Archive for the ‘Caccia’ category

Boicottate la Valle d’Aosta, troppo bella per i valdostani

25 agosto 2014

Stefano Unterthiner (Fonte: dalla sua pagina Facebook)

Dalla sua pagina Facebook il famoso fotografo del National Geographic Stefano Unterthiner attacca molto duramente con un post la Valle d’Aosta, sua regione natale.

Amanti della natura, delle passeggiate in montagna, della fotografia naturalistica. Non venite in Valle d’Aosta. Qui vi prendono in giro. C’è un Parco Nazionale, quello del Gran Paradiso, e il bellissimo Parco Regionale del Mont-Avic, ma la regione autorizza (e finanzia) l’apertura di ben due zoo alle loro porte. Li chiamano “Parc Animalier”, perché come sapete qui c’è il bilinguismo e quando fa comodo si ricordano di usarlo: Parc Animalier è molto più “vendeur” di un semplice “zoo”; ma questi tristi recinti che imprigionano qualche animale selvatico, altro non sono che volgari zoo. In tutto il mondo i giardini zoologici vengono chiusi e boicottati (a parte pochissimi, che svolgono importanti progetti di conservazione su specie minacciate) perché considerati poco didattici. In Valle d’Aosta se ne aprono due e per di più alle porte di aree protette, dove gli stessi animali tenuti in gabbia è possibile osservarli in natura. La follia totale.

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Quelle bestie vanno abbattute!

10 novembre 2013

Ai cacciatori non bastano i porcastri, gli stambecchi, i caprioli, i cervi, le lepri, le marmotte, i volatili vari, i cinghiali, le volpi, i camosci… adesso che si sono materializzati i mufloni chiedono di poter cacciare anche loro? E’ noto che i cacciatori amino la natura. Che vigilino per contenere la fauna, infatti i mufloni avvistati sono ben cinquanta! Non è fauna autoctona, quindi abbattibile. Probabilmente è stata introdotta proprio da altri cacciatori come è stato fatto con i porcastri. Insomma sembra che la strategia sia questa: creare il problema per poi risolverlo a fucilate. E se optassimo a risolvere il problema alla radice, cioè prima che diventi tale? E cioè dare retta alla maggioranza della popolazione che della caccia non ne vuole sapere e lo ha detto a chiare lettere con un referendum?

Il fucile unica soluzione?

5 aprile 2013

Riceviamo dal WWF Piemonte e Valle d’Aosta e volentieri pubblichiamo.

È dal 2004 che la Valle d’Aosta opera piani di controllo numerico alla specie ghiandaia e cornacchia, dal 15 giugno al 15 settembre (ovvero al di fuori della stagione venatoria) come azione di contrasto, a detta dell’Assessorato all’Agricoltura, “di ingenti danni alla melicoltura e ai vigneti[…]di forte valenza turistico/ambientale”. Quali metodi siano stati usati per evitare il detto danno alle produzioni agricole? I dissuasori acustici si sono dimostrati inefficaci e “le reti a protezione dei meleti hanno portato a risultati positivi, ma per le aziende di piccole dimensioni risultano avere costi troppo elevati”. Che forse i costi degli indennizzi sono minori? Non è così! Si preferisce piuttosto sparare ai corvidi ed inutilmente: vediamo perché. Nel 2004 sono state abbattuti 732 esemplari e il danno alla produzione è stato il più ingente, secondo solo a quello del 2007 quando gli abbattimenti sono aumentati e paradossalmente anche i danni. Se la matematica non è un’opinione è ovvio che non ci sia correlazione tra il numero di esemplari abbattuti e la riduzione dei danni ai meleti. Ma a quanto pare la Valle d’Aosta oltre ad essere insufficiente in matematica, va male anche nella gestione delle politiche agricole. Da tutti i dati emersi dai documenti prodotti dall’Assessorato emerge che i meleti soggetti a maggior danno sono quelli limitrofi alle aree incolte boschive. La logica imporrebbe a questo punto, dato il protrarsi di un azione fallimentare che va avanti da ben NOVE ANNI, di investire nella ricerca delle cause, nelle soluzioni alternative e nella pulizia dei fondi dismessi. Nulla di tutto ciò! Da nove anni si preferisce illudere i melicoltori con azioni del tutto inique, danneggiando oltretutto l’immagine della Regione che adotta un’ agricoltura ecologicamente non sostenibile. Nonostante i dati che smentiscono l’efficacia dei piani di controllo numerico, l’Assessorato decide si sperimentare nella giurisdizione di Chatillon, l’anticipo degli abbattimenti al 1° marzo, compromettendo volutamente il periodo di nidificazione dei corvidi. Si proverà ad abbatterli mentre si riproducono, lasciando la nidiata senza sostentamento; forse dopo nove anni di tentativi inutili la ”soluzione finale” sarà quella giusta? L’importante è non rinunciare alla logica del fucile in favore di metodi più scientifici. WWF, LAV, LAC e PRO NATURA hanno fornito l’analisi del fenomeno da un punto di vista scientifico e l’adozione di metodi consecutivi allo studio del problema, nonché richiesta la sospensione della delibera che prevede gli abbattimenti in periodo di nidificazione e non. La risposta della Regione Valle d’Aosta? NESSUNA! Non possiamo che prendere atto che al di là delle mura del feudo politico valdostano la voce “eco sostenibilità” non sia ancora giunta e che si preferisca adottare una politica agricola discutibile a danno degli agricoltori, ai quali si prospettano soluzioni del tutto empiriche, e dell’immagine dell’intera Regione.

Cattivo stato

2 aprile 2013

Riceviamo dagli Amici della Terra e della Vita e volentieri pubblichiamo.

Siamo alcuni residenti in Valle d’Aosta, cittadini che pagano le tasse, vorremmo denunciare la presenza sul territorio di animali selvatici in cattivo stato di salute. Su “La Stampa” del 08 marzo 2013 la direttrice dell’istituto zooprofilattico del Piemonte, dopo aver fatto analizzare alcuni capi di bestiame selvatici ha deciso di far chiudere la caccia in Valsesia. Considerato il fatto che la Valsesia confina con la Valle d’Aosta e che gli animali selvaggi percorrono molti km, 1 + 1 fa 2, infatti c’è la testimonianza di un cacciatore che dichiara di aver visto alcuni animali abbattuti presentare serie anomalie sulla superficie cutanea proprio come in Valsesia. Noi abbiamo pensato di rivolgerci a voi per proporre la sospensione della caccia in Valle d’Aosta per almeno 11 mesi l’anno (per dar tempo alla riproduzione degli animali selvatici), inoltre proponiamo degli allevamenti recintati e controllati igienicamente al fine di evitare il propagarsi di eventuali epidemie in questa regione. La direttrice Maria Caramelli ricorda nella sua intervista che gli animali contaminati dal cesio 137 generano tumori e mal formazioni alla prole e a chi si nutre regolarmente con queste carni. Avremmo molto altro da aggiungere ma tutto ciò è più che sufficiente per comprendere quanto la pratica della caccia sia trapassata.