Archive for the ‘Bambini’ category

Niveaux differents2!

10 marzo 2015

A Torino è stato presentato dal sindaco Fassino, l’assessore alla Cultura della Regione Antonella Parigi, la direttrice del Turismo della Città Luisa Piazza e la presidente dell’Unione Industriale «Expo-Exto 2015», il fittissimo calendario di eventi che Torino offrirà in vista dell’Expo.

Ad Aosta Leonardo la Torre, il presidente della società di scopo varata dalla Regione per gestire la partecipazione della Valle d’Aosta all’Esposizione Universale milanese, dà le dimissioni perché ha bisticciato con l’assessore regionale al Turismo, Aurelio Marguerettaz.

Ottima notizia!

22 ottobre 2014

Riceviamo da Legambiente e volentieri pubblichiamo.

Ottima notizia. Questa volta è il caso di dirlo: bravo Rollandin (vedi articolo della Stampa allegato: “La svolta valdostana: la Regione vieta ai minori le Slot per bambini”). Ma al tempo stesso ci chiediamo (con una certa soddisfazione): se la Valle sarà la prima regione in Italia a vietare questo particolare tipo di macchinette, non è che una parte di merito va anche alle associazioni che in questi mesi si sono rese interlocutrici dell’Amministrazione? Ricordo che una serie di associazioni, tra cui Legambiente, Libera, Arci, ecc, si sono accordate e hanno chiesto e ottenuto di essere audite dalla Commissione consiliare competente per presentare le proprie proposte, inserendosi nel dibattito e tra i due disegni di legge presentati uno dalla minoranza e uno dalla maggioranza sulle ludopatie. A breve saremo di nuovo convocati in Regione. Questa è quindi una prima soddisfazione: la condividiamo con piacere con te, che ci segui in questa e altre battaglie di civiltà…

 

Ventennale di “Bambini di Guerra” (ultima parte)

7 marzo 2014
Un momento di relax con mio marito e due persone eccezionali: Ginetta sagan cofondatrice di Amnesty international e suo marito Leonard che vollero dare spazio alla mia piccola voce contro gli orrori del mondo.

Un momento di relax con mio marito e due persone eccezionali: Ginetta Sagan cofondatrice di Amnesty international e suo marito Leonard che vollero portare negli Usa “Bambini di guerra”. Sempre nel mio cuore.

La mostra girò in lungo e in largo per l’Italia per più di due anni, toccando città importanti come Milano, Firenze, Bologna, Napoli, Brescia, Cesena, Rimini (Meeting di CL), Pordenone, Riccione, Matera e molti altri centri minori per concludersi alla Rotunda del Campidoglio a Washington nel 1996. Durante il tour la mostra raccolse numerosi fondi per attività di beneficenza. Ad Aosta le offerte ricavate dalla distribuzione del catalogo (9.622.000 di lire) furono destinate all’Unicef, a Bologna l’associazione “Baby nel cuore” adottò a distanza 120 bambini brasiliani, giusto per citare due esempi che ancora ricordo, ma non sono stati gli unici. Il catalogo, con i testi del noto pediatra Marcello Bernardi e della portavoce ONU Anna Cataldi, venne ristampato per sette volte facendo la felicità di Musumeci. La mostra era nata fra polemiche e anche cattiverie di ogni sorta, ma, al Sindaco Giulio Fiou che aveva fortemente creduto in me, portai le soddisfazioni che gli dovevo. Dovevo anche dimostrare ai miei concittadini che la spesa era stata un investimento anche per la città che ricevette un respiro internazionale. Sentire il nome Aosta proferito in quella lontana sala a Washington da una donna come Joan Baez, fu per me un’emozione che ancora resta. Al sindaco portai anche i complimenti di Jacques Chirac e del santo Padre, insomma… la sfida l’avevamo vinta insieme. Grazie Giulio!

Ventennale “Bambini di Guerra” (4°parte)

6 marzo 2014
Con l'ambasciatore italiano e la moglie. Il vestito me l'aveva confezionato una nota sarta aostana, Carla Scanavino.

Con l’ambasciatore italiano in USA e la moglie. Il vestito me l’aveva confezionato una nota sarta aostana, Carla Scanavino.

