Monterosa spa a uno che ha la terza media. Giudizio che il giornalista considera “ideologicamente spregevole e che richiama alla mente le nefaste epurazioni del passato“. (Cosa cazzo c’entrino le nefaste epurazioni del passato lo sa solo lui!). Mi associo al giudizio ideologicamente (ah ah ah) spregevole, perché trovo che il dubbio di Ferrero sia legittimo. Il paragone che Minuzzo fa con i diplomi dei due consiglieri grillini a cui aggiunge commenti inopportuni e sgradevoli che un giornalista non dovrebbe fare (Cosa significa che Ferrero ha scelto un lavoro senza rischi? Cosa significa che Cognetta faceva il commesso?) è decisamente fuori luogo. I due consiglieri sono in Consiglio perché sono stati eletti e in democrazia si può eleggere chiunque, non occorre una qualifica specifica. Gestire una spa, invece, come qualsiasi altra azienda pubblica e privata esige una competenza che pare il signor Peter Vincent, artigiano settantaduenne, non abbia. Forse non sarebbe meglio la trasparenza di un bel concorso pubblico per titoli che le solite, queste sì nefaste, nomine a discrezione del politico di turno? Forse era questo che il consigliere Ferrero voleva suggerire.

 

Il falso mito delle preferenze

27 Maggio 2014

Riceviamo dal signor François Burgay e volentieri pubblichiamo.
Le Elezioni europee permettevano di esprimere fino a 3 preferenze: quale miglior occasione per gli strenui sostenitori di questo sistema elettorale per esercitarle tutte e tre? O quanto meno due? Come sono andate le cose?
Tra i movimenti che osteggiano una legge elettorale senza preferenze vi sono il M5s e NCD. Tra quelli che invece si fanno promotori di una legge elettorale con le mini liste bloccate vi sono FI ed il PD.
Di seguito riporto i rapporti (numero di preferenze/voti alla lista) per ciascun partito politico. Si indica di fatto quante preferenze sono state assegnate mediamente per ogni voto dato alla lista.
M5s: 0,32 (0,14 Nord-Ovest, 0,17 Nord-Est, 0,24 Centro, 0,40 Sud, 0,63 Isole)
NCD: 0,79 (0,57 Nord-Ovest, 0,47 Nord-Est, 0,80 Centro, 0,94 Sud, 1,19 Isole)
FI: 0,47 (0,32 Nord-Ovest, 0,18 Nord-Est, 0,49 Centro, 0,72 Sud, 0,63 Sud)
PD: 0,55 (0,28 Nord-Ovest, 0,37 Nord-Est, 0,45 Centro, 0,74 Sud, 0,89 Isole)
Come si è visto, nonostante la possibilità di esercitare delle preferenze, la grande maggioranza degli elettori non ne ha espressa nemmeno una. Il partito con la media più bassa in assoluto è il M5s. Curioso perché proprio il movimento di Grillo è quello che ha mosso le accuse più forti nei confronti dell’Italicum e sull’assenza delle preferenze. E’ anche curioso vedere la sperequazione che c’è tra circoscrizioni del Nord e quelle del Sud. Al Sud sono state attribuite fino a 3 volte più preferenze di quelle date al Nord.

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Chi sono? E ci sono?

4 Maggio 2014

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25 Aprile 2014

25 aprile 2014

Oggi è il 25 Aprile, data che ricorda la Liberazione dalla tirannide fascista. Pochi giorni fa un ex assessore unionista alla Cultura la ricordò associando quella tirannia a quella odierna messa in atto dallo Stato. Paragone assurdo. Lo Stato di oggi, seppur migliorabile, è nato democratico. La segreteria del PD VdA ha redatto un comunicato in cui disapprova la dichiarazione di Joel Farcoz. I loro alleati nella Renaissance ancora no e, credo, non lo faranno mai. Non lo farà di certo l’UVP che la pensa esattamente allo stesso modo. Così scrive Caveri ex unionista, dal sito del suo partito: “Se lo Stato diventasse sempre più un elefante nella cristalleria, penso che ci sarà da aspettarsi di tutto anche in Italia e noi dovremo far capire che ci siamo… Scozia e Catalogna non sono sulla Luna e una battaglia politica e giuridica, basata su una forte spinta ideale, non è un’assurdità.“. (Dimentica il Caveri che l’elefante ci ha nutrito fino a oggi e ancora lo farà, in parte, fino al 2017, se non sbaglio.). Non lo farà Alpe per evitare incazzature al suo interno che su questo tema vede più sensibili gli ex Renouveau, cioè ex unionisti, rispetto ai Verdi. Non lo faranno i grillo-talpa che considerano lo Stato amico solo nel caso ci fosse un Grillo a comandarlo. Dunque, culturalmente, una buona fetta di minoranza si trova sulla stessa lunghezza d’onda della maggioranza. Il punto è nodale. Sconfessa tutta la retorica che l’opposizione ha messo in atto. Come si può, infatti, cambiare un vecchio sistema, se culturalmente gli si è profondamente affini?