Il successo aostano della mostra, oltre settemila visitatori in un mese e mezzo di esposizione, mise a tacere le polemiche. Ma furono i media a dare il colpo definitivo a tutti coloro che si erano opposti al progetto. Mai prima la città di Aosta conquistò, gratuitamente, così tante pagine sui più importanti giornali italiani e stranieri. Linea d’Ombra, Cais, La Stampa, Il Sole 24 Ore, Washington Post, Il Messaggero, Il Corriere della Sera, Photo, Il Resto del Carlino, Il Giorno e numerosi altri quotidiani e tivù parlarono a lungo della mostra che intanto girava per la Penisola, toccando le principali città. Con la Repubblica ebbi uno “scontro” che si risolse al meglio. Il servizio saltò a causa di uno sciopero dei giornalisti. La delusione fu tanta, ma non mi diedi per vinta. Scrissi questa lettera al direttore Eugenio Scalfari. (altro…)

Ventennale di “Bambini di Guerra” (3°parte)

5 marzo 2014
Non ho voluto sedermi al tavolo delle autorità e non per modestia. Avevo piena consapevolezza di quale era il mio posto: in mezzo agli altri. Accanto e vestito in blu, il Console italiano.

Non ho voluto sedermi al tavolo delle autorità e non per modestia. Avevo piena consapevolezza di quale era il mio giusto posto: in mezzo agli altri. Accanto e vestito in blu, il Console italiano negli USA.

Non volevo la solita mostra cronologica, volevo qualcosa di più. Colpire al cuore. Ma non solo, volevo far riflettere sulla natura del bambino che è sempre e solo un bambino di qualsiasi nazionalità sia. Ho girato per Agenzie: Contrasto a Roma, Farabola Foto a Milano, il Centro studi ebraico e Grazia Neri,  sempre a Milano. Ho visionato migliaia di immagini terribili e strazianti. Ho versato laghi di lacrime. Ho scelto le foto seguendo il racconto che volevo. Alcune di fotografi noti altre di sconosciuti. L’eccezionalità non era nell’autore dello scatto, ma in ciò che rappresentava. Il soggetto era lui, il bambino. I suoi sentimenti, le sue sofferenze, le sue paure. Non c’è differenza alcuna fra un piccolo ferito palestinese e una bosniaca. Entrambi piangono allo stesso modo. Allo stesso modo hanno paura. Le ferite sono quelle di qualsiasi guerra e in qualsiasi latitudine. Vittime tutte diverse eppure tutte uguali. La guerra è un affare di adulti. I bambini muoiono e non sanno il perché. Non volevo emozionare con facile retorica (quanto è stato arduo non scivolare nel patetico!) o con comodi sentimentalismi. Volevo si ragionasse sulla natura del bambino. Si comprendesse il suo punto di vista. Quello di chi, in un conflitto, paga il prezzo più alto. Scegli le immagini, scartando le più atroci. Per rispetto delle vittime e per evitare che gli sguardi diventassero morbosi. La mostra ebbe il patrocinio dell’Unicef, del Parlamento Europeo, della Federazione mondiale delle Città Unite e della Association Mondiale des Municipalités francophones. (continua…)

Ventennale di “Bambini di Guerra” (2° parte)

4 marzo 2014
Durante l'allestimento della mostra "Bambini diu Guerra" al Campidoglio di Washington DC.

Durante l’allestimento della mostra “Bambini di Guerra” al Campidoglio di Washington DC.

…azzerai quelli dei due consulenti che avrebbero dovuto fare le ricerche e organizzare la mostra. Li avevo ingaggiati perché non mi ritenevo all’altezza di un simile compito, non avendolo mai fatto prima. Chiesi al grafico, Arnaldo Tranti, di offrirsi volontario. Lo chiesi anche ai traduttori e a tutte le persone che ruotavano intorno all’organizzazione. Avremmo lavorato gratis. I costi rimasero  quelli dovuti alle diverse agenzie per il diritto di esposizione e riproduzione delle fotografie, la stampa del catalogo e del materiale pubblicitario. Scesero a 59 milioni di lire (30.000 euro circa). La mostra a questo punto, non trovò altri ostacoli. A parte le lettere di associazioni come “Le donne in nero” per citarne una, che si smarcarono dall’iniziativa, seppur culturalmente rilevante, e alcuni giornali locali, come il Monitore valdostano particolamente polemico, ma anche Informazione che esprimeva l’anima più bigotta della sinistra. (E’ buffo che due anni dopo, nel settembre del 1996, solo Forza Italia polemizzò sui costi versati dal Comune, 67 milioni, per finanziare una mostra sulla Juventus. Nessuno dei miei detrattori, fra cui il più acceso Davide Pelanda, si fece sentire per gridare allo scandalo.). Ora toccava a me, priva di esperienza, creare un prodotto di alto valore culturale e civile. la scommessa era altissima, ma io non potevo permettermi un flop. (continua…)

Ventennale di “Bambini di Guerra” (1°parte)

3 marzo 2014
Joana Baez presenta al Campidoglio a Washington, la Mostra "Bambini di Guerra", fortemente voluta da me e dal Sindaco Giulio Fiou.

Joan Baez presenta al Campidoglio di Washington DC, la Mostra “Bambini di Guerra”, fortemente voluta da me e dal Sindaco Giulio Fiou.

Vent’anni fa inauguravo la mostra “Bambini di Guerra”. Mostra chiacchieratissima. Piena di nemici. Soprattutto a sinistra. Presentai il progetto all’allora Sindaco, Giulio Fiou. Piacque e la delibera passò, ma… nell’ultimo Consiglio del 1993 i consiglieri, compresi quelli della maggioranza, chiesero di rinunciare alla mostra per i costi troppo alti: 90 milioni di lire (45.000 euro)! Volevo realizzare quella mostra e per me era la prima esperienza di curatrice. Troppo forte era l’imperativo morale che mi spingeva a concretizzare qualcosa contro la guerra che infuriava a poche centinaia di km da casa mia. I costi, ma anche il copyright sulla sofferenza che molte associazioni credevano di possedere come proprio, scatenarono così tante polemiche che mai prima destarono un così vivo interesse per una mostra di fotografia. Il sindaco difese i Bambini…, sostenendo che la mostra avrebbe investito la città di un ruolo di particolare apertura politica e culturale. I voti favorevoli alla eliminazione della mia proposta furono 18 (la Sinistra finalmente unita!), quelli contrari 13 e gli astenuti 4. Credevo molto in quel progetto e non mi tirai indietro. Molti lo interpretarono come un’azione di beneficenza e chiesero al Sindaco di devolvere direttamente i soldi ai bosniaci in difficoltà, ma il mio non era un atto caritatevole, era un’azione culturale ed educativa. (Se si dovesse radicalizzare questo discorso, allora la cultura non si finanzierebbe più per trasferire i soldi alle persone indigenti che nel mondo non mancano.). Presi in mano i conti e… (continua…)

Storia di un inaspettato successo!

3 marzo 2014
Inaugurazione della mostra"Bambini di Guerra a Milano, alla presenza del Presidente della Repubblica Oscar Luigi Scalfaro.

Inaugurazione della mostra”Bambini di Guerra” a Milano, alla presenza del Presidente della Repubblica, Oscar Luigi Scalfaro.

Vent’anni fa inauguravo la mia prima mostra in veste di ideatrice e curatrice: Bambini di Guerra. Per tenervi compagnia durante la mia assenza dal panorama valdostano mi va di ricordare le tappe di questa esperienza importante non solo per me, ma per la città intera e che ormai fa parte della nostra piccola storia locale. La storia di un inaspettato successo.

Caveri-Favre querela archiviata! (2° parte)

17 febbraio 2014

Stralci significativi dalla richiesta di archiviazione.

… l’evento ( la presentazione ufficiale dell’UVP n.d.a) veniva richiamato in chiave moderatamente ironica, in una vignetta pubblicata sul periodico Le Travail, vignetta che secondo i querelanti sarebbe da ritenersi diffamatoria in quanto avrebbe utilizzato, maliziosamente, il termine “dinastia” e, inoltre, avrebbe fatto illecito utilizzo delle generalità della minore, figlia di Favre, addirittura tramite accostamenti “sconci, ripugnanti o subdoli” tali da determinare un superamento dei limiti riconosciuti dalla giurisprudenza ai fini dell’operatività scriminante del diritto di satira. La notizia di reato appare, per diversi motivi, priva di qualsiasi concreto fondamento. Il termine “dinastia” non assume in sé alcuna connotazione negativa, semplicemente richiamando la possibilità che i figli di due autorevoli esponenti della politica valdostana possano seguire la brillante carriera dei genitori… Più in generale la vignetta pubblicata appare, sia per la grafica utilizzata, sia per i termini scelti, totalmente scevra di contenuto lesivo dell’onore e della reputazione di chicchessia… Il mero esame visivo della vignetta è sufficiente a dimostrare l’assoluto rispetto del limite della continenza. Anche a voler leggere una critica politica alle posizioni presentate da Caveri e Favre è palese che tale critica, espressa attraverso una ironia moderatissima, rientra abbondantemente entro la latitudine del diritto di critica e quindi esclude qualsiasi antigiuridicità della condotta.  In caso contrario dovremmo giungere alla conclusione che i rappresentanti di un movimento politico dovrebbero ritenersi immuni da qualsiasi critica, anche espressa con toni misurati e con termini privi di ogni connotazione negativa… I querelanti richiamano la “Carta di Treviso” che in materia di tutela dei minori vieta ai giornalisti di diffondere generalità e immagini di minori coinvolti in fatti di cronaca… Nel caso di specie ciò non è avvenuto, essendosi limitata l’autrice della vignetta a riprendere in chiave lievemente ironica, un evento pubblico durante il quale una minore era stata presentata all’uditorio, verosimilmente con intento beneaugurante nei confronti del neonato movimento politico.