Come ragazzini delle medie

20 aprile 2014

Mi dicono che sono diventata rollandiniana. Mi dicono che le mie critiche aiutano il sistema. Mi dicono che le mie parole sono quelle di una traditrice. Allora bisogna stare zitti? Esattamente come vuole il sistema! Ognuno deve accettare ciò che gli offre la sua parte politica con passività, senza pronunciare parole che non siano in linea. Ma allora ho ragione io a sospettare che in atto ci sia solo una sostituzione di nomi, ma una conservazione dello stile. Al contrario le critiche sarebbero ben accette. Sarebbero una fonte di riflessione. Darebbero vita a un dibattito vivace dal quale potrebbero germogliare le idee. L’appiattimento culturale passa anche da qui. Dal silenzio. Dal conformismo e dall’esclusione di chi conforme non è. Mi si accusa perché non sono catalogabile. Niente di più infantile.

Cinque domande a Fulvio Centoz

10 aprile 2014

Non si dice, perché così vuole la prassi, ma il PD risulta essere diviso su due fronti: Donzel da un lato e lei dall’altro. Un talebano contro un possibilista. E’ così?
Credo che sia una visione un po’ schematica e riduttiva di una normale dialettica all’interno di un partito. Per quel che mi concerne ho una formazione riformista ma credo anche di avere sufficiente percezione di ciò che avviene attorno a me per sapermi far valere in alcune situazioni che richiedono prese di posizione forti e decise. Ciò non toglie che la politica sia la forma più alta di partecipazione civile e il dialogo ne sia il presupposto fondamentale. Certo che il dialogo e la mediazione presuppongono volontà di confrontarsi e necessità di riconoscersi reciprocamente, non come nemici ma come avversari.
In ogni caso nei partiti è normale che possano convivere posizioni differenti che debbono in alcuni casi trovare delle mediazioni e in altri confrontarsi anche duramente per arrivare ad una posizione chiara e netta. L’importante è mantenere la discussione su di un piano politico e non personale: solo così si cresce e ci si arricchisce reciprocamente.
Lei, per le europee aveva proposto un candidato Pd aperto al consenso di chi lo avesse ritenuto idoneo; si può dire che fosse un’anticipazione di quelle larghe intese che oggi l’UV e la SA offrono al PD e all’Alpe per uscire dalla crisi di Giunta?
Le elezioni europee sono state per me il primo banco di prova come segretario del PD della Valle d’Aosta. Inizialmente la coalizione autonomista e progressista ha perseguito l’intenzione di fare una lista apparentata al PD nazionale, espressione della minoranza linguistica della Valle. Quando ho preso in mano direttamente le trattative, ho potuto appurare che sia all’interno del PD sia all’interno della coalizione c’erano persone che avrebbero visto di buon occhio la possibilità di individuare un candidato rappresentativo della nostra regione che, forte dell’appoggio di un’ampia coalizione, avrebbe potuto aspirare a raggiungere quelle 50 mila preferenze necessarie per ottenere un eurodeputato. Io ero sicuramente tra coloro che ritenevano indispensabile partire dall’Alleanza autonomista, democratica e progressista e allargare il fronte necessario a raggiungere questo importante risultato.
Ben presto, però, è stato chiaro che questo percorso, vista anche la contrapposizione creatasi nel frattempo in Consiglio Regionale, non sarebbe stato facilmente perseguibile. E’ quindi sorta all’interno del mio Partito l’esigenza di valorizzare maggiormente la posizione del PD con il rovesciamento della prospettiva: il 20 marzo nella direzione del Partito ho proposto di votare un documento, che in quella sede è stato molto contestato ma il cui valore oggi mi sembra sotto gli occhi di tutti. Ecco il testo completo:
Ribadita la validità dell’alleanza autonomista democratica e progressista attualmente composta da UVP, ALPE e PD che rappresenta la vera alternativa all’attuale maggioranza regionale; Considerata l’importanza dell’appuntamento elettorale per i nuovi equilibri che potrebbero venire a formarsi nel parlamento europeo con la possibilità concreta di chiudere questo ciclo di politiche economiche rigoriste per aprire un nuovo ciclo di sviluppo e crescita anche dei diritti civili; Considerate le ripercussioni che il voto potrebbe avere sul governo nazionale di cui il PD è il partito perno poiché esprime la figura del Presidente del Consiglio, la Direzione regionale del Partito Democratico della Valle d’Aosta ritiene naturale esprimere un candidato rappresentativo della Valle d’Aosta e dell’Alleanza nella lista nazionale del PD all’interno della circoscrizione del Nord-Ovest e dà mandato al Segretario regionale e alla Commissione Politica di individuare il candidato, in accordo con l’Alleanza, da sottoporre al voto della prossima Direzione regionale.
Di fatto, tale posizione è quella che alla fine è risultata vincente, e che oggi ci permette di avere un candidato valdostano nella lista nazionale, anche se è vero che ci siamo arrivati in ritardo e con polemiche spesso inutili. Per me e per il PD è però un risultato importante: per la prima volta nella storia della Valle d’Aosta dei partiti autonomisti hanno deciso di inserire un candidato in una lista di un partito nazionale e faranno campagna elettorale per portare la gente a votare direttamente il Partito Democratico, senza dimenticare che altri movimenti autonomisti neppure si sono presentati per le elezioni.

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