Mia osservazione. Trovo davvero significativo che un partito battezzi la sua nascita con una querela verso chi lo guarda in modo critico. Come può dirsi progressista l’Union valdotaine progressiste? Come può presentarsi come la voce del cambiamento quando querela voci diverse dalla sua? Devo riconoscere a Rollandin che, nonostante tutto ciò che ho scritto e disegnato contro di lui, mai è sceso così in basso. Poteva intentare contro di me decine di querele, ma sapeva che rientravano nel sacrosanto diritto democratico alla satira. Evidentemente Caveri e Favre non sono all’altezza di una democrazia evoluta.

Caveri-Favre querela archiviata! (1° parte)

17 febbraio 2014

Stralci significativi presi dall’Atto di querela presentato da Luciano Caveri e Alessia Favre contro di me e contro il direttore del Travail, Giovanna Zanchi. (Ho tralasciato i nomi dei bambini per evitare nuovi casini: i potenti anche se sono progressisti sono sempre molto suscettibili!). Ecco:

Il 26 gennaio, in Aymavilles, presso l’hotel Rendez -Vous si è tenuta una serata per la presentazione del nuovo movimento politico UVP. Caveri nell’introdurre al pubblico la neo eletta Presidente Alessia Favre (presentatasi con la figlia in braccio) pronunciava le seguenti parole: “intanto io devo dirvi che …, la figlia di Alessia è già fidanzata con mio figlio … perché hanno la stessa età; e quando la Presidente sarà impegnata nelle riunioni del Consiglio io mi sono già volentieri offerto come baby sitter“. Qualche giorno dopo, sul periodico Le Travail-Il Lavoro a pagina 15, all’interno della rubrica satirica L’angolo di Pat a cura di Patrizia Nuvolari, compariva una vignetta riportante la seguente frase: “Dice Caveri che …, figlia del pres. UVP, è fidanzata con suo figlio …, argh! Si profila una nuova dinastia!”. Appare in tutta evidenza la pretestuosità della vignetta satirica che riprendendo la scherzosa battuta formulata da Caveri ne fa uso strumentale teso a gettare un’ombra di discredito sulla famiglia  degli esponenti e sul neonato raggruppamento politico… Nello specifico poi, la valenza satirica perde la sua coerenza casuale nella misura in cui utilizza i nomi propri dei figli minori in aperta violazione dei limiti dei codici dei giornalisti e della Carta di Treviso che tutela l’anonimato del minore… L’accostamento dei minori alla funzione politica dei genitori e al concetto di “dinastia” rappresenta … un’interferenza arbitraria della privacy del minore ed illecito attentato all’onore e alla reputazione dello stesso aggredito nel contesto familiare nel quale si sta formando.

Prima di passare alle motivazioni del Tribunale che hanno portato all’archiviazione della querela, voglio fare delle considerazioni personali. Caveri dice in pubblico che suo figlio è fidanzato con la figlia della presidente Favre e MALIZIOSA sarei io? Il fidanzamento è celebrato perché, dice sempre Caveri, i due hanno la stessa età. Che tutti i bambini si fidanzano obbligatoriamente per questo motivo? E’ un fatto naturale? Con una vignetta io avrei violato, secondo i due genitori, la privacy dei loro figli. Ma chi ha portato in un contesto non certo familiare come quello di un hotel, la propria figlia? Io? Chi ha permesso di registrarla e di postarla su you tube affinché il mondo intero potesse vederla? Io o sua madre? Chi ha accostato la sua immagine alla funzione politica del neonato partito? Io? No, io mio figlio a quell’età l’ho sempre messo a letto alle nove e, se avevo qualche impegno, ho sempre chiamato qualcuno, mai portato con me. (fine prima parte)